Autore Topic: Desocializzazione e condizione maschile  (Letto 11644 volte)

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Offline Vicus

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #15 il: Settembre 29, 2017, 21:26:28 pm »
Vicus, trovo molto stimolante il topic che hai aperto, in particolare mi ha colpito questo passo sulla desocializzazione "volontaria".
Infatti mi sono reso conto che, nonostante io abbia quelli che definirei "normali" contatti umani, personalmente tendo ad evitare (con fastidio) le persone che, già al primo contatto, snocciolano un repertorio di luoghi comuni politicamente corretti, del tipo:

- troppe donne violentate, è colpa di noi uomini;
- Trump è il peggiore presidente Usa di tutti i tempi: basta sentire quel che diceva delle donne;
- Papa Francesco è il miglior papa di tutti i tempi, perchè sta modernizzando la Chiesa;
- Tizio è un sindaco di destra: anzichè usare i soldi del bilancio comunale per tappare le buche in strada, li userà per finanziare la caccia al nero;
etc. etc. (si potrebbe andare avanti per ore).

Questo mi porta ad un isolamento di fatto, in quanto, se dico quello che penso senza peli sulla lingua, mi sono giocato ogni successivo rapporto, ragion per cui spesso mi riduco ad un rapporto sociale estremamente superficiale :cry:

Probabilmente è sbagliato, il fatto è che proprio non riesco a considerare desiderabile il colloquio con persone che sembrano la fotocopia sbiadita di una pagina di Repubblica o di Avvenire. :doh:
Grazie freethinker, a pensarci bene la nostra situazione ricorda molto quella dell'Unione Sovietica e dell'Inghilterra degli anni '30 (descritta da Orwell in 1984 parlando al futuro): la vera condizione del mondo d'oggi è "un elefante nella stanza" che non si può nominare, anzi bisogna ostentare un sorriso a 32 denti e una fiducia nelle magnifiche sorti e progressive. Questa mancanza di verità ovviamente impedisce rapporti umani autentici.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #16 il: Settembre 29, 2017, 21:40:55 pm »
Nota: malattia spirituale va qui intesa in senso ampio, per esempio femminismo, opportunismo, ossequio ai poteri forti ecc.

(Segue)

L'aggressione alle anime sane

Queste significative parole ci introducono alla parte più difficile. Siamo giunti all'ultimo stadio dell'attacco all'anima: l'aggressione a coloro la cui spiritualità è ancora viva e al potenziale bene che potrebbero fare. Nel momento in cui un modello culturale è diretto all'espressione e alla promozione della malattia spirituale, va da sé che cerchi di corrompere, emarginare, neutralizzare o eliminare coloro che per natura sono orientati in direzione opposta.
Il primo stadio dell'aggressione sta nel collocare la persona spiritualmente sana in un contesto culturale in cui si trovi in attrito e in disaccordo. Qui è sottoposta a un tentativo continuato di dissuasione dalle proprie posizioni, ma anche a uno scoraggiamento derivante dalla delegittimazione del suo modo di vedere il mondo e i propri simili. Oltre a ciò, il dover assistere alla costante ripetizione di ciò che ritiene sbagliato [cf. freethinker :)] la induce a demoralizzarsi. Questo processo è stato in parte descritto dal sociologo americano Peter Berger tramite il concetto di devianza conoscitiva una condizione colma di rischi per coloro che vi si trovano:
«Una minoranza conoscitiva è un gruppo di persone che si forma intorno ad un corpus di "conoscenze", deviante dalla normalità [...] la situazione di una minoranza conoscitiva è, senza scampo, una situazione di disagio, non tanto e necessariamente perché la maggioranza che la attornia sia repressiva o intollerante, quanto e semplicemente perché essa ricusa di considerare i concetti definiti circa la realtà, propri della minoranza, una "conoscenza".
