Per quanto il buon senso e la Chiesa stessa possano metterci sopra una pezza, il "cavarsi l'occhio" non significherà mai "guardare altrove". Piuttosto c'è da chiedersi quanto sia salutare considerare le due cose come uguali: quanto cioè questa sintesi di due espressioni antinomiche (e sono antinomiche perché senza l'occhio non si guarda altrove) abbia un qualche senso. Non ci vedo un senso.
Chi "rinnega" se stesso pensa a se stesso come a qualcosa di sbagliato, o da correggere. La salute mentale vuole che invece, attraverso la sua ragione, l'uomo sappia
conoscere ed accettare se stesso, così da agire nel modo che gli è più congeniale.
Non capisco perchè chi "rinnega" se stesso eccede nei suoi piaceri .
Perché chi non rinnega se stesso sa riconoscere il suo piacere e sa evitare gli eccessi. Chi rinnega se stesso, in quanto considera cattivo il suo piacere, tende a considerare buono il suo dispiacere e cioè a sfociare nell'eccesso. Questo punto deriva da quello che ho detto sopra sul significato generale del rinnegare se stessi.
Un esempio, quello di prima sulla marijuana:
C'è un problema, alcune persone consumano marijuana e si danneggiano il cervello; a questo fatto ci sono due spiegazioni possibili:
1)Chi consuma marijuana trova piacevole il suo consumo: ossia l'istinto lo porta a ricercare il suo proprio danno; 2)Chi consuma marijuana non riesce a rendersi conto del danno che fa a se stesso perché
crede (cioè vi entra in gioco la fede) che il consumo di marijuana sia piacevole.
La prima spiegazione è applicabile solo a casi rari (se non in nessun caso). Generalmente nessuno trova piacevole ciò che gli è nocivo, al punto che talvolta "nocivo" e "spiacevole" vengono usati come sinonimi. Che l'istinto conduca al proprio danneggiamento è un controsenso.
La seconda spiegazione ha più senso. Perché i ragazzini fumano marijuana? Non perché a loro piaccia, ma perché pur avendo scritto nel loro naturale istinto "a me la marijuana non piace, mi è nociva", si sentono costretti dalla moda sfacciata a rinnegare questo loro istinto, ed hanno fede nell'innocuità della droga a causa di molta disinformazione.
Solo la spiegazione numero 2 è quella vera ed esatta.
A questo problema ci sono due possibili soluzioni:
1)La prima è quella cristiana, di rinnegare se stessi. Affidare la gente alla fede. Si dice: la marijuana è piacevole - prima bugia, che allontana dall'istinto di autoconservazione -; poi si dice: anche se la marijuana è piacevole, è cattiva - mezza bugia, dato che racchiude in una sintesi il concetto di
piacere, che è naturale pensare come qualcosa di buono, ed il concetto di
cattiveria, che è naturale pensare come qualcosa di spiacevole o doloroso -; e infine dice: la soluzione sta nel
rinnegare (parola più forte di "rinunciare", perché implica il non-riconoscere) il proprio piacere - la bugia finale, che è la logica conseguenza di una premessa ("la marijuana è piacevole") falsa -. Questa soluzione cristiana allontana dall'istinto di autoconservazione, quello che spinge a cercare il piacere e fuggire il dolore.
2)La seconda soluzione consiste nell'uso della ragione, la quale consente all'uomo di discernere le cose per quelle che sono: ciò che è piacevole come piacevole, ciò che è spiacevole come spiacevole. Un uomo che sappia riconoscere la spiacevolezza nel consumo di marijuana, non la consuma, perché il suo istinto lo porta a scegliere ciò che è piacevole (e la marijuana non lo è), portandolo a fuggire ciò che è spiacevole (e la marijuana lo è). Ammesso, certo, che i suoi istinti non siano stati inibiti.
Cos'è che spinge i giovani consumatori di marijuana a dar retta alla moda sfacciata e a credere alla disinformazione, invece che dar retta al proprio istinto immediato? Il fatto che nell'uomo, come in tutti gli animali, salvo rare eccezioni, l'istinto della specie, della collettività (la socialità umana), prevale sempre su quello dell'individuo singolo, isolato.
Come invece queste malattie collettive, come ad esempio il consumo di marijuana, ma vale anche per il femminismo, facciano la loro comparsa, è un tema molto profondo che preferirei non trattare qui, dato che sfocia nella metafisica.
Ho parlato di consumo di marijuana un po' per semplicità, un po' per non urtare la sensibilità di chi ha avuto problemi con il femminismo. Tuttavia ciò che ho detto vale a maggior ragione per il femminismo e per la questione dei suoi rapporti con il cristianesimo.