Autore Topic: La natura capitalistica del femminismo  (Letto 1253 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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La natura capitalistica del femminismo
« il: Settembre 30, 2017, 10:47:14 am »
La natura capitalistica del femminismo è sancita dal fatto che la donna se si mette sul mercato da sola,è in grado di capitalizzare molto più denaro di quanto ne riescano a capitalizzare padri,madri,sorelle e fratelli,se provano a piazzarla.
Il cosidetto matrimonio combinato è un calmiere dei prezzi della donna,perchè nella sua valutazione intervengono altre donne,(che in materia di soldi sanno il fatto loro)che impediscono che la famiglia dell'uomo si impoverisca eccessivamente nell'acquisto della stessa.
Gli uomini più ricchi le hanno concesso ''l'autodeterminazione'' in virtù di questo fatto,perchè non conta il valore merce,ovvero la donna,che alla fine è pur sempre una donna,ma il valore denaro della stessa.
Gli hanno fatto credere di essersela guadagnata l'emancipazione,ed è vero,se l'è guadagnata vendendosi a loro e quotandosi in borsa.
Per questo se dopo aver letto questo,tu donna se ti indigni perchè paragonata ad una merce hai solo da prendertela con te stessa e con le tue sorelle,oramai,ti vendi da sola.
E come sei brava!
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline bluerosso

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Re:La natura capitalistica del femminismo
« Risposta #1 il: Settembre 30, 2017, 13:17:06 pm »
Provo a sviluppare la tua (corretta) analisi.
Storicamente il femminismo nasce all’interno del pensiero progressista e umanitarista.
Negli anni 60/70 la prima torsione ideologica viene data dal marxismo che fa sua in modo strutturale la “problematica” della condizione femminile.
Ne sposa (soprattutto) la prospettiva rivoluzionaria: infatti entrambi si definiscono contro il sistema (capitalistico).
Il femminismo però a differenza del marxismo è già intrinsecamente interclassista (cosa lega Natalia Aspesi alla sora Teresa che lavora nel calzaturificio Piripicchio?)
Di conseguenza la prima vittima del femminismo è il marxismo. Il fallimento della lotta operaia e di classe.
Il reflusso degli anni ’80 fa il miracolo.
Il capitalismo, mette insieme Natalia Aspesi e la sora Teresa.
Promette all’una e all’altra. E darà all’una e all’altra.
Il capitalismo è l’unica sovrastruttura sociale che è in grado di promettere e realizzare una redistribuzione.
Valore economico (non potere*) e diritto legale.
Il valore economico attraverso il mercatole (la sua espansione).
Il diritto legale attraverso lo stato (politica).
L’inesorabile ascesa del mercato e contemporaneamente del valore femminile (guarda caso negato dal femminismo) ne sono l’inequivocabile dato.
Fenomeno osservabile ad occhio nudo anche da venere. Oltre che misurabile scientificamente.
Ma di norma per ogni vincitore c’è specularmente uno sconfitto e un terreno di battaglia.
Lo sconfitto è il maschile (non il maschilismo) ed il terreno di battaglia è il tessuto sociale.
Ad ognuno la valutazione sui risultati di questa dinamica. E sulla sua proiezione sul futuro.



* valore economico e potere economico non sono la stessa cosa.
Il potere presuppone la responsabilità del suo esercizio. La sanzionabilità dell’abuso; anche in termini morali.
Il valore presuppone la rendita.