Qual è la natura delle pressioni cui vengono sottoposte le anime sane soggette alla cultura desocializzata nella sua forma più estrema — figure che formano una vera minoranza conoscitiva? Prima di tutto, i punti di vista che l'individuo spiritualmente sano (nel caso sia credente) capta dall'ambiente circostante non fanno che ribadirgli che è in errore e che bisognerebbe percorrere altre strade. Inoltre, credente o meno che sia, si trova circondato da pensieri e pratiche che vanno contro la sua natura più profonda, che negano la legittimità del suo mondo mentale, dei suoi atteggiamenti e valori, del suo modo di vivere, in un processo di dissuasione mirato a farlo smettere di essere ciò che è. Tutto ciò è già sfibrante di per sé, ma viene aggravato ulteriormente dallo scarso sostegno da parte di quanti gli sono vicini: non viene sostenuto e incoraggiato in ciò che è e fa, quindi è vittima allo stesso tempo dei tentativi di dissuasione e dell'assenza di qualsiasi apporto, oltre che del contatto costante con ciò che è sbagliato, falso, distorto. La contemplazione continuata dell'errore suscita nell'anima sana dolore, stress, dispiacere e perfino orrore. La sua energia e la sua volontà vengono prosciugate fino a renderla un avversario meno pericoloso.
Ma non si tratta soltanto di scoraggiamento. La persona spiritualmente sana è colpita anche dal disorientamento e dall'inquietudine. L'ambiente circostante non solo la rattrista, ma la mette in condizione di non essere se stessa, privandola della prospettiva di realizzarsi e condannandola alla frustrazione. In questo modo si esercita una massiccia pressione proprio sulle parti più essenziali della sua natura. Tramite quali meccanismi? Le persone spiritualmente malate non sono in grado di formare comunità autentica, non possono produrre amore per l'amore né amore per la verità. Circondata da questo tipo di individui, l'anima sana si trova nella dolorosa incapacità di dedicarsi a ciò a cui è chiamata e naturalmente incline, la costruzione di rapporti autentici, che è anche ciò che desidera e di cui ha bisogno. La sua aspirazione all'amore e alla verità comporta che la loro assenza la colpisca più profondamente rispetto a coloro che hanno scelto di vivere nell'oscurità. Come un pesce è creato per nuotare nell'acqua, così la persona spiritualmente sana è fatta per vivere in comunità autentica, in un contesto di salute spirituale, in un sistema culturale che operi a beneficio della spiritualità. Se ciò non è possibile si soffre proprio come un pesce che si dibatte in uno stagno svuotato: non ci si può esprimere, si avverte il morso della frustrazione, fino a giungere a uno stato di disorientamento e inquietudine. L'equilibrio interiore e la capacità di agire poi vengono minati in più punti e, come costretti a camminare nel deserto per giorni senza poter bere, si subiscono i colpi di questo clima altamente distruttivo. È come un'oasi sommersa dalla sabbia, che fa ancora più fatica ad alimentare la vita, quella vita che si oppone al deserto. (Segue)
« Ultima modifica: Settembre 29, 2017, 22:23:00 pm da Vicus »
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #17 il: Settembre 30, 2017, 08:47:55 am »
Vicus, non c'è dubbio: è un libro da leggere :)
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #18 il: Settembre 30, 2017, 21:00:13 pm »
Vicus, non c'è dubbio: è un libro da leggere :)
Farlo leggere a una donna è buon test :D
In realtà, non è mai esistita una che l'abbia capito. E' proprio vero, non date le perle ai borg :lol:
« Ultima modifica: Ottobre 01, 2017, 06:47:07 am da Vicus »
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #19 il: Ottobre 01, 2017, 06:50:57 am »
