Autore Topic: Eurodeputato Korwin-Mikke: “Le donne sono meno intelligenti, devono guadagnare meno degli uomini”  (Letto 2583 volte)

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Online Frank

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http://www.fanpage.it/l-eurodeputato-korwin-mikke-le-donne-sono-meno-intelligenti-devono-guadagnare-meno-degli-uomini/

Citazione
L’eurodeputato Korwin-Mikke: “Le donne sono meno intelligenti, devono guadagnare meno degli uomini”
L'eurodeputato polacco Janusz Korwin-Mikke, nel corso di un intervento in Parlamento europeo, ha sostenuto di essere favorevole al fatto che le donne guadagnino meno degli uomini in quanto sarebbero "più deboli, piccole e meno intelligenti" dei colleghi di sesso maschile.
2 marzo 2017 19:38
di Charlotte Matteini


Nel corso di una discussione tenutasi al Parlamento europeo e dedicata al cosiddetto "salary gap", la differenza di stipendio tra uomini e donne, il deputato polacco Janusz Korwin-Mikke ha sostenuto fosse giusto pagare meno le donne rispetto agli uomini a parità di mansione svolta perché le rappresentanti del genere femminile sarebbero fisicamente e intellettivamente inferiori ai colleghi. Le affermazioni pronunciate dal deputato hanno scatenato la dura risposta dell'eurodeputata socialista Iratxe Garcia Perez, che ha replicato: "Noi siamo qui proprio per difendere le donne europee da uomini come lei".

"Sapete quante donne ci sono tra i primi cento giocatori di scacchi? Ve lo dico io: nessuna. Le donne dovrebbero guadagnare meno degli uomini, perché sono più deboli, più piccole e meno intelligenti. È tutto", ha dichiarato il deputato di estrema destra durante il suo intervento. "Senta signor deputato, secondo le sue teorie, io non avrei alcun diritto di essere qui come parlamentare. So che le fa male e la preoccupa, ma oggi le donne possono rappresentare i cittadini così come voi. Io qui vengo a difendere le donne europee da uomini come lei", ha replicato l'eurodeputata Garcia Perez. Indignato dalle affermazioni proferite nell'Europarlamento, il capogruppo dei socialisti europei, il dem Gianni Pittella, ha chiesto una "punizione esemplare contro le vergognose dichiarazioni di Korwin-Mikke che vanno contro i principi di uguaglianza di genere in questo luogo".

Janusz Korwin-Mikke è eurodeputato dal 2014. Nel 2015 è stato candidato alla presidenza della Polonia, competizione elettorale in cui riuscì a raggranellare il 4,8% delle preferenze sfiorando per un soffio la soglia minima del 5% necessaria a entare in Parlamento. L'eurodeputato polacco, forte sostenitore della monarchia e della pena di morte, non è nuovo ad affermazioni del genere. Già in passato infatti fu sanzionato per aver espresso posizioni razziste , definendo i rifugiati "spazzatura umana" e per aver fatto il saluto nazista in Aula.
Che cos'è il salary gap

Il salary gap, definito più correttamente "gender pay gap", è la differenza salariale esistente tra due lavoratori di sesso opposto. Il differenziale salariale è sostanzialmente un indicatore che mette a confronto il salario orario medio di uomini e donne, calcolando la differenza in valore percentuale. Secondo gli ultimi rapporti, le donne tendono a non solo a essere concentrate in settori lavorativi e professioni caratterizzati da bassi livelli retributivi, ma incontrano anche maggiori difficoltà nelle progressioni di carriera e vengono inoltre pagate meno. Il differenziale salariale medio nell'Unione europea è pari al 16%, ovvero in media le donne occupate ricevono una retribuzione oraria inferiore del 16% rispetto alla media degli uomini. Secondo quanto emerso dal report JP Salary Outlook realizzato nel 2015 dall'Osservatorio di JobPricing, il gender pay gap dell'Italia era pari al 6,7%.

Offline Masterpezzo

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"Noi siamo qui proprio per difendere le donne europee da uomini come lei"

Dice. E questo prova che la sua capacità di rappresentare i cittadini europei è pari a zero.

Online KasparHauser

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In tutta franchezza non è il tipo di argomentazione che sognavo di udire contro sta cazzata del salary gap.

Offline giacca

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Penso che non si debba discutere l'uguaglianza di base. Questi argomenti non sono degni neanche della destra liberale (di cui fa parte) che quanto meno assicura una parità formale, e in caso una retribuzione differenziata in base alla produttività, senza tener conto del contratto collettivo nazionale.

Online Frank

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In tutta franchezza non è il tipo di argomentazione che sognavo di udire contro sta cazzata del salary gap.

Sì, lo so.

In merito riporto un vecchio articolo di Armando Ermini.
Citazione
Gender Gap?wef-logo
di Armando Ermini

Come ogni anno il WEF (World Economic Forum) stila una classifica su basi statistiche che vorrebbe misurare il così detto “gender gap”, ossia il divario di genere in termini di opportunità. (leggi quì) Misurazione che vorrebbe essere in termini assoluti all’interno dei singoli paesi e in termini relativi fra i diversi paesi i quali, di anno in anno, possono salire o scendere in classifica. Uso volutamente il condizionale perché, come vedremo, i criteri usati per le misurazioni sono , diciamo così, un po’ discutibili. Ogni volta che ci si addentra nelle metodologie statistiche (questa volta grazie alla meritoria curiosità di un frequentatore del blog “metromaschile” (leggi qui) si scoprono vere e propre perle, di cui ovviamente i media non si preoccupano affatto, preferendo sparare titoloni e articoli che, comunque li si consideri, mistificano il problema e offrono notizie sostanzialmente false, atte a far credere ai lettori verità semplici e chiare che in realtà non sono affatto tali.
Ma andiamo con ordine a partire dal citato articolo di Repubblica.
Fra i 134 paesi presi in considerazione, l’Italia scende dal 72° al 74° posto in classifica, dominata come sempre dalle nazioni scandinave (Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia).
L’indice del WEF, ci spiega Repubblica, misura quattro elementi: partecipazione e opportunità economica delle donne - materia per la quale l’Italia occupa la 97esima posizione - l’accesso all’educazione (qui l’Italia ha una relativamente buona 49esima posizione), le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita (95esima) e l’accesso femminile al potere politico (54esima). Nella cassifica globale la Cina è 61esima, la Russia 45esima e il Brasile 85esimo. Ultimi in classifica sono Pakistan (132), Ciad (133) e Yemen (134).Globalmente, osserva il Wef, le disparità nei settori dell’educazione e della salute si riducono. Ma i progressi si otterranno quando i Paesi si decideranno a raccogliere i frutti degli investimenti nell’educazione e la salute delle donne, trovando il modo di rendere matrimonio e maternità compatibili con la partecipazione economica delle donne.
La prima falsa verità che si ricava leggendo per intero l’articolo di Repubblica è che in Italia le donne, in termini di pari opportunità, stiano peggio dell’anno passato. Ma non è così perché (vedasi il blog linkato), il gap in termini assoluti si sarebbe in realtà ridotto, sia pure leggermente, e il peggioramento in classifica dipende dai maggiori “progressi” fatti in altri paesi. Ma questo è un peccato solo veniale, perché effettivamente in quel coacervo di numeri c’è qualcosa che fa pensare. Tutti sappiamo che, in Italia e a maggior ragione nei paesi scandinavi, la vita media femminile supera di circa cinque anni quella maschile, o che le donne si laureano in numero maggiore dei maschi. Com’è che, allora, esisterebbero sempre questi gaps a sfavore delle donne in termini di salute, aspettative di vita e accesso all’educazione?
L’arcano, anzi il trucco vergognoso, è ben spiegato in Metromaschile che invitiamo a leggere non solo nel pezzo citato ma anche nei successivi commenti che articolano ancora meglio la questione.
In pratica, quando in uno dei settori considerati esiste un vantaggio femminile si considera ci sia parità.
Lo dice lo stesso WEF : “Il nostro scopo è di focalizzare se il gap fra donne e uomini nei settori scelti è diminuito, piuttosto che se le donne sono vincenti nella battaglia dei sessi. Per cui, l’Indice “premia” i paesi che raggiungono il punto dove i risultati per le donne uguagliano quelli per gli uomini, ma né premia né penalizza i casi in cui le donne sono “sovraperformanti” rispetto agli uomini in particolari settori”.
Facciamo un esempio: in Norvegia i dati femminili sono nettamente superiori a quelli maschili nell’istruzione superiore, leggermente migliori in quella secondaria e uguali in quella di base. Ebbene, coi criteri usati dal Wef risulta invece che nel settore ci sia parità.
Ma non basta ancora. Prendiamo il settore salute e aspettative di vita: come si fa a rovesciare il signficato di numeri inoppugnabili che vedono le aspettative di vita femminili costantemente superiori a quelle maschili? Semplice, per i nostri stregoni del WEF. Basta infatti considerare la maggior longevità femminile come un dato di natura, fra l’altro contraddicendosi con la loro filosofia di base che attribuisce ogni differenza a fattori storico/culturali, e quindi, in questo caso, stabilire che la parità si ha quando le donne vivono un certo numero di anni (cinque) più degli uomini. Ne consegue che se gli uomini vivono solo 4 anni meno delle donne, ciò significa uno svantaggio femminile, ossia una discriminazione a danno delle donne. A maggior ragione risulterebbero svantaggiate se per caso gli uomini vivessero quanto loro.
Insomma, in nessun paese e in nessuno dei settori presi in considerazione sarà mai possibile, in nessun caso, che risulti un qualsiasi svantaggio maschile, ma solo il contrario.
Va da sé che la credibilità scientifica di quell’ “Indice di uguaglianza” è pari a zero, e ogni persona dotata di onestà intellettuale e morale non può non convenirne.
Il principio di base è chiaro: esiste disuguaglianza quando ad essere svantaggiate sono le donne, mentre esiste uguaglianza quando ad essere svantaggiati sono gli uomini, con buona pace di logica, senso della giustizia, obbiettività delle statistiche. Risuonano perfette le parole di Alessandra Nucci, che nel suo libro “La donna a una dimensione” (Marietti 1820), scrive a pag. 36: L’indignazione delle femministe è esclusivista: esse sole possono accusare gli uomini di sessismo, viceversa non è permesso. Ed ancora a pag. 109: Il femminismo di oggi cammina su una sottile fune tesa fra il concetto di uguaglianza e l’idea che, in fondo, femmina è meglio.
L’accenno al libro di A. Nucci pone il tema dell’intreccio fra il femminismo (o parte di esso, peraltro preponderante) e i grandi circoli del potere economico/politico/mediatico dei paesi occidentali, in cui l’ideologia del Gender, sicuramente antimaschile ma in ultima analisi anche antifemminile e dunque antiumana, domina incontrastata.
Cosa è infatti il WEF, i cui dati sono usati trionfalmente dai pro-feminist di tutti i sessi per sottolineare lo stato di oppressione delle donne? Leggiamo sul sito di quell’Organizzazione, che: Negli anni il Meeting annuale dei membri del World Economic Forum (WEF) di Davos è diventato il summit del commercio globale del mondo. Al meeting annuale, 1.000 uomini di affari, 250 leaders politici, 250 esperti accademici in ogni campo, inclusi molti vincitori di premi nobel, e circa 250 leaders dei media vengono insieme a formare la agenda globale.WEF04_1_Clinton_L
Insieme, indirizzeranno la discussione in chiave economica, politica e sociale, guardando avanti e orientando la via di azione. Le discussioni sono tenute ad un alto livello tra i partecipanti che appartengono alla stessa comunità all’apice del processo decisionale…Si tratta, dunque, di una potentissima organizzazione dotata di grandi mezzi volti a orientare l’opinione pubblica.
Sempre nel libro citato, A. Nucci spiega con dovizia di particolari come il sistema delle Agenzie Onu e delle Ong accreditate formi un fronte potente e compatto volto promuovere l’idelogia del Gender che vorrebbe annullare ogni differenza fra i sessi e promuovere il nuovo tipo umano dell’androgino. Obbiettivo per raggiungere il quale ogni falsificazione della realtà è ammessa, a partire da quella che vuole le donne sempre e comunque svantaggiate a causa del loro nemico per definizione, il maschio. Questo fronte di cui fanno parte anche i “poteri forti” del capitalismo globalizzato di cui il WEF è espressione, opera su ogni livello, economico, sociale, politico, mediatico, culturale.
Ecco spiegata la genesi di quei dati e la risonanza che sempre viene loro offerta da tutti i media, ma specialmente da quelli che si ritengono più “progressisti”. “Dimmi chi sono i tuoi amici e ti dirò chi sei”.
21 ottobre 2010
dal blog Maschi Selvatici

Nonché questo brano tratto da QUESTA META' DELLA TERRA, di Rino Della Vecchia.
http://questametadellaterra.blogspot.it/2011/01/247-sottopagate.html
Citazione
2.4.7 Sottopagate
Altra verità incontrovertibile è quella secondo la quale le donne, a parità di prestazioni professionali, sarebbero remunerate meno degli uomini, in misura che muta ad ogni inchiesta e la cui sproporzione può persino risultare difficile da comprendere: “La loro paga è in media una volta e mezza inferiore a quella dei maschi”.i Nel settore pubblico questo è falso oggi come lo era ieri mentre in ambito privato viene da chiedersi perché mai un imprenditore dovrebbe assumere un maschio per pagarlo di più quando potrebbe prendere una donna che può pagare di meno.
Il minor reddito femminile è esito di statistiche aggregate nelle quali i maggiori redditi percepiti dagli uomini che stanno in alto nelle strutture economiche fanno somma con tutti gli altri e danno come risultato proprio quel che serve per alimentare questa lamentazione femminista. Il fatto che anche i redditi dei manager, al pari di quelli degli operai, vengano divisi con le rispettive partner mentre quello delle donne in carriera rimane loro esclusivo dominio, non viene nemmeno suggerito.
Benché sia falsa la verità del superiore reddito maschile a parità di prestazione, esiste una condizione ipotetica nella quale nessuna persona leale avrebbe nulla da ridire se, a fronte della stessa attività professionale, il reddito di un Genere fosse doppio rispetto a quello dell’altro. Se l’uno lavorasse perché ne ha il dovere e l’altro perché ne ha il diritto, se il primo dovesse mantenere il secondo e questo non dovesse mantenere nessuno, se il reddito del primo venisse diviso a metà e quello del secondo restasse tutto nelle sue mani, allora quella disparità sarebbe più che giustificata e costituirebbe la sola condizione nella quale i due possano essere considerati alla pari, la sola buona, giusta e sacrosanta. Si tratta di vedere quanto sia vicina a quello scenario la condizione attuale.

i Bruno Gravagnolo in Vincono ancora i più forti su “Io Donna”, 21.06.2003, p. 32.

Offline Stendardo

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In natura esistono delle ovvietà che sono talmente scontate ed assiomatiche che proprio per questo non vengono viste dalla moltitudine la quale disquisisce tranquillamente sui fondamenti della natura non riconoscendole o addirittura misconoscendole.
Non penso che ci voglia una grande intelligenza per comprendere che una delle leggi fondamentali della natura ha stabilito che tutti i mammiferi di cui gli esseri umani fanno parte, hanno una rigida suddivisione binaria: o maschio o femmina, o uomo o donna, o leone o leonessa, o toro o mucca etc. e che tale differenziazione biologica trova il suo fondamento scientifico comune nella procreazione della stessa specie dei mammiferi cui rispettivamente si appartiene.
Già a partire da questo presupposto,appare ovvio, che la critica femminista della natura a favore della cultura, per quanto stupida, non solo non può scalfire in alcun modo le leggi ferree che governano la natura, ma, ad uno sguardo più attento, la cultura stessa dipende a sua volta dal genio creativo degli uomini: è l’uomo che crea la cultura e non viceversa. A nessun uomo sano di mente gli è mai venuto in mente di lamentarsi e gridare alla cd “discriminazione” se, essendo alto 1,60 non gioca nel ruolo di pivot in una squadra di basket della NBA o, se pur essendo laureato in fisica o avendo fatto il conservatorio, non ha mai ottenuto gli stessi riconoscimenti attribuiti ad Albert Einstein o a Richard Wagner.  La critica femminista sembra verosimilmente più il frutto di un risentimento sentimentale ed emotivo femminile che il risultato di un procedimento deduttivo logico e razionale.
A sua volta, se dai mammiferi consideriamo il sottogruppo degli esseri umani, accanto ad elementi comuni ad ambedue i generi come il parlare, il deambulare etc. appare evidente che tutto ciò che noi possiamo vedere come le città, i ponti, gli acquedotti, gli aerei, le infrastrutture, le opere architettoniche ed artistiche, i capolavori letterali e musicali, i record sportivi, le scoperte scientifiche che hanno cambiato il corso della storia etc. è per il 99,9% frutto di uno dei due generi. Se tutto ciò può apparire ingiusto ciò non cambia la realtà dei fatti e se una donna si ostina nell’illusione di poter cambiare la natura, tutto ciò non la porterà ad altro che a covare livore e rancore contro gli uomini come ci ha illustrato magistralmente lo scrittore della Grecia Antica Esopo nella fiaba della volpe e dell’uva ricavandone infelicità come unica retribuzione.
Ogni qual volta in una società le caratteristiche maschili vengono soppiantate da quelle femminili   grazie al supporto dei vaneggiamenti di intellettuali vili ed impostori che sono tanto falsi quanto in realtà degli egoisti mascherati, constatiamo un abbassamento generale di quella forza propulsiva ideale e morale che è il vero motore di sviluppo della civiltà per precipitare nel caos.
« Ultima modifica: Marzo 04, 2017, 16:25:09 pm da ilmarmocchio »
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline ilmarmocchio

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In natura esistono delle ovvietà che sono talmente scontate ed assiomatiche che proprio per questo non vengono viste dalla moltitudine la quale disquisisce tranquillamente sui fondamenti della natura non riconoscendole o addirittura misconoscendole.
Non penso che ci voglia una grande intelligenza per comprendere che una delle leggi fondamentali della natura ha stabilito che tutti i mammiferi di cui gli esseri umani fanno parte, hanno una rigida suddivisione binaria: o maschio o femmina, o uomo o donna, o leone o leonessa, o toro o mucca etc. e che tale differenziazione biologica trova il suo fondamento scientifico comune nella procreazione della stessa specie dei mammiferi cui rispettivamente si appartiene.
Già a partire da questo presupposto,appare ovvio, che la critica femminista della natura a favore della cultura, per quanto stupida, non solo non può scalfire in alcun modo le leggi ferree che governano la natura, ma, ad uno sguardo più attento, la cultura stessa dipende a sua volta dal genio creativo degli uomini: è l’uomo che crea la cultura e non viceversa. A nessun uomo sano di mente gli è mai venuto in mente di lamentarsi e gridare alla cd “discriminazione” se, essendo alto 1,60 non gioca nel ruolo di pivot in una squadra di basket della NBA o, se pur essendo laureato in fisica o avendo fatto il conservatorio, non ha mai ottenuto gli stessi riconoscimenti attribuiti ad Albert Einstein o Richard Wagner.  La critica femminista sembra verosimilmente più il frutto di un risentimento sentimentale ed emotivo femminile che il risultato di un procedimento deduttivo logico e razionale.
A sua volta, se dai mammiferi consideriamo il sottogruppo degli esseri umani, accanto ad elementi comuni ad ambedue i generi come il parlare, il deambulare etc. appare evidente che tutto ciò che noi possiamo vedere come le città, i ponti, gli acquedotti, gli aerei, le infrastrutture, le opere architettoniche ed artistiche, i capolavori letterali e musicali, i record sportivi, le scoperte scientifiche che hanno cambiato il corso della storia etc. è per il 99,9% frutto totale di uno dei due generi. Se tutto ciò può apparire ingiusto ciò non cambia la realtà dei fatti e se una donna si ostina nell’illusione di poter cambiare la natura, tutto ciò non la porterà ad altro che ha covare livore e rancore contro gli uomini come ci ha illustrato magistralmente lo scrittore della Grecia Antica Esopo nella fiaba della volpe e dell’uva e ricavando infelicità come unica retribuzione.
Ogni qual volta in una società le caratteristiche maschili vengono soppiantate da quelle femminili   grazie al supporto dei vaneggiamenti di intellettuali vili ed impostori che sono tanto falsi quanto in realtà degli egoisti mascherati, constatiamo un abbassamento generale di quella forza propulsiva ideale e morale che è il vero motore di sviluppo della civiltà per precipitare nel caos.

verissimo

Online Massimo

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In tutta franchezza non è il tipo di argomentazione che sognavo di udire contro sta cazzata del salary gap.

Vero. Si poteva essere meno brutali. Ma è un fatto che mentre una donna (o anche un uomo, anzi ultimamente sono gli uomini a parlare
male del proprio genere) può dire tutto il peggio che vuole sull'altro sesso, un maschio invece deve SEMPRe e COMUNQUE autocensurarsi
prima di fare anche una velata critica alle donne. In un contesto del genere, ben venga un Korwin-Mikke che con le sue sparate sfida il
mainstream dominante e offre scandalo. Se non altro per dimostrare che non tutti i maschi sono stati "rieducati" e sono disposti a subire
passivamente il lavaggio del cervello femminista. I nostri cari "democratici" invocano ora per lui pene "esemplari". Se continuano così a
rompere i coglioni a chi la pensa diversamente da loro temo che tra un pò le pene "esemplari" toccherà a loro subirle.

Alberto1986

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In tutta franchezza non è il tipo di argomentazione che sognavo di udire contro sta cazzata del salary gap.

Premettiamo una cosa: ognuno dovrebbe avere la libertà di dire pienamente cosa pensa, soprattutto tenendo conto del fatto che le femmine sugli uomini dicono di molto peggio senza subire nè critiche, nè rimproveri e nè tanto meno sanzioni. Anzi, solitamente attaccando e denigrando pubblicamente il sesso maschile, ottengono positivo risalto mediatico, promozioni varie e posti si potere. Detto questo, sicuramente a ciò che è stato detto si potevano aggiungere le adeguate motivazioni sul perchè le donne non dovrebbero lamentarsi se, in generale, vengono pagate meno, in quanto:
-svolgono mansioni quasi sempre differenti che richiedono un bassissimo o nullo sforzo fisico;
-ricoprono, in larga parte, ruoli che le portano a stare dietro una scrivania;
-lavorano, in media, meno ore (il part-time è usato soprattutto dalla donne);
- tutti i mestieri manuali, faticosi, pericolosi e deleteri, vengono, ancora oggi, svolti dal sesso maschile;
-il 95% dei morti sul lavoro continuano ad essere maschili;
-ecc.
La verità è che le donnine occidentali vorrebbero essere pagate come gli uomini, essendo però trattate da donne (meno ore, congedi mestruali vari, mansioni poco faticose e per nulla pericolose, ecc.).   

Venendo all'intelligenza: la propaganda ci dice che le femmine sono più laureate e "più brave a scuola". Bene... Ma se andiamo, poi, a vedere in cosa si laureano tutte queste femminucce, vediamo che sono pressoché tutte lauree umanistiche, quali scienze della comunicazione, arte, psicologia, ecc. che richiedono uno studio mnemonico "a pappardella" più che di calcolo e ragionamento (non parliamo poi della la psicologia che oramai ha la stessa valenza dell'astrologia). Sono, infatti, statisticamente molto poche le donne che studiano e si laureano in ingegneria, matematica, scienze, ecc ed in tutte quelle materie che richiedono calcolo, ragionamento e studio analitico. Sul discorso scuola potrebbe anche essere vero che le ragazze ottengono voti più alti e seguono le lezioni con più attenzione. Ma perchè? Perchè la scuola, oramai, è completamente degradata e femminilizzata e non più adatta alle esigenze maschili. Per cui i ragazzi maschi, oramai, si ribellano inconsciamente all'insegnamento e le insegnanti femminine, non capaci nè predisposte ad aiutarli, prediligono le femmine. Come diceva Ida Magli, quando qualcosa è fallita, automaticamente le donne vanno bene. 
Parliamo poi del discorso eccellenze ed invenzioni: nonostante la massiccia affluenza del sesso femminile in tutti i campi, tutte le invenzioni, costruzioni, eccellenze, scoperte, innovazioni, grandi opere, ecc. continuano ad essere maschili. Sarà un caso? Io dico di no. 

Offline Masterpezzo

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Premettiamo una cosa: ognuno dovrebbe avere la libertà di dire pienamente cosa pensa, soprattutto tenendo conto del fatto che le femmine sugli uomini dicono di molto peggio senza subire nè critiche, nè rimproveri e nè tanto meno sanzioni. Anzi, solitamente attaccando e denigrando pubblicamente il sesso maschile, ottengono positivo risalto mediatico, promozioni varie e posti si potere. Detto questo, sicuramente a ciò che è stato detto si potevano aggiungere le adeguate motivazioni sul perchè le donne non dovrebbero lamentarsi se, in generale, vengono pagate meno, in quanto:
-svolgono mansioni quasi sempre differenti che richiedono un bassissimo o nullo sforzo fisico;
-ricoprono, in larga parte, ruoli che le portano a stare dietro una scrivania;
-lavorano, in media, meno ore (il part-time è usato soprattutto dalla donne);
- tutti i mestieri manuali, faticosi, pericolosi e deleteri, vengono, ancora oggi, svolti dal sesso maschile;
-il 95% dei morti sul lavoro continuano ad essere maschili;
-ecc.
La verità è che le donnine occidentali vorrebbero essere pagate come gli uomini, essendo però trattate da donne (meno ore, congedi mestruali vari, mansioni poco faticose e per nulla pericolose, ecc.).   

Quoto. Sulla base di quel che dicono, le femministe - manifesto SCUM, per esempio - ed i loro amichetti zerbini farebbero bene a ringraziare di non essere stati bruciati sul rogo. Per quanto tempo ci verrà imposto di subire i loro insulti razzisti e le loro minacce genocide? Fino a quando potremo sopportare? L'emancipazione maschile è urgente... E al femministume conviene.

Citazione
Sul discorso scuola potrebbe anche essere vero che le ragazze ottengono voti più alti e seguono le lezioni con più attenzione. Ma perchè? Perchè la scuola, oramai, è completamente degradata e femminilizzata e non più adatta alle esigenze maschili. Per cui i ragazzi maschi, oramai, si ribellano inconsciamente all'insegnamento e le insegnanti femminine, non capaci nè predisposte ad aiutarli, prediligono le femmine. Come diceva Ida Magli, quando qualcosa è fallita, automaticamente le donne vanno bene.
Parliamo poi del discorso eccellenze ed invenzioni: nonostante la massiccia affluenza del sesso femminile in tutti i campi, tutte le invenzioni, costruzioni, eccellenze, scoperte, innovazioni, grandi opere, ecc. continuano ad essere maschili. Sarà un caso? Io dico di no. 

Verissimo. Oggi lasciare la scuola è un segno di intelligenza.

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Venendo all'intelligenza: la propaganda ci dice che le femmine sono più laureate e "più brave a scuola". Bene... Ma se andiamo, poi, a vedere in cosa si laureano tutte queste femminucce, vediamo che sono pressoché tutte lauree umanistiche, quali scienze della comunicazione, arte, psicologia, ecc. che richiedono uno studio mnemonico "a pappardella" più che di calcolo e ragionamento (non parliamo poi della la psicologia che oramai ha la stessa valenza dell'astrologia). Sono, infatti, statisticamente molto poche le donne che studiano e si laureano in ingegneria, matematica, scienze, ecc ed in tutte quelle materie che richiedono calcolo, ragionamento e studio analitico.

Scherzi? Se continuiamo a coltivare i maschi solo sulla base del calcolo, presto non avremo più esseri umani ma robot, schiavi-operai perfetti, produttori di macchine. E sottolineo produttori. L'emanciapazione maschile passa anche per la riscoperta dell'umano.



 




Online Frank

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Premettiamo una cosa: ognuno dovrebbe avere la libertà di dire pienamente cosa pensa, soprattutto tenendo conto del fatto che le femmine sugli uomini dicono di molto peggio senza subire nè critiche, nè rimproveri e nè tanto meno sanzioni. Anzi, solitamente attaccando e denigrando pubblicamente il sesso maschile, ottengono positivo risalto mediatico, promozioni varie e posti si potere.


Più che sicuro, infatti a situazione invertita non succede assolutamente nulla alle mentecatte in questione.
Un esempio tra i tanti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/16/donne-sono-piu-intelligenti-degli-uomini-secondo-studio-sul-quoziente-intellettivo/295020/
Citazione
Le donne sono più intelligenti degli uomini secondo studio sul quoziente intellettivo

A confermarlo sono i test sul QI nei quali le rappresentanti del gentil sesso, per la prima volta, hanno superato gli uomini. I risultati della ricerca sono stati resi noti da uno dei più grandi esperti del settore, James Flynn. Le hanno sviluppato capacità multitasking e il loro cervello è anche "cresciuto"
di RQuotidiano | 16 luglio 2012

A pensare a una per tutte Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina, dubbi sulle qualità del cervello delle donne non ce ne sarebbero mai dovute essere. Eppure. Ma non potrà essere mai più così. Perché secondo lo studio di uno scienziato le donne sono più intelligenti degli uomini. E a dirlo sono i test sul quoziente intellettivo (QI) nei quali le rappresentanti del gentil e ora anche “intelligente” sesso, per la prima volta, hanno superato gli uomini. I risultati dello studio sono stati resi noti da uno dei più grandi esperti di QI, James Flynn, secondo quanto riporta il Sunday Times. Fin dalla nascita dei test sul QI, cento anni fa circa, le donne hanno sempre fatto registrare  punteggi più bassi di almeno cinque punti, tanto da convincere gli psicologi che vi fossero delle differenze genetiche alla base di un tale gap. La differenza, negli ultimi anni, si è andata sempre più assottigliando, fino ad oggi, che gli esperti sanciscono il sorpasso delle donne.

“Negli anni è cresciuto il QI di entrambi i sessi, come conseguenza della modernità: la vità più complessa sfida il nostro cervello che si adatta e aumenta le nostre capacità. Ma il QI delle donne è cresciuto più in fretta”, ha spiegato Flynn. Una possibile spiegazione è che a causa delle loro vite, stressate da famiglia e carriera, hanno sviluppato capacità ‘multitasking‘ che consentono loro di pensare e fare più cose contemporaneamente. “L’effetto della modernità sulle donne sta appena cominciando ad affiorare”, ha detto Flynn. Lo psicologo neozelandese, colui che negli anni ’80 dimostrò come il QI non ha nulla a che fare con la genetica e può quindi essere migliorato, ha anche scoperto che il cervello delle donne negli ultimi anni è cresciuto anche nelle dimensioni più di quello degli uomini. “Questo perchè in passato erano più svantaggiate”, e restavano quindi indietro rispetto allo sviluppo cognitivo che era invece consentito agli uomini.

Leggi pure questo commento.

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Maschio • 4 anni fa

Era già ovvio che le donne sono più intelligenti degli uomini e superiori al maschio in ogni cosa, tranne che nella forza fisica. E visto che i maschi sono tutto muscoli (qualche volta) e niente cervello (quasi sempre) dovrebbero per legge essere obbligati ai lavori pesanti e peggiori (o umiliati quasi nudi in TV), per riservare alle donne i lavori migliori e di comando.

@@

Questo è un post scritto alcuni lustri fa da uno dei pionieri della QM.

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Fin da quando ero un ragazzino mi sentivo raccontare:"Le femmine sono più intelligenti, più intuitive, più creative, più empatiche, psicologicamente più forti dei maschi. Insomma: superiori.
Ok.

In quel momento mi sorgevano spontanee alcune domande: se le femmine sono così superiori, come è possibile che siano state "oppresse" per millenni? Come può essere sottomesso chi è "superiore"? Per quale ragione i geni sono stati e sono quasi esclusivamente maschi? Perché l'Arte, la Scienza, la Tecnica, la Letteratura, la Religione, etc. etc., hanno avuto dei Padri anziché delle Madri?
Risposta ufficiale: perché alle femmine è stato impedito di esprimersi dagli uomini che,"temendole", le hanno sottomesse in virtù della loro superiore forza fisica (beh, almeno in qualcosa siamo superiori...).
Perfetto.

A quel punto, però, mi sorgeva spontanea un'altra domanda.
Se la discriminante fu solo ed esclusivamente la forza fisica, per quale motivo i nostri antenati,  appartenenti alla specie Sapiens, non furono sottomessi dai possenti uomini di Neanderthal (poi estinti), con i quali a un certo punto della storia entrarono in contatto?
Perché la forza bruta non ebbe la meglio sull'intelligenza?
MIA risposta:perché il cervello è sempre più forte dei muscoli.

Ora, stando a quello che mi risulta, la nostra specie non ha avuto negli ultimi 35mila anni ulteriori evoluzioni a livello cerebrale; questo significa che già allora le femmine erano "mentalmente superiori" ai maschi...
E allora per quale ragione non sono state loro a dominare il mondo?
Perché a fare la storia - nel bene e nel male - è stato l'uomo e non la donna?
Altra mia risposta: perché la donna non è superiore all'uomo.

Online Frank

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Roba del genere, poi, farebbe rizzare i capelli alle femminucce odierne...

http://www.lucidamente.com/1802-quel-maledetto-crucco-di-moebius/

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L’inferiorità mentale della donna”: un libro “scorretto”, pubblicato nel 1998 da Castelvecchi, ormai fuori catalogo e “raro”

Esiste una mentalità rozza e volgare, fondata su pregiudizi contro le donne: il termine che sintetizza tale atteggiamento precostituito è molto noto ed è misoginia. Assolutamente contraria a questa, ma ugualmente del tutto fondata su prevenzioni nella stessa misura acritiche, vi è altresì un’altra posizione ideologica – probabilmente influenzata dal sentimentalismo ottocentesco di marca romantica e oggigiorno molto di moda, anzi un must che accomuna tutte le posizioni politiche -, secondo la quale tutto ciò che è inerente al mondo femminile e alle sue rivendicazioni è bello, buono, vero e giusto. Il termine – meno noto del primo – e che definisce o potrebbe definire tale pregiudizio è filoginia.
Contro di essa – e sulle differenze fisiche e spirituali tra i due sessi – ha scritto molte controverse pagine Paulus Julius Moebius (Lipsia, 1853-1907), psichiatra tedesco, direttore del Policlinico neurologico della città natìa.

MOEBIUS donnaLa casa editrice Castelvecchi, encomiabile per aver stampato nel corso degli anni molteplici testi “scomodi” e “trasgressivi”, nel 1998 ha dato alle stampe uno “scandaloso” scritto di Moebius, L’inferiorità mentale della donna (Über den physiologische Schwachsinn des Weibes, 1900). Abbiamo notato che esso è da tempo scomparso non solo dal catalogo della casa editrice romana, ma che è introvabile anche nei remainder e nelle vendite on line. Seguendo lo spirito critico di LucidaMente, ci è venuto il sospetto che la scelta di far “sparire” il libro sia stata provocata da motivi legati al politically correct, cui abbiamo dedicato il presente numero della rivista. Come mai oggi circolano nelle librerie italiane porcherie di ogni tipo, che si ammucchiano costituendo scandalose, mortifere cataste, mentre un volumetto non privo di pregi, se non altro stilistici, si è dileguato?

Abbiamo perciò sentito l’attuale direttore editoriale della Castelvecchi, Cristiano Armati, che, nel corso di una cordiale conversazione telefonica, ci ha rassicurato: L’inferiorità mentale della donna è uscito dal catalogo della casa editrice per aver concluso il proprio “ciclo”, senza che vi siano state scelte, censure o motivazioni particolari, né in seguito a particolari pressioni di lettori o associazioni “filogine” o femministe. «Magari» ci ha detto Armati «oggigiorno un libro fosse capace di suscitare reazioni forti, anche sdegnate o scandalizzate!». Conoscendo bene pure noi l’atmosfera di “quietismo” che aleggia sull’editoria e sui libri pubblicati in Italia, l’assoluta mancanza di polemiche, stroncature, recensioni forti, pur di mantenere in quieto vivere, non inimicarsi alcuno, tirare a campare, condividiamo pienamente la considerazione di Armati.

MOEBIUS DONNA (2)Resta, d’altro canto, la “sparizione” del libro di Moebius. Del resto, l’edizione italiana della Castelvecchi era stata fatta precedere da una insolita introduzione di Filippo Scòzzari. Perché “insolita”? Perché l’artista bolognese – peraltro in genere molto iconoclasta e trasgressivo – prende duramente le distanze dal saggio di Moebius, denigrandolo (!) con affermazioni del tipo: «Mi appresto a sparare su un tedesco scemo che era anche un medico scemo e uno scrittore scemo. Ora fortunatamente è morto da moltissimi anni, quindi è scemissimo, e non lo ricorda un cane». Peccato che lo “scrittore scemo” sia stato un bravo saggista e ancora oggi sia ricordato per aver scoperto sindromi, malattie e sintomi che portano il suo nome. È certamente singolare che un prefatore parli male del libro che sta introducendo (se a uno non piace un libro, evita di fare il prefatore dello stesso), anzi insulti in modo volgare e preconcetto l’autore. E questo la dice già lunga sui vincoli del “politicamente corretto” su cui abbiamo discettato in questo numero della rivista.

Per recuperare qualcosa del libro di Moebius, abbiamo pertanto scelto di selezionarne alcuni brani tratti dall’edizione Castelvecchi, brani che riportiamo di seguito e che oggi appariranno “provocatori” o “maschilisti”. Il lettore (e/o la lettrice), ovviamente, li valuti come meglio desidera, considerando però che ormai siamo, come i cani di Pavlov, condizionati a reazioni obbligate dall’ideologia dominante del politically correct. E che non tutte le donne sono uguali… Forse le stesse donne farebbero bene a prendere coscienza di certi atteggiamenti di alcune e che qualche critica a volute, masochistiche màrtiri di uomini violenti, a conformiste, bigotte, vittimiste, rampanti senza scrupoli ed escort varie farebbe bene a tutte e tutti. Il compito del giornalista e del letterato consiste, comunque, nell’informare, documentare, far conoscere, senza censure aprioristiche. Ecco alcuni brani dal libro di Moebius:


«Gli innovatori politici e religiosi non si accorgono che l’umanità è tutt’una cosa con la Natura e che le leggi umane, dovunque ripetentisi, necessariamente derivano dalla natura stessa degli uomini. Essi credono sul serio che basti avere un giusto obbiettivo e buona volontà perché il mondo muti faccia; non vedono l’uomo reale, il quale nelle circostanze più importanti della vita segue i suoi istinti, ma si tengono d’innanzi agli occhi una figurina di cera, la cui forma possa esser cambiata a volontà e si illudono di trionfare sulla Natura con le loro leggi. Così i femministi pensano di trasformare la donna per mezzo delle leggi e dell’educazione. Ora, è semplicemente puerile il credere che l’essenza della donna, quale si ritrova in ogni tempo e presso tutti i popoli, sia un dato del capriccio».

«Concessione di diritti eguali in un senso ragionevole, non può significare altro che a nessuno venga fatta ingiustizia e che vi sia giusto compenso per ogni prestazione. Si propugni invece l’uguaglianza, sul principio che tutti gli uomini siano uguali, come volevano i rivoluzionari di vecchio stampo: sarà predicata una stoltezza, poiché gli uomini non sono uguali e tanto meno sono uguali i due sessi. Infatti cotesta sciocca idea dell’uguaglianza non ha nulla a vedere col “movimento del proletariato femminile”; si tratta soltanto della soppressione delle miserie, frutto delle nostre infelici condizioni sociali, si tratta di giustizia verso le donne e le fanciulle che sono costrette a guadagnarsi il pane».

«Ciò che generalmente è ritenuto vero e buono, per le donne è in realtà vero e buono. Esse sono rigide e conservatrici e odiano le novità, eccettuato, s’intende, il caso, in cui il nuovo arrechi loro un vantaggio personale. Si dà così l’apparente contraddizione che le donne, strenue a difendere le vecchie usanze, corrano dietro, tuttavia, ad ogni nuova moda; sono conservatrici, ma accolgono per buona ogni assurdità per poco che questa venga abilmente suggerita».

«La loro morale è soprattutto morale di sentimento; la morale che deriva dal ragionamento è loro inaccessibile e la riflessione non fa che renderle peggiori. A questa unilateralità s’aggiunge una ristrettezza di visuale. Giustizia, senza riguardo alla persona, è per esse un concetto vuoto di senso. Esse, nel fondo, non hanno il senso del giusto. Ne consegue la violenza degli affetti, la incapacità al dominio di se stessi. La gelosia e la vanità, insoddisfatta o ferita, suscitano tempeste che non concedono campo a nessuna riflessione d’ordine morale. Se la donna non fosse fisicamente debole, essa sarebbe un essere altamente pericoloso».

«La lingua è l’arma delle donne, poiché la loro debolezza mentale le obbliga a rinunziare alla prova dei fatti, per cui non resta loro che la piena delle parole. La litigiosità e la smania delle chiacchiere non a torto furono in ogni tempo ritenute specifiche del carattere femminino».

«Parimenti è loro caratteristica un’avarizia fuori di luogo. Molto affine a questa caratteristica è l’abitudine a far gran caso di minime questioni. Piccole bagattelle del momento fanno loro dimenticare passato e avvenire, le questioni più serie e le minuzie vengono trattate con lo stesso impegno e spesso ciò che veramente è importante viene trascurato per amor di un nonnulla. Né giovano le dure esperienze, e le dimostrazioni più persuasive provocano bensì teorici assentimenti, ma non mutano lo stato delle cose: “Alla fin fine io son fatta così”».

«Se la donna giudica il comportamento e la condotta di un’altra donna, spesso essa sarà molto perspicace e potrà spingere il suo sguardo molto più a fondo che non la maggior parte degli uomini. Ma la cosa è ben diversa quando si tratta di giudicar se stesse».

«Un certo grado di libertà è assolutamente condizione di vita per l’uomo, sia questi un cacciatore, che deve, libero, scorrazzare pei monti, sia invece un filosofo che deve liberamente muoversi nei regni del pensiero; ma la donna non ricerca affatto la libertà, anzi la sua felicità consiste appunto nel sentirsi legata».

«Quando imparano a conoscere l’amore, come ben presto si dilegua tanto clamore! Resta unico padrone del campo l’amore e le passate aspirazioni non risvegliano ormai altro che allegre risa. Quando, poi, per soprammercato, arrivano i bambini, vengono dimenticate del tutto le infantili aberrazioni dello spirito».

«Nella vita reale la cosa è chiara, ma quando scrivono, gli uomini perdono il buon senso».


L’immagine: l’immagine di copertina dell’edizione Castelvecchi de L’inferiorità mentale della donna di Paul Julius Moebius.

Franco Nardelli

(Lucidamente, anno VI, n. 61, gennaio 2011)


Questa affermazione di Moebius la condivido al 200%.

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«Parimenti è loro caratteristica un’avarizia fuori di luogo. Molto affine a questa caratteristica è l’abitudine a far gran caso di minime questioni. Piccole bagattelle del momento fanno loro dimenticare passato e avvenire, le questioni più serie e le minuzie vengono trattate con lo stesso impegno e spesso ciò che veramente è importante viene trascurato per amor di un nonnulla. Né giovano le dure esperienze, e le dimostrazioni più persuasive provocano bensì teorici assentimenti, ma non mutano lo stato delle cose: “Alla fin fine io son fatta così”».

Offline ilmarmocchio

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Così i femministi pensano di trasformare la donna per mezzo delle leggi e dell’educazione. Ora, è semplicemente puerile il credere che l’essenza della donna, quale si ritrova in ogni tempo e presso tutti i popoli, sia un dato del capriccio».

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Se la donna non fosse fisicamente debole, essa sarebbe un essere altamente pericoloso».

anche queste 2 frasi mica male... altro che scemo :doh:

Alberto1986

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Se la donna non fosse fisicamente debole, essa sarebbe un essere altamente pericoloso».

Verità sacrosanta.
Ps: interessante la sua pagina FB https://pl-pl.facebook.com/janusz.korwin.mikke/