Giovini, tralasciamo per un attimo la De Mari e partiamo dalla definizione di tradizionalismo e di "paritarismo".
Se per tradizionalismo si intende un ritorno a ruoli ben definiti tra i due sessi allora, soprattutto in Occidente, ciò risulterebbe doppiamente dannoso per gli uomini in quanto le attuali leggi favoriscono le donne. Quindi, nella pratica (tranne le eccezioni citate da Vicus, ossia comunità tradizionaliste piccole ma in crescita) un uomo che scelga di essere "tradizionalista" e si sposasse una "tradizionalista" si troverebbe sempre in una situazione dove lui e la consorte, fuori dal contesto familiare sono trattati diversamente dallo Stato che avvantaggia le donne. Cioè, detto ancora più terra terra, se questa donna "tradizionalista" si sveglia un mattino con la fessa storta ha delle leggi che le possono permettere i comodi suoi a svantaggio dell'uomo tradizionalista.
Il tradizionalismo, quindi, in un mondo ideale ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi per gli uomini ma dato il contesto attuale pare difficilmente applicabile su larga scala.
Il "paritarismo", se inteso come concetto di totale uguaglianza tra uomini e donne dal punto di vista legislativo è, inattuato in Occidente. Le femministe vogliono la parità, come ben sappiamo, a cazzi loro. Se conviene la parità in un dato caso, allora la richiedono. Se non conviene la parità allora chiedono "il ruolo maschile".
Il paritarismo, se fosse attuato, di sicuro ammoscerebbe le smanie suprematiste femministe ma penso che sia difficile che ciò avvenga.
Vicus, la De Mari è tradizionalista (con qualche residuo di femminismo). Una visione, quella tradizionalista, che pur avendo molti punti condivisibili, si scontra con uno Stato che è profondamente antitradizionalista.
Esattamente. E diciamo le cose giuste come stanno: la De Mari non
era una femminista/donnista, ma
è una femminista/donnista cattolica, impaurita dallo sfascio sociale che il femminismo fricchettone di sinistra post '68 ha avviato e consapevole del fatto che la distruzione della figura maschile tradizionale/naturale, che sta avvenendo, avrà notevoli conseguenze negative su tutta una vasta gamma di taciti privilegi sociali che prima erano scontati per il sesso femminile. Per cui il suo non è un vero pentimento/rinnegamento verso il femminismo/donnismo, ma un tentativo (goffo ed inutile) di cambio di rotta per far tornare il modo tradizionale/cavalleresco con cui, un tempo, era naturalmente concepita la società, con l'unico scopo di tentare di salvare tutti i vari privilegi femminili che andranno persi (
mantenendo, ovviamente, tutti quelli legislativi attuali e le cosiddette "discriminazioni positive", emanati per la cosiddetta "emancipazione femminile", in perfetto stile nazi-femminista; ci mancherebbe pure....).
Tutto ciò lo si evince da come puntualmente conclude (in questa sua ultima uscita afferma, addirittura, che la vita di uomo dovrebbe continuare ad essere sacrificabile perchè quella delle donne "vale di più"
).
Al sesso maschile, nella situazione sociale/legislativa/lavorativa in cui siamo, converrebbe in una remota ipotesi tornare al vecchio modo di concepire i rapporti uomo-donna? Assolutamente no, perchè seppur vero che una volta il sacrificio maschile era, in qualche modo, accettabile perchè ad esso corrispondevano una seria di certezze e poteri sociali/familiari, oggi questo non vale più. Per cui la QM deve combattere affinchè tutti gli enormi doppi standard in ogni settore, il femminismo, la misandria, il male-bashing, i falsi dati, ecc. siano eliminati ed affinchè la verità venga a galla. La QM
non deve combattere affinchè la condizione maschile ritorni quella di un tempo. Il sesso maschile deve acquisire consapevolezza, orgoglio, indipendenza mentale e rinnovarsi nel modo giusto cioè essere il contrario di quello che sono gli zerbini, i cavalier-serventi ed i femministi. Le donne si adeguano a quello che sono gli uomini, per cui occorre un serio cambiamento di mentalità nel rapporto con l'altro sesso. Anche perchè se gli uomini saranno più equilibrati, molto meno zerbini, prenderanno in mano la loro esistenza nel modo giusto ed avranno carattere, anche le donne saranno automaticamente più equilibrate.
Per cambiare le donne e la società occorre prima che cambino gli uomini. Solo così si potrà pensare e sperare di riformulare una società basata su un nuovo rapporto naturale/tradizionale di concepire i rapporti uomo-donna.