Autore Topic: Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza  (Letto 3361 volte)

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Offline Masterpezzo

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Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« il: Febbraio 25, 2017, 09:52:45 am »
Ieri ho comprato un libro che si intitola "Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza", edito da Beat, ma sulla quarta di compertina c'è scritto "Edizione originale Neri Pozza". L'autore si chiama Ivan Illich.

In questo libro - c'è scritto in quarta di copertina - Illich indaga "il passaggio da un mondo sotto l'egida del gender a uno sotto il regime del sesso". [...] E svela come il sessismo delle società moderne non sia soltanto altra cosa dalla differenza sessuale propria del gender nell'universo vernacolare, ma nasca dal suo stesso misconoscimento.

Qualcuno di voi l'ha letto? Che opinione ve ne siete fatti? Rientra nel tema della questione maschile?

Offline Vicus

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #1 il: Febbraio 25, 2017, 11:53:08 am »
Almeno in questo pare azzeccarci:

questo libro annuncia profeticamente ciò che e oggi sotto gli occhi di tutti: l'avvento del genderless, del senza-genere, la figura in cui giunge pienamente a compimento quel processo proprio delle società industriali che va sotto il nome di "uguaglianza tra i sessi". Un compimento inscritto nell'essenza stessa dell'Homo oeconomicus per la quale uomini e donne non sono altro che "neutri economici".

La tecnologia plasma il nostro mondo e l'idea che abbiamo di noi stessi: essa non ha bisogno di esseri umani sessuati ma di « mani ».
Non per nulla il femminismo - che molti ancora considerano "buono" nella sua prima fase - nasce con la rivoluzione industriale e le donne nelle fabbriche.

La scuola mista serve per preparare ragazzi e ragazze ad un tempo, per la routine neutra e impersonale della produzione e della distribuzione.
In futuro la riproduzione umana potrebbe essere effettuata, se proprio ce ne fosse bisogno, per mezzo della fecondazione artificiale come in Matrix. « Il piacere sessuale » sarebbe esclusivamente auto-erotismo. La nutrizione dei neonati eliminerebbe la sconcezza della secrezione umana e animale conosciuta con il nome di latte. La preparazione e il consumo del cibo sarebbero condotti in una clinica ad opera di funzionari in camice bianco.

Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.


Offline Vicus

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #3 il: Febbraio 25, 2017, 13:10:52 pm »
Masterpezzo, leggi qua.


http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_587.pdf

Una società industriale non può esistere
se non impone certi presupposti unisex: il
presupposto che entrambi i sessi siano fatti
per lo stesso lavoro, percepiscano la stessa
realtà e abbiano, a parte qualche trascurabile
variante esteriore, gli stessi bisogni. Ed
anche il presupposto della scarsità, fondamentale
in economia, è logicamente basato
su questo postulato unisex. Sarebbe impossibile
una concorrenza per il lavoro fra uomini
e donne, se del lavoro non fosse stata
data la nuova definizione di attività che si
confà a tutti gli umani, indipendentemente
dal loro sesso. Il soggetto su cui si basa la
teoria economica è proprio questo essere
umano neutro.”

Il “neutrum oeconomicum” è dunque il
nuovo soggetto umano (maschile o femminile)
costretto, senza differenze, a produrre e a
consumare merci neutre, istituzionalmente
scarse, egualmente desiderabili o necessarie
per esseri neutri in competizione appartenenti
a due sessi biologici.
Fausto Pirandello Padre e figlio.
Scuola, famiglia, sindacato, tribunale incorporano
il postulato unisex che è diventato
l’elemento costitutivo della società.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #4 il: Febbraio 25, 2017, 14:02:33 pm »
Ieri ho comprato un libro che si intitola "Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza", edito da Beat, ma sulla quarta di compertina c'è scritto "Edizione originale Neri Pozza". L'autore si chiama Ivan Illich.

In questo libro - c'è scritto in quarta di copertina - Illich indaga "il passaggio da un mondo sotto l'egida del gender a uno sotto il regime del sesso". [...] E svela come il sessismo delle società moderne non sia soltanto altra cosa dalla differenza sessuale propria del gender nell'universo vernacolare, ma nasca dal suo stesso misconoscimento.

Qualcuno di voi l'ha letto? Che opinione ve ne siete fatti? Rientra nel tema della questione maschile?
Non ho letto il libro, a giudicare da quel che leggo qui non sembra avere le caratteristcihe di un best-seller. ...Che generalmente hanno la caratteristica di essere scritti da persone con buon cervello, e che generalmente dicono delle verità, a prescindere che queste facciano piecere o meno, e che siano credute o meno.

