Autore Topic: Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita  (Letto 77655 volte)

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Alberto1986

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #45 il: Maggio 12, 2017, 23:27:02 pm »
Divertentissima Lisa Lowenstein...

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/12/news/divorzio_l_ex_moglie_del_ministro_che_ha_perso_l_assegno_sentenza_punisce_tutte_le_donne_-165223097/
....

Stupida, ottusa, parassita e complessata. Il mix perfetto. Per il resto abbiamo un'altra testimonianza di come per le super donnine multitasking, il matrimonio sia nient'altro che un mezzo per sistemarsi a vita nonchè un modo assai più semplice ed alternativo a quello di fare carriera lavorativa. Tutto qui.
Ps: se l'ex studentessa brillante è in grado di "sistemare le automobili", le consiglierei di mandare il curriculum ad un'officina della zona, dato che urgono quote rosa nei lavori manuali.

Online Massimo

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #46 il: Maggio 13, 2017, 00:08:23 am »
Stupida, ottusa, parassita e complessata. Il mix perfetto. Per il resto abbiamo un'altra testimonianza di come per le super donnine multitasking, il matrimonio sia nient'altro che un mezzo per sistemarsi a vita nonchè un modo assai più semplice ed alternativo a quello di fare carriera lavorativa. Tutto qui.
Ps: se l'ex studentessa brillante è in grado di "sistemare le automobili", le consiglierei di mandare il curriculum ad un'officina della zona, dato che urgono quote rosa nei lavori manuali.
A quanto pare alla seduzione di farsi mantenere dall'uomo ricco e potente non resistono neppure le "emancipate" femmine americane.
Le quali, per quante educate ad "aggiustare le macchine" e a pensare che "essere una donna non è un handicap" non appena hanno la
possibilità di "sistemarsi" senza lavorare, la colgono al volo. A questa però è andata male. Ce ne dovrebbe fregare qualcosa? A me, no.

Online Jason

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #47 il: Maggio 13, 2017, 09:33:49 am »
https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2017/05/13/andate-a-lavorare/

Come volevasi dimostrare , la cazzara femminista più cazzara del web esce fuori dai gangheri e consiglia di non sposarsi alle donne.

Per le femministe quindi se una sentenza mette un pò di giustizia allora il matrimonio è ancora più da boicottare rispetto a prima .

Mi fa piacere che finalmente mostrino il loro vero volto . Rosica, ricciocorno, nel frattempo  :w00t:
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Offline Sardus_Pater

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #48 il: Maggio 13, 2017, 10:23:59 am »
Quanto godo nel sentire lo stridore di denti del ricciocorno :lol: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Alberto1986

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #49 il: Maggio 13, 2017, 13:51:45 pm »
Quanto godo nel sentire lo stridore di denti del ricciocorno :lol: .

La ricciocornuta è schiattata  ;)

Offline Vicus

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #50 il: Maggio 13, 2017, 14:35:57 pm »
Come da copione, per le donne di oggi gli uomini sono Bancomat o gigolò quindi perché sposarli?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Cassiodoro

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #51 il: Maggio 13, 2017, 15:03:01 pm »
Citazione da:  
...le donne (tutte potenziali separande o divorziande) stentano ad abituarsi ai nuovi valori (economici e non) dell'«indipendenza» e dell'«autosufficienza»....

E' sempre stato difficile, per le donne, scrollarsi di dosso la "tutela" (del patriarcato) di qualcuno, prima della madre, poi del padre, poi dei fratelli infine quella del marito anche quando è ormai "EX"
"Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante" - "Ah sì? E cosa ha capito?" - "Che vola solo chi osa farlo"

Offline Sardus_Pater

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #52 il: Maggio 13, 2017, 15:14:32 pm »
Come da copione, per le donne di oggi gli uomini sono Bancomat o gigolò quindi perché sposarli?

La cosa bella (sentita con le mie orecchie) è che diverse donne, non direttamente coinvolte in storie di separazione (ovviamente), arrivano ad ammettere, a volte anche con tono di rimprovero ( :blink: ), che le loro consimili separate usano gli ex compagni come bancomat. Mi è proprio successo ad una cena ieri sera. Mi era già successo un'altra volta. Porco cane, tutte comprensive nei confronti del povero fesso cornuto e mazziato salvo poi riciclarsi in vampiresse quando la ruota gira nel verso che vogliono loro*.

