Giovini, tralasciamo per un attimo la De Mari e partiamo dalla definizione di tradizionalismo e di "paritarismo".
Se per tradizionalismo si intende un ritorno a ruoli ben definiti tra i due sessi allora, soprattutto in Occidente, ciò risulterebbe doppiamente dannoso per gli uomini in quanto le attuali leggi favoriscono le donne. Quindi, nella pratica (tranne le eccezioni citate da Vicus, ossia comunità tradizionaliste piccole ma in crescita) un uomo che scelga di essere "tradizionalista" e si sposasse una "tradizionalista" si troverebbe sempre in una situazione dove lui e la consorte, fuori dal contesto familiare sono trattati diversamente dallo Stato che avvantaggia le donne. Cioè, detto ancora più terra terra, se questa donna "tradizionalista" si sveglia un mattino con la fessa storta ha delle leggi che le possono permettere i comodi suoi a svantaggio dell'uomo tradizionalista.
Il tradizionalismo, quindi, in un mondo ideale ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi per gli uomini ma dato il contesto attuale pare difficilmente applicabile su larga scala.
Il "paritarismo", se inteso come concetto di totale uguaglianza tra uomini e donne dal punto di vista legislativo è, inattuato in Occidente. Le femministe vogliono la parità, come ben sappiamo, a cazzi loro. Se conviene la parità in un dato caso, allora la richiedono. Se non conviene la parità allora chiedono "il ruolo maschile".
Il paritarismo, se fosse attuato, di sicuro ammoscerebbe le smanie suprematiste femministe ma penso che sia difficile che ciò avvenga.