Citazione
Il soggetto su cui si basa la
teoria economica è proprio questo essere
umano neutro.
Perchè!? Chi l'ha detto? Qual'è il senso? Il libro tenta di spiegarlo?

Citazione
Non per nulla il femminismo - che molti ancora considerano "buono" nella sua prima fase -
Non so se il primo femminsimo fosse buono o no, so con buona certezza che era inevitabile. Scrivere quanto sopra quotato, a mio personale e modesto avviso, significa non aver riflettuto abbastnza sulle dinamiche umane e sulla storia del femminismo.

Citazione
nasce con la rivoluzione industriale e le donne nelle fabbriche.
E questo sarebbe l'unico e/o principale motivo!?  :hmm:
Ma allora se scopriamo che lo zucchero è dolce e piacevole poi diventiamo tutti diabetici? E che dire delle sigarette? Fumare è bello e piace. Perchè tanta propaganda anti-fumo? Dove sta la logica? Se una cosa vien da sè, è anche giusto che l'umanità intera la segua ciecamente e per sempre? E nessuno si sarebbe mai ccorto di quel che dice costui? Dico: la cosa mi pare di una certa gravità. ...Cosa c'è che non torna!??

Citazione
In futuro la riproduzione umana potrebbe essere effettuata, se proprio ce ne fosse bisogno, per mezzo della fecondazione artificiale come in Matrix.
Vabbè, ma dove, chi, quando!?
In America e in Giappone, tra 200-300 anni? Riusciamo davvero ad immaginare una società (quale?) che si trasformi in tal modo, in meno di centinaia d'anni? Possiamo pensare che tra 30 anni la fecondazione artificiale sia praticata dalla maggioranza delle (pochissime) coppie? E' stata scoperta molte decine di anni fa, anni fa e oggi riguarderà lo 0,00001 % delle nascite. Diventeranno il 90% in 30 anni? Boohhh...
E quante cose saranno successe in 200-300 anni? Una nuova guerra mondiale, un contatto con esseri alieni, un asteroide che ci colpisce? O che ? 200-300 anni non sono un pò troppi, per preoccuparcene oggi, noi gente comune!?
Come spiega queste cose, il libro in questione?








"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."


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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #6 il: Febbraio 25, 2017, 17:19:13 pm »
http://archivio.maschiselvatici.it/index.php/libri-cinema-musica-eventi/abbiamo-letto/182-il-genere-e-il-sesso

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Il genere e il sesso
Mondadori 1982
A cura di A. Ermini