*anche se metto la mano sul fuoco sull'onestà intellettuale e caratteriale dell'interlocutrice di ieri sera
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #53 il: Maggio 13, 2017, 16:05:06 pm »
Tutte virtuose con la vita degli altri!
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #54 il: Maggio 13, 2017, 23:25:44 pm »
il ricciocorno schiattoso finalmente schiattò,
RIP :D

Offline Angelo

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #55 il: Maggio 15, 2017, 21:48:30 pm »
Sta schiattando un'altra femminista intanto. I commenti alla femminista sono uno spettacolo. Leggete qui --->

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/14/divorzio-la-sentenza-della-corte-rendera-le-donne-ancora-piu-povere/3582923/

Non c’è dubbio: la sentenza della Corte di Cassazione sull’assegno di mantenimento in caso di divorzio era nell’aria. Era crescente nell’opinione pubblica la convinzione che quei padri sempre più numerosi costretti a vivere in condizioni miserevoli, a tornare a casa dei genitori, a mangiare – anche questo succede – alla Caritas, privi insomma di qualsiasi mezzo di sostentamento (basti pensare che la legge fissa a 600 euro il reddito minimo per il coniuge che versa, un vero assurdo) fossero uno scandalo a cui bisognava porre rimedio. E anche se nel caso che ha generato la sentenza  – quello dell’ex ministro Grilli e sua moglie – non c’era rischio di indigenza per il marito, le conseguenze di un’interpretazione (ancora non è legge, anche se c’è chi la auspica) potrebbero valere per molti.

La rivoluzione sta lì: dove si sostiene che l’assegno non debba più in alcun modo garantire al coniuge lo stesso tenore di vita di prima, ma solo versare un mantenimento che consenta all’altro di (soprav-)vivere. Questo mantenimento può venire a mancare quando, in base ad alcuni criteri, pure ragionevoli, si dimostra che il coniuge che chiede l’assegno è autosufficiente: redditi, patrimoni, possibilità di lavorare, casa di abitazione. Ma sarà onere del coniuge debole, cioè praticamente la donna, dimostrare di non avere abbastanza per andare avanti da sola. Resta invece invariato l’obbligo di mantenimento dei figli. Messa così, sembra una sentenza coerente, priva di qualunque ingiustizia, non sbilanciata a favore di alcun coniuge. A guardare bene, però, le cose stanno diversamente. E per capirlo bisogna mettere questa sentenza sullo sfondo della situazione economica e sociale italiana, e delle condizioni dei due genere, uomo e donna nel nostro paese.

Anzitutto una premessa: che la Corte dica che il matrimonio non debba essere inteso come una sistemazione lo trovo abbastanza offensivo verso le donne. Ci saranno anche le scroccone che si sposano per soldi, ma onestamente per quanto vedo in giro sono pochissime e di altre generazioni. Oggi, le giovani donne non hanno questa mentalità. Pure il richiamo al matrimonio come “scelta libera e responsabile” mi sembra una frase infelice. Tutti si sposano credendo di fare una scelta simile,  insinuare una cattiva coscienza – anche qui alla donna – non lo trovo per nulla gradevole.

Ad ogni modo, prendiamo per esempio due coniugi che guadagnino rispettivamente duemilacinquecento – lui, a tempo indeterminato – e mille lei, da precaria. Normalmente, una volta divorziati lei avrebbe avuto un piccolo assegno di mantenimento. In base alla nuova interpretazione, lei potrebbe non avere nulla, neanche il diritto alla casa, se non di sua proprietà. La Corte non ha stabilito – è solo una prima sentenza – quale sia la soglia di sostentamento sotto la quale non si può scendere, ma è probabile che in futuro sarà stabilita molto in basso. A precipitare nella povertà, insomma, sarà lei.

Altro esempio, forse più grave: consideriamo una donna che lascia il lavoro per crescere i figli, fatti con un marito professionista che guadagna molto bene. In base alla nuova lettura, anche lei avrà diritto a un assegno minuscolo, e nessuno le riconoscerà i vent’anni di lavoro a casa, che magari hanno consentito al marito di fare carriera, tranquillo che tutte le faccende domestiche e la cura dei figli fossero seguite e risolte dalla moglie. Anche perché sono molto spesso i mariti a spingere le mogli a smettere di lavorare. E queste accettano di farlo non perché ebeti, ma perché si rendono conto che in una famiglia dove tutti e due lavorano tantissimo il tasso di stress e conflittualità schizza alle stelle, con conseguenze anche sui bambini. Solo che in genere è lei a lasciare, proprio perché quasi sempre guadagna di meno e spesso molto meno. Quando i figli saranno grandi, e finirà anche il mantenimento per loro, questa donna potrebbe trovarsi senza nulla.

