Autore Topic: Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita  (Letto 76258 volte)

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Offline Angelo

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #60 il: Maggio 15, 2017, 22:48:24 pm »
In merito a tale sentenza, anche Eretica si pronuncia. E come ultimamente fa, tenta di abbindolare i soliti zerbini e le solite comari femministe. Guardate che artista della paraculeria. Lo schema è conosciuto. Eretica quando nota che la "misura è colma" e che le azioni femministe hanno oramai una forte riprovazione sociale comincia con l'affibbiare l'aggettivo patriarcale a leggi che pochi mesi fa chiamava femministe. Poi, capendo che farsi nemico un ex può talvolta esser "pericoloso" oltre che mediaticamente perdente come atteggiamento, comincia a richiedere quello che pretendeva dall'ex da altre persone (ossia lo Statto, ossia dagli uomini come collettività). 

Ci sarebbero molti aggettivi per Enza Panebianco. Ma bastano i suoi scritti, esposti qui, a rivelare di che "pasta" è fatta.
Ecco il link e il pezzo --->

https://abbattoimuri.wordpress.com/2017/05/13/sentenza-di-cassazione-mantenimento-non-piu-in-rispetto-del-precedente-tenore-di-vita/

La sentenza di cassazione che decide che non si deve più valutare la cifra sul mantenimento dell’ex in relazione al precedente tenore di vita non piace ad alcune femministe che ritengono, ancora, sia necessario favorire una modalità patriarcale e paternalista che giudica le donne vittime e bisognose di tutela da parte dell’ex.

Piuttosto che rivendicare la continuità con uno schema ancora patriarcale si potrebbe ragionare del fatto che va garantita l’autonomia della donna, autonomia che va negoziata con governi e imprese, datori di lavoro e luoghi di formazione, famiglie che non condividono i ruoli di cura e lasciano alle donne il peso di tutte le faccende che riguardano, per l’appunto, questioni riproduttive e di cura.

Quel mantenimento fu rivendicazione basata sul fatto che la società dell’epoca in cui fu approvata la legge sul divorzio era ancora lo specchio di una mentalità e una cultura sessista ragion per cui serviva assicurare denaro alla donna che doveva, anche dopo la separazione e il divorzio, prendersi cura dei figli a tempo pieno. Fu una resa rispetto ad altre possibili rivendicazioni che a mio avviso sono contenute oggi nelle richieste di donne che piuttosto vogliono che i padri si assumano le proprie responsabilità prima e dopo il divorzio affinché le donne possano costruire e realizzare la propria autonomia economica senza mantenere stretto quel filo di dipendenza che spesso impedisce a donne che subiscono violenza di dover restare legate a uomini violenti.

Affermare che la donna ha bisogno di essere mantenuta dall’ex significa dare una mano allo Stato, alle istituzioni patriarcali, che gettano tutto il peso del divorzio sulle spalle di una coppia che alla meglio supererà il problema con un po’ di buon senso ma alla peggio rimarrà in attesa di una sentenza litigiosa che danneggerà entrambi.

La questione del rispetto del precedente tenore di vita è una cavolata che corrisponde alla mentalità che ho descritto. Fare in modo che le donne restino fedeli ai propri ruoli anche dopo il divorzio con l’uomo che liquida una sorta di stipendio in sostituzione di uno Stato che non fornisce adeguate risorse e servizi per consentire ad una donna di rendersi indipendente.

E’ una cavolata anche perché dopo una separazione, quando non parliamo di divorzio tra persone straricche, i due ex coniugi, probabilmente precari, avranno il loro bel da fare per provare a campare alla meglio con i soldi che hanno. Un conto è dover stare nella stessa casa, pagare lo stesso affitto o un solo mutuo e fare la spesa per mangiare insieme e un altro conto è abitare in posto diversi, fare la spesa due volte e dover raddoppiare il costo della vita tenendo anche conto del mantenimento che si deve dare ai figli.

Figli che non è detto debbano restare con la madre, anzi. Ci sono padri che vogliono occuparsene e già lo fanno in accordo  :shifty: :sick: con le loro ex che hanno così tempo e modo di realizzare un’indipendenza nel lavoro, nella vita, nel privato. Ci sono però anche quei genitori che non mollano i figli e li tengono in ostaggio per ricavare quel che possono dopo una separazione. Chi ha l’affido prevalente dei figli può ottenere la casa, per continuità a beneficio dei figli, e può ottenere la gestione del mantenimento per i figli e per se’. :shifty: :shifty: Parlo di “genitori” perché a tenere a volte in ostaggio i figli possono essere entrambi, madri o padri.  :shifty: :shifty: :shifty:
Con questa mentalità che continua a lasciare tutto così come sta, esattamente allo stesso punto in cui le donne erano prima, ad elemosinare benefici, sebbene sia più che giusto che una donna che ha rinunciato alla carriera per la famiglia debba essere in qualche modo risarcita, a dimostrarsi vittime e a ottenere il disprezzo degli ex che non comprendono il significato di alcune scelte.
Restare attaccate ad una cultura patriarcale spacciandola per femminista è un errore, grave, a mio avviso, e come tale andrebbe considerato. Si può e si dovrebbe mettere tutto in discussione a partire dalla divisione dei compiti e delle responsabilità, senza mostrare attaccamento rispetto ai ruoli anacronistici che vanno superati con un progredire di riforme utili anche a noi.
Perciò vedo bene questa sentenza e spero che altre comprenderanno il valore di tutto questo. Non c’è un tenore di vita da mantenere ma un’autonomia da recuperare, per essere persone che combattono per la propria indipendenza e non per affermare il presunto diritto al mantenimento da parte di un ex coniuge che in quanto ex dovrebbe restare fuori dalla vita della donna che potrà puntare verso altri e più meravigliosi obiettivi.
Obiettivi che – spero – non siano un nuovo matrimonio per assicurarsi una ulteriore fonte di reddito. Essere indipendenti e darsi più valore ha un prezzo, innanzitutto quello di lasciare il passato al passato e di rinnovare il futuro per diventare finalmente non “mantenute” ma lavoratrici, autonome, fiere, indipendenti, orgogliose per se stesse.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Alberto1986

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #61 il: Maggio 16, 2017, 00:09:18 am »
Elisabetta Ambrosi, ovvero la mentecatta che scrisse questo libro.
http://www.chiarelettere.it/libro/reverse/guerriere-9788861906082.php
.....

E' una vecchia conoscenza, nonchè l'ennesimo odierno fenomeno da baraccone dal cromosoma XX. Anni addietro scrisse una mestruata di "articolo" femminista in cui si lamentava della politica divisoria dei bagni tra maschi è femmine in quanto, secondo il suo abbozzo di cervellino bacato, "discriminatoria"  :lol: (non riesco a trovare più il link originale) . Ti lascio trarre le conclusioni su che tipo di femmina stiamo parlando..... :doh:

Offline TheDarkSider

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #62 il: Maggio 16, 2017, 11:31:36 am »
Pero' per non vedere tutto negativo bisogna dire che tanti post di donne oneste intellettualmente hanno demolito le tesi di Elisabbetta Ambrosi.
Evidentemente l'ingiustizia della situazione era troppo eclatante, e il comportamento di certe ex mogli troppo ripugnante da accettare anche per le donne stesse.

Alcuni esempi presi da Facebook:


Maria C.
Io parlo da donna e da impiegata in uno studio legale... onestamente stavolta sono da parte degli uomini. Io vivo al sud e qua la maggior parte delle donne non lavora. Donne giovani pretendono il mantenimento, usano i figli per spennare i mariti sopratutto se il marito si crea una nuova vita. Le donne quando vogliono sono vipere, plagiano i figli, li mettono contro il padre, voi non avete idea di quello che vedo ogni giorno. Ci sono padri disperati che non vedono i figli da anni. Perché una donna di 30/35 anni deve stare nella casa di famiglia e prendere 1000e al mese + gli extra? Io la vedo un offesa per le donne che lavorano e nella pausa pranzo cucinano, fanno fare i compiti ai figli, attaccano la lavatrice e c... e la sera cenano di corsa, stendono, stirano ecc... e nel fine settimana dedicano tutto il tempo a lavorare in casa. Io la penso così. Se non siete cosa non vi sposate, oggi ci si sposa per gioco o perché ad una certa età ci si prende il prima che capita per non restare sole.
(post con piu' di 1300 like!)


Medea C.
L'ennesima a cui viene data possibilità di parola su una testata nazionale senza meritarlo. La sentenza sull'assegno di mantenimento ci rende più povere? No bella di casa, ci rende solo più responsabili. Prima di fare un figlio d'ora in poi dovrai pensarci tre volte, esattamente come fa l'uomo, ed entrare nell'ottica di andare a "sporcarti le mani" a lavorare per mantenerlo, se serve, esattamente come fa l'uomo dai tempi di Adamo. Basta parassite. Basta gravidanze di comodo per poi divorziare e lavorare in nero, mentre il poveretto fa la fame per mantenervi. Fai un figlio e non ha da mangiare? Vai a servire i tavoli d'estate, come facciamo in molte ed in silenzio. Siete il male del genere femminile.


Sara G.
MA più povere de che??? Sono sempre gli uomini a mantenere delle inette approfittatrici che potrebbero benissimo lavorare ma non fanno comodamente un cavolo. Vadano a lavorare, le donne!


Anna Chiara B.

Premetto con forza: prima di tutto la difesa dei figli e del più debole. Però vogliamo considerare quelle donne, e sono tante, che godono della casa acquistata in comunione, e soprattutto non si sono mai interessate a trovare un lavoro perché campavano e campano benissimo con l'assegno divorzile. E dopo decenni e decenni di mantenimento senza pensieri hanno diritto anche ad una parte della buonuscita​ dell'ex coniuge. Guardando e considerando questi casi, e sono tantissimi, mi chiedo che fine ha fatto quella dignità tutta femminile che ci contraddistingue


Valentina A.

È giustissimo invece: una donna può tranquillamente mantenersi e badare a se stessa, prima-durante-e pure dopo un matrimonio. Ci si divide proprio perché ognuno vada per la propria strada: rimanere dipendenti economicamente non ha alcun senso (discorso figli escluso).


Gloria M.
Finalmente le donne la smetteranno di fare le femminucce e si rimboccheranno le maniche. Non ho mai capito perché alcune donne debbano sempre dipendere da qualcuno per farsi mantenere. Ogni separazione/divorzio è un caso a sé: è auspicabile che ci sia un giudice intelligente e le parti in causa invece di farsi guerre inutilmente dannose soprattutto quando ci sono i figli usino il cervello per un accordo dignitoso per entrambi. Se una storia è finita si va a capo è si cambia pagina!


Alessia C.
Finalmente!! Da donna mi vergognavo per tutte le donne mantenute da uomini impoveriti . Donne che hanno sempre visto il matrimonio per sistemarsi e arricchirsi. Una vergogna. W l indipendenza! Tutte a lavorare


Maria F.
È questione di dignità, perché dovrei vivere facendomi mantenere da qualcuno? Ha lavorato mia nonna, mia madre,io, mia figlia e spero per il suo bene, che lavori anche mia nipote.


Idacristina N.
1. Lavoro da 32 anni come infermiera ospedaliera, lavoro duro e impegnativo, quando torno a casa sono casalinga a tutto tondo, avendo anche i figli, allora anch'io voglio lo stipendio da casalinga. Con le mie tasse dovrei finanziare gli stipendi delle casalinghe, questo è assurdo. Andate a lavorare.
2.  Alla dott.ssa Saraceno, che oggi è da tempo siano gli uomini in povertà, non ha mai interessato molto. Si facesse un giretto alle mense della Caritas e vedrà quanti papà divorziati ci sono. Che tristezza.


Francesca D.
Da donna mi sento di dire che se si è arrivati a questo punto è perché troppe donne in passato hanno approfittato della loro posizione per farsi mantenere e per speculare sull'ex marito. Anche questo fa parte dell'emancipazione femminile... Ci sono donne che chiedono più indipendenza però ogni mese incassano l'assegno dall'ex marito...coerenza quella sconosciuta!


Rita B.
Questa volta sono a favore degli uomini. Non ha senso pretendere lo stesso tenore di vita se ti separi, ci si deve adeguare entrambi. Oltretutto siamo in recessione e non si possono più vedere uomini che mangiano alla Caritas perché la ex moglie approfitta della situazione (non sempre ma spesso). Il divorzio è un cambiamento che deve portare a eventuali sacrifici e rinunce entrambe le parti se occorre. La donna italiana deve veramente emanciparsi, avere sempre l'obiettivo del lavoro, partecipare alla vita economica del Paese, non vedere famiglia e figli come una "sistemazione" comunque vadano le cose nella vita.


Nicoletta R.
Pagano tutte per la disonestà delle femmine venute prima... che usavano gli assegni di mantenimento come vendetta, raccontanto un sacco di balle... finalmente un altro passo verso la parità dei sessi!


Beena Laura C.
Il fatto come sempre ha eccellenti blogger che della situazione non hanno capito un cazz. Qua si parla, finalmente, di pari diritti e doveri. Solo i figli devono essere garantiti in quanto non ancora indipendenti e autosufficienti. Una moglie, madre, donna deve innanzitutto vivere per sé, per la propria crescita e realizzazione. In caso si sposasse e poi divorziasse, DEVE saper badare a sé. Non è una lattante né una malata o cose così. Pensa? Lavora? Cucina? Pensa a sé, ai figli ecc? Deve essere autonoma. Io questa dipendenza dagli uomini non l'ho mai concepita. Un conto è se ci sono gravi problemi, ma se una è capace di intendere e volere, qual è il problema? Non so chi ha scritto questo pezzo ma vorrei avvertirlo/a che siamo felicemente nel 2017, ed era anche ora, dato i casi ingiusti di molti padri abbandonati, umiliati e sfruttati
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline Sardus_Pater

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #63 il: Maggio 16, 2017, 11:58:48 am »
Donne che si ribellano al piagnisteo femminista? Così fanno piangere* il povero Ricciocorno :lol: !

*presumo sangue
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline ilmarmocchio

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #64 il: Maggio 16, 2017, 13:54:54 pm »
non a caso, al Fatto ha pensato bene di :

invia immagini

dopo la pioggia di commenti negativi sul delirante articolo.
E dico delirante non a caso : a 20 la nostra autrice era già in analisi.
Capito ?

ragazzi, basta con Eretica : è più prolissa di una diarrea da colera :sick:

Offline ilmarmocchio

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #65 il: Maggio 16, 2017, 13:56:47 pm »
la magistratura italiana proprio non ne vuole sapere di azzeccare 2 sentenze giuste di fila :
sembra il Pescara calcio

http://www.huffingtonpost.it/2017/05/16/berlusconi-e-uno-dei-piu-ricchi-al-mondo-e-la-cassazione-conf_a_22093042/

Offline Archiloco

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #66 il: Maggio 16, 2017, 14:27:49 pm »

http://www.huffingtonpost.it/2017/05/16/berlusconi-e-uno-dei-piu-ricchi-al-mondo-e-la-cassazione-conf_a_22093042/

A dimostrazione della mia tesi che questa sentenza avvantaggi i meno abbienti.Infatti ho notato che nei dibattitti che sono seguiti,alcune femministe hanno sostenuto l'argomento "vale per lo più per i ricchi" un modo di buttare la palla in tribuna per rendere impopolare questa importante inversione di tendenza.

Offline Sardus_Pater

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #67 il: Maggio 16, 2017, 14:29:14 pm »
Attento ai termini, Marmocchio, Berlusconi è separato, non divorziato.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline ilmarmocchio

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #68 il: Maggio 16, 2017, 14:51:36 pm »
Attento ai termini, Marmocchio, Berlusconi è separato, non divorziato.

dovrebbe essere lo stesso, visto che comunque divorzieranno

Offline ReYkY

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #69 il: Maggio 23, 2017, 23:44:42 pm »
la magistratura italiana proprio non ne vuole sapere di azzeccare 2 sentenze giuste di fila :
sembra il Pescara calcio

http://www.huffingtonpost.it/2017/05/16/berlusconi-e-uno-dei-piu-ricchi-al-mondo-e-la-cassazione-conf_a_22093042/


OT/ Ormai siamo diventati una barzelletta da citare per prendere in giro qualcuno. Umiliati a livello nazionale. La barzelletta d'Italia.

Cari Daniele e Luca tutto merito vostro. Grazie. / OT

Online Frank

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #70 il: Maggio 24, 2017, 00:52:08 am »
OT/ Ormai siamo diventati una barzelletta da citare per prendere in giro qualcuno. Umiliati a livello nazionale. La barzelletta d'Italia.

Cari Daniele e Luca tutto merito vostro. Grazie. / OT

ReYkY, dove vivo io non sento mai parlare del Pescara calcio. :cool:
Tranquillo, non siete "la barzelletta d'Italia", frase che peraltro mi ricorda quelle tipiche di tanti italiani secondo i quali "tutto il mondo ride di noi".  :doh:

Fine OT.

Offline ilmarmocchio

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #71 il: Maggio 24, 2017, 10:58:43 am »

OT/ Ormai siamo diventati una barzelletta da citare per prendere in giro qualcuno. Umiliati a livello nazionale. La barzelletta d'Italia.

Cari Daniele e Luca tutto merito vostro. Grazie. / OT

la mia era una battuta, applicabile a qualsiasi squadra in zona retrocessione che,  in genere, non riesce a vincere 2 partite di fila.
Niete contro il Pescara in specifico, anzi quest' anno il mio esempio si adatta anche all' Inter :sick:

Offline Cad.

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #72 il: Luglio 19, 2017, 10:38:17 am »
Sapete com'è, deve pagare il mutuo, la solidarietà dell'ex deve essere concessa-imposta, con buona pace alla sentenza della Cassazione.
Ma quando avrà finito di pagare il mutuo una parte della casa sarà dell'ex marito che ha contribuito?

da: www.studiocataldi.it

Divorzio: l'ex va mantenuta in nome della solidarietà post-coniugale
Il Tribunale di Roma dissente dalla Cassazione, perché la donna che ha pochi mezzi e paga il mutuo ha diritto all'assegno


di Valeria Zeppilli – Per il Tribunale di Roma, se la ex moglie è gravata da oneri economici pesanti, l'assegno divorzile le spetta comunque, anche se la Corte di cassazione, con la sentenza numero 11504/2017, ha detto addio al criterio del tenore di vita come parametro per valutare l'an del diritto al contributo (leggi: "Divorzio: la Cassazione dice addio al tenore di vita. Ecco le motivazioni").

Con la sentenza numero 11723/2017, infatti, la prima sezione civile ha confermato l'assegno divorzile a vantaggio di una moglie che deve pagare il mutuo della casa in cui vive, anche se l'ex marito ha una nuova famiglia e guadagna circa 1.600 euro al mese.
Solidarietà post-coniugale
Per il Tribunale capitolino, il mantenimento va solo ridotto di importo ma spetta perché la ex guadagna solo 850 euro al mese e la rata mensile di mutuo gliene porta via 500 e continuerà a farlo sino al 2030. Non importa che la donna abbia una propria professionalità ed, essendo nata nel 1970, sia in piena età lavorativa: i suoi redditi e la circostanza che la stessa sia stata costretta più volte a ricorrere all'aiuto economico dei genitori giustificano il ricorso alla solidarietà post-coniugale.
Ed è proprio tale solidarietà che, considerato anche che l'uomo ha redditi comunque maggiori di quelli che aveva al momento della separazione, possono consentire l'erogazione di un sostegno economico, contenuto, alla ex compagna di vita.

Online bluerosso

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #73 il: Luglio 19, 2017, 12:10:46 pm »
E poi non è vero che il problema italiano è la giustizia civile.
Il "libero" convincimento del giudice...

https://archividipsicologiagiuridica.it/2016/02/il-principio-del-libero-convincimento-del-giudice/


"Ma il principio cardine ormai adottato anche in Italia è quello della valutazione delle prove rimesso alla discrezionalità del giudice (principio del libero convincimento), contenuto nell’art. 116 del codice di procedura civile, il cui significato più ovvio consiste, appunto, nell’inesistenza di norme che predeterminano l’efficacia della prova.

L’ammissione delle prove è dunque normalmente libera per il giudice e deve essere ispirata al criterio della maggiore utilità per l’accertamento dei fatti di causa, salvo il rispetto di specifiche norme che prevedono invece l’inammissibilità della prova in certe circostanze (vedi ad esempio artt. 2721 e ss c.c.).

Inoltre il giudice è libero di scegliere gli elementi di prova su cui fondare il proprio convincimento e quindi la propria decisione, all’interno del materiale probatorio acquisito nel processo.

Ciò significa, secondo la giurisprudenza prevalente, che il giudice non è affatto obbligato a dar conto in sentenza di ogni singolo elemento di prova acquisito, ma può mettere in rilievo solo quelle prove che ritiene più significative, e quindi prevalenti, trascurando quelle che non ritiene utili o attendibili, purchè si inseriscano in un ragionamento logico e immune da vizi.

Sotto altro aspetto si sostiene in giurisprudenza come il giudice sia libero di non ammettere ulteriori mezzi di prova, e anzi di revocare l’assunzione di mezzi di prova già ammessi, quando siano divenuti superflui a seguito di elementi già acquisiti (art. 209 c.p.c.) o quando ritenga di disporre sufficienti elementi di valutazione.

La questione centrale è “come” il giudice utilizza il suo prudente apprezzamento circa la prova dei fatti di causa, affinché il principio del libero convincimento non si traduca in valutazione arbitraria, svincolata da ogni criterio di ragionevolezza, coerenza e correttezza.

Si tratta, senza dubbio, di una valutazione non vincolata, ma proprio per questo si rende necessario un controllo sulla razionalità delle argomentazioni logiche che la sostengono.

Tale controllo viene compiuto in sede di esame della motivazione della sentenza.

Il giudice inoltre, deve rispettare due principi fondamentali del processo: il principio del contraddittorio e il diritto alla prova.

In base al principio del contraddittorio le parti devono essere messe in grado di dedurre e controdedurre sui mezzi di prova, di essere presenti all’assunzione dei medesimi e di svolgere deduzioni e controdeduzioni circa l’esito delle prove, prima che sia emessa la sentenza.

Il diritto alla prova, comporta che le parti abbiano il diritto di difendersi provando, ovverosia, abbiano il diritto di far assumere tutte le prove ammissibili e rilevanti e, successivamente, di far valutare dal giudice tutto il materiale probatorio acquisito in giudizio.

Vi sono ovviamente casi in cui viene fatto un cattivo uso o un abuso del libero convincimento.

Sono innanzitutto i casi di “valutazione misteriosa” in cui il giudice non esplicita le ragioni giustificative delle sue valutazioni sulle prove.

Altro caso di abuso è costituito dalla “valutazione unilaterale” che si verifica quando il giudice fa riferimento, in motivazione, solo agli elementi di prova che sorreggono il proprio convincimento, senza occuparsi delle prove di segno contrario e senza spiegare la ragione per la quale le ritiene inattendibili.

Vi sono poi i casi di “inversione del giudizio“, che si verificano allorquando il giudice sceglie una versione dei fatti e poi cita soltanto le prove che confermano tale versione, senza compiere prima una valutazione complessiva del materiale probatorio.

Infine si verificano casi di “sopravalutazione della prova“, allorché il giudice fa derivare da parte o anche da tutto il materiale acquisito  conseguenze giuridiche non giustificate e comunque sproporzionate rispetto alla base conoscitiva fornita dalle prove stesse. Ciò si può verificare quando il giudice utilizza un materiale probatorio scarso e ritiene di poterlo integrare con presunzioni semplici o con argomenti di prova.

La questione è complicata dal fatto che spesso il giudice non spiega, in motivazione, in modo puntuale e completo, perché ha ritenuto attendibile una determinata prova, su cui poi fonda la propria ricostruzione del fatto.

L’orientamento prevalente della Suprema Corte è nel senso di non ritenere assolutamente necessaria una giustificazione analitica e completa sulla attendibilità e credibilità di ciascuna prova; ritenendo invece sufficiente che il giudice compia, dandone conto in sentenza, una valutazione complessiva.

Il controllo della correttezza del processo logico seguito dal giudice per giungere alla decisione è dunque l’unico contrappeso possibile al libero convincimento del giudice.

A tal proposito è necessario che il giudice giustifichi analiticamente, l’attendibilità e la rilevanza di ciascuna prova in relazione al relativo fatto che essa intende dimostrare.

Se poi un fatto è oggetto di più prove, anche contrastanti tra loro, il giudizio dovrà essere complessivo, e il giudice dovrà motivare sulle ragioni per le quali abbia ritenuto prevalente una prova rispetto ad altre, valendosi del criterio di probabilità logica prevalente."


In pratica...un satrapo.

Che poi nella casistica in questione, in presenza di un orientamento giurisprudenziale espresso dalla corte, il risultato sarà quello di essere costretti a farsi tutti i gradi di giudizio (con relative spese.... :rolleyes:) per vedersi finalmente dare ragione.
E' il principio della burocrazia che si autoalimenta. Geniale!


Offline Vicus

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Re:Divorzio: per l'assegno di mantenimento non conta più il tenore di vita
« Risposta #74 il: Luglio 19, 2017, 14:26:53 pm »
Roba da impero ottomano.
Citazione da: Cad
il mantenimento va solo ridotto di importo ma spetta perché la ex guadagna solo 850 euro al mese e la rata mensile di mutuo gliene porta via 500 e continuerà a farlo sino al 2030. Non importa che la donna abbia una propria professionalità ed, essendo nata nel 1970, sia in piena età lavorativa: i suoi redditi e la circostanza che la stessa sia stata costretta più volte a ricorrere all'aiuto economico dei genitori giustificano il ricorso alla solidarietà post-coniugale.
Begli esempi di burocratese per scavalcare le norme anche costituzionali: solidarietà post-coniugale, genitore collocatario prevalente.

Una chicca (quasi) inedita: se una donna riesce a rimanere incinta di voi - col vostro consenso o meno, che sia vostra moglie o meno - un giudice vi obbligherà non solo a mantenere il figlio ma (sorpresa-sorpresa) sarete costretti a mantenere anche lei e a pagare l'affitto o mutuo della casa da cui il suddetto giudice vi farà inevitabilmente sloggiare. Se poi la suddetta "perde" il lavoro preparatevi a doppi turni di mendicità.

Il minore oggi conta più del padre e per tale ragione genera per così dire una "reazione a catena" di mantenimenti:
1. Per evitargli "traumi", ha diritto a restare nella casa della ex coppia
2. Ma l'affido "prevalente" è dato alla madre che ha diritto anche lei a rimanere nella casa suddetta, e se non guadagna abbastanza anche a titolo gratuito
3. Va da sé che essendo la coppia separata l'uomo deve sloggiare
4. Se la coppia in questione non è sposata, alla donna non spetta il mantenimento come ad una ex moglie (salvo quanto previsto dalla Cirinnà), MA il buon giudice, per così dire, "fa la sua zuppa" lo stesso anche con meno ingredienti e assegna al minore un mantenimento superiore per coprire le spese della donna.
5. Ciliegina sulla torta, se il figliolo in questione che per il giudice è l'innocenza personificata e non può dire il falso (con buona pace della Sindrome di Alienazione Parentale che per femministe e giudici non esiste) dice qualcosa contro di voi, la sua testimonianza è indiscutibile.

Non so cosa c'entrino la legge e la giustizia in tutto questo, ma meditate 300 volte non solo prima di sposarvi, ma anche prima di mettere al mondo un figlio.

Disclaimer
A scanso di equivoci da parte di lettori poco benevoli, ad oggi mi sono ben guardato anche solo dal rischiare di mettere incinta una donna, con un metodo infallibile: patta chiusa.
« Ultima modifica: Luglio 19, 2017, 14:42:17 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.