Autore Topic: Chi controllerà il web in Italia?  (Letto 3891 volte)

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Offline Angelo

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Re:Chi controllerà il web in Italia?
« Risposta #15 il: Agosto 27, 2017, 18:32:30 pm »
Tra le associazioni preposte alla censura c'è Pangea. Tra le attiviste di Pangea c'è questa qui. Cominciamo a conoscerle e soprattutto a farle conoscere ai nostri gentili utenti. Meritano TANTA pubblicità... :shifty:

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/slanzoni/

Simona Lanzoni
Vice presidente di Fondazione Pangea Onlus
Mi sono laureata in Scienze Politiche ormai tanti anni fa, mi occupo di diritti umani, contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza, pace, microfinanza e per finire adoro la geopolitica. Si lo so, sono troppi argomenti ma cosa ci posso fare? Sono troppo curiosa e faccio troppe cose. Lavoro da sempre con Pangea per promuovere diritti ed economia, per l’empowerment delle donne e delle bambine.
Sono vicepresidente di Pangea ma anche la responsabile dei progetti. Cosa preferisco fare tra le due cariche? ..essere tra le persone, tra le donne sui progetti!
Ho vissuto quasi tre anni a Kabul, poi tra Nepal e India sino a quando dopo cinque anni sono tornata in Italia, nuovi progetti nuove responsabilità.
Nel 2009 ho iniziato a fare Advocacy tra i vari impegni. Che cosa è? Non mi basta che qualcuno mi dia un pesce per sfamarmi, o mi insegni a pescare in un fiume di proprietà privata, l’advocacy sono le azioni che danno il diritto a tutti di pescare nel fiume!
Coordino la Piattaforma CEDAW, rete di associazioni nazionali, con la mia collega Claudia. Come piattaforma abbiamo redatto il rapporto ombra nel 2011.
Siamo tra le promotrici della Convenzione NoMore! per il contrasto alla violenza contro le donne in Italia con le principali organizzazioni nazionali che si occupano del fenomeno.
Infine siamo a RITMI, rete italiana degli operatori di microfinanza e nella European micro finance network.
Come dice Ghandi sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo!
www.pangeaonlus.org
www.youtube.com/pangeaonlus
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Angelo

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Re:Chi controllerà il web in Italia?
« Risposta #16 il: Agosto 27, 2017, 18:37:11 pm »
Tra le associazioni preposte alla censura c'è Pangea. Tra le attiviste di Pangea c'è questa qui. Cominciamo a conoscerle e soprattutto a farle conoscere ai nostri gentili utenti. Meritano TANTA pubblicità... :shifty:

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/slanzoni/

Simona Lanzoni
Vice presidente di Fondazione Pangea Onlus
Mi sono laureata in Scienze Politiche ormai tanti anni fa, mi occupo di diritti umani, contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza, pace, microfinanza e per finire adoro la geopolitica. Si lo so, sono troppi argomenti ma cosa ci posso fare? Sono troppo curiosa e faccio troppe cose. Lavoro da sempre con Pangea per promuovere diritti ed economia, per l’empowerment delle donne e delle bambine.
Sono vicepresidente di Pangea ma anche la responsabile dei progetti. Cosa preferisco fare tra le due cariche? ..essere tra le persone, tra le donne sui progetti!
Ho vissuto quasi tre anni a Kabul, poi tra Nepal e India sino a quando dopo cinque anni sono tornata in Italia, nuovi progetti nuove responsabilità.
Nel 2009 ho iniziato a fare Advocacy tra i vari impegni. Che cosa è? Non mi basta che qualcuno mi dia un pesce per sfamarmi, o mi insegni a pescare in un fiume di proprietà privata, l’advocacy sono le azioni che danno il diritto a tutti di pescare nel fiume!
Coordino la Piattaforma CEDAW, rete di associazioni nazionali, con la mia collega Claudia. Come piattaforma abbiamo redatto il rapporto ombra nel 2011.
Siamo tra le promotrici della Convenzione NoMore! per il contrasto alla violenza contro le donne in Italia con le principali organizzazioni nazionali che si occupano del fenomeno.
Infine siamo a RITMI, rete italiana degli operatori di microfinanza e nella European micro finance network.
Come dice Ghandi sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo!
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Ovviamente nel suo primo articolo su "Il fatto quotidiano" , cosa chiede allo Stato Italiano? SOLDI e LEGGI CHE FINANZIANO INIZIATIVE MISANDRICHE RETTE DA ORGANIZZAZIONI FEMMINISTE. I commenti li chiusero, ma quelli che si leggono sono in grande maggioranza contrari alle sue iniziative femministe.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/05/violenza-sulle-donne-la-prevenzione-in-5-punti/490371/

E’ dell’altro ieri sera l’ultimo omicidio di una signora di 87 anni, uccisa a martellate dal marito di 90, storie dell’altro mondo? No, semplicemente storie dietro l’angolo. Di ieri invece le minacce che Simona, l’avvocato del centro antiviolenza di L’Aquila ha subito a seguito di una sentenza di condanna per violenza. Abbiamo lavorato con loro dopo il terremoto dell’Aquila sino al 2012, contribuendo con pangeaprogettoitalia alla riapertura del centro antiviolenza perché le violenze non si sono fermate con il terremoto.

Stacco gli occhi dal computer e squilla il telefono, Kuhu, dall’India, che mi vuole aggiornare. Eravamo insieme una settimana fa a Calcutta avevamo incontrato le donne delle piattaforma contro la violenza e si parlava con entusiasmo delle raccomandazioni che la Commissione Verma ha fatto all’India sul contrasto e la prevenzione alla violenza. La Commissione Verma è stata istituita dallo stato dell’India dopo l’orrendo stupro di gruppo avvenuto il 16 dicembre scorso su un autobus di Delhi, è morta la ragazza e milioni di persone sono scese a manifestare il loro sdegno. Questa commissione composta da tre giudici di cui due in pensione, ha raccolto suggerimenti dell’opinione pubblica, ha incontrato la società civile impegnata da anni sul contrasto della violenza e la promozione dei diritti delle donne, e ha studiato quali tipi di riforme avviare per porre fine a questo fenomeno.

In meno di un mese ha raccolto 80mila email di suggerimenti.

Ieri i movimenti delle donne indiane sono tornati in piazza perché quanto chiesto dalla Commissione Verma non è stato preso in seria considerazione dal decreto legge che domenica ha fatto il Presidente Pranab Mukherjee relativamente alla violenza sessuale. È stata introdotta la pena di morte per il reato di stupro ma non è stata riconosciuta la violenza sessuale compiuta in ambito domestico che è la piaga che colpisce l’80% delle donne in India. Il parlamento indiano ha sei mesi per ratificare questo decreto. La commissione Verma era stata chiara, non serve la pena capitale serve prevenzione e attuazione di quanto già esiste. Inutile dire che ci vorrebbe una commissione Verma anche in Italia.

Ultimamente infatti si è parlato di aggravante di pena anche da noi. La cosa che più facilmente può fare uno Stato è l’ennesima legge che poi lascia l’applicazione al buon cuore dei giudici, senza contare che le donne verranno uccise prima di poter denunciare, e tenendo presente che il sistema giudiziario è talmente farraginoso e lento che prima che si arrivi ad un giudizio la donna ha fatto il giro del mondo 9 volte. Peccato che nessuno parli in maniera seria di azioni di prevenzione.

È proprio di questo che infatti non si parla più nei programmi elettorali dei candidati alle prossime elezioni. Mentre  continua il dibattito delle elezioni politiche, il tema della violenza contro le donne è praticamente quasi sparito. Il 25 novembre scorso la maggiore proposta politica sul tema del contrasto alla violenza in Italia è stata quella della Convenzione NoMore! che contiene una serie di proposte concrete su cui qualsiasi futuro governo esecutivo e organi legislativo e giudiziario, con gli enti locali, dovrebbero confrontarsi e prendere in seria considerazione se vogliono veramente mettere un freno alla violenza in Italia.