Saggio prezioso, questo di Ivan Illich, ormai introvabile da tempo in libreria ma rintracciabile in bliblioteca, scomparso dai cataloghi, è mia personale opinione, perché politicamente troppo scorretto.
Tesi centrale è che il sessismo delle società moderne è altra cosa dalla codificazione culturale della differenza sessuale. Non è da essa che è generato ma, all’opposto, dal suo misconoscimento.
Il genere, che l’autore chiama vernacolare, delimita gli spazi culturali e concreti degli uomini e delle donne, non identici in tutti i luoghi, ma chiaramente identificabili. Uomini e donne, rispettando quelli altrui, sono sovrani entri i propri “domini”, che peraltro sono complementari, nel senso dell’ apporto di ciascuno all’economia di sussistenza della comunità e della complessiva dipendenza dell’uno dall’altro. Allo stesso modo, indipendentemente dal maggior “potere” e dalla maggiore “dignità loro attribuite, la mano destra e la sinistra sono entrambe necessarie per la sopravvivenza di una persona, ed agiscono insieme secondo due programmi che “non sono mai immagini speculari l’uno dell’altro”.
“Essere ben inserito significa sapere cosa si addice alle nostre donne e cosa ai nostri uomini”, scrive.
Nelle società preindustriali, seppure con diversi passaggi storici di cambiamento, questa diversità ed insieme complementarietà dei generi maschile e femminile si esprimeva in linguaggi diversi, nell’uso di utensili diversi adatti al genere che li usava, in tempi e ritmi di vita e di lavoro diversi ma sincronizzati, e perfino in luoghi fisici che delimitavano gli spazi maschili, quelli femminili e quelli comuni. Il sapere di genere era qualcosa che veniva insegnato a bambini e bambine dagli uomini e dalle donne adulti.
“Quando fin dall’infanzia, uomini e donne cominciano a comprendere il mondo secondo due modi complementari, essi elaborano due modelli differenti di concettualizzazione dell’universo. Un modo di percezione legato al genere corrisponde all’insieme degli utensili e dei compiti propri di ogni genere. Non solo si vedono le cose con differenti sfumature, ma si impara sin dall’inizio che ogni cosa ha sempre un altro aspetto. E ci sono cose che sono sempre alla portata di un ragazzo, ma-quasi sempre- non di una ragazza”.
In questo contesto non c’era spazio per l’invidia e la concorrenza fra uomini e donne, ed anche l’attraversamento dei confini, la trasgressione, quando non obbligata da circostanze contingenti, era ritualizzata dalla comunità con il preciso scopo di schernire, e quindi frenare, il predominio relativo di uno dei due generi. Così accadeva quando, ogni tanto, le donne erano pubblicamente e festosamente poste al vertice. Un modo di ridicolizzare gli uomini senza insidiare realmente la loro egemonia. O all’opposto quando, in un villaggio messicano ossessionato dalla paura delle streghe, erano gli uomini, vestiti da megere per esorgizzarne la potenza, ad inseguire i ragazzi preadolescenti truccati da coyote.
Per Illich la scomparsa del “genere vernacolare” è “la condizione decisiva dell’ascesa del capitalismo e di un modo di vivere che dipende da merci prodotte industrialmente.”
“Una società industriale non può esistere se non impone certi presupposti unisex: il presupposto che entrambi i sessi siano fatti per lo stesso lavoro, percepiscano la stessa realtà e abbiano, a parte qualche trascurabile variante esteriore, gli stessi bisogni. Ed anche il presupposto della scarsità, fondamentale in economia, è logicamente basato su questo postulato unisex. Sarebbe impossibile una concorrenza per il lavoro fra uomini e donne, se del lavoro non fosse stata data la nuova definizione di attività che si confà a tutti gli umani, indipendentemente dal loro sesso. Il soggetto su cui si basa la teoria economica è proprio questo essere umano neutro.”
Il “neutrum oeconomicum” è dunque il nuovo soggetto umano (maschile o femminile) costretto, senza differenze, a produrre e a consumare merci neutre, istituzionalmente scarse, egualmente desiderabili o necessarie per esseri neutri in competizione appartenenti a due sessi biologici.
Scuola, famiglia, sindacato, tribunale incorporano il postulato unisex che è diventato l’elemento costitutivo della società.
E’ solo nella società industriale moderna, in cui appare per la prima volta la figura dell’ homo aeconomicus che agisce in funzione della produzione universale di merci in regime di scarsità, che può strutturarsi la discriminazione sessuale, che, sostiene Illich, colpisce invariabilmente le donne.
In questo senso il moderno sessismo è un fenomeno del tutto diverso dal Patriarcato vigente nel mondo del genere vernacolare e definito da Illich come “uno squilibrio dei poteri in una situazione di complementarietà asimmetrica dei generi”. Il potere femminile reale, che si esercitava per lo più all’ombra delle mura domestiche, era in realtà maggiore di quanto non appaia nella storia ufficiale, che guarda di preferenza agli accadimenti pubblici, in cui erano indubbiamente sovrani i maschi.
Al contrario, per Illich le donne sarebbero sempre destinate a soccombere nella competizione fra i sessi, destinate ad essere sottopagate o a accollarsi il peso del “lavoro ombra” (quello domestico) non pagato e non riconosciuto socialmente, eppure fondamentale per trasformare le merci in beni utilizzabili, ossia per aggiungere valore ad esse senza retribuzione.
“ Il sistema industriale si basa sulla premessa che per una crescente maggioranza dei membri della società i bisogni fondamentali devono essere soddisfatti mediante il consumo di una serie di beni. Di conseguenza la fatica legata al consumo di queste merci è antropologicamente più importante di quella legata alla loro produzione”.
Per Illich ogni sforzo che abbia come obbiettivo un’economia non sessista è destinato ad essere sconfitto e vani si rivelano tutti i tentativi in questo senso, promossi dai movimenti progressisti o dai gruppi femministi, che, al massimo hanno ottenuto l’eguaglianza per alcune limitate elite.
Su questa parte si possono fare alcune osservazioni critiche.
La prima è che, rinunciando per sua stessa esplicita ammissione, prima ad a indagare sui motivi per i quali la società del genere vernacolare distribuisce i poteri asimmetricamente, e poi a spiegare il perché l’attuale società pone al vertice gli uomini, si priva della possibilità di comprendere , e non solo di descrivere, alcuni importanti aspetti della realtà. Cosa assai importante in prospettiva, anche perché se alla base delle società industriali c’è un soggetto neutro, indifferentemente maschio o femmina, la discriminazione sessuale è teoricamente possibile in tutte le direzioni. Saranno allora alcune condizioni storiche a determinare il tipo di sessismo in atto. Nulla esclude che mutando esse, possa mutare anche il segno del sessismo. Se ad esempio il progresso tecnologico rende progressivamente certi lavori più adatti alle qualità femminili, o se il mutare del modo di vivere aumenta l’importanza di professioni a cui le donne si dedicano più volentieri dei maschi, o ancora se il mutato clima culturale tende ad enfatizzare maggiormente le caratteristiche femminili rispetto a quelle maschili, si può pensare ad un sessismo rovesciato. E’ quello che secondo noi sta accadendo in Occidente. Illich scriveva oltre vent’anni fa, all’apice degli studi femministi, ma in qualche modo era consapevole di questa possibilità, come dimostrano alcuni accenni, quando parla del sessismo rovesciato di alcuni settori del femminismo Usa –“ Recentemente le ricercatrici donne hanno fornito una descrizione sessista complementare, uno specchio femmino-sessista. . . . . .Il loro interesse si è soprattutto rivolto al modo in cui le donne maneggiano i simboli e le leve del potere.. . . . . In fin dei conti dominazione e dipendenza sono conseguenze del passaggio dei poteri; comportano una competizione per valori o posizioni neutre. E quando si ritengono questi valori scarsi e parimente desiderabili per gli uomini e per le donne, è inevitabile studiare la lotta per conquistarli in una prospettiva sessista”.
Ci sembra anche, che, nella sua analisi della discriminazione sessuale e del potere ad essa connesso, abbia trascurato un fattore importante. Se è vero che nella società moderna la funzione del consumo ha assunto sempre maggiore importanza fino a superare quella della produzione, ne discende che le decisioni in merito ai consumi incorporano un grande potere. Ora, a tanta distanza dall’epoca in cui Illich scriveva, siamo dotati di statistiche che dimostrano come il potere decisionale femminile in fatto di consumi è superiore a quello maschile. C’è una frattura tra il fatto di essere l’unico percettore di salario in famiglia, o comunque di godere di maggior reddito, ed il potere di spenderlo. La pubblicità, sempre più indirizzata verso le donne anche in campi ritenuti tradizionalmente maschili come ad esempio l’acquisto dell’auto, ne è prova. Anche la legislazione può contribuire ad indirizzare il fenomeno verso una sponda voluta . Statistiche Usa coeve a quelle cui si riferisce l’autore dimostrano ad esempio che se il reddito lordo dei capofamiglia maschi è sempre superiore a quello delle donne, le cose si rovesciano quando si considera il reddito al netto degli oneri di mantenimento che la legge impone al maschio. Le donne capofamiglia dispongono allora di un reddito assai più alto, e tanto sono depositarie del potere decisionale sui consumi che nei grandi magazzini Usa lo spazio riservato ai prodotti per donne è sei volte quello dei prodotti per gli uomini. Non solo, anche per la questione dei minori salari femminili, è da osservare che tutte le professioni più pericolose, quindi più pagate perché meno appetibili, sono appannaggio maschile. L’inverso in quelle più tranquille. In realtà fra due ingegneri all’inizio di carriera, la donna percepirebbe un salario leggermente superiore a quello dell’uomo. [ dati statistici tratti dal volume di Farrel- Il mito del potere maschile]. La questione del sessismo andrebbe quindi riletta con un’ottica più ampia di quella dell’autore.
Detto ciò rimane valida secondo noi la intuizione fondamentale di Illich. Le società tradizionali assicurando la certezza dell’identità di genere ed i rispettivi luoghi psichici e fisici, favorivano il rispetto fra uomini e donne e la “non ingerenza” reciproca. In definitiva favorivano l’incontro non conflittuale fra i generi. Illich porta un esempio illuminante delle conseguenze del passaggio da una economia di sussistenza fondata sul genere, a quella industriale fondata sul lavoro neutro. Tra il 1800 e il 1850, nel Wurttemberg si registrò un numero molto alto di richieste di divorzio. Era accaduto che, a causa della costruzione di una ferrovia, i contratti di locazione delle terre dovettero essere modificati e le famiglie furono costrette a passare da una gestione dell’agricoltura per usi familiari alla produzione su larga scala di colture fruttifere vendibili. Ciò che prima era assicurato con la produzione dell’orto domestico doveva essere ora acquistato e le donne dovettero unirsi agli uomini in un “lavoro da uomini”. Il risultato fu che le donne iniziarono a lamentarsi perché gli uomini le comandavano sul lavoro, cosa fino ad allora inconcepibile pur in una situazione in cui il lavoro femminile definito dal genere poteva sembrare subordinato a quello maschile. Semplicemente, avevano perduto il loro dominio. Inoltre apparve l’invidia per gli orari ed i ritmi di lavoro dell’ altro genere, in quanto le donne lamentavano che mentre gli uomini potevano rilassarsi in osteria, loro facevano la spola fra la zappa e la cucina. Da parte loro gli uomini accusavano le donne di non essere all’altezza delle generazioni precedenti e di non assicurare loro la dieta ricca e varia di cui avevano finora goduto.
Risulta dunque evidente l’assurdità della pretesa di ricostruire l’intera storia del genere umano basandosi su un fenomeno, la lotta fra i sessi, apparso solo negli ultimi secoli, almeno nelle forme attuali. Altrettanto sbagliata è anche la storia dei rapporti fra i generi come storia dell’oppressione e dello sfruttamento maschili contro le donne.
Illich non offre, né poteva farlo, soluzioni di ingegneria sociale per cambiare l’attuale stato di cose.
Dice tuttavia una cosa interessante: “Anziché restare aggrappati al sogno di uno sviluppo non discriminante,sembra più ragionevole orientarsi verso una contrazione dell’economia. . . . . La riduzione del nesso monetario, cioè della produzione di merci e insieme della dipendenza da queste merci, non appartiene al regno della fantasia. Richiede però di abbandonare le attese e le abitudini quotidiane che si considerano oggi naturali. . . . . . . . .Senza uno sviluppo negativo è impossibile mantenere un equilibrio ecologico, pervenire ad un giusto rapporto fra i vari paesi o arrivare alla pace fra i popoli.” Meno merci neutre uguale meno sessismo (di qualunque segno), uguale più maschile e più femminile, uguale, aggiungiamo noi, meno archetipo della Grande Madre signora del bisogno. Utopia? Può essere, ma vale la pena tentare.

