Autore Topic: Breve studio sulla secessione  (Letto 5955 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #15 il: Ottobre 01, 2017, 22:06:14 pm »
Io per una volta mi schiero con la polizia e di solito,non lo faccio mai.
Ho un'antipatia congenita contro l'autorità,ma la razionalità mi obbliga ad ammettere che senza autorità si crea la più spietata tirannia,quella del più forte.
Se ne sessantotto la polizia avesse sparato contro i minchioni borghesi che non erano al lavoro nelle fabbriche,ora staremo meglio.
Bisognava sparare ad altezza uomo,anzi altezza donna.
Questa storia che la democrazia porta alla libertà incomincia a puzzarmi.
Non tiriamo in ballo l'Italia stato creato a tavolino.
La Spagna ha una storia gloriosa:l'impero su cui non tramonta mai il sole.
Poi il lord tirchio ha avuto la meglio sull'hidalgo spendaccione.
Ma l'Inghilterra il faro della democrazia ha una storia orribile che non è stata scritta.
Una classe dirigente che ha messo alla fame i suoi sottoposti e poi che si ingegnassero a sopravvivere.
La rivoluzione industriale inglese come campo di concentramento a cielo aperto.
Memorabile l'intervista a un ragazzo spiantato di inizio novecento:
''Qual è il tuo scopo nella vita?''
Arrivare a stasera per ubriacarmi.
Io che vivo nella città post-industriale di Torino assisto al graduale ritorno a quelle condizioni.
Capitalismo femminismo nichilismo darwinismo sociale,questa l'eredità storica dell'Inghilterra.
Un popolo così ebete da vivere come quel ragazzo il cui unico scopo è sbronzarsi alla sera e comprare i tabloid per sapere tutto del figlio di Cate Middleton.
Se avesse vinto la Spagna sarebbe stata un altra storia.
Spiace dirlo ma anche Manzoni non aveva capito un cazzo,sotto i bravi di Don Rodrigo vivevamo meglio che sotto Amazon.
E si badi bene l'America è la crema dell'Inghilterra,gli spiriti liberi che sono scampati a quel campo di concentramento che era l'inghilterra vittoriana.
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

Offline TheDarkSider

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #16 il: Ottobre 02, 2017, 11:04:31 am »
La scelta di rimanere o meno parte di una nazione deve partire non solo da motivi etnici o idealistici, ma anche da valutazioni di rapporti di forze: una singola regione non può nulla contro un potere globale colonizzatore,* che per sfruttarla meglio fomenterebbe al suo interno ulteriori forze centrifughe su base etnica (immigrati) o linguistica.
Tutto giusto ma allora perche' opporsi all'Europa? Se contano solo i rapporti di forza meglio un continente unito che uno stato-nano politico come la Spagna o l'Italia.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline TheDarkSider

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #17 il: Ottobre 02, 2017, 11:05:36 am »
Io per una volta mi schiero con la polizia e di solito,non lo faccio mai.
Ho un'antipatia congenita contro l'autorità,ma la razionalità mi obbliga ad ammettere che senza autorità si crea la più spietata tirannia,quella del più forte.
Se ne sessantotto la polizia avesse sparato contro i minchioni borghesi che non erano al lavoro nelle fabbriche,ora staremo meglio.
Bisognava sparare ad altezza uomo,anzi altezza donna.
...
Francamente sfugge il collegamento tra le proteste studentesche del 68 e un referendum indipendentista.
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline Vicus

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #18 il: Ottobre 02, 2017, 11:42:13 am »
Tutto giusto ma allora perche' opporsi all'Europa? Se contano solo i rapporti di forza meglio un continente unito che uno stato-nano politico come la Spagna o l'Italia.
Giusto, ma per ragioni di volontà politica invece di costruire un'Europa unita e forte (come è già esistita ai tempi dei romani o nel Medio Evo, mai disgiunta da un certo federalismo e pluralismo culturale), l'unità europea è stato un mero pretesto per dissolvere le nazioni nel mondialismo.
Non parliamo di concetti assoluti, ma di cosa è opportuno nel contesto attuale. La Sardegna indipendente per esempio era un'ottima cosa ai tempi degli Shardana, quando (correggetemi se sbaglio) aveva una certa unità interna e nessun vero nemico esterno. Nel mondo globale del TAFTA cui l'Italia riesce a malapena a resistere, non sono affatto sicuro che funzionerebbe altrettanto bene.
In Sicilia (altra regione a forte autonomia) fu Craxi e non qualche sindaco locale ad opporsi alla costruzione di basi USA, usando tutto il peso di una nazione che allora contava molto più di oggi.
Fu sempre Craxi (che ancora soffre di eccessiva damnatio memoriae) a fare della vicina - e francofona - Tunisia quasi un satellite dell'Italia, in modo tanto efficace quanto discreto*, con grande vantaggio strategico non solo le regioni vicine ma per l'intera nazione.
Ancora oggi, realtà come ENI e Finmeccanica, possibili solo con determinate risorse territoriali e demografiche, danno al Paese un peso geopolitico e una certà libertà impensabili, ad esempio, per una regione di livello balcanico.

