Aggiungo, -Alberto86-, che se esageriamo con l'esposizione delle conseguenze negative di una legge che in se stessa è basata su un principio giusto, rischiamo di dimenticare quel principio di giustizia e di mescolarlo inappropriatamente con le ingiustizie che derivano dall'equivocarlo.
qualsiasi legge dovrebbe essere approvata dopo un esame approfondito, in modo chiaro non interpretabile.
Che vuol dire "approvata in modo chiaro non interpretabile"? Forse volevi dire: "scritta o formulata in modo chiaro e non interpretabile".
Una "legge" non interpretabile non è nemmeno una legge. Forse confondi ciò che è interpretabile con ciò che è equivocabile.
Una legge, semmai, affinché non perda di senso prima o dopo la sua approvazione, dev'essere interpretabile in modo preciso oggi come nei secoli che verranno.
Dirò di più : scritta in italiano ( e non in latinorum o italiese ) senza commi e contro commi.
Non è facile, specialmente quando in Italia si addormenta il sentimento nazionale. Eu-tanasia, per esempio, significa "
buona morte", ma se sentiamo il bisogno di specificare quanto segue:
Innanzi tutto con la esplicita condizione che debba essere richiesta esclusivamente dal diretto interessato nel pieno possesso delle sue facoltà di giudizio
allora ciò vuol dire che non ci ricordiamo più tanto bene cosa sia
buono e cosa non lo sia. Non saprei spiegare altrimenti questo bisogno di precisare che è
cattivo imporre il suicidio a qualcuno il quale non lo voglia, non sia reo, e non sia in pieno possesso delle sue facoltà
di giudizio mentali.
Una campagna sull'eutanasia che non tenga conto della situazione storica e culturale presente, oltre che della legge che intende far approvare, è una campagna a metà: comporta come rischio che la legge sia approvata, ma sulla base di principii che favoriscono l'omicidio di Stato, l'uccisione razziale, il suicidio indotto, la morte selettiva di chi non si conforma al globalismo. I Radicali, in particolare, hanno la tendenza a fare campagne senza scrupoli: lo slogan "non ha mai ucciso nessuno, legalizzate il fumo" mi sembra venga proprio dai Radicali ed è odioso (il "fumo" nel senso del fumare ha ucciso eccome, e il THC, anche se non provoca la morte, può provocare seri danni e ne ha provocati).
Che tali campagne siano condotte male e che si basino sul pregiudizio eugenetico (sarebbe meglio chiamarlo cacogenetico) che afferma esserci alcuni più degni di vivere ed altri meno degni (ossia rispettivamente chi si conforma al progressismo e chi no), lo dimostra il fatto che coloro i quali conducono queste campagne omettono sistematicamente, fino alla negazione, di avvertire che il desiderio di morire, in molte circostanze, può non essere affatto il desiderio onorevole di chi vuol porre fine al dolore (o qualcos'altro dettato dalla libertà individuale) ed essere invece un desiderio indotto da una situazione di difficoltà transitoria a proposito della quale non si ha consapevolezza.
A conferma del fatto che il progressismo imperante è soprattutto nazi-progressismo, è sufficiente osservare in che modo questi sedicenti combattenti per i diritti civili si muovano fingendo di dare aiuto a chi si trova in difficoltà. Non aumentandone la consapevolezza, ma riducendola. La cannabis proposta come "cura che conduce alla serenità" è un metodo per procurarsi degli schiavi-automi. Dal loro punto di vista, chi non si trova perfettamente a suo agio nel comportarsi come il bestiame a lavorare per la grande macchina del progresso, o deve morire perché inutile, oppure dev'essere rieducato (cioè rincretinito) tramite le droghe "leggere". Ricordo che i signori del "progresso" e dei buoni principii, gli inglesi, fecero una guerra a metà '700 pur di "consentire" la diffusione di massa dell'oppio in Cina, tanto per far capire chi sono in realtà i Radicali.
Queste campagne vengono condotte anche dal femminismo, con altri mezzi. Nel caso del femminismo è dell'uomo in quanto uomo che il femminismo vuol fare carne da macello, perché nell'uomo è presente il fulcro dell'integrità sociale, della libertà di un popolo e della sua aggressività. Il femminismo induce gli uomini al suicidio mediante gli stereotipi di genere maschili e mediante i devastanti effetti sociali di questi stereotipi, e serve principalmente a far approvare leggi contro gli uomini; le lobby lgbt si offrono di aiutare questi uomini, ma solo se sono disposti a diventare i loro schiavetti. Propongono come "cura che conduce alla serenità" l'omosessualità passiva, il transessualismo, il diventare zerbini delle donne, per produrre rispettivamente dei sottomessi, delle prostitute, dei cavalieri servienti.
Se una legge sull'eutanasia sarà approvata, il compito che ci spetterà sarà quello di raddoppiare o triplicare gli sforzi culturali per contrastare tutto il nazi-progressismo, di cui il femminismo o nazi-femminismo (femminismo e nazi-femminismo sono sinonimi) è l'arma principale (perché è quella che distrugge i popoli nel loro centro di vita, i valori maschili).
Abbiamo noi oggi la capacità di triplicare gli sforzi culturali contro il nazi-progressismo? Non mi sembra. Ci sono voluti anni prima che la questione maschile cominciasse a diventare nota nell'uomo medio e forse, se non fosse scoppiata la crisi economica, l'esigenza di una riscoperta del maschile non sarebbe venuta ancora a galla.
Approvare una legge sull'eutanasia, la quale rispetti la libertà del cittadino, significa approvarla a partire da campagne e lavori che nulla hanno a che fare con le campagne dei Radicali e dei giornalisti che danno loro corda. Significa anzi approvarla a partire da un lavoro di giuridificazione che rifiuti nettamente il contenuto di campagne del genere.
Una legge sull'eutanasia dotata di senso, ad oggi, come potrebbe essere formulata? Solo sulla base di quei pochi principii legittimi che ne fanno parte. La libertà di porre fine ad una situazione insostenibile, dolorosa ed inaccettabile e la garanzia che, proprio al fine di rispettare questa libertà, siano stati offerti tutti gli aiuti possibili per consentire di procedere mediante altre soluzioni.
Uno schema valido è il seguente:
1) Il diritto all'eutanasia (comunque venga chiamato nella legge) è ristretto ai soggetti per i quali è stata diagnosticata una malattia che, allo stato delle conoscenze raggiunte nell'ambito della scienza medica, sia incurabile e mortale (purtroppo non è lecito aggiungere "insostenibile", "eccessivamente dolorosa", etc..., a meno che non ci siano dei criteri oggettivi per stabilirlo, ma di questo può occuparsi solo la medicina e nulla garantisce che all'interno della comunità medica non ci siano persone in malafede);
2) Il diritto è ristretto ai soggetti ai quali sia stata garantita una fruizione massimale di tutti gli interventi medici volti alla diagnosi ed alla terapia della malattia, nei limiti stabiliti dai soggetti stessi (l'accanimento terapeutico non è legittimo, ma come facciamo a stabilire se un paziente, il quale abbia subito accanimento terapeutico, sia idoneo al procedimento di cessazione della vita? C'è un rischio di ambiguità anche qui. Forse va concesso anche a chi ha subito accanimento terapeutico? Forse no? Boh);
3) In quanto diritto (e non dovere), i soggetti aventi diritto vengono sottoposti al trattamento di cessazione della vita soltanto se hanno fatto richiesta scritta e firmata dal paziente, dal medico curante, dal medico psicologo, dal giudice ospedaliero che si occupa del caso, dagli eventuali legali e da due testimoni;
4) I testimoni vengono convocati in sede di decisione, non hanno avuto rapporti pregressi con il paziente o con i medici ed i giudici che si occupano del caso, e si assicurano che il paziente scelga in totale autonomia, senza esservi costretto;
5) Prima delle procedure che legittimano la richiesta scritta, i soggetti (in giuridichese, il soggetto) che vogliono far richiesta si sottopongono a colloqui di psicoterapia con un medico qualificato al fine di appurarne la capacità di intendere e volere: pertanto la richiesta scritta è legittima solo se firmata anche dal medico psicologo che conferma la dicitura "nel pieno possesso delle mie facoltà mentali".
Da questo schema traspare che, accanto a tutte le procedure volte a garantire il diritto del paziente, la legge che ne verrebbe fuori produrrebbe un meccanismo burocratico piuttosto complesso. Un meccanismo burocratico di tal fatta diventerebbe in breve una macchina per far soldi, perché prevederebbe un giro di soldi non indifferente. Dove girano i soldi, lì c'è mercato: dove c'è mercato, lì c'è un prodotto da vendere e fabbricare. In questo caso si tratterebbe di vendere e fabbricare cadaveri, quindi di fabbricare le malattie che portano a quei cadaveri.
Sinceramente non me la sento di dare il mio consenso ad una macchina del genere.
Prima di raggiungere la "destinazione eutanasia", che non è affatto detto sia un progresso nelle libertà individuali, è più opportuno rendere le libertà individuali (ossia dei cittadini) più effettive.
Finché però di questa esigenza si rendono conto solo la Chiesa e i religiosi, che principalmente cercano adepti martiri autoflagellantesi ed autocommiserantesi, stiamo freschi.