http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/03/13/news/torino_il_giudice_toglie_la_bimba_ai_genitori-nonni_e_adottabile_restera_con_la_sua_nuova_famiglia_-160431149/
nuovo grande esploit della gloriosa magistratura italiana 13 marzo 2017
Ai coniugi di Casale Monferrato, 75 anni lui e 63 lei, la piccola era stata tolta nel 2010 a causa di una denuncia per abbandono poi rivelatasi infondata
La Corte d'Appello di Torino ha confermato lo stato di adottabilità della bimba che era stata allontanata dalla coppia di "genitori-nonni" di Casale Monferrato (75 anni lui, 63 lei) a pochi mesi dalla nascita.
I giudici hanno respinto il ricorso presentato dalla coppia: la bambina contesa, dunque, resterà con la famiglia adottiva. È stata accolta la tesi del procuratore speciale della piccola che, tre settimane fa, aveva chiesto
A Mirabello tutto il paese si schiera dalla parte dei genitori-nonni
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L'avvocato della coppia, Adriana Boscagli, intende impugnare il provvedimento: "Certamente la sentenza tiene conto dello stato attuale della bimba, che vive con un'altra famiglia e dell'eventuale trauma conseguente alla separazione, ma prima o poi bisognerà spiegarle che i suoi genitori sono altri e come mai è stata allontanata da loro" dice il legale, e annuncia: "Confidavamo in una Corte più coraggiosa - ha aggiunto il legale - che considerasse i genitori naturali come una coppia assolutamente in grado di prendersi cura della bambina. Ora faremo ricorso in Cassazione".
È stato nel 2013, quando la Corte d'appello civile ha confermato il giudizio del tribunale, che la piccola è stata inserita in una famiglia adottiva, e sottratta per sempre alla coppia di Casale Monferrato. Mentre i Deambrosis lottavano da un tribunale all'altro per riaverla indietro, lei cresceva accudita da altri genitori che l'avevano legittimamente per effetto di un terzo procedimento giudiziario: una sentenza di adozione. Anche la Cassazione, in un primo momento, ha ritenuto valide le motivazioni dei giudici torinesi che avevano "tagliato il cordone".
Il motivo? Si sarebbe scoperto dopo, a giugno 2016: quando, con un iter straordinario, l'avvocata Adriana Boscagli ha chiamato di nuovo in causa la Suprema corte in un ricorso per revocazione, riuscendo a ottenere il ribaltamento della sentenza. La sua idea, poi confermata dai giudici, era che alla base di tutte le precedenti sentenze c'era stato un errore: quell'originaria accusa di abbandono della bambina da parte del papà, che invece è stato assolto in tutti e tre i gradi di giudizio perché di sette minuti di "abbandono" si era trattato, in realtà. Giusto il tempo di prepararle il biberon.
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"Andavamo e venivamo tra l'auto e l'appartamento, la tenevamo costantemente d'occhio: è stata nel seggiolino 7 minuti, il tempo di scaldarle il latte " aveva spiegato Deambrosis. Non solo. Secondo la Cassazione, che aveva disposto il nuovo processo d'appello, tutte le sentenze precedenti avevano sullo sfondo un pregiudizio riguardo all'età di Luigi e Gabriella, che non a caso sono stati ribattezzati dall'opinione pubblica "genitori nonni".
Lui adesso ha 75 anni e lei 63. Quando è nata la figlia ne avevano 69 e 57. E c'è chi sostiene che già in ospedale, dopo il parto, fossero stati allertati i servizi sociali per la questione dell'età. Ma la legge non prevede limiti "per chi intende generare un figlio" ha scritto la Cassazione. Ora si attendono le motivazioni: che, come aveva specificato la Suprema Corte, non potranno tenere conto né dell'età avanzata dei due genitori, né della vicenda di "abbandono" poi finita in un nulla di fatto.
Ai coniugi di Casale Monferrato, 75 anni lui e 63 lei, la piccola era stata tolta nel 2010 a causa di una denuncia per abbandono poi rivelatasi infondata
I giudici hanno respinto il ricorso presentato dalla coppia: la bambina contesa, dunque, resterà con la famiglia adottiva. È stata accolta la tesi del procuratore speciale della piccola che, tre settimane fa, aveva chiesto
L'avvocato della coppia, Adriana Boscagli, intende impugnare il provvedimento: "Certamente la sentenza tiene conto dello stato attuale della bimba, che vive con un'altra famiglia e dell'eventuale trauma conseguente alla separazione, ma prima o poi bisognerà spiegarle che i suoi genitori sono altri e come mai è stata allontanata da loro" dice il legale, e annuncia: "Confidavamo in una Corte più coraggiosa - ha aggiunto il legale - che considerasse i genitori naturali come una coppia assolutamente in grado di prendersi cura della bambina. Ora faremo ricorso in Cassazione".
È stato nel 2013, quando la Corte d'appello civile ha confermato il giudizio del tribunale, che la piccola è stata inserita in una famiglia adottiva, e sottratta per sempre alla coppia di Casale Monferrato. Mentre i Deambrosis lottavano da un tribunale all'altro per riaverla indietro, lei cresceva accudita da altri genitori che l'avevano legittimamente per effetto di un terzo procedimento giudiziario: una sentenza di adozione. Anche la Cassazione, in un primo momento, ha ritenuto valide le motivazioni dei giudici torinesi che avevano "tagliato il cordone".
Il motivo? Si sarebbe scoperto dopo, a giugno 2016: quando, con un iter straordinario, l'avvocata Adriana Boscagli ha chiamato di nuovo in causa la Suprema corte in un ricorso per revocazione, riuscendo a ottenere il ribaltamento della sentenza. La sua idea, poi confermata dai giudici, era che alla base di tutte le precedenti sentenze c'era stato un errore: quell'originaria accusa di abbandono della bambina da parte del papà, che invece è stato assolto in tutti e tre i gradi di giudizio perché di sette minuti di "abbandono" si era trattato, in realtà. Giusto il tempo di prepararle il biberon.
"Andavamo e venivamo tra l'auto e l'appartamento, la tenevamo costantemente d'occhio: è stata nel seggiolino 7 minuti, il tempo di scaldarle il latte " aveva spiegato Deambrosis. Non solo. Secondo la Cassazione, che aveva disposto il nuovo processo d'appello, tutte le sentenze precedenti avevano sullo sfondo un pregiudizio riguardo all'età di Luigi e Gabriella, che non a caso sono stati ribattezzati dall'opinione pubblica "genitori nonni".
Lui adesso ha 75 anni e lei 63. Quando è nata la figlia ne avevano 69 e 57. E c'è chi sostiene che già in ospedale, dopo il parto, fossero stati allertati i servizi sociali per la questione dell'età. Ma la legge non prevede limiti "per chi intende generare un figlio" ha scritto la Cassazione. Ora si attendono le motivazioni: che, come aveva specificato la Suprema Corte, non potranno tenere conto né dell'età avanzata dei due genitori, né della vicenda di "abbandono" poi finita in un nulla di fatto.