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La persona che salvaguarda la propria spiritualità è anche soggetta alla pena di non essere compresa da coloro che la circondano, e questo è un aspetto saliente dell'aggressione nei suoi confronti. Le sue prospettive, i suoi punti di vista, i riflessi, le reazioni e i sistemi di comprensione sono quelli della vita secondo lo Spirito. I suoi avversari vivono in un universo differente, e il modo in cui sperimentano il mondo appartiene a un ordine diverso. Di conseguenza, non solo non riesce a instaurare una comunità con le persone spiritualmente malate (perché esse non vogliono e non ne sono capaci), ma trova quasi impossibile farsi capire, una condizione da non augurare a nessuno. Così la comunicazione, quell'elemento vitalissimo della comunità, viene compromessa alla base. La persona di buona volontà si ritrova quasi in un'altra dimensione in cui gli altri sono come fantasmi — apre la bocca e fa gesti, ma gli altri non possono veramente sentirla o vederla. Le realtà a cui si riferisce e il linguaggio che usa per descriverle sono purtroppo ben poco familiari alle anime malate. L'incapacità di comunicare è una delle condizioni più crudeli che l'individuo buono deve sopportare, e non solo accresce la sua demoralizzazione e il suo disorientamento (indebolendolo ulteriormente), ma a volte lo spinge a cedere a una lotta ineguale e ad alzare bandiera bianca: davanti a una mancanza di risposte può scegliere di adottare una politica del silenzio, a che pro parlare al muro? E così la voce della verità si estingue e si spegne un'altra luce. Questa è un'altra delle strade tramite cui il modello culturale imperante contrasta l'apporto di coloro che sono spiritualmente vivi. Le candele vengono smorzate.
Non ci si limita a far tacere le anime sane; altre forze potenti operano per farle cambiare. È senz'altro vero che le false antropologie post-moderne, con i modi di vita cui danno luogo e i falsi valori che generano, sono come inviti diretti a vivere e comportarsi diversamente. Le anime sane vengono incoraggiate, grazie ai processi naturali della pressione culturale, non solo a conformarsi alla prassi dominante, ma anche — per via della tentazione che scaturisce dal loro stato di privazione — ad abbracciare il compromesso. Infatti in preda alla demoralizzazione e al disorientamento della desocializzazione, la persona spiritualmente sana può essere incoraggiata ad adottare i modi e i comportamenti della cultura che la circonda. Ad esempio, per alleviare la propria sofferenza e infelicità può essere tentata di imboccare vie d'uscita che sembrano ovvie, almeno nel breve termine, soprattutto se queste vengono approvate e praticate da una parte dominante del proprio ambiente umano. Ad esempio, per superare una situazione di povertà o di difficoltà economica può essere tentata di praticare la disonestà e l'inganno, o di ricorrere allo sfruttamento. Nel suo stato di solitudine può essere tentata di instaurare amicizie insincere o false. In una situazione di frustrazione sessuale può essere indotta a trattare l'altro come un oggetto. Costretta in una posizione insignificante può essere tentata dalla caccia al potere. Immersa nella noia può essere spinta a calarsi nel mondo del piacere a spese di qualcun altro. Ma se soggiace a queste tentazioni, corre il rischio di danneggiare la propria spiritualità, esattamente ciò che vogliono le persone spiritualmente malate che la circondano: far passare nelle proprie schiere l'avversario. (Segue)
« Ultima modifica: Ottobre 01, 2017, 23:01:37 pm da Vicus »
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #20 il: Ottobre 01, 2017, 23:09:11 pm »