C’è di più. Come ha notato la sociologa Chiara Saraceno, (e qui torniamo alle condizioni economiche e sociali), che le donne lavorino meno, guadagnino meno, siano più molto più precarie è un fatto. E no, non dite che è una scelta perché non lo è, è una triste condizione: altrimenti perché nel 99% dei casi il coniuge “debole” risulta lei? Non dovrebbe essere 50 e 50? Perciò non è vero che ci si sposa in condizioni di parità, perché la vera parità sarebbe avere stipendi simili, tasso di occupazione identici, contratti uguali.

Dunque, concludendo, quali potrebbero essere le conseguenze di questa sentenza sulle donne?

Senz’altro, un drammatico aumento della povertà. D’altronde, visto che lo Stato non interviene per aiutare le coppie separate, visto che non esiste reddito minimo e sussidio di povertà, se lui torna ad avere più soldi, lei ne avrà meno. A questo punto alle donne converrebbe, per non restare fregate, mettere tutte le proprie energie sulla ricerca di un lavoro stabile e retribuito. Peccato che questo potrebbe voler dire lunghissimo precariato, impegno lavorativo per dieci o più ore al giorno per anni, caccia ossessiva ad un’occupazione, costi quel che costi. Tutto questo per trovare magari un lavoro decente verso i 40 anni, non a 25, come negli altri paesi.

Tutto bellissimo, Pil che cresce, insomma risultati meravigliosi. Se non fosse per un particolare: non ci sarebbero più figli, o ce ne sarebbero molti di meno. Perché sì, le statistiche dicono che chi ha il lavoro stabile fa più figli, ma questo riguarda quelle sacche felici – specie al nord – dove ancora esistono lavori stabili. Molto più diffusa è un’altra condizione, per la quale oggi i figli si fanno quando ancora magari sei precaria – se aspetti la stabilità sarai di sicuro infertile –  oppure guadagni così poco che di comune accordo col marito resti a casa per qualche anno per poterli crescere (le statistiche dicono che sono aumentate le donne che restano a casa dopo un figlio, o comunque le madri che non lavorano).

Insomma, ci vuole un compromesso, spesso al ribasso, spesso a scapito delle donne, che poi pagano un prezzo salatissimo. Ma almeno mettono al mondo qualcuno. Un dettaglio non proprio irrilevante, vista la crisi demografia del nostro paese. D’ora in poi, invece si andrà felicemente all’altare in menopausa, senza figli a fare i paggetti. Ma finalmente “liberi ed eguali”.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #56 il: Maggio 15, 2017, 22:09:26 pm »
Dicono tanto che fare la casalinga sia espressione di "dominio maschile sulle donne", "patriarcato", "maschilismo" . Poi quando escono sentenze giuste come questa, stranamente si riscoprono fans degli angeli del focolare. Comunque la migliore di tutti rimane sempre ricciocorno che ora consiglia di "non sposarsi". Lei.

Insultare queste basse forme di vita sarebbe da considerare un lavoro utile per la società  :lol:
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
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Online Frank

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #57 il: Maggio 15, 2017, 22:16:14 pm »
Elisabetta Ambrosi, ovvero la mentecatta che scrisse questo libro.
http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/guerriere-9788861906082.php
Citazione
Le Ultime 20
12 Maggio 2015
"Guerriere" di Elisabetta Ambrosi. Che cosa significa essere madri in Italia.

Queste tizie andrebbero realmente spedite in paesi come l'Arabia Saudita e l'Afghanistan, per un corso di rieducazione, perché definirle delle povere imbecilli è poco. Anzi, è un complimento.

Anche parole come queste la dicono lunga sull'imbecillità della tizia in questione.
Citazione
Tutto questo per trovare magari un lavoro decente verso i 40 anni, non a 25, come negli altri paesi.

A parte il fatto che sarebbe da chiedere pure a lei "quali paesi, cretina?"...
Ma, a parte questo, forse quello non è un discorso che riguarda anche un mare di uomini?
Non parliamo poi del fatto che una donna disoccupata è (o può essere) ugualmente appetibile per molti uomini; il contrario non esiste proprio.
Infatti la disoccupazione è generalmente un problema più drammatico per gli uomini piuttosto che per le donne.

Offline Angelo

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #58 il: Maggio 15, 2017, 22:23:50 pm »
Elisabetta Ambrosi, ovvero la mentecatta che scrisse questo libro.
http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/guerriere-9788861906082.php
Queste tizie andrebbero realmente spedite in paesi come l'Arabia saudita e l'Afghanistan, per un corso di rieducazione, perché definirle delle povere imbecilli è poco. Anzi, è un complimento.

Anche parole come queste la dicono lunga sull'imbecillità della tizia in questione.
A parte il fatto che sarebbe da chiedere pure a lei "quali paesi, cretina?"...
Ma, a parte questo, forse quello non è un discorso che riguarda anche un mare di uomini?
Non parliamo poi del fatto che una donna disoccupata è (o può essere) ugualmente appetibile per molti uomini; il contrario non esiste proprio.
Infatti la disoccupazione è generalmente un problema più drammatico per gli uomini piuttosto che per le donne.

Afghanistan sarebbe il paese ideale per questa femminista. Anche se per la biografia che la stessa ha scritto la manderei in paesi cattolici "vecchio stile" o meglio ancora in un paese veramente comunista come la Corea del Nord o in Transnistria.

Leggete qui --->

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/eambrosi/

Giornalista professionista e scrittrice, vivo a Roma. Nata con un dna liberale, cresciuta in un paese catto-comunista, allevata tra ostie consacrate, balli neocatecumenali e canti scout. A venti studiavo Kant sopra la cyclette e iniziavo un’analisi freudiana, a trenta scrivevo un libro contro gli psicoanalisti e mi ricordavo di avere un corpo. Il mio motto? Prendere sempre le cose sul serio, senza mai prendersi sul serio.
Oggi scrivo soprattutto per “Il Fatto” (su cui curo, con Lia Celi, lo spazio “Le Fattucchiere” sul Fatto del lunedì), ma anche per Vanity Fair.it, dove ho il blog Sexand(the)Stress e per D.Repubblica.it. Mi occupo di cultura, editoria, tv, lavoro e temi sociali, bioetica, questioni di genere, infanzia e qualche volta politica.
I miei libri: Non è un paese per giovani.L’anomalia italiana: una generazione senza voce (con A. Rosina, Marsilio editore), Inconscio Ladro. Malefatte degli psicoanalisti (La Lepre editore), Chi ha paura di Nichi Vendola? Le parole di un leader che appassiona e divide l’Italia (Marsilio editore), Mamma a modo mio. Guida pratica ed emotiva per neomamme fuori dal coro (Urra-Feltrinelli editore), Sos.Tata. Nuovi consigli, regole e ricette per crescere ed educare bambini consapevoli e felici (Feltrinelli editore), Guerriere. La resistenza delle nuove mamme italiane (Chiare Lettere editore).
Per conoscermi meglio:
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Angelo

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #59 il: Maggio 15, 2017, 22:45:19 pm »
In merito a tale sentenza, anche Eretica si pronuncia. E come ultimamente fa, tenta di abbindolare i soliti zerbini e le solite comari femministe. Guardate che artista della paraculeria. Lo schema è conosciuto. Eretica quando nota che la "misura è colma" e che le azioni femministe hanno oramai una forte riprovazione sociale comincia con l'affibbiare l'aggettivo patriarcale a leggi che pochi mesi fa chiamava femministe. Poi, capendo che farsi nemico un ex può talvolta esser "pericoloso" oltre che mediaticamente perdente come atteggiamento, comincia a richiedere quello che pretendeva dall'ex da altre persone (ossia lo Stato, ossia dagli uomini come collettività). 

https://abbattoimuri.wordpress.com/2017/05/13/sentenza-di-cassazione-mantenimento-non-piu-in-rispetto-del-precedente-tenore-di-vita/

La sentenza di cassazione che decide che non si deve più valutare la cifra sul mantenimento dell’ex in relazione al precedente tenore di vita non piace ad alcune femministe che ritengono, ancora, sia necessario favorire una modalità patriarcale e paternalista che giudica le donne vittime e bisognose di tutela da parte dell’ex.

Piuttosto che rivendicare la continuità con uno schema ancora patriarcale si potrebbe ragionare del fatto che va garantita l’autonomia della donna, autonomia che va negoziata con governi e imprese, datori di lavoro e luoghi di formazione, famiglie che non condividono i ruoli di cura e lasciano alle donne il peso di tutte le faccende che riguardano, per l’appunto, questioni riproduttive e di cura.

