Autore Topic: La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione  (Letto 2785 volte)

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Offline Angelo

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La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« il: Settembre 10, 2017, 17:16:56 pm »
Quasi quasi dimenticavamo la femminista Erica Vecchione, esemplare femminista dotata di una misandria veramente allarmante. La "blogger" , "ex casalinga" , fece un articolo, pieno di particolari, sul suo marito che fu sottoposto a castrazione per soddisfare i desideri femministi. Ovviamente, dato che non siamo femministi come lei, riportiamo prima questo articolo e poi quello più recente. Prendo qualche passaggio della misandrica in questione. Come sempre link ed articolo.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/14/vasectomia-cronaca-di-un-intervento/1336652/

Ci registriamo e paghiamo in anticipo. Il prezzo senza assicurazione non è cheap: novecento dollari. In Inghilterra, altro paese dove la pratica è diffusissima, il prezzo medio nazionale è ottocento sterline ma ci sono ospedali dove ne chiedono solo 275.

Ma quando la porta si apre mio marito è identico a prima, cammina come prima, si muove come prima, è bello come prima. E sorride compiaciuto. Nei due giorni che seguono resta in poltrona a guardare più Nba di quanta ne vede in tutta la stagione, mentre io servo pasti caldi, birra ghiacciata, vino al calice.Mia figlia mi prende da parte, vuole avere anche lei una confezione di piselli da mettere “sulla pancia”. Riesco a convincerla che non è una buona idea.

Un giorno le spiegherò meglio cosa è successo, e spero che per allora anche suo marito sarà così illuminato da ripetere – in Italia – la gentilezza che suo padre ha fatto a me.



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Oggi invece, la "blogger", "ex casalinga" si è svegliata ed ha buttato un po' di merda sui figlia maschi, tanto per cambiare (dopo i mariti non castrati, altri "meritevoli di insulti luridi").









http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/10/quei-parassiti-che-chiamano-figli-maschi/3844355/


La pizza è pronta in tavola, ma lui ancora non è arrivato. Ci sono due ore di strada da casa sua al luogo di villeggiatura in cui si trovano i suoi genitori. Noi siamo invitati a cena e abbiamo il via libera dai padroni di casa di azzannare la prima fetta. Deliziosa, appena sfornata. Dopo una ventina di minuti, il rumore della macchina annuncia l’arrivo del figliol prodigo. Entra scorbutico e saluta la nostra presenza come un’invasione non annunciata. Si lava le mani e siede a tavola. La madre esegue il presentat-arm sfoderando il primo pezzo, ma la temperatura non è gradita al nuovo ospite e al pari di un cliente al ristorante sul punto di minacciare una cattiva recensione, rimanda il piatto in cucina con la specifica richiesta di riscaldarlo. Parliamo di una cena consumata a metà luglio nel mezzo dell’estate più calda degli ultimi 137 anni, e il protagonista del siparietto non è un mocciosetto capriccioso, ma un uomo sposato di 40 anni.

Un altro, di pochi anni più giovane del primo, ha sgridato la madre (la stessa che ad ogni lavaggio appaia i suoi calzini cercandoli nel mucchio) per una pastasciutta a suo dire scotta. Un altro, che da anni vive lontano da casa, porta la biancheria sporca a sua mamma ogni volta che torna a trovarla.

Com’è possibile che a quarant’anni un uomo si comporti ancora come un ragazzino viziato? Cosa gli dà il diritto di avanzare le stesse pretese di un figlio piccolo?

Anche mia madre, quando i primi tempi facevo ritorno a casa, mi chiedeva con aria caritatevole se avevo “qualcosa da lavare”, come se pulire le mie mutande o togliere lo sporco ostinato dalle mie magliette fosse una vocazione quando non un piacere. Le sue genuine profferte di aiuto le ho sempre vissute come un’offesa alla mia libertà di svilupparmi come individuo, di evolvermi come adulto e le ho sempre declinate con fermezza. E non mi permetterei mai di sedermi alla sua tavola, sapendola china sui fornelli da ore per rendere il momento in famiglia speciale, e lamentarmi di qualcosa che mi ha cucinato.

Capita però spesso che i figli maschi non esitino a rivendicare privilegi da reginette sull’orlo di una crisi di nervi. La colpa non è da imputare esclusivamente al figlio, ma a un certo tipo di educazione che viaggia su una corsia preferenziale fatta di scuse risibili, giustificazioni imputabili al mero fatto di avere un “maschio” e vere prostrazioni.

Quando dopo due femmine ho avuto un maschio, il gaudio della gente era palpabile, tanto che la mia figlia più grande a un certo punto mi ha chiesto: “Mamma, ma perché la gente è tanto contenta che arrivi un fratellino?”. Quando mio figlio è in odor di capriccio, le altre madri lo guardano con un sorriso compiacente e vaticinano: “Eh, ma sai…è un maschio”. Come se la semplice dotazione di un pisello gli fornisca il blasone di un casato a cui tutto può essere perdonato. Carogna per nascita, insomma.

Quando in famiglia ci sono sia maschi che femmine, i genitori propendono spesso a demandare i compiti di responsabilità domestica alle sorelle; quasi che un maschio sia geneticamente inabile a mettere in ordine, fare il letto, sparecchiare. E’ sgradevole puntare il dito su quelle donne il cui comportamento penalizza alla fine solo loro, ma quanto contano gli insegnamenti di una madre nella formazione di un uomo adulto? Se i capricci fossero trasformati in prese di coscienza, le richieste di attenzione diventassero collegiali e la visione del mondo non autoriferita ma condivisa, le donne moderne avrebbero più possibilità di trovare mariti e padri più presenti?

Crescere con l’idea che tutto sia concesso inevitabilmente crea dei mostri di egoismo privi di empatia perché assorbiti interamente su se stessi. Inadatti ad ascoltare gli inviti a una gestione partecipata della casa e della cura dei bambini o peggio ancora incapaci di accettare serenamente la fine di una relazione.

A tutti spiace dover rinunciare alle proprie comodità, a quella bambagia sulla quale tutti i genitori cercano di trattenerci, ma se non ci arriva la madre dovrebbe essere il figlio a fare il primo passo.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Sardus_Pater

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #1 il: Settembre 11, 2017, 09:28:44 am »
Figlie (femmine) che delegano alle madri un sacco di cose che non vogliono fare ne conosco molte. Figli (maschi) che sono indipendenti e non vogliono che mammà si immischi anche nelle loro faccende domestiche ne conosco altrettanti.
Questa cretina quindi vaneggia.

Citazione
A tutti spiace dover rinunciare alle proprie comodità, a quella bambagia sulla quale tutti i genitori cercano di trattenerci, ma se non ci arriva la madre dovrebbe essere il figlio a fare il primo passo.

Però (stranamente) la chiosa finale la trovo azzeccata :blink: .
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online bluerosso

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #2 il: Settembre 11, 2017, 11:10:39 am »
La Vecchione come la gran parte delle blogger di DDF giocano sempre più alla provocazione spericolata.
Consapevoli del fatto che ormai quella rubrica, a giudicare dai commenti, la leggono quasi esclusivamente gli antifemministi.

Ciò è parecchio gradito anche all'editore perché crea introiti pubblicitari altrimenti del tutto inesistenti.

Sarebbe più intelligente boicottare?
Non commentare, decretandone la quasi certa fine per consunzione?

Personalmente non saprei rispondere.

Lo trovo un gioco delle parti.
Prestano volentieri il fianco a critiche feroci in cambio di visibilità.

Spesso, obnubilati pure noi (o almeno io) che non dovremmo, ci scordiamo che queste femministe 3.0 ancor prima che al destino delle consorelle, hanno bene in mente il loro personale tornaconto professionale.
Insomma, pure loro tengono famiglia. E le bollette a fine mese si devono pur pagare...

Fanno volentieri il gioco del “nemico” se comporta qualche benefit personale in termini di visibilità e non solo ($).
La (finta) battaglia tra le mille correnti femministe a questo serve.
A farle rimanere mediaticamente in vita tutt'e mille.

Il femminismo è ormai quantificabile come parte del PIL nazionale. Di che stupirsi?
In questo hanno ragione Fusaro e compagni quando adombrano che il femminismo è ancella del capitalismo.

Offline Vicus

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #3 il: Settembre 11, 2017, 11:34:32 am »
Dovremmo pagarle noi, per scrivere queste cose... :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Offline Angelo

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #5 il: Marzo 18, 2018, 00:37:53 am »
L'ennesimo articolo di questa immonda e lurida femminista. E avendo chiamato come è suo solito gli uomini in maniera oltremodo offensiva è sempre bene ricordare a questa merdaccia che lei sarà sempre un cesso ambulante amato e venerato da un "gattone" castrato".

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/14/le-madri-dei-figli-maschi-hanno-una-responsabilita-in-piu/4217115/


Crescere un figlio è un’esperienza totalizzante, alle volte asfissiante, che ti pone in una posizione relativa col mondo. Non è più solamente delle tue azioni e dei tuoi bisogni autoreferenziali a cui devi rispondere, ma di quelle dei tuoi figli.
I tuoi figli non sono unicamente un fatto privato all’interno del tuo album dei ricordi, ma le fondamenta della società civile di domani. Quella stessa società che potrebbe entrare in prima pagina come fatto di cronaca, nel bene e nel male.

Crescere una figlia femmina comporta meno responsabilità etiche che non crescere un maschio. Non è una questione di genere di per sé, piuttosto una questione di potere delle forze in campo.

In questi mesi si è parlato molto, moltissimo, del movimento #metoo, della rivincita delle donne, di una nuova fase di consapevolezza rispetto alle molestie e alla violenza, ancora orribilmente diffuse in tutto il mondo.
Se la coscienza di sé è un requisito indispensabile per rivendicare i propri diritti e far crescere la propria autostima, non credo ci possa essere una vera rivoluzione culturale tra i sessi senza la partecipazione massiccia e diffusa degli uomini.
Non ci potrà mai essere parità a livello sociale, lavorativo e intellettuale senza il contributo in prima fila degli uomini. Per scrivere un altro capitolo davvero, bisogna stare a fianco degli uomini. Non davanti e nemmeno indietro, ma appaiati sulla stessa linea di partenza.

