A cui vanno sommati quelli riferiti ai parlamenti regionali. A statuto speciale o ordinario poco cambia.
A mio avviso però il problema non è dato dal costo assoluto.
Paradossalmente il problema è il costo relativo, legato alla "produttività".
Il legislatore italiano (statale, regionale...) è malato di bulimia legiferatoria e negli anni si è instillato nel corpo legislativo un meccanismo perverso.
Piuttosto che diminuire stipendio, numero dei membri e in generale le strutture parlamentari, che avrebbero conseguentemente diminuito anche la sovrapproduzione di leggi e decreti, si è preferito lo status quo (molti soldi e poltrone per tutti), ampliandone a dismisura la produzione per giustificarne ex-post il mantenimento.*
Ridicolo il ministero della semplificazione dell'epoca berlusconiana.
E' noto e stranoto che ormai le leggi che contano davvero (tipicamente quelle socioeconomiche), non vengono più elaborate nei parlamenti ma nelle strutture ministeriali o negli assessorati.
Si sfornano leggi con due articoli che rimandano a decreti attuativi ministeriali (che a volte nemmeno arriveranno mai).
Li (nelle strutture burocratiche) sta il vero potere politico. L'intellighenzia vera.
Il
dramma vero poi è che questo tonnellaggio legislativo è di pessima qualità e di ancor peggiore comprensibilità.
Talché si lascia di fatto campo libero interpretativo a tutte le specializzazioni giurisprudenziali (costituzionale, penale, civile, amministrativa, consiglio di stato...).
Tralasciando il problema del recepimento delle direttive EU e le sanzioni che ne seguono.
Ma noi abbiamo la "costituzione più bella del mondo".
* la proposta potrebbe essere quella di abbassare a dismisura la produzione a parità di emolumenti. Si comincerebbe così ad eliminare almeno uno dei due problemi.