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #7 il: Febbraio 25, 2017, 17:28:05 pm »
Non ho letto il libro, a giudicare da quel che leggo qui non sembra avere le caratteristcihe di un best-seller. ...Che generalmente hanno la caratteristica di essere scritti da persone con buon cervello, e che generalmente dicono delle verità, a prescindere che queste facciano piecere o meno, e che siano credute o meno.
Perchè!? Chi l'ha detto? Qual'è il senso? Il libro tenta di spiegarlo?
Non so se il primo femminsimo fosse buono o no, so con buona certezza che era inevitabile. Scrivere quanto sopra quotato, a mio personale e modesto avviso, significa non aver riflettuto abbastnza sulle dinamiche umane e sulla storia del femminismo.
E questo sarebbe l'unico e/o principale motivo!?  :hmm:
Ma allora se scopriamo che lo zucchero è dolce e piacevole poi diventiamo tutti diabetici? E che dire delle sigarette? Fumare è bello e piace. Perchè tanta propaganda anti-fumo? Dove sta la logica? Se una cosa vien da sè, è anche giusto che l'umanità intera la segua ciecamente e per sempre? E nessuno si sarebbe mai ccorto di quel che dice costui? Dico: la cosa mi pare di una certa gravità. ...Cosa c'è che non torna!??
Vabbè, ma dove, chi, quando!?
In America e in Giappone, tra 200-300 anni? Riusciamo davvero ad immaginare una società (quale?) che si trasformi in tal modo, in meno di centinaia d'anni? Possiamo pensare che tra 30 anni la fecondazione artificiale sia praticata dalla maggioranza delle (pochissime) coppie? E' stata scoperta molte decine di anni fa, anni fa e oggi riguarderà lo 0,00001 % delle nascite. Diventeranno il 90% in 30 anni? Boohhh...
E quante cose saranno successe in 200-300 anni? Una nuova guerra mondiale, un contatto con esseri alieni, un asteroide che ci colpisce? O che ? 200-300 anni non sono un pò troppi, per preoccuparcene oggi, noi gente comune!?
Come spiega queste cose, il libro in questione?