* La maggioranza degli italiani non se ne rese neanche conto, ma la cosa fece alquanto inca**are il governo francese, una bella soddisfazione :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Angelo

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #19 il: Ottobre 02, 2017, 12:06:50 pm »
Io penso che Vicus abbia sostanzialmente ragione sulla questione catalana. Così come pur essendo del Sud e pur conoscendo bene ciò che accadde 150 anni fa in Italia non ha senso oggi essere filoborbonici. Ha senso essere filoborbonici oggi soltanto per chi deve sfruttare la divisione dell'Italia per meglio controllarla.

@Sardus
Capisco la tua posizione, ma pur essendo di sinistra (di una sinistra che ormai non esiste più) la nazione non si divide per questioni come quella catalana. La nazione si divide per questioni molto più serie (come nel donbass). E' noto inoltre che il movimento indipendentista catalano è foraggiato e sostenuto dai "soliti noti" e dalle solite luride femministe. Non possiamo stare dalla parte di chi vive dividendo i popoli e mettendoli gli uni contro gli altri per questioni etniche o per questioni sessuali.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Vicus

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #20 il: Ottobre 02, 2017, 12:20:26 pm »
E' noto inoltre che il movimento indipendentista catalano è foraggiato e sostenuto dai "soliti noti" e dalle solite luride femministe.
Interessante, ti riferisci a George? Hai dei link?

Aggiungo solo una cosa: quando saranno privatizzate (a suon di pressioni estere e di sentenze servili) ENI e Finmeccanica, avremo la tanto agognata secessione e la meno prevista fusione con Lo zio Sam, che ci vede ancora come l'Italia pezzente del '48 verso cui stiamo regredendo a grandi passi.
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Offline Angelo

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #21 il: Ottobre 02, 2017, 12:28:19 pm »
Interessante, ti riferisci a George? Hai dei link?

Aggiungo solo una cosa: quando saranno privatizzate (a suon di pressioni estere e di sentenze servili) ENI e Finmeccanica, avremo la tanto agognata secessione e la meno prevista fusione con Lo zio Sam, che ci vede ancora come l'Italia pezzente del '48 verso cui stiamo regredendo a grandi passi.

Mi pare di aver letto qualcosa in merito, faccio  una ricerca al volo...

http://www.occhidellaguerra.it/soros-scommette-sullindipendenza-la-spagna-rischia-sprofondare/

Soros potrebbe avere interessi anche sul referendum catalano. Da quanto si apprende da La Vanguardia, infatti, l’Open Society Foundation finanziò con 27.049 dollari il consiglio per la diplomazia pubblica della Catalogna. Un ente conosciuto anche come “Diplocat“, preposto alla “paradiplomazia”. L’organizzazione che la fondazione di George Soros finanziò per finalità antizzariste è effettivamente impegnata in questi giorni nellasensibilizzazione sul tema del referendum. Il sospetto che sorge, insomma, è che il magnate ungherese, naturalizzato americano, abbia trovato nel separatismo un’altra tigre da cavalcare per promuovere la sua visione del mondo. Che si tratti di rivoluzioni colorate o di istanze secessioniste, pare proprio che, seppur in maniera legale ed indiretta, l’attivismo finanziario di Soros non abbia intenzione di smettere di penetrare gli scenari geopolitici contemporanei. E le forze propulsive del separatismo catalano, con ogni probabilità, ringraziano questa tensione a giocare una sorta di partita globale aRisiko. Ma il rapporto del filantropo statunitense con le istanze catalane non si ferma qui.

