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...probabilmente perchè è passato sotto il tritacarne anche qualcuno che contava. ........
Come tutte le sentenze che riteniamo positive, anche questa va analizzata attentamente e "presa con pinze"...In questo caso è "qualcuno che conta"...... ed ha la capacità economica di versare 2 milioni di euro alla ex moglie.....http://www.lastampa.it/2017/05/11/italia/cronache/la-battaglia-dellex-ministro-grilli-finalmente-finito-lincubo-0Q4vkdtRSahRkA0K45JzzL/pagina.html
Vabbè come ha fatto notare una matrimonialista testè al tg5 , si tratta di una sentenza, non è vincolante, un giudice può continuare a far valere il vecchio principio del tenore di vita. Dipende dal giudice....
Mogli (povere) in rivolta: "Così torneremo schiave"Allarme dal Forum delle associazioni familiari: "Il coniuge debole subirà i soprusi di quello forte"Ma perché, da ieri, tutti i mariti guardano la moglie con un ghigno di malefica soddisfazione? Come a sottendere: cara la mia strega, la pacchia è finita! Dove per «pacchia» si intende quella specie di «vitalizio» di mantenimento che finora lui versava a lei (rarissimi i casi contrari) per continuare a garantire alla «poveretta» separata il famigerato «vecchio tenore di vita goduto nel corso del matrimonio»; «tenore» che - pur se «afono» - rappresenta sempre una bella mazzata al portafoglio.Ma dopo la sentenza «anti-furbette dell'assegnetto», le divorziate più esose avranno meno canches di batter Cassa(zione). Nel day after che la Suprema ha illuminato col nuovo concetto di «parametro di spettanza» le donne (tutte potenziali separande o divorziande) stentano ad abituarsi ai nuovi valori (economici e non) dell'«indipendenza» e dell'«autosufficienza».Fatto sta che ieri le metà «deboli» si sono unite, scendendo in campo con parole «molto preoccupate», di cui si è fatto portavoce il Forum delle associazioni familiari italiane: «Dopo questa sentenza c'è il rischio che molte mogli accetteranno soprusi pur di rimanere sposate». Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum, prospetta uno scenario tutt'altro che rosa: «Nel caso di famiglie della media e piccola borghesia, il coniuge debole, ad esempio una moglie che ha dedicato la vita alla famiglia, rischia di trovarsi in una situazione di povertà». «La situazione è gravissima - spiega l'esperto all'Adnkronos -: se il marito decide di divorziare l'assegno non sarà parametrato a quello che la moglie ha contribuito a realizzare ma solo alle necessità di autosufficienza e sopravvivenza, che può essere pari a una pensione sociale». E poi: «Il caso preso in esame dalla Cassazione riguarda un ex ministro e un imprenditrice ma se la situazione viene rapportata a una famiglia di media o piccola borghesia, dove uno stipendio può essere intorno ai 4 5mila euro, la moglie può essere liquidata con 5-600 euro al mese, quindi in una situazione di vera povertà». Catastrofica la conclusione dell'avvocato Bassi: «Il matrimonio perde il suo significato di impegno reciproco e il divorzio, che avrebbe dovuto rendere le donne libere, le renderà invece schiave».Uomo «schiavista» avvisato, mezzo salvato...
Non è una rivoluzione, infatti, ma solo il frutto di una lenta ed inesorabile erosione delle tutele per i soggetti economicamente più deboli. Denota la definitiva scomparsa della consapevolezza del contributo economico fornito dal lavoro domestico e di cura, dal quale gli uomini traggono profitto – individualmente e collettivamente, che lo vogliano o meno. Ma se ignoriamo il valore del lavoro domestico all'interno della famiglia, esso perde di valore per tutta la società: lo dimostra la cronica assenza di tutti quei servizi (asili nido, ad esempio, centri estivi, doposcuola) che dovrebbero assistere le donne che lavorano anche fuori casa. Non è una rivoluzione perché per arrivare a questo c'è voluto un gran bel lavoro di mistificazione, che va avanti da tanto, tanto tempo.Presentarla come "rivoluzione" è una mistificazione, perché presuppone che fino ad oggi il sistema favorisse indiscriminatamente le donne. Basta leggere i commenti alla notizia, per rendersene conto: "Forse così molte donne la smetteranno di fare le mantenute", "E' brutto non potersi più fare mantenere, vero?", "E' finita la pacchia!!! Finalmente si va verso una vera parità"... ma quale pacchia? Pacchia per chi?
Lisa Lowenstein: "Sentenza punisce tutte le donne"Divorzio, parla l'ex moglie del ministro che ha perso l'assegno: "La Corte mi ha distrutto: non ho casa né soldi, eppure ho contribuito alla ricchezza di mio marito"di FRANCO VANNIMILANO - Parla un italiano perfetto. Piange, non si dà pace. "Quella sentenza mi ha distrutto. Prima la corte d'appello, poi la cassazione, hanno ignorato tutti gli elementi che dimostrano la verità: non ho soldi, non ho una casa, mantengo mia madre vedova e malata. E come moglie ho contribuito in modo determinante alla ricchezza del mio ex marito. Lo ho sposato che era un ricercatore universitario, siamo cresciuti insieme". Lisa Lowenstein dal 2008, anno del divorzio da Vittorio Grilli, è tornata negli Stati Uniti.La sentenza stabilisce che all'ex moglie non è dovuto assegno se è capace di provvedere a se stessa."Mio padre, architetto, è morto giovane senza lasciare eredità. Sopravvivo. Faccio qualche consulenza ad artisti, per fare fruttare il loro lavoro. Sono la classica ex moglie italiana, che con il divorzio ha perso ogni cosa. Affetti, soldi, futuro, radici. Mi spiace per le donne che soffriranno per colpa di questa sentenza".Le donne che vanno incontro a un divorzio?"Certo. A chi ha scelto di essere moglie e madre. È un lavoro. Non riconoscerlo è assurdo. Io ci sono cascata. Dopo questa scellerata sentenza, temo toccherà a molte".Lei dal suo ex marito, ministro dell'Economia nel governo Monti, non ha avuto nulla?"Ho letto che mi avrebbe dato due milioni. Ho avuto 500mila euro, poi più niente. È quanto guadagnano ogni anno i miei compagni della London Business School, laureati con voti inferiori ai miei. Mentre loro lavoravano, io facevo la Signora Grilli".Cosa comportava essere la moglie del più importante dirigente del Tesoro?"Compravo e vendevo auto. Organizzavo traslochi. Curavo le ristrutturazioni di casa. E poi c'erano gli obblighi della mondanità".Quali obblighi?"Le cene con nobili, ambasciatori, ministri. Le serate scintillanti in cui si tessevano relazioni, si accordavano favori, si costruivano carriere. Io sorridevo e soffrivo. Mi sentivo a mio agio solo nelle cucine, vicina alle cameriere, donne umili che nell'ombra mandavano avanti la messinscena".Ha mai lavorato in Italia?"Non potevo. Non a pagamento. Mio marito era molto esposto, qualsiasi cosa avessi fatto nel mio campo - la consulenza strategica - sarebbe stato visto come un conflitto di interessi. I giornali parlarono di una consulenza che avrei avuto da Finmeccanica. Falso, mai visto un euro. Dovevo stare al mio posto".Qual era il suo posto?"Un uomo molto potente mi disse che se volevo aiutare mio marito avrei dovuto stare a casa, occuparmi dell'acconciatura e rilassarmi, sacrificando ogni ambizione".Quali erano le sue ambizioni?"Sono nata a New Haven, Connecticut. Mio padre mi ha insegnato che essere donna non è un handicap. Da ragazzina sapevo riparare un'automobile. Sono stata una studentessa brillante. Credevo nel merito. Poi sono arrivata a Roma e ho capito".Cosa ha capito?"Che nel bel mondo romano contano le conoscenze, a tutti i livelli. Nel 1994, appena atterrata, in tintoria mi distrussero dei vestiti di seta. Volevo indietro i miei soldi. Un'amica romana, conosciuta a Londra, mi disse che avrei dovuto spendere col tintore nomi importanti. Magari qualcuno in Comune che poteva fargli avere problemi con la licenza. Pensavo scherzasse. Dopo pochi mesi, era la mia vita".Per un periodo ha lavorato a Roma."Aiutavo gratis il ministro della Cultura Giuliano Urbani. Mi ascoltava, ero felice. Ma è durata poco. Presto è ricominciato il carosello delle serate. Ho capito a che punto ero arrivata quando ospiti di un presidente del Consiglio mi è stato fatto pesare il fatto di avere lo stesso abito di un'altra invitata".A un certo punto, ha aperto un'azienda di gadget per turisti."Nel 1998. Avevo negozi in aeroporto a Roma, a Venezia. Lavoravo con artigiani italiani, aprivo loro le porte del commercio mondiale. Dopo l'11 settembre 2001, con il crollo dei voli, le cose sono cominciate ad andare male".E le banche hanno continuato a prestarle soldi?"Non ne ho idea. Dei profili fiscali si occupava un commercialista che non mi ero scelta. Non so nemmeno se la società sia fallita. In mio marito avevo una fiducia totale. Dipendevo da lui in tutto".E non è riuscita a dimostrarlo nella causa di divorzio?"Con il mio avvocato, Salvatore Santagata, abbiamo portato ogni prova, ma i giudici non ne hanno tenuto conto. Si sono rifiutati di sentire i nostri testimoni. Della questione dovrebbero occuparsi le sezioni unite della cassazione, non una sezione soltanto. La natura mi ha negato la gioia di avere un figlio, la giustizia italiana mi ha tolto tutto il resto. Fosse per me, e per il mio avvocato, questa vicenda non sarebbe nemmeno pubblica. Non siamo certo stati noi a fare circolare il nome mio né quello di mio marito".È più tornata in Italia dopo il divorzio?"Principalmente per le udienze, e mi dispiace. Per me è ancora casa mia. Ma manco dal 2012. Ora mi piacerebbe poterci tornare, ma non saprei dove trovare i soldi per il biglietto aereo".
non ho soldi, non ho una casa, mantengo mia madre vedova e malata
Ho avuto 500mila euro, poi più niente.
Lisa Lowenstein: "Sentenza punisce tutte le donne"Bla, bla, bla...
Comunque secondo me è una sentenza che avvantaggia i meno abbienti, nel senso che se un berlusconi qualsiasi deve versare milioni di euro alla sua ex moglie, sicuramente non finirà in mezzo a una strada come molti padri separati con reddito basso/mediobasso.
notizia importante, forse il calo dei matrimoni sta mettendo un pò di paura
....e forse si sono magicamente resi anche conto del nesso divorzio antiuomo -"femminicidio".
Forse può esserci anche un'altra lettura. E' da tempo che sento parlare con insistenza di quanto in Italia le donne lavorino poco , di come rispetto all'Europa le donne italiane siano poco presenti nel mondo del lavoro. Se proprio vogliamo leggerci un disegno di "indirizzamento sociale" potrebbe essere anche la volontà di spronare le donne a cercarsi un lavoro invece di contare , alle brutte, su un buon matrimonio. Più donne al lavoro (che è anche giusto) naturalmente significa più offerta di lavoratori con tutto ciò che segue.