Quel mantenimento fu rivendicazione basata sul fatto che la società dell’epoca in cui fu approvata la legge sul divorzio era ancora lo specchio di una mentalità e una cultura sessista ragion per cui serviva assicurare denaro alla donna che doveva, anche dopo la separazione e il divorzio, prendersi cura dei figli a tempo pieno. Fu una resa rispetto ad altre possibili rivendicazioni che a mio avviso sono contenute oggi nelle richieste di donne che piuttosto vogliono che i padri si assumano le proprie responsabilità prima e dopo il divorzio affinché le donne possano costruire e realizzare la propria autonomia economica senza mantenere stretto quel filo di dipendenza che spesso impedisce a donne che subiscono violenza di dover restare legate a uomini violenti.

Affermare che la donna ha bisogno di essere mantenuta dall’ex significa dare una mano allo Stato, alle istituzioni patriarcali, che gettano tutto il peso del divorzio sulle spalle di una coppia che alla meglio supererà il problema con un po’ di buon senso ma alla peggio rimarrà in attesa di una sentenza litigiosa che danneggerà entrambi.

La questione del rispetto del precedente tenore di vita è una cavolata che corrisponde alla mentalità che ho descritto. Fare in modo che le donne restino fedeli ai propri ruoli anche dopo il divorzio con l’uomo che liquida una sorta di stipendio in sostituzione di uno Stato che non fornisce adeguate risorse e servizi per consentire ad una donna di rendersi indipendente.

E’ una cavolata anche perché dopo una separazione, quando non parliamo di divorzio tra persone straricche, i due ex coniugi, probabilmente precari, avranno il loro bel da fare per provare a campare alla meglio con i soldi che hanno. Un conto è dover stare nella stessa casa, pagare lo stesso affitto o un solo mutuo e fare la spesa per mangiare insieme e un altro conto è abitare in posto diversi, fare la spesa due volte e dover raddoppiare il costo della vita tenendo anche conto del mantenimento che si deve dare ai figli.

Figli che non è detto debbano restare con la madre, anzi. Ci sono padri che vogliono occuparsene e già lo fanno in accordo  :shifty: :sick: con le loro ex che hanno così tempo e modo di realizzare un’indipendenza nel lavoro, nella vita, nel privato. Ci sono però anche quei genitori che non mollano i figli e li tengono in ostaggio per ricavare quel che possono dopo una separazione. Chi ha l’affido prevalente dei figli può ottenere la casa, per continuità a beneficio dei figli, e può ottenere la gestione del mantenimento per i figli e per se’. :shifty: :shifty: Parlo di “genitori” perché a tenere a volte in ostaggio i figli possono essere entrambi, madri o padri.  :shifty: :shifty: :shifty:
Con questa mentalità che continua a lasciare tutto così come sta, esattamente allo stesso punto in cui le donne erano prima, ad elemosinare benefici, sebbene sia più che giusto che una donna che ha rinunciato alla carriera per la famiglia debba essere in qualche modo risarcita, a dimostrarsi vittime e a ottenere il disprezzo degli ex che non comprendono il significato di alcune scelte.
Restare attaccate ad una cultura patriarcale spacciandola per femminista è un errore, grave, a mio avviso, e come tale andrebbe considerato. Si può e si dovrebbe mettere tutto in discussione a partire dalla divisione dei compiti e delle responsabilità, senza mostrare attaccamento rispetto ai ruoli anacronistici che vanno superati con un progredire di riforme utili anche a noi.
Perciò vedo bene questa sentenza e spero che altre comprenderanno il valore di tutto questo. Non c’è un tenore di vita da mantenere ma un’autonomia da recuperare, per essere persone che combattono per la propria indipendenza e non per affermare il presunto diritto al mantenimento da parte di un ex coniuge che in quanto ex dovrebbe restare fuori dalla vita della donna che potrà puntare verso altri e più meravigliosi obiettivi.
Obiettivi che – spero – non siano un nuovo matrimonio per assicurarsi una ulteriore fonte di reddito. Essere indipendenti e darsi più valore ha un prezzo, innanzitutto quello di lasciare il passato al passato e di rinnovare il futuro per diventare finalmente non “mantenute” ma lavoratrici, autonome, fiere, indipendenti, orgogliose per se stesse.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton