Autore Topic: Campagna eutanasia e fine vita  (Letto 26985 volte)

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Offline Masterpezzo

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #135 il: Marzo 02, 2017, 12:30:17 pm »
Chi non è informato o non ha consapevolezza maschile non è libero. Chi 'liberamente' si droga non è libero. E così via.

Quoto. Almeno in parte.

Citazione
ritenere che chi autonomamente pensa qualcosa , creda di pensare

Spesso questa base viene usata per ritenere che chi autonomamente pensa di voler vivere, lo creda soltanto.

Citazione
ho specificato più volte che il consenso deve essere dato in piena coscienza, escludendo quindi malattie mentali

Per far ciò bisognerebbe far eseguire agli aspiranti suicidi una serie di colloqui psicoterapeutici che potrebbero richiedere molto tempo prima di giungere ad una diagnosi. Comunque sì, sarebbe una soluzione.


Offline ilmarmocchio

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #136 il: Marzo 02, 2017, 13:45:18 pm »
Non ho detto che il DJ fosse drogato, ma che il concetto di libertà oggi è ridotto, per esempio, alla facoltà di drogarsi eppure il tossicopidendente non è libero.
Dirai che l'eutanasia non c'entra ma quanti oggi sono liberi, ovvero hanno una individualità formata e consapevole? Non è facendosi uccidere dallo Stato che diventano liberi.
Quando l'eutanasia sarà - inevitabilmente - totalmente liberalizzata (già ora si parla di estenderla ai minori anche senza il loro consenso!), ne usufruiranno anche quelli rimandati in matematica, mollati dalla morosa e complessati vari. Quanto sono liberi uomini del genere, che reale capacità di decidere hanno?

Poi l'ho già detto: la cd. libertà di altri presto si trasformerebbe nell'omicidio di Stato praticamente imposto ai non più produttivi che non possono permettersi le cure. Se questi uomini volessero vivere, avrebbero la libertà di vivere una vita decente?

Continui a confondere l' eutanasia come una sanzione applicata attivamente a qualcuno.
L' eutanasia, come ben illustra il caso in questione, deve essere scelta solo dal diretto interessato.
L' eutanasia applicata a bambini che, per definizione, sono incapaci di esprimere un vero consenso, è semplicemente un omicidio.
Il tossicodipendente può benissimo essere assimilato a un malato psichico e comunque, se vuole uccidersi, può farlo.
Qui parliamo di persone in gravissime condizioni  che non vogliono più continuare una vita che per loro  non è più vita.
Quindi e torno a ripeterlo, la decisione spetta solo al diretto interessato
Non c' entrano nulla i non produttivi che non possono pagare le cure.
Del resto, se ci fossero le cure , sarebbe risolto il problema.
In questi casi non ci sono cure.
Quanti oggi sono liberi ?
Chiunque in possesso delle sue facoltà psichiche e comunque non sta ad altri sindacare sui pensieri altrui.
Ognuno può credere a ciò che vuole, altrimenti dov'è la libertà ?
E poi, ci sono state mai epoche di completa libertà ?
Quindi dire che oggi la libertà è limitata dalla possibilità di scegliereper se stessi di porre fine alla propria vita, mi pare un nonsenso
Io non discuto la bontà della scelta, ma la legittimità di poterla fare

Offline Masterpezzo

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #137 il: Marzo 02, 2017, 15:32:25 pm »
Io non discuto la bontà della scelta, ma la legittimità di poterla fare

Stiamo discutendo sul significato da dare a quel "poter fare una scelta", ossia su quali siano le condizioni migliori affinché ci sia la possibilità di scegliere. Sul fatto che quella scelta sia legittima io non discuto: è legittima e va legittimata per legge, punto. Ma quando è una scelta e quando non lo è? Approvando quella legge, vista la condizione storica in cui ci troviamo, consentiamo di poter fare quella scelta o piuttosto lo impediamo? Secondo me, ad oggi, l'approvazione di una legge sull'eutanasia a cuor leggero sarebbe una situazionaccia. L'unica legge simile buona serebbe quella che dici tu: solo per malati incurabili di malattie mortali/terminali. Il suicidio assistito o altre forme di eutanasia sono troppo pericolose.

Offline claudio camporesi

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #138 il: Marzo 02, 2017, 16:36:19 pm »
In quasi 40 anni di professione medica ospedaliera mi e' capitato pochissime volte una richiesta reiterata ed esplicita : erano comunque situazioni drammatiche.
Molto piu' frequente, invece , la situazione  di ventilazione assistita o di nutrizione enterale obbligatoria in casi non terminali, con un pz spesso incosciente o comunque non in grado di esprimersi,senza ragionvooli aspettative di miglioramento od autonomizzazion da questi supporti ,  e nuclei familiari rissosi e fra loro discordi.
 

In questo senso la latitanza  italiana sulle Direttive Anticipate di Trattamento e' vergognosa( come tante altre cose)

Temo, pero' , che verra' sopravanzata dalla impossibilita' all' accesso alle cure per anziani affetti da patologie croniche o riacutizzate ( il grande utente degli ospedali italiani).I casi del DJ sono fortunatamente piuttosto rari.
Chiusura di reparti, contrazione dei postiletto, liste di attese con tmpi biblici..... sono tutte cose che non vengono richieste  alla popolazione con referendum , ma entrano di soppiatto.  Continuamente.


Chiariamo dall' altra parte che TAC, RM , angiografie ...effettuate su pazienti anzianissimi, senza che tali procedure ottengano un risvolto minimamente positivo sull' esito di trattamente spesso solo palliativi sono all' ordine del giorno, motivati da meri motivi di natura medicolegale difensiva ; rappresentano uno spreco che non potremo , a breve, piu' permetterci ( come peraltro non dovremmo permettere tanti sprechi in tutti i campi ).

D' altra parte praticare la professione medica con costanza e dedizione  e' sempre piu' difficile , in Italia come all' estero.

E' un impegno che ti prosciuga.






Offline Vicus

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #139 il: Marzo 02, 2017, 17:36:28 pm »
Resta il problema dell'eutanasia di fatto estesa a tutti, anche forse non consenzienti (Attali), quando non più produttivi.
E' provato che è nei programmi, e sono certo che quando ciò accadrà, nessuno dei favorevoli all'eutanasia alzerà un dito, come nessuno contrario alle omo-adozioni ha detto nulla quando sono state approvate 2 giorni fa.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #140 il: Marzo 02, 2017, 17:42:57 pm »
Stiamo discutendo sul significato da dare a quel "poter fare una scelta", ossia su quali siano le condizioni migliori affinché ci sia la possibilità di scegliere. Sul fatto che quella scelta sia legittima io non discuto: è legittima e va legittimata per legge, punto. Ma quando è una scelta e quando non lo è? Approvando quella legge, vista la condizione storica in cui ci troviamo, consentiamo di poter fare quella scelta o piuttosto lo impediamo? Secondo me, ad oggi, l'approvazione di una legge sull'eutanasia a cuor leggero sarebbe una situazionaccia. L'unica legge simile buona serebbe quella che dici tu: solo per malati incurabili di malattie mortali/terminali. Il suicidio assistito o altre forme di eutanasia sono troppo pericolose.

qualsiasi legge dovrebbe essere approvata  dopo un esame approfondito, in modo chiaro  non interpretabile.
Dirò di più : scritta in italiano ( e non in latinorum o italiese ) senza commi e contro commi.
Innanzi tutto con la esplicita condizione che debba essere richiesta esclusivamente dal diretto interessato nel pieno possesso delle sue facoltà di giudizio

Offline ilmarmocchio

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #141 il: Marzo 02, 2017, 17:49:54 pm »
Resta il problema dell'eutanasia di fatto estesa a tutti, anche forse non consenzienti (Attali), quando non più produttivi.
E' provato che è nei programmi, e sono certo che quando ciò accadrà, nessuno dei favorevoli all'eutanasia alzerà un dito, come nessuno contrario alle omo-adozioni ha detto nulla quando sono state approvate 2 giorni fa.

No, è un problema che non c' entra , visto che si richiede la esplicita, esclusiva e documentabile richiesta da parte di chi richiede questa misura.
Quindi quello che dice Attali è fuori tema e tanto meno le omo adozioni.
Se discutiamo dell'eutanasia non si deve parlare di altre situazioni che nulla hanno a che vedere con essa.
L' omo adozione per es , riguarda terzi ( i minori ) e tra l'altro non si tratta di una legge , ma di un provvedimento iniquo della magistratura in mancanza di una legge, quindi di un illegale sconfinamento di una parte del potere giudiziario ( ricordo che la magistratura NON è un potere ) nell'ambito del potere legislativo.
Già questo è altamente irregolare e, come si vede, neanche senza una vera e propria legge.

Offline ilmarmocchio

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #142 il: Marzo 02, 2017, 17:52:16 pm »
In quasi 40 anni di professione medica ospedaliera mi e' capitato pochissime volte una richiesta reiterata ed esplicita : erano comunque situazioni drammatiche.
Molto piu' frequente, invece , la situazione  di ventilazione assistita o di nutrizione enterale obbligatoria in casi non terminali, con un pz spesso incosciente o comunque non in grado di esprimersi,senza ragionvooli aspettative di miglioramento od autonomizzazion da questi supporti ,  e nuclei familiari rissosi e fra loro discordi.
 

In questo senso la latitanza  italiana sulle Direttive Anticipate di Trattamento e' vergognosa( come tante altre cose)

Temo, pero' , che verra' sopravanzata dalla impossibilita' all' accesso alle cure per anziani affetti da patologie croniche o riacutizzate ( il grande utente degli ospedali italiani).I casi del DJ sono fortunatamente piuttosto rari.
Chiusura di reparti, contrazione dei postiletto, liste di attese con tmpi biblici..... sono tutte cose che non vengono richieste  alla popolazione con referendum , ma entrano di soppiatto.  Continuamente.


Chiariamo dall' altra parte che TAC, RM , angiografie ...effettuate su pazienti anzianissimi, senza che tali procedure ottengano un risvolto minimamente positivo sull' esito di trattamente spesso solo palliativi sono all' ordine del giorno, motivati da meri motivi di natura medicolegale difensiva ; rappresentano uno spreco che non potremo , a breve, piu' permetterci ( come peraltro non dovremmo permettere tanti sprechi in tutti i campi ).

D' altra parte praticare la professione medica con costanza e dedizione  e' sempre piu' difficile , in Italia come all' estero.

E' un impegno che ti prosciuga.

condivido completamente e aggiungo : lo scadimento della professione medica sarà sempre più pronunciato perchè sempre meno giovani di valore vorranno entrare in un tale sistema, ormai dominato dalla politica clientelare ( regioni ) e dal' irragionevolezza più totale che porta a divorare somme enormi senza alcun risultato tangibile

Online Frank

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #143 il: Marzo 02, 2017, 21:16:42 pm »
i rischi sono insiti in tutte le attività umane, quindi anche in questo campo.
Proprio per questo bisogna valutare i casi ognuno per sè.
Ma proibire la libera scelta a un individuo in nome di principi astratti non è mai positivo.
Tanto meno con ragione di ordine morale, quando poi tali ragioni si applicano solo a chi non può far nulla per cambiare la propria condizione.
Non c'è nulla di nobile nel soffrire invano


Concordo.
Per quanto riguarda tutto il resto del discorso la penso come te.

Offline Red-

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #144 il: Marzo 02, 2017, 23:24:04 pm »
guarda che ilproblema dell' eutanasia è numericamente limitato. in genere le persone non rinunciano quasi mai alla vita
Penso che i numeri andrebbero interpretati e ponderati: Ad esempio si può anche riflettere sui numeri prima e dopo la legge sull'aborto.
Ma i numeri non sono il problema di fondo, si dovrebbe per me meditare su due questioni principali: la prima è il principio su cui si baserebbe la legge e dove vorrebbe andare a parare; la seconda è se una eventuale legge sull'eutanasia potrebbe essere governata opportunamente dal sistema italiano.
In altre parole, il principio è molto discutibile e dove vorrebbe andare a parare non lo si capisce bene e, per finire, per me sarebbe una deriva di cui è difficile vedere il fondo perchè il tutto non sarebbe controllabile e nè governabile, in Italia.
Ergo sarei contrario, molto contrario.
Ma, detto ciò, sono anche consapevole che tanto andrà come "vorrà" andare; se ci fosse un referendum la gente voterebbe non di testa ma di pancia e quindi saremmo totalmente nelle mani del caso; se invece decidessero i politici saremmo probabilmente nelle mani dei contabili, e quelli si che badano ai numeri. La logica, l'etica e il bene della gente non ci azzeccano più nulla. :P Sono i nostri tempi. Ma meglio questo di una guerra.

"La realtà risulta spesso più stupefacente della fantasia. A patto di volerla vedere."

Alberto1986

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #145 il: Marzo 03, 2017, 02:59:00 am »
Per ora, in Italia. Ma in Olanda, Svezia e GB il fenomeno è in aumento.
Freethinker ha ragione: queste leggi cominciano sempre col caso pietoso, per poi approdare a prassi apertamente antiumane.Hai detto bene: si può anche credere di prendere una libera decisione e invece subirla.
Sicuri che sia solo la malattia fisica? L'altro DJ versa in una condizione simile ma definisce la sua vita appagante. Quanta gente prende "decisioni" per povertà, isolamento, vuoto interiore e per la stupidità dell'ambiente in cui vive.
Cosa fa lo Stato, la società per migliorare (anche umanamente, non solo fisicamente) la vita dei disabili (senza contare che le sofferenze dei malati gravi si possono alleviare)?
Questa storia della 'libera decisione' strombazzata dai media mi pare una cortina fumogena, per coprire una mentalità che non si può non definire nazista: il malato, il disabile è considerato uno scarto che non produce né consuma con la stessa efficienza dei sani, biondi e con gli occhi azzurri (per sempre più uomini l'autostima è legata ad un aspetto fisico da rotocalco).
Non posso approfondire qui quanto segue, ma oggi questa visione da catena di montaggio è superata dall'idea che anche il malato o il disabile si crea un proprio spazio e può vivere una vita appagante e integrata. Se solo si dedicassero le stesse energie (anche solo mediatiche) che oggi si impiegano per convicerlo ad ammazzarsi.

Il pericolo di una possibile deriva verso un suicido assistito facile c'è. Purtroppo c'è e non si può negare (in diversi paesi occidentali, tipo in Svizzera è realtà). Come esiste una deriva negativa per qualsiasi cosa a questo mondo. Questo, però, non deve essere l'alibi per non tener conto del fatto che esiste un problema enorme, quello di un malato incurabile costretto quotidianamente a subire gravi sofferenze fisiche e psicologiche, costretto a stare immobile in un letto, che magari respira e comunica solo grazie a macchinari a cui è collegato (ammesso sempre che riesca a vedere ed ammesso che il suo cervello sia in condizioni tali da poter elaborare qualcosa) e che decide, autonomamente e coscienziosamente, di finirla dignitosamente. Quella non è vita; è una tortura legalizzata resa possibile solo dalla moderna tecnologia medica e farmacologica. Perchè quello stesso malato, in epoca passata, sarebbe stato soppresso dalla natura stessa. Continuare a tenere in vita un malato grave, incurabile che ha deciso di porre fine alle sue sofferenze oggettive, equivale a seppellire un uomo vivo in una tomba. Come ho detto, bisogna vigilare attentamente sulle derive ideologiche che ci potranno sicuramente essere, ma allo stesso tempo bisogna legiferare a favore delle gravi sofferenze dei malati e delle loro scelte.
« Ultima modifica: Marzo 03, 2017, 03:37:58 am da -Alberto86- »

Offline Vicus

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #146 il: Marzo 03, 2017, 03:39:07 am »
Il pericolo di una possibile deriva verso un suicido assistito facile c'è. Purtroppo c'è e non si può negare (in diversi paesi occidentali, tipo in Svizzera è realtà). Come esiste una deriva negativa per qualsiasi cosa a questo mondo. Questo, però, non deve essere l'alibi per non tener conto del fatto che esiste un problema enorme, quello di un malato incurabile costretto quotidianamente a subire gravi sofferenze fisiche e psicologiche, costretto a stare immobile in un letto, che magari respira e comunica solo grazie a macchinari a cui è collegato (ammesso che riesca a vedere ed ammesso che il suo cervello sia in condizioni tali da poter elaborare qualcosa) e che decide, autonomamente, di finirla dignitosamente. Quella non è vita; è una tortura legalizzata resa possibile solo dalla moderna tecnologia medica. Perchè quello stesso malato, in epoca passata, sarebbe stato soppresso dalla natura stessa. Continuare a tenere in vita un malato grave, incurabile che a deciso di porre fine alle sue sofferenze oggettive, equivale a seppellire un uomo vivo in una tomba. Come ho detto, bisogna vigilare attentamente sulle derive ideologiche che ci potranno sicuramente essere, ma allo stesso tempo bisogna legiferare a favore delle gravi sofferenze dei malati e delle loro scelte.
Qui entrano in gioco visioni diverse della questione, ma allo stato non vedo possibilità di contenere la legislazione entro i limiti che dici.
Il popolo è in uno stato di assoluta apatia, non ha né consapevolezza, né voglia né capacità di organizzarsi per reagire a queste derive, che proposte gradualemente, e creando ulteriore demotivazione/demoralizazione tra la gente, non vengono contrastate.
Milioni di disoccupati o sottoccupati, senza accesso alle cure mediche e senza più l'età per lo stile di vita spensierato (?) e iperconsumista chiederebbero loro stessi l'eutanasia con referendum.
Senza contare i figli di separati/divorziati, che abbandonano la scuola e sono senza lavoro: tra alcool (il rito del 'chiusino'), droga, bullismo e sesso di gruppo si stanno già distruggendo e farebbero la fila per l'omicidio di Stato.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #147 il: Marzo 03, 2017, 03:52:00 am »
Prendiamo la QM ad es.: fa molto di più un uomo che reagisce a questo stato di cose (siti, azione civile) che 100 padri separati che si suicidano.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Alberto1986

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #148 il: Marzo 03, 2017, 03:57:48 am »
Qui entrano in gioco visioni diverse della questione, ma allo stato non vedo possibilità di contenere la legislazione entro i limiti che dici.
Il popolo è in uno stato di assoluta apatia, non ha né consapevolezza, né voglia né capacità di organizzarsi per reagire a queste derive, che proposte gradualemente, e creando ulteriore demotivazione/demoralizazione tra la gente, non vengono contrastate.
Milioni di disoccupati o sottoccupati, senza accesso alle cure mediche e senza più l'età per lo stile di vita spensierato (?) e iperconsumista chiederebbero loro stessi l'eutanasia con referendum.
Senza contare i figli di separati/divorziati, che abbandonano la scuola e sono senza lavoro: tra alcool (il rito del 'chiusino'), droga, bullismo e sesso di gruppo si stanno già distruggendo e farebbero la fila per l'omicidio di Stato.

Capisco perfettamente le preoccupazioni che esponi, ma è come dire che bisogna eliminare per le legge i farmaci contenenti morfina per i malati perchè c'è il pericolo concreto che questi ultimi finiscano in mani sbagliate e vengano usati da gente che sta bene e che non ne avrebbe bisogno. Certo, il pericolo c'è, è concreto ed esiste ma non si può impedire che quel farmaco venga prodotto per placare il dolore dei malati. In alcuni paesi occidentali cosiddetti "avanti", hanno fatto la stessa cosa con la marijuana: hanno iniziato col legalizzarla per i malati (giustamente), ma poi sono finiti per renderla più o meno legale per fini ludici. Questo, però, fa parte della decadenza del pensiero occidentale che dipende dall'educazione sociale generale e non da leggi che, almeno in principio, hanno uno scopo giusto.

Offline Masterpezzo

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Re:Campagna eutanasia e fine vita
« Risposta #149 il: Marzo 03, 2017, 08:38:32 am »
Aggiungo, -Alberto86-, che se esageriamo con l'esposizione delle conseguenze negative di una legge che in se stessa è basata su un principio giusto, rischiamo di dimenticare quel principio di giustizia e di mescolarlo inappropriatamente con le ingiustizie che derivano dall'equivocarlo.

qualsiasi legge dovrebbe essere approvata  dopo un esame approfondito, in modo chiaro  non interpretabile.

Che vuol dire "approvata in modo chiaro non interpretabile"? Forse volevi dire: "scritta o formulata in modo chiaro e non interpretabile".
Una "legge" non interpretabile non è nemmeno una legge. Forse confondi ciò che è interpretabile con ciò che è equivocabile.
Una legge, semmai, affinché non perda di senso prima o dopo la sua approvazione, dev'essere interpretabile in modo preciso oggi come nei secoli che verranno.

Dirò di più : scritta in italiano ( e non in latinorum o italiese ) senza commi e contro commi.

Non è facile, specialmente quando in Italia si addormenta il sentimento nazionale. Eu-tanasia, per esempio, significa "buona morte", ma se sentiamo il bisogno di specificare quanto segue:

Innanzi tutto con la esplicita condizione che debba essere richiesta esclusivamente dal diretto interessato nel pieno possesso delle sue facoltà di giudizio

allora ciò vuol dire che non ci ricordiamo più tanto bene cosa sia buono e cosa non lo sia. Non saprei spiegare altrimenti questo bisogno di precisare che è cattivo imporre il suicidio a qualcuno il quale non lo voglia, non sia reo, e non sia in pieno possesso delle sue facoltà di giudizio mentali.

Una campagna sull'eutanasia che non tenga conto della situazione storica e culturale presente, oltre che della legge che intende far approvare, è una campagna a metà: comporta come rischio che la legge sia approvata, ma sulla base di principii che favoriscono l'omicidio di Stato, l'uccisione razziale, il suicidio indotto, la morte selettiva di chi non si conforma al globalismo. I Radicali, in particolare, hanno la tendenza a fare campagne senza scrupoli: lo slogan "non ha mai ucciso nessuno, legalizzate il fumo" mi sembra venga proprio dai Radicali ed è odioso (il "fumo" nel senso del fumare ha ucciso eccome, e il THC, anche se non provoca la morte, può provocare seri danni e ne ha provocati).
Che tali campagne siano condotte male e che si basino sul pregiudizio eugenetico (sarebbe meglio chiamarlo cacogenetico) che afferma esserci alcuni più degni di vivere ed altri meno degni (ossia rispettivamente chi si conforma al progressismo e chi no), lo dimostra il fatto che coloro i quali conducono queste campagne omettono sistematicamente, fino alla negazione, di avvertire che il desiderio di morire, in molte circostanze, può non essere affatto il desiderio onorevole di chi vuol porre fine al dolore (o qualcos'altro dettato dalla libertà individuale) ed essere invece un desiderio indotto da una situazione di difficoltà transitoria a proposito della quale non si ha consapevolezza.
A conferma del fatto che il progressismo imperante è soprattutto nazi-progressismo, è sufficiente osservare in che modo questi sedicenti combattenti per i diritti civili si muovano fingendo di dare aiuto a chi si trova in difficoltà. Non aumentandone la consapevolezza, ma riducendola. La cannabis proposta come "cura che conduce alla serenità" è un metodo per procurarsi degli schiavi-automi. Dal loro punto di vista, chi non si trova perfettamente a suo agio nel comportarsi come il bestiame a lavorare per la grande macchina del progresso, o deve morire perché inutile, oppure dev'essere rieducato (cioè rincretinito) tramite le droghe "leggere". Ricordo che i signori del "progresso" e dei buoni principii, gli inglesi, fecero una guerra a metà '700 pur di "consentire" la diffusione di massa dell'oppio in Cina, tanto per far capire chi sono in realtà i Radicali.
Queste campagne vengono condotte anche dal femminismo, con altri mezzi. Nel caso del femminismo è dell'uomo in quanto uomo che il femminismo vuol fare carne da macello, perché nell'uomo è presente il fulcro dell'integrità sociale, della libertà di un popolo e della sua aggressività. Il femminismo induce gli uomini al suicidio mediante gli stereotipi di genere maschili e mediante i devastanti effetti sociali di questi stereotipi, e serve principalmente a far approvare leggi contro gli uomini; le lobby lgbt si offrono di aiutare questi uomini, ma solo se sono disposti a diventare i loro schiavetti. Propongono come "cura che conduce alla serenità" l'omosessualità passiva, il transessualismo, il diventare zerbini delle donne, per produrre rispettivamente dei sottomessi, delle prostitute, dei cavalieri servienti.

Se una legge sull'eutanasia sarà approvata, il compito che ci spetterà sarà quello di raddoppiare o triplicare gli sforzi culturali per contrastare tutto il nazi-progressismo, di cui il femminismo o nazi-femminismo (femminismo e nazi-femminismo sono sinonimi) è l'arma principale (perché è quella che distrugge i popoli nel loro centro di vita, i valori maschili).
Abbiamo noi oggi la capacità di triplicare gli sforzi culturali contro il nazi-progressismo? Non mi sembra. Ci sono voluti anni prima che la questione maschile cominciasse a diventare nota nell'uomo medio e forse, se non fosse scoppiata la crisi economica, l'esigenza di una riscoperta del maschile non sarebbe venuta ancora a galla.

Approvare una legge sull'eutanasia, la quale rispetti la libertà del cittadino, significa approvarla a partire da campagne e lavori che nulla hanno a che fare con le campagne dei Radicali e dei giornalisti che danno loro corda. Significa anzi approvarla a partire da un lavoro di giuridificazione che rifiuti nettamente il contenuto di campagne del genere.

Una legge sull'eutanasia dotata di senso, ad oggi, come potrebbe essere formulata? Solo sulla base di quei pochi principii legittimi che ne fanno parte. La libertà di porre fine ad una situazione insostenibile, dolorosa ed inaccettabile e la garanzia che, proprio al fine di rispettare questa libertà, siano stati offerti tutti gli aiuti possibili per consentire di procedere mediante altre soluzioni.

Uno schema valido è il seguente:

1) Il diritto all'eutanasia (comunque venga chiamato nella legge) è ristretto ai soggetti per i quali è stata diagnosticata una malattia che, allo stato delle conoscenze raggiunte nell'ambito della scienza medica, sia incurabile e mortale (purtroppo non è lecito aggiungere "insostenibile", "eccessivamente dolorosa", etc..., a meno che non ci siano dei criteri oggettivi per stabilirlo, ma di questo può occuparsi solo la medicina e nulla garantisce che all'interno della comunità medica non ci siano persone in malafede);
2) Il diritto è ristretto ai soggetti ai quali sia stata garantita una fruizione massimale di tutti gli interventi medici volti alla diagnosi ed alla terapia della malattia, nei limiti stabiliti dai soggetti stessi (l'accanimento terapeutico non è legittimo, ma come facciamo a stabilire se un paziente, il quale abbia subito accanimento terapeutico, sia idoneo al procedimento di cessazione della vita? C'è un rischio di ambiguità anche qui. Forse va concesso anche a chi ha subito accanimento terapeutico? Forse no? Boh);
3) In quanto diritto (e non dovere), i soggetti aventi diritto vengono sottoposti al trattamento di cessazione della vita soltanto se hanno fatto richiesta scritta e firmata dal paziente, dal medico curante, dal medico psicologo, dal giudice ospedaliero che si occupa del caso, dagli eventuali legali e da due testimoni;
4) I testimoni vengono convocati in sede di decisione, non hanno avuto rapporti pregressi con il paziente o con i medici ed i giudici che si occupano del caso, e si assicurano che il paziente scelga in totale autonomia, senza esservi costretto;
5) Prima delle procedure che legittimano la richiesta scritta, i soggetti (in giuridichese, il soggetto) che vogliono far richiesta si sottopongono a colloqui di psicoterapia con un medico qualificato al fine di appurarne la capacità di intendere e volere: pertanto la richiesta scritta è legittima solo se firmata anche dal medico psicologo che conferma la dicitura "nel pieno possesso delle mie facoltà mentali".

Da questo schema traspare che, accanto a tutte le procedure volte a garantire il diritto del paziente, la legge che ne verrebbe fuori produrrebbe un meccanismo burocratico piuttosto complesso. Un meccanismo burocratico di tal fatta diventerebbe in breve una macchina per far soldi, perché prevederebbe un giro di soldi non indifferente. Dove girano i soldi, lì c'è mercato: dove c'è mercato, lì c'è un prodotto da vendere e fabbricare. In questo caso si tratterebbe di vendere e fabbricare cadaveri, quindi di fabbricare le malattie che portano a quei cadaveri.
Sinceramente non me la sento di dare il mio consenso ad una macchina del genere.

Prima di raggiungere la "destinazione eutanasia", che non è affatto detto sia un progresso nelle libertà individuali, è più opportuno rendere le libertà individuali (ossia dei cittadini) più effettive.
Finché però di questa esigenza si rendono conto solo la Chiesa e i religiosi, che principalmente cercano adepti martiri autoflagellantesi ed autocommiserantesi, stiamo freschi.