E' un libro scritto 35 anni fa, che neppure io ho letto, e che non va preso per oro colato.
Personalmente condivido alcuni passaggi, altri molto meno e altri per niente.


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Non so se il primo femminismo fosse buono o no, so con buona certezza che era inevitabile.

Non era buono.
http://antifeminist.altervista.org/risorse/mito_femminismo_buono.htm

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« Risposta #8 il: Febbraio 25, 2017, 20:24:15 pm »
Tante cose ci hanno detto che erano inevitabili: il femminismo, la globalizzazione, l'immigrazione di massa, il divorzio su vasta scala, il precariato.
Credo che l'unica cosa inevitabile sia la soluzione della QM. Perché è l'unica secondo natura.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #9 il: Febbraio 25, 2017, 20:56:47 pm »
Non voglio far polemiche con nessuno, per carità.
Però voglio spiegare come la vedo io a riguardo.
Immaginiamo delle castagne sul fuoco. Qualcuno dice che bisogna proprio tirarle giù, ma la pentola è incastrata e non ci sono attrezzi in giro. Allora che succede? succede che alcuni le tirano giù con le mani, e così si scottano un pò le dita. Una volta tirate giù tutte, queste persone chiedono giustamente che a loro siano destinate le castagne migliori, perchè le hanno tirate giù loro. E se, chi le dita non se le è scottate, quella castagne non gliele vuole dare, loro se le prendono. Ed hanno le loro ragioni.
Poi succede che il tempo passa, le castagne si raffreddano un pò, la pentola si disincastra.
Ed ecco che anche quelli che non avrebbero mai tolto le castagne dal fuoco, vogliono scegliere quali castagne prendere alle prossime "pentolate".
Le donne hanno sempre avanzato le loro rivendicazioni in periodi di pace o post bellici. Mai durante quei periodi di guerra o di particolare difficoltà.
Quando le cose sono difficili è l'uomo che rischia, fatica e muore, e tende quindi a prendere per sè il meglio. Il vettovagliamento migliore , in periodi di guerra, (se solo è possibile materialmente) non va agli impiegati a casa, ma ai soldati al fronte.
Nei periodi appena successivi -passata l'emergenza- la donna chiede e vuole anche lei. Il fenomeno è inevitabile. Così è successo per la prima ondata femminista. Inevitabile. Buono, cattivo? La cosa passa in secondo piano, per quel preciso periodo.
Joker (di antifeminist) ha sempre sostenuto l'assenza di un femminismo buono, ricordo le quasi infinite discussioni, sempre civili, però. L'articolo segnalato più su lo scrisse proprio in seguito ad una di quelle discussioni e peraltro non mancò di segnalarcelo. Se vuole, poi, potrà confermare o smentire di persona, se caso mai leggesse qui.

Ma, anche da un punto di vista pubblico, formale, politico e strategico, si può dire che le suffragette facevano male a chiedere il diritto di voto? La cosa non si può fare, per me. Si può altresì obiettare che questo sarebbe arrivato comunque, se anche non lo avessero chiesto; e che anche moltissimi uomini non potevano votare e che se etc. etc...
Tutto sacrosanto, ma resta il fatto che coi se e coi ma non si è fatta la storia; e per me la sola cosa di cui siamo certi è che, sostenere che facevano male a chiedere il voto,  non porta acqua al nostro mulino.
Poi, per carità, ognuno la vede a modo suo. Senza polemica alcuna.
« Ultima modifica: Febbraio 25, 2017, 21:10:34 pm da Red- »
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

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« Risposta #10 il: Febbraio 25, 2017, 21:39:20 pm »
la sola cosa di cui siamo certi è che, sostenere che facevano male a chiedere il voto,  non porta acqua al nostro mulino.
Per discutere bisogna citare correttamente quel che altri scrive, senza attribuirgli opinioni che non ha. Senza polemica, può capitare di sbagliare.
Il diritto di voto è oggi irrilevante, governi e decisioni si formano al riparo dalla volontà popolare.
Guerra e pace sono state il pane quotidiano dell'uomo per millenni. Il femminismo (almeno istituzionalizzato e su vasta scala) no, salvo forse nel periodo ellenistico.
Molti hanno ipotizzato (tra cui Illich e il suo amico McLuhan) che il femminismo sia sorto da una rivoluzione tecnologica di cui l'umanità non è ancora sufficientemente consapevole: come Narciso l'essere umano è ipnotizzato dalle proprie tecnologie, con cui si identifica come l'uomo primitivo col totem animale.1 Si può non essere d'accordo, ma non sono teorie campate in aria e provengono da fonti autorevoli.
Ogni teoria scientifica deve essere formulata in modo da poter essere confutata. Per come la vedo, l'unico modo per farlo è dimostrare che il femminismo è sempre esistito in periodi di pace, non solo in Occidente ma anche in Asia ad esempio. E allo stato non mi pare ci siano prove.

Per quanto riguarda la riproduzione artificiale stile Matrix, di cui si parla molto anche qui (perfino in termini positivi...) è un fatto che vi ci stiamo avvicinando a grandi passi. Me l'ha detto un ricercatore, osservatore scientifico presso l'Unione Europea, credo che come qualità della fonte possa bastare.

1 lo smilodonte e il mammut erano le manifestazioni primarie di ciò che era alieno - fonte ad un tempo di pericolo e di sussistenza - il grande problema umano era di stabilire con questi dei legami psicologici per convivere nella natura selvaggia. Si stabilì allora un'inconscia identificazione, che fu finalmente resa consapevole nelle figure per metà umane, per metà animalesche degli antenati-totem... attraverso atti di imitazione letterale.
È precisamente lo stesso annientamento della personalità umana a cui stiamo assistendo oggi. Con la sola differenza che, mentre gli uomini in quelle epoche di terrore entravano in camicie di forza animali, oggi stiamo facendo inconsciamente lo stesso di fronte alla macchina. E la nostra pubblicità e i nostri divertimenti ci danno la possibilità di comprendere quelle immagini totemiche che costruiamo quotidianamente per mettere in atto tale processo. La tecnologia, tuttavia, è un tiranno astratto che compie le sue devastazioni sulla psiche a un livello più profondo di quanto non facessero lo smilodonte o l'orso bruno.
(H. M. McLuhan, La Sposa Meccanica, SugarCo 1984)
« Ultima modifica: Febbraio 26, 2017, 00:09:30 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #11 il: Febbraio 26, 2017, 01:44:29 am »
Per discutere bisogna citare correttamente quel che altri scrive, senza attribuirgli opinioni che non ha. Senza polemica, può capitare di sbagliare.
Perfettamente d'accordo.

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Guerra e pace sono state il pane quotidiano dell'uomo per millenni. Il femminismo (almeno istituzionalizzato e su vasta scala) no, salvo forse nel periodo ellenistico.
D'accordo.
Preciso però che io tendo a distinguere tra femminismo della prima ondata e femminismo della seconda ondata.
Fu su queste basi che naque la discussione con Joker. Mentre ritengo quello della prima ondata inevitabile e forse anche comprensibile (ma si può opinare su quest'ultimo punto), la seconda, che nasce in Italia (non so altrove)  con "Rivolta Femminile" di Elvira Banotti, è stato tutto un altro paio di maniche. Non penso proprio che siano esistite altre epoche femministe come la nostra, sinceramente. Quindi anche su questo concordo.
Poi, ripeto, ogni opinione è lecita, nulla da dire.
"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Offline ilmarmocchio

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #12 il: Febbraio 26, 2017, 06:46:18 am »
nulla è inevitabile, a parte la morte.
Un  femminismo buono ?
No, non esiste e non può esistere perchè presuppone che uomo e donna siano uguali, cosa che non è.
Il diritto di voto femminile, può essere giusto, ma anche no.
Se il diritto di voto deriva dall' uguaglianza, abbiamo visto che non può essere e infatti l 'uguaglianza non solo non esiste, ma non esisterà mai e  stabilirla per legge porta solo all' autoritarismo.
Stabilire l' uguaglianza per legge è il punto di passaggio tra la democrazia e la demagogia.
 In questo ha ragione Vicus : il governo di tutti non esiste , esistono apparati , o meglio burocrazie che governano di fatto.
Guardiamo la situazione italiana e europea : elites sovranazionali, talvolta neanche elette , che fanno e disfanno, in combutta con caste, quali la magistratura che stravolgono le leggi a loro piacimento.
Non solo , vogliamo parlare della nostra costituzione ?
E' nata in seguito a una guerra perduta, a un atto di forza degli Alleati che hanno bombardato l' Italia.
Tant'è che Kelsen lo dice chiaramente : il diritto senza forza non esiste, il diritto è in conseguenza della forza, non di una astratta e inesistente giustizia.
Possiamo avere un diritto di voto per censo : neanche così sbagliato visto che non si capisce perchè chi non produce nulla debba poi spendere quello che non produce.
Oppure un diritto di voto per forza : in un cantone svizzero gli elettori votavano recando con se la propria spada . Chi in caso, difende la nazione, ha diritto di votare. E' sbagliato ?
Di fatto , il suffragio universale porta inevitabilmente alla demagogia, ben sfruttata dalle elites e non è problema di ora.
La Svizzera ha introdotto il voto femminile negli anni 70 e non è andata , fino ad allora, così male.
Le donne sono entrate nelle professioni.+Ne hanno beneficiato le professioni ?
Non pare ,e  non lo dico solo io
La famiglia ne ha beneficiato ?
No, depressione e disturbi sociali aumentano.
La tecnologia e l'automazione sono la premessa necessaria per il femminismo : senza il servosterzo, le donne non guiderebbero.
Voi citate Illich, di cui ho letto qualcosa,ma che riconosco piuttosto noioso.
Io invece consiglio Asimov , il ciclo dei robot, in particolare , nell' ordine :
abissi d'  acciaio
il sole nudo
i robot dell'alba
i robot e l'impero
Ci troverete tutte queste tematiche compresa la tendenza estrema verso l'ermafroditismo.
Curioso oltretutto che un uomo di impostazione scientifica come Asimov desse grande importanza alle qualità prettamente umane( i Coloni e non gli Spaziali edificheranno l' Impero Galattico ) , i robot cercano di evolvere verso un ragionamento di tipo umano ( mirabili i dialoghi tra i 2 robot Giskard e Daneel e la loro sconfinata ammirazione per Eliah Baley ) .
La funzione del mito ,  che in realtà è più reale delle nebulosità degli storici e si dimostra essere in Fodazione e Terra,  verità.
I temi della longevità e della potenza della tecnica
Sopratutto non dimentichiamo Darwin :
la riproduzione artificiale va contro l'evoluzione e prima o poi questa presenterà il conto

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #13 il: Febbraio 26, 2017, 13:55:49 pm »
nulla è inevitabile, a parte la morte.
Un  femminismo buono ?
No, non esiste e non può esistere perchè presuppone che uomo e donna siano uguali, cosa che non è.
Non ho mai detto che ESISTE, ho detto che E' ESISTITO un femminismo comprensibile, con tutte le spiegazioni del caso.
Non posso credere che tu non abbia capito. Fai capire anche a me la tua posizione, se vuoi.

Citazione
Se il diritto di voto deriva dall' uguaglianza
Mai detto che deriva dall'eguaglianza. Deriva dalle regole democratiche. Non è possibile una democrazia in cui la metà della popolazione non può votare. Non è ideologia, la mia, è pragmatismo, realismo. Vivo su questo pianeta.
Fosse per me dimezzerei i conti al di sopra del milione di euro e li trasferirei sul mio. Ma tu pensi che lo possa fare?  :huh:
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Offline ilmarmocchio

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Re:Gender. Per una critica storica dell'uguaglianza
« Risposta #14 il: Febbraio 26, 2017, 16:59:52 pm »
Non ho mai detto che ESISTE, ho detto che E' ESISTITO un femminismo comprensibile, con tutte le spiegazioni del caso.
Non posso credere che tu non abbia capito. Fai capire anche a me la tua posizione, se vuoi.
Mai detto che deriva dall'eguaglianza. Deriva dalle regole democratiche. Non è possibile una democrazia in cui la metà della popolazione non può votare. Non è ideologia, la mia, è pragmatismo, realismo. Vivo su questo pianeta.
Fosse per me dimezzerei i conti al di sopra del milione di euro e li trasferirei sul mio. Ma tu pensi che lo possa fare?  :huh:

Il femminismo è intrinsecamente cattivo, esattamente come lo è il comunismo e il nazismo., dalle cui medesime radici deriva.
Le regole democratiche prevedono l'uguaglianza formale dei cittadini.
Solo quello determina il diritto di voto.
Io sono d' accordo, ma ammetto che la base è quella .
Uguaglianza formale, non sostanziale, dato che quella sostanziale è impossibile.
Quindi le donne non possono lamentare nessuna discriminazione : hanno l' uguaglianza formale.
Il femminismo pretende l' uguaglianza sostanziale , che non esiste in quanto le donne sono diverse dagli uomini e ogni essere umano è diverso dall'altro.
Altrimenti saremmo tutti identici, come vorrebbe la teoria dell' individuo unisex :
l' egualitarismo giacobino applicato dalla finanza mondialista.
Come in tutti gli egualitaristi, una elite è più uguale degli altri