             
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Secondo varie fonti, infatti, Soros in passato avrebbe finanziato anche Sos Racisme Catalunya con 80 mila dollari. Lo scopo presunto? L’associazione in questione, differentemente da altri movimenti catalani, sostiene la bontà dei fenomeni migratori e degli ingressi dei rifugiati nel territorio spagnolo. E sempre ad Sos Racisme Catlalunya, l’Open Society avrebbe fornito sostegno legale. Insomma, alcune interpretazioni ipotizzano che l’interesse fosse quello di indebolire i movimenti che hanno una visione differente sulla gestione politica dell’immigrazione, in favore di quelli che invece sposano la linea di Soros. Il finanziamento, peraltro, sarebbe avvenuto a ridosso delle amministrative in Catalogna. E la visione di Soros, si sa, è quella per cui i migranti “sono una ricchezza“.  Tutti questi movimenti lasciano pensare che l’ombra di Soros possa essersi estesa anche sul referendum per l’indipendenza catalana previsto per il prossimo primo Ottobre. La Catalogna, del resto, è una rappresentazione congeniale all’idea che il filantropo ha della società da costruire.

Barcellona e Madrid hanno posizioni diverse sui migranti. La principale città della regione autonoma del Nord Est si è detta più volte disponibile ad un’accoglienza praticamente incondizionata. Le politiche promosse dal governo Rajoy, invece, si sono concentrate su sofisticati sistemi di controllo e accordi bilaterali con le nazioni africane. La Spagna è l’unica nazione europea a confinare con l’Africa, eppure è riuscita a tamponare quella che sarebbe potuta divenire una vera e propria invasione. Ecco che la “società aperta” teorizzata da Soros e i desiderata della Catalogna finiscono per incontrarsi in una comunanza di visioni. Tanto che i soliti radical chic, con tanto di sostegno della stampa progressista, si sono esercitati in un’ ormai non più rara ode all'”esempio catalano” in materia di accoglienza. “Basta scuse, accogliamo adesso” recitava lo striscione esposto in testa alla marcia pro migranti che si è svolto a Barcellona lo scorso febbraio. E niente pare poter far cambiare idea ad alcuni esponenti politici catalani, neppure l’attentato sulla Rambla di pochi mesi fa. Ecco perché la disponibilità di una nazione a sè stante, promotrice di un’ospitalità illimitata, potrebbe aver stuzzicato gli appetiti idealistici del magnate. Quello che per ora è verificabile, sono i passati finanziamenti della Open Foundation Society agli enti e alle associazioni citate, che sembrerebbero in prima fila nella battaglia politica per la secessione. Questo e una lista di politici che l’universo circondante Soros avrebbe stilato per segnalarne la vicinanza alle posizioni russe, quindi fortemente critiche rispetto alla tematica dell’accoglienza. Poco, probabilmente, per dichiarare l’esistenza di un interesse diretto del filantropo alla secessione catalana. Ma il referendum, se si terrà, è previsto per il primo di Ottobre. Tempo a disposizione per eventuali ulteriori finanziamenti non manca.

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Gilbert Keith Chesterton

Offline Angelo

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #22 il: Ottobre 02, 2017, 12:35:14 pm »
Già in base all'articolo postato con una brevissima ricerca mi sento di propendere per l'unità della Spagna. E vedendo che il movimento indipendentista è finanziato dal lurido Soros ( ripreso pari pari da una certa Eretica in tempi non sospetti) credo che chiuda la questione catalana. Ovviamente, se ci sono articoli che sbugiardano tale tesi sono pronto a ricredermi.
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Gilbert Keith Chesterton

Offline Vicus

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #23 il: Ottobre 02, 2017, 12:49:32 pm »
Come pensavo. Figurarsi se un movimento "spontaneo" potrebbe organizzare una simile macchina elettorale.

@Sardus: la mia breve ma interessante esperienza in Canada, dove c'è una notevole diversità etnica, negli USA con gli afroamericani (me lo spiegarono proprio loro) e in Russia (dove coesistono unite ma autonome culture diversissime) mi ha fatto scoprire che esiste un modello di integrazione in cui le identità non sono assorbite, ma potenziate collaborando insieme ad un progetto comune (la nazione) che permette loro anche maggiore autonomia (spazi, economia indipendente, cultura ecc.) tutelandoli da ingerenze esterne. In Italia non è ancora così (tranne in Alto Adige malgrado tutto) ma si potrebbe fare. Che ne pensi?
« Ultima modifica: Ottobre 02, 2017, 15:09:43 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Sardus_Pater

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #24 il: Ottobre 03, 2017, 00:13:51 am »
Soros, che dopo tutto quella che ha fatto stravede per l'indipendenza di una regione da uno stato nazionale, cosa che cozza con altri aspetti della teoria mondialista, rimane indecifrabile. In realtà, come detto, le correnti che spingono all'indipendenza catalana sono eterogenee, ci sono anche partiti locali di stampo conservatore. Non so però la posizione di questi partiti di fronte all'argomento accoglienza. D'altro canto, la femminista Ana Colau, sindaca di Barcellona, è dichiaratamente antiseparatista, pur avendo protestato per l'invasione della città da parte delle forze dell'ordine provenienti dalla capitale. Ci sono centinaia di migliaia di catalani che credono fermamente che la Catalogna meriti l'indipendenza o un'autonomia ancora più forte da Madrid, ma senza l'ombra minima di malizia. Il pessimo rapporto tra catalani e madrileni non è nemmeno una cosa recente, comunque. Se davvero di mezzo c'è anche Soros, questi ha semplicemente soffiato su braci ben vive.

Vicus:

Citazione
La Sardegna indipendente per esempio era un'ottima cosa ai tempi degli Shardana, quando (correggetemi se sbaglio) aveva una certa unità interna e nessun vero nemico esterno. Nel mondo globale del TAFTA cui l'Italia riesce a malapena a resistere, non sono affatto sicuro che funzionerebbe altrettanto bene.

La Sardegna era indipendente anche per buona parte del Medioevo, purtroppo non era uno stato unitario, ma diviso nei quattro Giudicati, e purtroppo le mire delle repubbliche marinare di Genova e Pisa resero la Sardegna una specie di terra di conquista, con casati sardi che si alleavano tramite matrimoni alle potenti famiglie continentali (i Doria, i Della Gherardesca, eccetera). Lo screditato papa Bonifacio VIII diede in feudo, in base a non so quale diritto, la Sardegna (e la Corsica) per risolvere il conflitto tra gli Aragonesi e gli Angiò sul possesso della Sicilia, nel 1297. Nel 1323 cominciò la conquista aragonese della Sardegna, cioè l'inizio del decadimento di una terra sino ad allora prospera. Purtroppo le infide casate continentali tramavano ora contro gli aragonesi ora contro gli arborensi, anche se le ingerenze dei Pisani scomparirono definitivamente verso la metà del XIV secolo.
Nonostante questo, i legami che poi si sono creati in quattro secoli di dominio iberico son rimasti così profondi che la Sardegna è "rimasta" di stampo iberico, pure da un punto di vista culturale, anche per moltissimo tempo dopo il passaggio ai Savoia (1720). La Carta de Logu promulgata da Eleonora d'Arborea rimase in vigore sino al 1827. Già allora si erano avuti moti antifeudali e antipiemontesi e c'era chi teorizzava l'indipendenza dell'Isola.
L'idea di una Sardegna che si governa da sola e non sia teatro di prova di giochetti politici voluti da Roma, nonché priva delle servitù militari Nato, è viva in tanti sardi, me compreso. Se non può diventare indipendente, merita comunque un'autonomia di tipo federale.

Ho fatto parte di movimenti indipendentistici di estrema sinistra come A Manca pro s'Indipendentzia e tra i tanti casini che ho passato in vita ho anche assaggiato personalmente la repressione poliziesca, con perquisizioni in casa alla ricerca di armi in presenza dei miei, la spada di Damocle durata alcuni anni di finire in galera e l'arresto causa famigerata Operazione Arcadia di compagni di lotta nonché amici, che a causa delle assurde tesi portate avanti dal pidduista mai smascherato Beppe Pisanu, si son fatti un po' di 41 bis per terrorismo. Ho anche creduto in una soluzione armata ai problemi della Sardegna. Ma nessuno/a di noi è mai stato/a un/a terrorista.
Già allora dissentivo (anche se spesso silenziosamente) con certe lotte femministe o pro gay portate avanti, per fortuna solo sporadicamente, dal movimento. Il femminismo portato avanti dalle compagne di AMpsI era collaborazionista, non misandrico, e da quello che so ci furono anche scontri verbali tra le ragazze e delle femministe della vecchia guardia durante alcuni dibattiti. Ciò nonostante, pur condividendo alcune tesi di fondo, rimanevo distante da molte delle loro teorie e già allora non credevo a storielle come quella della "donna su tre".

Al momento dell'operazione Arcadia avevo già abbandonato informalmente AMpsI per diversi motivi, l'ultimo dei quali era stato il revisionismo fatto a sinistra della storia sovietica: sentire frasi del tipo "i gulag non sono mai esistiti, ma se non fosse così è stato per una buona causa" mi fece ribollire il sangue nelle vene. Ciò nonostante rimasi in contatto con molti di loro. E son rimasto, dentro, sardista.

Scusate per la lunghezza.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #25 il: Ottobre 03, 2017, 00:45:11 am »
Grazie Sardus. Nei film di De Seta ambientati in Sardegna lo Stato veniva visto come l'intruso, il nemico. Dovrebbe invece essere il garante dell'autonomia contro interferenze esterne.
In Alto Adige l'autonomia sembra ormai una realtà. Forse sarebbe possibile anche in Sardegna e in altre regioni italiane.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Alberto1986

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #26 il: Ottobre 04, 2017, 00:53:37 am »
Personalmente non ne so molto delle rivendicazioni di questo cosiddetto "movimento per l'indipendenza catalana", ed in tutta sincerità non mi interessa granché approfondire la questione. Diciamo solo che vedere in prima fila la solita rivoltane gentaglia di estrema sinistra e le solite repellenti femministe di merda (a quanto pare pure finanziati dal solito scarafaggio internazionale di Soros), non può che farmi prendere le distanze da certi movimenti. Poi, per carità: saranno problemi interni della Spagna.

Offline Angelo

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #27 il: Ottobre 04, 2017, 15:22:01 pm »
Soros, che dopo tutto quella che ha fatto stravede per l'indipendenza di una regione da uno stato nazionale, cosa che cozza con altri aspetti della teoria mondialista, rimane indecifrabile. In realtà, come detto, le correnti che spingono all'indipendenza catalana sono eterogenee, ci sono anche partiti locali di stampo conservatore. Non so però la posizione di questi partiti di fronte all'argomento accoglienza. D'altro canto, la femminista Ana Colau, sindaca di Barcellona, è dichiaratamente antiseparatista, pur avendo protestato per l'invasione della città da parte delle forze dell'ordine provenienti dalla capitale. Ci sono centinaia di migliaia di catalani che credono fermamente che la Catalogna meriti l'indipendenza o un'autonomia ancora più forte da Madrid, ma senza l'ombra minima di malizia. Il pessimo rapporto tra catalani e madrileni non è nemmeno una cosa recente, comunque. Se davvero di mezzo c'è anche Soros, questi ha semplicemente soffiato su braci ben vive.

Vicus:

La Sardegna era indipendente anche per buona parte del Medioevo, purtroppo non era uno stato unitario, ma diviso nei quattro Giudicati, e purtroppo le mire delle repubbliche marinare di Genova e Pisa resero la Sardegna una specie di terra di conquista, con casati sardi che si alleavano tramite matrimoni alle potenti famiglie continentali (i Doria, i Della Gherardesca, eccetera). Lo screditato papa Bonifacio VIII diede in feudo, in base a non so quale diritto, la Sardegna (e la Corsica) per risolvere il conflitto tra gli Aragonesi e gli Angiò sul possesso della Sicilia, nel 1297. Nel 1323 cominciò la conquista aragonese della Sardegna, cioè l'inizio del decadimento di una terra sino ad allora prospera. Purtroppo le infide casate continentali tramavano ora contro gli aragonesi ora contro gli arborensi, anche se le ingerenze dei Pisani scomparirono definitivamente verso la metà del XIV secolo.
Nonostante questo, i legami che poi si sono creati in quattro secoli di dominio iberico son rimasti così profondi che la Sardegna è "rimasta" di stampo iberico, pure da un punto di vista culturale, anche per moltissimo tempo dopo il passaggio ai Savoia (1720). La Carta de Logu promulgata da Eleonora d'Arborea rimase in vigore sino al 1827. Già allora si erano avuti moti antifeudali e antipiemontesi e c'era chi teorizzava l'indipendenza dell'Isola.
L'idea di una Sardegna che si governa da sola e non sia teatro di prova di giochetti politici voluti da Roma, nonché priva delle servitù militari Nato, è viva in tanti sardi, me compreso. Se non può diventare indipendente, merita comunque un'autonomia di tipo federale.

Ho fatto parte di movimenti indipendentistici di estrema sinistra come A Manca pro s'Indipendentzia e tra i tanti casini che ho passato in vita ho anche assaggiato personalmente la repressione poliziesca, con perquisizioni in casa alla ricerca di armi in presenza dei miei, la spada di Damocle durata alcuni anni di finire in galera e l'arresto causa famigerata Operazione Arcadia di compagni di lotta nonché amici, che a causa delle assurde tesi portate avanti dal pidduista mai smascherato Beppe Pisanu, si son fatti un po' di 41 bis per terrorismo. Ho anche creduto in una soluzione armata ai problemi della Sardegna. Ma nessuno/a di noi è mai stato/a un/a terrorista.
Già allora dissentivo (anche se spesso silenziosamente) con certe lotte femministe o pro gay portate avanti, per fortuna solo sporadicamente, dal movimento. Il femminismo portato avanti dalle compagne di AMpsI era collaborazionista, non misandrico, e da quello che so ci furono anche scontri verbali tra le ragazze e delle femministe della vecchia guardia durante alcuni dibattiti. Ciò nonostante, pur condividendo alcune tesi di fondo, rimanevo distante da molte delle loro teorie e già allora non credevo a storielle come quella della "donna su tre".

Al momento dell'operazione Arcadia avevo già abbandonato informalmente AMpsI per diversi motivi, l'ultimo dei quali era stato il revisionismo fatto a sinistra della storia sovietica: sentire frasi del tipo "i gulag non sono mai esistiti, ma se non fosse così è stato per una buona causa" mi fece ribollire il sangue nelle vene. Ciò nonostante rimasi in contatto con molti di loro. E son rimasto, dentro, sardista.

Scusate per la lunghezza.

Come vedi, caro Sardus, le femministe non si smentiscono mai. Feccia sono e feccia rimarranno. La lurida Ada Colau, sorridente al funerale delle vittime dell'attentato a Barcellona, coadiuvata dall'altra sua amichetta femminista ritratta in una foto famosa mentre pisciava per strada in segno di lotta antipatriarcale, ha fatto di nuovo la pipì fuori dal vaso. Ovviamente, con i soldi di Soros e pesando bene come e quando cambiare bandiera pensando, come i topi di fogna, solo ai suoi interessi personali e alla sua sopravvivenza politica.
Per quanto riguarda il tuo passato, onestamente apprezzo chi lotta per un ideale, anche se mi è lontano. Però, anche da giovane, avrei avuto enormi difficoltà a ritenere affidabile e seria una femminista. Diciamo pure che le serpi in casa non vanno tenute, meglio lasciarle libere nella giungla, pure quando fanno finta di fare la lotta tra loro.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sulla-catalogna-parla-re-momento-grave-democrazia-1448871.html

[...]

"Nessuna soluzione. Nessun riferimento ai feriti. Nessun appello al dialogo. Discorso irresponsabile e indegno di un capo di Stato". Lo ha scritto la sindaca di Barcellona, Ada Colau, commentando il discorso del re Felipe VI a proposito del referendum in Catalogna.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #28 il: Ottobre 19, 2017, 22:49:10 pm »
Si incomincia a parlare di nuova "Maidan" , in Catalogna...

http://piccolenote.ilgiornale.it/33769/una-maidan-spagnola

Mariano Rajoy ha convocato per sabato prossimo il consiglio dei ministri per esaminare la risposta data dalle autorità catalane al quesito posto l’11 ottobre scorso, quando Il primo ministro aveva chiesto se la Catalogna avesse o meno dichiarato l’indipendenza dalla Spagna.

È alquanto evidente che sabato Rajoy chiederà l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, che consentirà al governo di sospendere i membri della Generalitat, e parte della sua autonomia, e indire nuove elezioni.

Infatti il primo ministro spagnolo ha già espresso la sua insoddisfazione per la risposta, che in effetti non chiariva granché, anche se conteneva una frase che poteva dare l’impressione di una mezza apertura: «Il 10 ottobre non si votò l’indipendenza».

Troppo poco per il governo, che quindi si appresta a rispondere a tono. Benché colpita dalla magistratura, che in questi giorni ha arrestato Jordi Cuixart e Jordi Sánchez, due protagonisti dell’indipendentismo, la fazione secessionista non dà segni di cedimento.

Il presidente della Generalitat, Carles Puidgemont, ha infatti replicato a tono alla convocazione del consiglio dei ministri spagnolo, spiegando che se il governo applicherà dell’articolo 155 della Costituzione dichiarerà l’indipendenza, annullando la sospensione precedente.

Insomma, sembra che non ci sia più alcuno spazio per intavolare una trattativa. Si va allo scontro diretto. Difficile immaginare chi abbia più assi nella manica. Uno dei problemi di questa criticità è che entrambi i contendenti sembrano inchiodati ai ruoli che gli eventi hanno ritagliato per loro.

Rajoy non può recedere, anzi. In questi giorni è apparso agli occhi degli spagnoli il difensore della patria contro le pretese di un gruppo di politicanti catalani che stanno minando l’integrità dello Stato e il loro destino: se la ricca Catalogna se ne va per conto suo, la Spagna rischia di collassare, con conseguenze nefaste per l’intera popolazione spagnola.

Inoltre l’indipendenza catalana rischia di alimentare il separatismo basco, già regione autonoma, cosa che porterebbe a una balcanizzazione della Spagna.

Dal canto suo Puidgemont ha tutto l’interesse a far precipitare lo scontro, perché più lo scontro diventa acceso più può presentare se stesso e la sua causa come una vittima dell’autoritarismo di Madrid.

E più il governo centrale userà la forza, più egli immagina di guadagnare consensi tra i cittadini catalani, molti dei quali sono contrari alla secessione ma non vogliono perdere quell’autonomia che ha reso prospera la regione.

Non solo. Se il governo dovesse rimanere invischiato in una prova di forza contro i secessionisti, ovvero reiterasse quanto accaduto durante lo svolgimento del referendum, i secessionisti avrebbero buon gioco a denunciare il ritorno del franchismo. Accusa che brandirebbero sia in chiave nazionale che internazionale.

Da questo punto di vista appare interessante quanto scrive Elisabetta Rosaspina sul Corriere della Sera del 19 ottobre, in un articolo dedicato a un video che sta spopolando sul web.

Nel filmato, una ragazza che parla da «Barcellona, Catalogna, Europa»,  invoca: «Aiutate la Catalogna, salvate l’Europa». Un video nel quale la Spagna viene «ricordata soltanto come mandante della dura repressione sulla folla in coda ai seggi», e dove «le immagini di manifestazioni pacifiste si alternano alle cariche dei poliziotti in assetto antisommossa».

«A qualcuno è sembrato però un déjà-vu e, al video indipendentista, visto da un milione e 200mila internauti, ne è stato accostato un altro di tre anni fa, da 8.8 milioni di clic, quasi identico fino alla richiesta finale di aiuto “ora prima che sia troppo tardi”, ma ambientato a Kiev».

In effetti i due video, benché immortalino realtà diverse e distanti, hanno tanto in comune (cliccare qui per il video della ragazza catalana, qui per il video della ragazza ucraina). Filmati che mettono un po’ di inquietudine, dal momento che appare chiara la strumentalizzazione sottesa.

C’è chi spera in una nuova piazza Maidan a Barcellona, e il governo dovrebbe tener conto di questa spinta. Più premerà il piede sull’acceleratore più lo spettro evocato nel video della strana ragazza catalana, in un filmato peraltro di ottima fattura e capace di toccare corde giuste, andrà a realizzarsi.

La balcanizzazione, la rivolta di Maidan… spettri del passato. Come spettri del passato appaiono le rivoluzioni colorate che hanno avuto luogo nell’Est europeo, finanziate dal “filantropo” (così sui media mainstream) George Soros, che pare abbia scommesso sull’indipendenza della Catalogna (vedi Occhi della guerra).

Difficile contrastare certe spinte, di certo non aiuta il muro contro muro. C’è ancora spazio e tempo per evitarlo.

Impugnare l’articolo 155 della Costituzione non è sufficiente, anzi, potrebbe ritorcersi contro Madrid. Perché è presumibile che sia foriero di ulteriori conflittualità che, come accennato, alimenterebbero la fiamma secessionista.

Se proprio il governo spagnolo vuole perseguire tale strada, non può esimersi dall’affiancare a tale iniziativa un processo politico che abbia un effetto distensivo, che cioè rassicuri la maggioranza silenziosa catalana riguardo la tenuta se non l’ampliamento dell’autonomia regionale.

Eventuali restrizioni in tal senso daranno solo alimento alle spinte indipendentiste.

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Angelo

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Re:Breve studio sulla secessione
« Risposta #29 il: Ottobre 19, 2017, 22:56:22 pm »
Da leggere questo articolo de "La nuova bussola quotidiana"

http://www.lanuovabq.it/it/catalogna-le-false-liberta-che-si-incontrano

E’ scaduto a mezzanotte l’ultimatum concesso dal presidente Rajoy al governo Catalano dopo la proclamazione dell’indipendenza sospesa dal governatore Carlos Puigdemont. Ora si attendono le mosse della Spagna sulla volontà secessionista catalana che però nelle ultime ore ha conosciuto una piccola incrinatura di vedute, soprattutto dopo che il Cup, uno dei partiti componenti la coalizione di governo ha chiesto al presidente di portare fino in fondo la secessione. La proclamazione di una Repubblica catalana resta comunque uno scenario possibile, ma ormai molto difficile da praticare. In ogni caso la Catalogna ha già dato prova di saper utilizzare della propria libertà in senso ampiamente libertario. Come dimostra lo Statuto catalano licenziato dal governo nel 2006 in cui traspaiono tutti i pericoli per una visione della vita e della famiglia in chiave libertaria.
A mettere in guardia i catalani, e soprattutto i tanti sostenitori della vita e della famiglia che si sono lasciati ammaliare dalle sirene indipendentiste ci ha pensato il giornale d’opinione Actuall.com che ha esaminato il pensiero politico dell’attuale classe al governo a Barcellona. Un pensiero che, se dovesse trovare maggiore indipendenza, farebbe diventare la regione spagnola un avamposto di diritti del desiderio peggiore di quello che già oggi sta crescendo in Spagna, dove pure il tessuto sociale e politico è prono ad un laicismo a tratti giacobino.
Quello di Actuall dunque è un avvertimento anche a quei prelati, tra i quali il vescovo di Solsona Xavier Novell che si è recato a votare per l’indipendenza pur essendo una delle vittime del pensiero Lgbt, che aveva persino assediato una chiesa pur di linciarlo.
Che cosa accadrebbe se la Catalogna dovesse proclamare l’indipendenza con le attuali forze al potere oggi? si è chiesto il giornale. Lo statuto catalano parla infatti di “distinti modelli di famiglia” e include la teoria di genere.
Ma a parte lo Statuto sono i tre partiti più “indipendentisti” a non lasciare spazio all’immaginazione. Da PDdeCat, il partito democratico catalano all’antisistema Candidatura de Unidad Popular (Cup) passando per Esquerra Repubblicana (ERC), l’estrema sinistra, si tratta di partiti estremamente libertari.
Vediamo il primo: è apertamente abortista dopo aver raccolto il testimone di Jordi Pujol, ex presidente della Generalitat catalana. Sul fronte omosessualista fu la Catalogna con al governo Pujol nel lontano 1998 ad approvare il riconoscimento delle nozze gay sette anni prima del governo Zapatero. Lo stesso Pujol che è stato uno dei pionieri dell’ideologia di genere.
Ha invece palesemente nel suo statuto il matrimonio omosessuale la ERC, guidata da Oriol Junqueras. Vuole abolire l’esercito, legalizzare la cannabis e portare avanti tutti i programmi di “salute riproduttiva” come l’aborto gratis dai 16 anni. ERC è stata la prima formazione a chiedere la legalizzazione dell’eutanasia nel 2004 quando anche lo stesso Psoe la considerava prematura. Per quanto riguarda la Repubblica Catalana l’idea è quella che dovrebbe essere imposta.
E ancora: libero accesso alle coppie lesbiche alle tecniche di riproduzione assistita e adozione sdoganata per i bambini alle coppie gay. Da ultimo sono proponenti della più coercitiva legge di indottrinamento per quanto riguarda l’omofobia e la transfobia.

Veniamo ora al Cup che può ben vantare di essere una vera e propria nemica della famiglia a vantaggio delle lobby Lgbt. Sul fronte abortista sono per la libertà e la gratuità totale e intendono l’eutanasia come un vero e proprio aiuto al suicidio, senza filtri particolari. Ovviamente nel suo programma ritiene la difesa della famiglia come “un’offensiva neoconservatrice, integralista cattolica, omofobica e transfobica”.
La deputata più in vista, Anna Gabriel, ha idee tribali circa il concetto di famiglia. La maternità ad esempio non va individualizzata, “bisogna sviluppare un modello di società nella quale la tribù e non i padri, siano la comunità educante principale dei figli per eliminare il sentimento di appartenenza del figlio o della figlia a livello ideologico”.
Insomma: i partiti che più sostengono la secessione della Catalogna dalla Spagna sono proprio quelli che più stanno spingendo verso la rivoluzione antropologica. La cosa dovrebbe forse far venire qualche dubbio ai tanti indipendentisti cattolici che speravano di poter avere più libertà una volta staccatisi dalla Corona. Ma si tratta di un concetto di libertà che punta diritto al totalitarismo delle idee e dei diritti. Proprio quello che sosteneva il cardinal Canizares quando faceva notare che il concetto sbagliato di libertà che si applica alla battaglia catalana è lo stesso che sta imponendo i falsi diritti. Qualche cosa vorrà pur dire.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton