Il modello ad economia mista (Stato che guida la crescita del mercato) è quello che ha fatto crescere l'Italia molto più dei Paesi liberisti (UK).
Il modello liberale, nella sua accezione dottrinale, prevede che lo stato (e solo lo stato) sia il regolatore del mercato.
Sembra poco? Non credo.
La stessa regola prevede che però lo stato non sia un "player" (se non in forma residua ed in assenza del privato)
Che invece è il modello Italiano (tra qualche ora potrebbe fallire Alitalia....esempio di eutanasia di stato).
Esclusa l'esperienza di Einaudi, l'Italia non ha praticamente conosciuto il modello liberale.
Nemmeno in forma partitica (sempre scarse performance elettorali)
Ottocento miliardi di bilancio pubblico tutto intermediato dalla politica (dalla cancelleria d'ufficio agli armamenti) e un debito pubblico di oltre 2.200 miliardi (tolti i primi trent'anni di repubblica in buona parte creato per spesa improduttiva e clientelare) non ne fanno un campione di liberismo.
Banche pubbliche (ora poche...ma fino a ieri in maggioranza). Aziende (e manager) di stato. Scuole, sanità, trasporti, pensioni.
Ogni snodo dove è possibile l'intermediazione economica (pubblica)....la c'è lo Stato.
Per l'interesse collettivo? Speriamo.
Eppure gli Italiani a mio avviso incarnano (nel loro agire) il modello liberale: quando se ne creano le condizioni (nel micro) si comportano da perfetti liberali.
Le alte performance nei mercati esteri (per definizione non protetti) ne sono la prova più evidente.
E' un modello indigeno tutto particolare, temperato dalla presenza di una fortissima morale cristiana-cattolica, che a differenza del protestantesimo dei paesi del nord ci rende (vivaddio) meno aggressivi e spregiudicati.
Il boom economico si è realizzato in Italia in sostanziale clima di deregolamentazione e bassissima presenza dello Stato (anche fiscalmente), accompagnata da una fortissima iniziativa privata (chimica, meccanica ed edilizia in testa).
Quelle condizioni sono irripetibili (c'era stato il dopoguerra) ma hanno fornito un quadro delle potenzialità del sistema Italia, che andrebbe studiato e valorizzato. Io ci credo.
Il disastro è stata la finanziarizzazione dell'economia globale, che però ha poco a che cedere col modello liberale classico.
E che non ha caso è stato utilizzato anche dalla politica (che avrebbe dovuto regolarlo) in maniera criminale: derivati per ripianare il debito di bilancio
p.s. - domanda: esiste, per quello che ci riguarda, un nesso causale tra la crisi economica degli anni settanta e l'esplosione del fenomeno femminismo (in continuità coi movimenti marxisti). Penso di si.
Volgarizzo: il maschile è il mercato, il femminile è lo stato.