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La pressione che la desocializzazione nella sua forma radicale esercita sulla persona di buona volontà non finisce qui, perché a ciò si aggiungono i pesanti epiteti del rifiuto. L'uomo che vive la vita secondo lo Spirito si trova soggetto alle difficoltà del non inserimento, si sente un estraneo. Viene infatti considerato anormale, e alla fine anch'egli inizia a sentirsi tale; diventa vulnerabile a venire etichettato dagli altri come eccentrico, insolito, strambo, forse matto, forse disturbato, persona di cui non fidarsi e da non integrare. E sono solo alcuni degli amari frutti dell'attrito che incontra. A un livello più generale, l'individuo che per sua natura aspira alla comunità si trova invece a scontare la realtà del rifiuto. Nonostante l'attuale culto della tolleranza per ciò che è diverso, la persona di buona volontà si trova spesso ad essere vittima di uno sbarramento di rifiuto. Gli effetti deleteri sull'autostima, sul morale e la fiducia in sé sono ovvii, eppure non è lui l'anormale. In questi tempi relativistici la tendenza dominante è quella di definire ciò che è normale in termini di norma umana. Viene considerata "normalità" ciò che decreta la società e ciò che viene riconosciuto come convenzione. Ma che cosa succede se nell'ambiente umano regna il disordine? In verità, alla normalità bisognerebbe dare una definizione molto diversa, quella che penserebbe e praticherebbe la persona spiritualmente sana, indipendentemente dalla cultura o dal contesto in cui si trova. I pensieri e le azioni di questa persona andrebbero semplicemente considerate come conformi alle "norme" della legge divina. Ma nella desocializzazione il normale spesso diventa anormale e viceversa, cosicché l'uomo che si dedica alla salute spirituale scopre che forse deve portare la croce delle varie forme di denigrazione e di rifiuto che scaturiscono dal suo essere diverso. (Segue)
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #21 il: Ottobre 04, 2017, 03:03:56 am »
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La demoralizzazione indotta dall'inganno costituisce un ulteriore colpo mortale sferrato alle persone spiritualmente sane. In verità, poche cose sono demoralizzanti quanto il tradimento. Coloro che vivono nel lato oscuro considerano gli altri come strumenti tramite i quali ottenere delle cose; dal loro punto di vista le persone sono oggetti da usare nella pratica dell'egoismo e nell'acquisizione di posizioni, potere, ricchezza, prestigio e piacere. Per loro è molto meglio prendere che dare, e in quest'ottica fanno ricorso all'inganno. La falsa buona volontà, la maschera dell'amicizia, la menzogna, la duplicità sono fenomeni dell'inganno considerati accettabili se mirati al profitto personale. E per questa mentalità, la persona spiritualmente sana diventa un bersaglio speciale, e una vittima designata di questo processo. Infatti l'uomo di buona volontà è naturalmente propenso ad aiutare, a dare e a offrire, perché fa parte della sua aspirazione alla comunità. Di conseguenza è una potenziale fonte di guadagno molto ricca, perché l'aspirazione è vulnerabile allo sfruttamento. A che pro andare a bussare alla porta dell'egoista? Parallelamente l'anima sana desidera accogliere le richieste che si basano su princìpi giusti, rispondere positivamente ai comportamenti radicati nel bene e al richiamo dei virtuosi. È per queste ragioni che viene avvicinata da coloro che vogliono sfruttare la sua generosità, e lo fanno mascherandosi in modo da suscitare fiducia e gentilezza. Scoprire che si tratta di un inganno è un'esperienza amara. Qualcosa di sacro è stato profanato e lo sconforto che si prova resta indelebile nella memoria ed è fonte di nuova pena. (Segue)
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #22 il: Ottobre 08, 2017, 02:05:05 am »
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La duplicità crea un'ulteriore condizione che lo spirito buono deve sopportare e che fa da coronamento alle sofferenze causate dallo scoraggiamento, dal disorientamento e dalla demoralizzazione: l'insicurezza. La desocializzazione spesso offre il contrario di un ambiente umano ordinato e sicuro per la persona spiritualmente sana.
Inoltre il relativismo erode costantemente nel pensiero e nella prassi qualsiasi punto di riferimento fisso e radicato, così i rapporti sicuri vengono messi a dura prova o perduti, e ciò che si reputa giusto viene messo continuamente in discussione.
La diffusione della pratica della duplicità, dal canto suo, significa che non vi è costanza nel pensiero e nell'azione degli altri, che le posizioni vengono continuamente modificate, e che non si può fare affidamento sulle persone. Quasi fosse vittima di un terremoto continuo che fa tremare e crollare mura e pavimenti, l'ambiente umano si trova in uno stato di moto perpetuo perché non è basato su salde fondamenta di verità.
Come se tutto questo non bastasse, la società di massa — come si è visto — è propensa a generare rapidi cambiamenti e instabilità nell'ambiente di una persona, sottoponendo ciò che è familiare e noto ad alterazioni costanti. A peggiorare le cose contribuisce il processo di deculturalizzazione che rende la continuità culturale sempre più elusiva. Di fronte a tutte queste realtà, spesso interconnesse, la persona spiritualmente sana è afflitta dall'incertezza e dalla mancanza di fiducia in se stessa, una condizione di insicurezza che esercita un'ulteriore pressione e aggrava una tensione già molto intensa. (Segue)
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #23 il: Ottobre 08, 2017, 08:11:17 am »
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La duplicità crea un'ulteriore condizione che lo spirito buono deve sopportare e che fa da coronamento alle sofferenze causate dallo scoraggiamento, dal disorientamento e dalla demoralizzazione: l'insicurezza. La desocializzazione spesso offre il contrario di un ambiente umano ordinato e sicuro per la persona spiritualmente sana.
Inoltre il relativismo erode costantemente nel pensiero e nella prassi qualsiasi punto di riferimento fisso e radicato, così i rapporti sicuri vengono messi a dura prova o perduti, e ciò che si reputa giusto viene messo continuamente in discussione.
La diffusione della pratica della duplicità, dal canto suo, significa che non vi è costanza nel pensiero e nell'azione degli altri, che le posizioni vengono continuamente modificate, e che non si può fare affidamento sulle persone. Quasi fosse vittima di un terremoto continuo che fa tremare e crollare mura e pavimenti, l'ambiente umano si trova in uno stato di moto perpetuo perché non è basato su salde fondamenta di verità.
Come se tutto questo non bastasse, la società di massa — come si è visto — è propensa a generare rapidi cambiamenti e instabilità nell'ambiente di una persona, sottoponendo ciò che è familiare e noto ad alterazioni costanti. A peggiorare le cose contribuisce il processo di deculturalizzazione che rende la continuità culturale sempre più elusiva. Di fronte a tutte queste realtà, spesso interconnesse, la persona spiritualmente sana è afflitta dall'incertezza e dalla mancanza di fiducia in se stessa, una condizione di insicurezza che esercita un'ulteriore pressione e aggrava una tensione già molto intensa. (Segue)

Vicus, trovo questo brano particolarmente importante, perchè richiama l'attenzione su un aspetto che a me sembra fondamentale, cioè che le persone vengono private dei punti di riferimento.
Come si può vivere senza punti di riferimento?
Si vive nella confusione più totale, perchè non è possibile avere un'esistenza serena se si deve sentir rimettere in discussione ogni giorno il fatto che si nasce maschi o femmine, che il sesso (come i genitori) è una cosa che non si può scegliere.
Non si può dover spiegare ogni giorno a qualcuno che gli uomini sono una cosa e gli animali un'altra, che il sole sorge ad est oppure che esiste la legge di gravità: è come aver a che fare con bambini nell'età del "perchè?". Con una differenza: che i bambini comprendono molto facilmente la realtà, mentre certi adulti fanno del loro meglio per renderla incomprensibile. :doh:
Ma i punti di riferimento oggi sono stati declassati, sono diventati "stereotipi".
Che gli uomini portino pantaloni e le donne la gonna sarà anche uno stereotipo, ma almeno sulle porte delle toilette ci sono simboli comprensibili a tutti :D
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« Risposta #24 il: Ottobre 08, 2017, 08:32:23 am »
Proprio così. E' una tecnica per creare instabilità e superficialità nei legami umani, i cui effetti li constatiamo ogni giorno: difficoltà ad associarsi, dal condominio alla QM e, naturalmente, instabilità nei rapporti di coppia.
Per mera necessità di sopravvivenza, nella società desocializzata è impossibile prendere qualsiasi impegno o stabilire quasiasi legame che non sia effimero e superficiale.
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #25 il: Ottobre 09, 2017, 14:06:03 pm »
(Segue)
La desocializzazione nella sua forma radicale combatte la salute spirituale di cui l'uomo buono è portatore anche in modo molto semplice. La persona di buona volontà aspira ad essere un buon vicino, ma che cosa succede se i vicini non ci sono? Mettete un individuo che può fare del bene su un'isola deserta e vedrete che le sue azioni non produrranno molto. Togliete a un grande pianista il suo pianoforte e non potrà suonare la sua musica. La persona spiritualmente sana esprime amore e verità, quindi opera a beneficio della salute spirituale di coloro che le stanno intorno, contribuendo alla costruzione della comunità. Ma toglietele la famiglia, gli amici, i vicini e tutto il resto (o svuotate del loro contenuto autentico questi rapporti) e tutto ciò diventa inutile. Desocializzare l'uomo buono significa ostacolare o negare il suo apporto positivo all'ambiente umano. Gli effetti benefici del suo essere, collocato in una sorta di vuoto sociale, vanno perduti. Così il contesto culturale non solo provoca demoralizzazione e disorientamento nelle persone spiritualmente sane, ne risucchia le energie e ne indebolisce la volontà ma, tramite i processi che portano al loro isolamento, agisce contro i potenziali effetti di contrasto e opposizione di quanti sono impegnati nella salute spirituale. (Segue)
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« Risposta #26 il: Ottobre 10, 2017, 13:44:07 pm »
Tuttavia la desocializzazione nella sua forma radicale non si limita a isolare l'uomo spiritualmente sano: gli impedisce l'incontro e l'azione in comunione con i suoi simili spirituali. L'unione fa la forza, e l'azione comune non solo procura un sostegno reciproco, ma permette di accrescere il bene che può esser fatto. La concentrazione di risorse fa aumentare esponenzialmente il valore complessivo dei beni. Mentre le persone che combattono da sole possono essere eliminate una per una, l'avanzata di interi eserciti è tutt'altra cosa. È chiaramente nell'interesse funzionale di questo modello culturale impedire un processo di azione comune, anche perché l'unione fra le anime sane, e la loro cooperazione, corrisponde esattamente alla formazione di quella comunità vera che la cultura desocializzata spesso combatte, perché costituisce un nemico mortale simile agli anticorpi in un corpo malato. Quando le persone di buona volontà vengono isolate grazie ai processi naturali della desocializzazione, nel momento in cui vengono a mancare i punti di accesso sociale e viene ostacolata la creazione di connessioni con gli altri, diventa molto difficile per loro entrare in contatto con i propri simili. I sentieri dello sparso esercito di persone spiritualmente sane non si incontreranno più perché la giungla non fa che cancellare le tracce che lo permetterebbero. La tentazione, inoltre, di starsene zitti, la riluttanza a pronunciarsi, l'esperienza del tradimento, il sospetto degli altri, il prosciugamento dell'energia — fenomeni che hanno luogo nella condizione di anonimia — rendono ancora più arduo alle anime sane riconoscersi fra loro ed entrare in contatto. Per queste vie le forze della salute spirituale sono soggette a meccanismi che operano per la loro separazione e frammentazione, rendendole avversari ancora meno pericolosi.
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« Risposta #27 il: Ottobre 11, 2017, 22:28:49 pm »
L'attacco all'anima sana va tuttavia ben oltre la demoralizzazione, il disorientamento e l'isolamento, perché contempla anche un'aggressione costante ed endemica. Per comprendere questo processo è necessario sprofondare nei recessi del lato oscuro, impresa peraltro poco piacevole. L'ostilità all'amore e alla verità, il rifiuto di sentirsi inferiori, la sete di potere, il rigetto della comunità, queste e altre caratteristiche contraddistinguono l'uomo che vive nelle tenebre spirituali. C'è quindi un'aggressività naturale nei confronti di coloro che vivono la vita secondo lo Spirito, poiché sono a priori malvisti, per non parlare dell'ostilità nei confronti della loro presenza e del loro ruolo. Coloro che cercano di costruire (implicitamente o esplicitamente) il regno dei cieli fra gli uomini, operano in favore di strutture e processi che necessariamente inibiscono e ostacolano coloro che agiscono in senso contrario. Questa battaglia spirituale, innata nella cultura umana, implica che le anime sane siano soggette agli attacchi delle parti avversarie, le quali reclamano la libertà di essere ciò che sono e di fare ciò che vogliono, e sono ostili a qualsiasi interferenza, anzi, spesso attaccano con ferocia inaudita ciò che va o potrebbe andare contro di loro. È quindi ora il caso di analizzare questi tipi di attacco in profondità e di comprenderne le ragioni a monte.
Vi è un paradosso riguardo al lato oscuro. Per quanto le anime malate abbiano scelto di vivere nelle tenebre, raramente desiderano che qualcuno ricordi loro che cosa sono; sembrano non voler percepire gli abissi nei quali sono sprofondate, e vorrebbero ignorare o dimenticare ciò che sono diventate. Ugualmente, preferiscono non ricordare le malvagità che possono aver commesso nel perseguire i propri ristretti profitti personali. In tale contesto, e dato questo desiderio di non voler essere messi a nudo, la persona spiritualmente sana costituisce una grave minaccia di smascheramento. Di fatto l'uomo che vive la vita secondo lo Spirito porta in sé una luce che illumina i misfatti e la malattia spirituale degli altri.
Come la sporcizia di uno straccio sudicio viene messa in risalto se accostata a una tela pulita, così l'incontro con l'individuo che ha salvaguardato la propria anima costringe colui che è caduto spiritualmente a constatare in tutta evidenza la realtà del proprio essere. Questa verità lo colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Egli diventa simile al pipistrello che si sente al sicuro nell'oscurità della caverna fino al momento in cui viene accesa una torcia, oppure — per fare ricorso a un'altra immagine — come un mostro che vive in un tunnel sotterraneo e si rende conto dell'orrore del proprio corpo solo quando qualcuno si avvicina con una lanterna. In questo contesto, la persona spiritualmente malata reagisce con aggressività, perché per annullare la crisi della verità, che la affligge e le provoca dolore, deve allontanarsi o distruggere il suo contrario, deve attaccare proprio quella realtà che le rivela ciò che è. Non va dimenticato, fra l'altro, che l'aggressività è l'emozione naturale per quegli esseri umani che hanno qualcosa da nascondere. È così che l'uomo di buona volontà, nell'essere fedele a se stesso, diventa vittima dell'aggressività perpetrata da coloro che non vogliono far risplendere su di sé la luce di cui egli è portatore.
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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #28 il: Ottobre 12, 2017, 21:47:01 pm »
Una quantità di riflessioni ancora maggiore emerge quando focalizziamo l'attenzione sulla posizione sociale e sul denaro. Nella società, premi e riconoscimenti dovrebbero spettare ai virtuosi, a coloro che hanno talento e fanno bene le cose. Lo storico preparato, piuttosto che l'inetto, dovrebbe occupare la cattedra universitaria; la figura pubblica onesta, più che la canaglia, merita la fiducia del popolo; la madre che ama i propri figli, più che la scansafatiche, dovrebbe guadagnarsi la nostra stima. Ma questo principio generale è inaccettabile per la persona spiritualmente malata, che per sua natura brama il potere, il prestigio e la ricchezza. Ciò che le importa è non tanto come si arriva a queste cose, ma che ci si arrivi tout court. Per citare il famoso detto: il fine giustifica i mezzi, e se c'è una cosa che contraddistingue il lato oscuro, è questa aspirazione a essere "importanti" in un modo o nell'altro, collegata alla prontezza ad essere disonesti pur di arrivarci. Ancora una volta è evidente che coloro che vivono nelle tenebre non agiscono o pensano facendo riferimento alla verità, bensì vivono secondo i parametri di questo mondo, e ciò che interessa loro veramente è che la società li consideri "importanti", che ciò corrisponda a verità o meno. Da qui il passaggio all'inganno è breve. Queste persone vogliono ottenere i premi e il prestigio che dovrebbero andare a coloro che li meritano, e sono impostori fin troppo predisposti a defraudare i veri meritevoli.
Da questo punto di vista diventa evidente come la presenza di talento e virtù negli altri costituisca una minaccia per l'anima malata: se premiati, questi la priverebbero di ciò che desidera. Le qualità degli altri mettono in pericolo le sue potenziali acquisizioni, soprattutto in due aree: quella del potere e quella del lavoro. In una comunità il comando a tutti i livelli dovrebbe essere nelle mani di coloro che posseggono le qualità spirituali per garantire decisioni corrette e benefiche. Il loro potere dovrebbe essere impiegato a beneficio degli altri, e questo è vero per i capi di governo come per i capistazione. Invece la persona spiritualmente malata vuole il comando per l'importanza e per i benefici materiali che ne può ottenere, secondo una prospettiva prevalentemente egoistica in cui sono assenti le responsabilità più ampie nei confronti della comunità. Poiché il potere gli spetta per merito, l'uomo che vive la vita secondo lo Spirito diventa il rivale mortale. Così l'individuo che vuole governare bene — o che vuole che i treni arrivino in orario — perché è cosa buona in sé diventa un nemico da attaccare. Di fatto, con il gran parlare che si fa oggi in termini mercatisti della legittimità della competizione, non si sta fabbricando a volte una copertura per combattere coloro che hanno talento? E una volta affermato che siamo tutti identici, non è questo un modo per accantonare le aspirazioni dei più capaci?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #29 il: Ottobre 14, 2017, 09:16:28 am »
(Ritratto della nostra classe politica e della nostra burocrazia)

La persona spiritualmente malata non si limita al risentimento nei confronti del talento di coloro che insidiano la sua acquisizione di profitti e prestigio, ma si oppone attivamente all'impulso a lavorare bene. Per converso, i sani di spirito si oppongono natural¬mente a coloro che aspirano a premi e conferme senza meritarli, o a quelli che trascurano le loro responsabilità nei confronti degli altri, o che non fanno le cose come vanno fatte. Per tutti questi motivi, l'uomo che vive nell'oscurità vede le persone di buona volontà come ostacoli sul proprio cammino, rivali nella lotta per l'avanzamento nel mondo e contrari ai suoi profitti illegittimi.
La reazione naturale a questa rivalità e opposizione sul piano del denaro e del successo è l'aggressione alle anime sane da parte di coloro che vivono nell'oscurità. L'intensità e la frequenza di questa reazione che si esprime attraverso quattro forme principali — mascheramento, isolamento, dominio e inganno — riflettono l'importanza immensa che viene attribuita a questi "beni". Esaminiamo per primo il maschera¬mento. Per raggiungere i loro fini, coloro che vivono nell'oscurità si danno all'imitazione, alla falsificazione e all'inganno. Fingendo di essere dotati di virtù e di talento, indossano la maschera di colui che lavora a beneficio degli altri. Facendo credere di essere persone di valore praticano un inganno, mentre le anime sane, essendo portate alla verità, hanno una propensione naturale alla spontaneità. Le persone spiritualmente malate, al contrario, propendono per il calcolo, con la speranza di arrivare alla ricchezza e al successo terreno tramite la simulazione. In tal modo la persona spiritualmente sana viene esclusa dalla gara e allontanata dal campo.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.