Quando cresci una figlia femmina, oltre a farle coltivare la propria identità, devi instradarla nel riconoscere i cattivi maestri, il malamore e a difendersi da essi. La poni in una posizione di difesa davanti a un pericolo conclamato, non creato da lei.
Quando cresci un maschio, educhi l’uomo adulto in divenire, e puoi porre delle basi concrete sul modo in cui concepirà le relazioni con le donne. Se cresci un maschio hai la possibilità di limitare (senza gongolarci, è ovvio, nell’illusione di onnipotenza) la proliferazione di un essere mostruoso per il quale, la vita di una donna, ha un valore inferiore a quelli della sua specie.

Fin da bambini, a molti maschi, vengono concessi privilegi e attenuanti perché maschi. L’aggressività, le smargiassate, l’insofferenza alle regole, il poter fare il bello e il cattivo tempo (in casa e fuori) vengono loro perdonati perché all’interno di un’indole percepita naturale.

Tollerare eccessi d’ira, piccoli soprusi, vigliaccate, un linguaggio violento, sono espressioni di carattere che non devono essere condonati, così come incentivare l’atteggiamento divisorio che mette maschi e femmine su due fronti inconciliabili. Noto spesso la tendenza di alcuni genitori di favorire il concetto del ‘maschi con maschi‘ e ‘femmine con femmine’, o l’agevolare le attività gender-based. E’ indispensabile insegnare loro, già dai primi anni, il coinvolgimento asessuato con l’altro. La commistione delle esperienze tra maschi e femmine rende possibile la crescita emotiva perché attinge da bacini diversi. Solo da una convivenza senza dogmi si può generare il rispetto.

Strizzando un occhio a un certo tipo di comportamento spaccone, che diventa poi schema, si crea un terreno fertile per la diffusione di bullismo prima e violenza dopo.

In un mondo ideale, fatto di famiglie che dividono il carico dell’educazione dei figli a metà (non necessariamente in termini di tempo, ma di presenza affettiva), il padre – al quale il bambino guarda e s’ispira – deve essere ugualmente intransigente, senza scivolare nella tentazione della complicità compagnona da spogliatoio.

Sulle modalità nelle quali porsi con gli altri devono esserci regole granitiche, perché se fai il bullo con una (qualsiasi) controparte più debole non sei figo, ma solo una carogna. Che tu abbia cinque, dieci o quindici anni.

Dalla maturità dell’uomo arriva il traguardo della donna.

Se la scuola avesse più risorse da investire, se lo Stato garantisse la protezione a tutte le vittime, se le leggi fossero inasprite ed applicate prontamente, i numeri di cui parliamo sarebbero forse diversi, ma l’emergenza da affrontare è ora. La società è solo in parte plasmata dalle istituzioni, l’essenza che diventano gli esseri umani nasce da lontano, in primis in famiglia.

Lo sforzo della responsabilità di crescere figli psicologicamente sani, sarà ricompensato dall’orgoglio di vederli uomini veri, e dovrebbe essere nell’ordine del giorno di qualsiasi genitore.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Sardus_Pater

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #6 il: Marzo 18, 2018, 10:16:54 am »
Cazzo vuole questa pazza, bimbi anestetizzati? Come se le bambine fossero tutte sante.
E poi mi ricordo che se da piccoli si faceva qualche smargiassata, come la chiama lei, la punizione arrivava.
È fuori dal mondo, sembra che siamo nati con un doppio peccato originale. Matta da legare.
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Offline Sardus_Pater

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #7 il: Marzo 18, 2018, 10:22:31 am »
Citazione
In un mondo ideale, fatto di famiglie che dividono il carico dell’educazione dei figli a metà (non necessariamente in termini di tempo, ma di presenza affettiva), il padre – al quale il bambino guarda e s’ispira – deve essere ugualmente intransigente, senza scivolare nella tentazione della complicità compagnona da spogliatoio.

Aggiungo questo clamoroso autogol della femminista: con tutti i maschi figli di separati che ci sono in giro da decenni ormai e che vedono il babbo col contagocce, chi è stato (anzi stata) ad educare molti bulletti e magari futuri compagni maneschi?
Vorrei sapere quanti effettivi uomini violenti (non falsaccusati) sono figli di separati.
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Offline Vicus

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Re:La castramariti colpisce ancora:Erica Vecchione
« Risposta #8 il: Marzo 18, 2018, 10:32:55 am »
Aggiungo questo clamoroso autogol della femminista: con tutti i maschi figli di separati che ci sono in giro da decenni ormai e che vedono il babbo col contagocce, chi è stato (anzi stata) ad educare molti bulletti e magari futuri compagni maneschi?
Vorrei sapere quanti effettivi uomini violenti (non falsaccusati) sono figli di separati.
Le statistiche dimostrano che bullismo e violenza sono il risultato di separazioni e affido esclusivo alla donna.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.