Oltre la famigerata rubrica 27esima ora adesso il giornale milanese ne ha un'altra "Uomini" sottotitolo "i segni del cambiamento".
Ho letto oggi l'articolo sui padri separati e non ci ho messo molto a capire che il senso del sottotitolo non si riferisce tanto ai cambiamenti della società e delle leggi, ma degli uomini che si adeguano alla società (si accontentano direbbe una mia collega).
Intanto il pezzo è scritto da due giornaliste femmine e qui già qualche sospetto affiora.
L'articolo poi che vorrebbe parlare della nuova sensibilità dei giudici verso i padri separati in realtà è un lungo spot per una maggiore responsabilità degli uomini nella cura dei figli, insomma pippateveli pure voi che noi abbiamo altro da fare.
In questo breve passaggio poi si arriva al ridicolo:
Molte leggi sono cambiate negli ultimissimi anni. Sulla spinta delle prime associazioni dei padri separati, come «Crescere Insieme» fondata da Marino Maglietta, è stata introdotta la norma che ha previsto come regola l’affidamento condiviso dei figli a entrambi i genitori perché non perdessero il sacrosanto rapporto con il genitore che usciva di casa; anche se poi
dovendo dare a questi figli/e una residenza quest’ultima continua a essere soprattutto quella della madre e il sistema di mantenimento degli stessi quello dell’assegno mensile (l’Istat dice che continuano a pagarlo i padri con poche variazioni: dal 93,9 per cento del 2007 al 94,1 per cento del 2015).
Capito? I figli hanno per residenza la casa della madre, mica il contrario. Non è la madre che si piazza nella casa assegnata come residenza ai figli, di solito quella del padre che in molti casi finisce sotto i ponti.
Questa poi è la conclusione della'articolo :
Molti, anche molte donne, hanno detto che spingerà le mogli all’autonomia. «La verità – dice Anna Danovi, avvocata matrimonialista e presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia – è che si chiede a donne ampiamente adulte che hanno lasciato il lavoro e la propria carriera per seguire la famiglia di rimettersi sul mercato del lavoro. Cosa trovano a quell’età? Una mia cliente di 50 anni, con tre figli, che ha lasciato tutto d’accordo con il marito, non ha trovato altro che mettersi a dare ripetizioni private». Nel frattempo, però, il marito grazie al fatto che la moglie si occupava dei figli ha potuto fare una carriera brillante. Ed è qui che l’avvocata vedere una differenza nei padri. «Le donne chiedono che gli uomini si facciano carico dei figli, ma quando il padre è un uomo che ha un lavoro che lo impegna 10 ore al giorno difficilmente accetta di farsi carico dei figli. Anche se magari a parole lo dice». Perché alla fine un punto centrale sta proprio lì. Se si vive per il lavoro, non si può vivere per gli affetti. E qualcuno dei figli si deve occupare.
http://www.corriere.it/cronache/uomini-cambiamento/notizie/padri-separati-guerra-figli-2b668842-5e61-11e7-a166-a251b30d0494.shtml