Come funziona la legittima difesa? Sappiamo tutti del principio di proporzionalità ma la giurisprudenza seppur può annoverare un contributo lodevole in termini di casistica certamente non si può dire che nell'aggregato i giuristi posseggano delle forti nozioni matematiche e fisiche.
Che succede se ci sono due persone A e B, B colpisce A ripetutamente diciamo con 10 pugni da 35 Kg e A colpisce B una sola volta con un pugno da 350 Kg (Tyson si dice che aveva una tale forza).
In questo caso che matematicamente e fisicamente la difesa è proporzionale all'offesa sicuramente non è destinato a concludersi con un epilogo così facile. Come si valuta la proporzionalità?
Con una misura valida erga omnes come ad esempio può esserlo quella fisica? 35 Kg x 10 = 350 Kg.
Oppure secondo una consuetudinaria ma comunque soggettiva scala di valori? Che è più "grave" un pugno o un morso, e perché?
Oppure secondo gli usi?
Oppure ancora secondo gli effetti della condotta e quindi giudicando i danni fisici da ciascuno subiti?
In questo ultimo caso la legge discriminerebbe contro chi è più robusto in quanto ha un handicap legale correlato ad un vantaggio naturale, il suo corpo essendo in grado di sopportare meglio i colpi di B automaticamente pone A in una condizione di non poter reagire e dunque la legge crea un vincolo per chi è di costituzione robusta e de facto lo obbliga a non reagire per evitare il paradosso di una scelta tra una doppia alternativa negativa (danno fisico o pena del reato).
Siamo tutti d'accordo nell'asserire che i più forti non dovrebbero sottomettere i più deboli, non c'è neanche da discuterne, ma che succede quando la situazione è capovolta?
In questi ultimi termini riportati nell'esempio, la legge non fallisce nel conferire uguaglianza a tutti?