Ecco perché mi piacerebbe sapere quanti neo candidati che hanno sottoscritto la convenzione NoMore, sono pronti a dichiarare che appena eletti si impegneranno davvero a fare pressione sull’esecutivo, per la concreta realizzazione di questi punti:

1- Ratificare la Convenzione di Istambul con un atto legislativo che la declina nell’ordinamento italiano a livello di esecutivo giudiziario e amministrativo

2- Aprire un tavolo tecnico di verifica e revisione del Piano di Azione contro la violenza del Dipartimento Pari Opportunità con le realtà che compongono la convenzione NoMore

3- Finanziare la raccolta dati sulle diverse forme di violenza subita dalle donne attraverso l’istat e in seguito attraverso un osservatorio di genere

4- Finanziare attività di Prevenzione della violenza piuttosto che spendere forze e tempo a cercare aggravanti di pena

5- Finanziare la formazione delle reti locali a protezione delle vittime di violenza che vedono nei centri antiviolenza il fulcro delle attività di contrasto, ivi compresa la formazione degli operatori delle forze dell’ordine, socio sanitari, nei pronto soccorsi, del sistema giudiziario.

La Commisione Verma in Italia non c’è ma potrebbe essere una idea aprire un tavolo tecnico in cui esecutivo legislativo giudiziario assieme alla Convenzione NoMore si siedano e parlino una volta per tutte di cosa si deve fare concretamente per mettere fine alla violenza.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

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Re:Chi controllerà il web in Italia?
« Risposta #17 il: Agosto 27, 2017, 18:43:45 pm »
Tra le associazioni preposte alla censura c'è Pangea. Tra le attiviste di Pangea c'è questa qui. Cominciamo a conoscerle e soprattutto a farle conoscere ai nostri gentili utenti. Meritano TANTA pubblicità... :shifty:

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/slanzoni/

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Mi sono laureata in Scienze Politiche ormai tanti anni fa, mi occupo di diritti umani, contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza, pace, microfinanza e per finire adoro la geopolitica. Si lo so, sono troppi argomenti ma cosa ci posso fare? Sono troppo curiosa e faccio troppe cose. Lavoro da sempre con Pangea per promuovere diritti ed economia, per l’empowerment delle donne e delle bambine.
Sono vicepresidente di Pangea ma anche la responsabile dei progetti. Cosa preferisco fare tra le due cariche? ..essere tra le persone, tra le donne sui progetti!
Ho vissuto quasi tre anni a Kabul, poi tra Nepal e India sino a quando dopo cinque anni sono tornata in Italia, nuovi progetti nuove responsabilità.
Nel 2009 ho iniziato a fare Advocacy tra i vari impegni. Che cosa è? Non mi basta che qualcuno mi dia un pesce per sfamarmi, o mi insegni a pescare in un fiume di proprietà privata, l’advocacy sono le azioni che danno il diritto a tutti di pescare nel fiume!
Coordino la Piattaforma CEDAW, rete di associazioni nazionali, con la mia collega Claudia. Come piattaforma abbiamo redatto il rapporto ombra nel 2011.
Siamo tra le promotrici della Convenzione NoMore! per il contrasto alla violenza contro le donne in Italia con le principali organizzazioni nazionali che si occupano del fenomeno.
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Ovviamente è una fiera sostenitrice dell'infame e incostituzionale Convenzione di Istanbul (anche qui i commenti la stroncano definitivamente ). Naturalmente, pur avendo ratificato la Convenzione di Istanbul, per la Lanzoni, è sempre "troppo poco"...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/01/violenza-sulle-donne-la-conquista-della-convenzione-di-istanbul-non-si-fermi-qui/1079050/

Ebbene ci siamo, oggi entra in vigore la Convenzione del Consiglio d’Europa (Coe) sulla “prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e contro la violenza domestica” approvata nel 2011 a Istanbul, firmata da 32 Paesi e ratificata da 13.

Ma perché un’altra Convenzione? Perché mancava uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per gli Stati, che affrontasse il fenomeno della violenza nelle sue molteplici forme su donne e bambine in quanto appartenenti al genere femminile. La Convenzione è chiara sulle strategie da adottare, riassunte nelle 3 P: Prevenzione, Protezione, Punizione, per raggiungere un unico grande obbiettivo, eliminare ogni forma di violenza e sopraffazione nelle relazioni di genere.

L’entrata in vigore è un passo in avanti che apre una serie di orizzonti sul lavoro che ancora c’è da fare anche in Italia. Infatti nel nostro Paese, pur essendoci leggi e tante persone di buona volontà, manca un vero e proprio sistema organico di prevenzione e di tutela in grado di affrontare il fenomeno della violenza maschile sulle donne e le bambine. Non è sufficiente l’operato dei singoli più sensibili e attenti al problema.

Cosa dovrebbe cambiare? Molto. Come ci raccontano le donne che si rivolgono a F. Pangea, nel provare a denunciare alle forze dell’ordine , o a farsi curare nei pronti soccorsi, o a parlare con i servizi sociali, o portando i loro figli a scuola, sperano di capitare con “la persona giusta” in grado di capire quanto stanno vivendo, non hanno la sicurezza che gli operatori pubblici siano in grado di accoglierle e tutelarle.

Non hanno fiducia nella giustizia; sopratutto sono costrette a ricordare (e quindi rivivere) in continuazione le violenze che hanno subito durante gli innumerevoli anni del processo civile o penale o presso il tribunale dei minori, e non hanno la certezza della pena. Tutto ciò rivittimizza chi ha già subito violenza.

Come anche non si può ridurre a residuale il lavoro enorme che i centri antiviolenza fanno da anni in maniera più o meno volontaria, più o meno precaria, a sostegno di una rete di servizi spesso inesistente e/o incapace di rispondere adeguatamente a chi chiede supporto.

Con la Convenzione di Istanbul lo Stato ha l’occasione di mettere a sistema tutto ciò che già esiste e di colmare i vuoti che ancora ci sono, perché lo Stato ne è responsabile e si deve far carico di quelle 3P per non lasciare soli donne, minori, famiglie, volontarie, operatori e operatrici, nell’affrontare la violenza e le sue conseguenze.

Il piano nazionale antiviolenza annunciato per ottobre dovrebbe essere il primo degli strumenti a sostanziare la convenzione di Istanbul in azioni concrete e utili.

Sarebbe un bel segnale se la società civile che lavora da anni su questo tema fosse di nuovo ascoltata e tenuta in considerazione sul merito. Un’occasione potrebbe essere la riconvocazione delle associazioni che erano state chiamate a contribuire nella task force sulla violenza sotto il governo Letta, mai ripresa dal governo Renzi.

Renzi ha scelto di non assegnare a nessuno la delega alle Pari Opportunità, ma allo stesso tempo non la esercita in maniera evidente e la questione della violenza dovrebbe essere all’ordine del giorno, dando un chiaro segnale soprattutto durante il semestre europeo.

Oggi non sono le conferenze e i discorsi che vogliamo sentire, non vogliamo che questa Convenzione sia l’ulteriore documento lettera morta, ma sia incarnato come guida per trasformare il Bel Paese in un luogo in cui le persone, indipendentemente dal genere e dall’età, possano vivere al meglio la loro vita all’interno di relazioni paritarie e non violente. L’Italia deve fare chiarezza e impegnarsi al fine di rispettare gli obblighi internazionali e dimostrare un radicale cambiamento di tendenza rispetto alla responsabilità che lo Stato ha e intende assumere nei confronti di tutte e tutti.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton