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«Accoltellato brutalmente», forse per mano dell’ex convivente nella sua casa nel quartiere residenziale di Kiiri, nella capitale del Burundi, Bujumbura. Franco de Simone, medico italiano di origini piemontesi, è morto così la notte tra domenica e lunedì dopo una vita passata a prestare la sua opera di chirurgo all’estero, soprattutto nel Paese africano dove si era trasferito anni fa ed aveva lavorato per molto temo nell’ospedale di Kira. La notizia, rimbalzata sui media locali e confermata dalla Farnesina, è stata annunciata dal portavoce della polizia nazionale burundese, Pierre Nkurikiye, con due tweet, sottolineando che per l’omicidio è stata arrestata una donna. Si tratterebbe dell’ex convivente del chirurgo italiano, con cui i rapporti erano da tempo molto tesi, lascia intendere la stessa fonte, riferendo di alcune confidenze dello stesso de Simone ad amici in cui raccontava di aver ricevuto minacce di morte dalla donna. Presto comunque - spiega il portavoce dalla polizia - per ulteriori dettagli sulla dinamica e le responsabilità dell’assassinio del dottore. La Farnesina, che «conferma il decesso», fa intanto sapere di aver seguito «fin dal primo momento il caso, in stretto contatto con l’ambasciata d’Italia a Kampala, in Uganda (competente territorialmente), e con la famiglia del connazionale, a cui viene prestata tutta l’assistenza necessaria». Nato 66 anni anni fa a Novara, de Simone è il primo europeo a essere ucciso nel Paese dell’Africa orientale dall’inizio della crisi politica, dell’aprile 2015. La sua morte riporta alla memoria il brutale assassinio in Burundi di altre connazionali: suor Lucia, suor Olga e suor Bernardetta, le tre missionarie saveriane che da sette anni dedicavano la loro vita ai più bisognosi, violentate e sgozzate all’inizio del settembre del 2014 nella parrocchia di Guido Maria de Conforti a Kamenge, a nord di Bujumbura.