Fonte: Return of Kings
Recentemente un giudice tedesco ha assolto uno spacciatore di droga turco, pur essendo (il giudice) pienamente consapevole che a forza ed innegabilmente l’uomo avesse violentato una donna per quattro ore fino a renderla incosciente. La ragione della mancata condanna è stata la presunzione che l’autore del reato non fosse consapevole culturalmente di che cosa rappresenti lo stupro. Come riportato, a causa della “mentalità dell’ambiente culturale turco” (da notare che la Turchia è per di più del 95% musulmana), il turco stava semplicemente partecipando, a detta sua, a del semplice “sesso selvaggio”. In termini legali, “una condanna non è possibile perché non è dimostrabile nessuna intenzione”.
L’imputato ha quindi sostenuto che non avrebbe mai fatto una cosa del genere (stuprare una donna) perché lui stesso ha parentela di sesso femminile. La stessa vittima, che aveva testimoniato in merito al suo netto rifiuto e conseguente brutalità dell’atto, quando le è stato domandato: “potrebbe essere che l’imputato pensasse che lei fosse d’accordo?”, ha risposto positivamente. Così, riconosciuta l’esperienza quale “duro colpo” per la parte lesa, questo episodio di sesso violento non è stato considerato stupro, e l’accusa è caduta.
La crisi dello stupro in Europa
Questo non è un caso unico. Ondate di casi di stupri sono state segnalate ovunque dove sono presenti immigrati musulmani, mentre i media mainstream rimangono costantemente in silenzio davanti a tale situazione, se non tentando di difendere o falsificare i fatti (reati) quando non possono astenersi dal coprire l’episodio. Tuttavia, il caso riportato è degno di nota quale dichiarazione pressoché ufficiale del Governo tedesco di assoluzione di un caso si stupro, a cui probabilmente tutti i Paesi dell’Europa occidentale andranno dietro.
Lasciateli venire e lasciateli stuprare senza conseguenze.
Le menzogne della sinistra hanno indottrinato in modo così perentorio i nativi tedeschi, che il loro rispetto multiculturale aperto a tutti, e il loro conformismo burocratico, giungono a distorcere quello che sottostà ad un chiarissimo cosa di stupro come un’offensiva questione culturale, una questione per la quale sia l’autorità legale che la donna sessualmente aggredita hanno risposto affermativamente. Nulla, durante il procedimento legale, è stato nascosto od occultato; tutte le prove sono state confermate e ben comprese, ma per essere ignorate come un malinteso etnico.
Creatosi un precedente – dopo aver quindi “importato” una vera cultura dello stupro nella loro società – il popolo tedesco sempre più raramente riuscirà a segnalare casi di violenza perpetrati dai miscredenti musulmani, ed ancor più raramente riuscirà a vincerli in un’aula di tribunale.
La polizia preferisce coprire questi crimini, inclusi i rapimenti delle loro donne, piuttosto che rischiare carriere e stipendi, per paura di essere marchiati come islamofobi in una società a tal punto multiculturale. Uno studio nazionale ha dimostrato come vengano condannato meno del 10% degli accusati di stupro (anche se per ragioni di privacy è impossibile conoscere la religione e l’etnia di questi uomini).
Dov’è la protesta nazionale?
Nonostante i migliori sforzi dei media liberali per eliminare accuse e condanne nei confronti della criminalità migrante, tali informazioni permangono indistruttibili e disponibili a tutti coloro che le cercano. Ma coloro che sanno, anche se fisicamente potranno essere in grado di difendere i propri amici e familiari, non avranno però l’influenza politica e l’appoggio di massa per arrestare lo sgretolamento della loro società. Alcuni, capendo che non saranno in grado di eliminare le nuove minacce portate contro loro casa avita, sono diventati a loro volta degli “emarginati” nella loro nazione invasa.
Poiché allo Stato Islamico viene dato campo libero al conseguimento di una dominanza culturale, la supina maggioranza continua con la propria vita, senza preoccuparsi dell’esistenza stessa del suo popolo. Purtroppo, le persone in grado di agire, i pochi uomini rimasti, sono stati cresciuti in ambienti via via sempre più femminilizzati, pacifisti e logoranti, indottrinati nell’accettazione entusiastica multiculturale.
Come “racconta” questi eventi la dominante istituzione liberale di sinistra?
Il problema più evidente all’interno di una narrazione menzognera è che bisogna gestire le evidenti incongruenze che tale produzione lascia intravedere a chi la segue. Il silenzio, il non riportare le notizie, il loro nascondimento, è una tattica basica e semplice per mettere i burattini nelle condizioni di non notare eventi che altrimenti sarebbero inaccettabili. Tale trattamento è una meritata conseguenza per tutti coloro che hanno vissuto vite viziate e nella bambagia e che non si abbassano a cercare la verità oltre alle “notizie” ufficiali, prontamente negando e attaccando l’esistenza di qualsiasi cosa vada al di là dell’istruzione fornita dall’istituzione dominante.
Tuttavia, nascondere le violente realtà del multiculturalismo è oggi quasi impossibile. Allora viene impiegata una strategia ancora più potente, e di conseguenza molto più evidente: la distorsione. Se riesci a “deformare” la mentalità culturale riuscirai a far passare nella società qualsiasi cosa, anche permettere gli atti più efferati a cielo aperto sotto lo sguardo indifferente di quelli che controlli.
La scuola di sinistra è un perfetto esempio di questa applicazione, la quale sembra descrivere come “ridicolaggini” tutti gli accadimenti che si stanno palesando in Europa, quali “incidenti eccezionalmente rari”, un “malinteso razzista o “fabbricazione di estremisti”. Pochi sfuggono al sistema, e la maggior parte di quelli che ci riescono sono direttamente segnati da attacchi a sfondo personale.
La battaglia culturale è una lotta per la verità, e l’innato ma arduo processo di riconversione richiede decenni per illuminare una parte significativa di uomini. Quando gli anni passano nel declino, tale processo si può anche accelerare e può dare sfogo ad una immediata realizzazione, ma può al contrario anche ristagnare, mentre la nazione cade sempre più in profondità nell’ignoranza istituzionalizzata.
La scelta è tua, Germania.