http://it.avoiceformen.com/misandria/la-cassazione-si-e-pronunciata-gli-uomini-non-hanno-gli-stessi-diritti-delle-donne/ La Cassazione si è pronunciata: gli uomini non hanno gli stessi diritti delle donne!
giugno 5, 2017 By Giulio Tandiod 5 Comments
È tempo che gli uomini comincino a prendere coscienza della loro condizione e che comincino a considerare seriamente di agire, perché altrimenti, nei prossimi anni nessuno sarà in grado di garantire loro il principio di uguaglianza davanti alla legge. Già oggi, in maniera velata, questo viene violato dai giudici e dalle corti italiane, a danno degli uomini e dei padri, ma nel prossimo futuro, se non ci sarà una presa di coscienza seria e un attivismo forte, il principio di discriminazione sarà ufficializzato a tutti gli effetti. Non è propaganda, nè finto allarmismo, ma ciò che è accaduto in questi giorni è di una gravità inaudita, e tra poco chiariremo il perché.
Qualche tempo fa pubblicammo un articolo che potete leggere qui: La paternità imposta. Lo scherzo a Moreno de Le Iene, su cui c’è poco da ridere e molto da riflettere.
Lo scopo era di mettere in evidenza la palese disparità di trattamento riservata agli uomini in ambito riproduttivo. Mentre alla donna, infatti, la legge garantisce il diritto all’ aborto e al parto in totale anonimato, lasciando in adozione il proprio figlio senza nemmeno l’obbligo di avvisare il padre naturale, all’uomo non viene riconosciuto nessun diritto analogo che gli consenta di rifiutare la paternità naturale. Perfino quando è stato ingannato, l’uomo può essere chiamato in giudizio e con un provvedimento del giudice, costretto a sostenere le spese per un figlio che non ha mai voluto.
Come già scrivevamo altrove, l’uomo:
non avrà quindi nessuna tutela che gli consentirà di scegliere in modo consapevole se essere padre o meno, ma la sua volontà sarà subordinata a quella della donna. La paternità viene allora considerata un diritto soltanto se la volontà di essere padre coincide con quella della donna di essere madre. In alternativa, o si trasforma in un obbligo o viene totalmente calpestata. Ecco la parità dei diritti secondo la moderna società femminista.
Oggi questa palese discriminazione, alla quale il legislatore potrebbe mettere fine con una legge ad hoc, viene confermata dalla Corte di Cassazione con una sentenza che definire vergognosa è un complimento. Il provvedimento è il numero 13880/17 del 1.06.2017, emanato in seguito ad un ricorso di un padre che lamentava proprio questa indegna disparità di trattamento.
Il “Palazzaccio”, che ci asteniamo dal definire con qualsiasi tipo di epiteto per evitare spiacevoli conseguenze (ma voi nel vostro privato fate pure senza problemi) ha stabilito, in palese violazione con l’art. 3 della Costituzione, che tale discriminazione non è una discriminazione, e che il padre ha l’obbligo di riconoscere il figlio; la madre invece, oltre a poter esercitare l’aborto, ha il diritto al parto anonimo e a non far conoscere le proprie generalità sino alla morte.
La logica è semplice: è lecito e legittimo che la legge tratti diversamente uomini e donne. Ma sono le ragioni di questa decisione che dovrebbero spaventare perché abbracciano totalmente quella dottrina femminista che sostiene la superiorità morale dell’agire e delle scelte femminili rispetto a quelli maschili.
Afferma la Corte infatti che:
(…)le situazioni della madre e del padre non sono paragonabili, perché l’interesse della donna a interrompere la gravidanza o a rimanere anonima non può essere assimilato all’interesse di chi, negando la volontà diretta alla procreazione, pretenda di sottrarsi alla dichiarazione di paternità naturale
In queste poche righe si afferma che la volontà dell’uomo di rifiutare la paternità, moralmente non ha lo stesso valore di quella della donna.
Detto in altri termini la Corte entra nelle scelte personali di ciascuno, con la pretesa di stabilire a priori le ragioni che spingono uomini e donne a rifiutare lo status di genitore, e stabilisce che mentre la donna è spinta da ragioni nobili, di indigenza o relazionali, l’uomo è sempre spinto da ragioni egoistiche legate alla volontà di sottrarsi agli obblighi economici e alle responsabilità che derivano dalla filiazione.
Si tratta di una sentenza storica per la portata di quello che afferma. Essa statuisce la sottomissione morale dell’uomo alla donna che apre, di conseguenza, a quella giuridica, di diritto. Sulla base di questo principio qualsiasi comportamento, lo stesso comportamento, compiuto da un uomo e da una donna potrebbe essere valutato diversamente, anche davanti alla legge. Siamo vicini ad una sorta di diritto speciale, che sebbene già applicato di nascosto, potrebbe venire ufficializzato. C’è da avere paura, e non poco.