Quanto segue è la sintesi del pensiero di studiosi (che consiglio di leggere, aprono la mente come pochi) del calibro di McLuhan (Marshall e Eric), Havelock, Ellul, Ong, Hall.
Oggi le loro ricerche sono portate avanti dalla Media Ecology Association, alla cui mailing list consiglio di iscriversi.
1. Il pensiero attualmente prevalente in Occidente è che "se una tecnologia esiste bisogna usarla". In Oriente c'è invece una forte consapevolezza dell'impatto della tecnologia. Quasi 2500 anni fa il saggio cinese Chuang-tzu raccontava la seguente storia:
“mentre stava viaggiando attraverso le regioni del fiume Han, Tzu-gung vide un vecchio che stava lavorando nel suo orto. L’uomo scendeva nel pozzo, prendeva con le sue braccia un vaso pieno d’acqua e poi lo versava nel canaletto. A fronte di una fatica notevolissima, il vecchio otteneva risultati molto miseri.
Allora Tzu-gung disse: “esiste un modo che vi permetterebbe di irrigare un centinaio di canaletti in un giorno solo, mettendovi in una condizione di ottenere molto con poco sforzo. Questo marchingegno si chiama pompa da pozzo.”
Con la faccia rabbuiata per la rabbia il vecchio ortolano disse: “ho sentito dire da molti saggi che chiunque usi delle macchine fa tutto il suo lavoro come una macchina. E colui che fa il suo lavoro come una macchina finisce con l’avere un cuore uguale a una macchina e colui che ha un cuore come una macchina perde la sua semplicità. Colui che ha perso la sua semplicità acquisisce dei sentimenti poco chiari. L’aver sentimenti poco chiari non si accorda con il senso dell’onestà. Non è che io non conosca questi aggeggi, il fatto è che mi vergogno ad usarli”.
2. Un altro approccio fuorviante è quello moralistico: "Qualsiasi tecnologia non è in sé né buona né cattiva, dipende dall'uso che se ne fa". Si può comprendere la fallacia di questo ragionamento applicandolo per esempio alla bomba atomica, che non sarebbe "né buona né cattiva, dipende dall'uso che se ne farebbe".
3. Ogni tecnologia ha un forte impatto sulla società e crea dipendenza (si pensi ad es. agli "indispensabili" cellulari, alla televisione ecc.). Per esempio, l'automobile soffoca le città e crea immense periferie (in America ma anche nel Nord Italia) che sorgono intorno alle autostrade. La stampa crea la società di massa (informazione standardizzata) e guerre nazionaliste (senza i giornali sarebbe impossibile anche solo sognare una guerra tra potenze molto diverse culturalmente e geograficamente lontane). Le telecomunicazioni creano un uomo "disincarnato" (il corpo è in un luogo ma la sua voce o il suo pensiero arrivano ovunque) e un mondo tribale di "terrori panici" in cui ogni cosa è connessa ad un altra (la cultura tribale non conosce la frammentazione e la specializzazione di quella alfabetica), la sparizione della privacy (non esiste nelle culture orali). La fotografia può distorcere la verità e l'obiettività dell'informazione.
Il computer non serve a fare calcoli o a velocizzare il marketing, ma alla programmazione di ambienti umani (v. dopo). Pone fine all'era della macchina, perché non è meccanico ma "organico" nel suo funzionamento.
Conclusione: Ogni tecnologia è un servizio che produce disservizi collaterali, che andrebbero valutati con attenzione prima di diffonderla indiscriminatamente come si fa oggi. Molti genitori (per esempio in Islanda) dicono che il meglio che possono trasmettere ai loro figli è una vita a misura d'uomo, a contatto con la natura e con un uso limitato di tecnologie (cellulare, ecc.) per lo più superflue.
Le tecnologie non vanno bandite (cosa peraltro impossibile) ma il loro uso va regolato su base quantitativa (Un tipico errore è pensare che i "contenuti" rendano una tecnologia "buona" o "cattiva". Dall'intervista di M. McLuhan a Playboy:
Si potrà utilizzare il computer per dirigere una rete di termostati globali allo scopo di creare un modello di vita che sviluppi la coscienza in un senso più umano. E' già tecnologicamente possibile usare il computer in modo benefico per programmare intere società.
Non è difficile mettere i computer nella possibilità di poter intraprendere una programmazione accuratamente orchestrata della vita sensoriale di intere popolazioni. Mi rendo conto che tutto questo ha un sapore di fantascienza, ma se lei conoscesse la cibernetica, comprenderebbe che ciò si potrebbe fare oggi stesso. Il computer potrebbe programmare i media in modo da determinare i messaggi che un popolo dovrebbe ascoltare in funzione dell'insieme dei suoi bisogni. Si creerebbe così un'esperienza totale dei media assorbita e modellata da tutti i sensi. Si potrebbe programmare cinque ore in meno di TV in Italia per promuovere la lettura dei giornali durante le elezioni, oppure programmare venticinque ore di TV in più in Venezuela per raffreddare la temperatura tribale aumentata dalla radio il mese precedente. Assicurando così l'interazione orchestrata di tutti i media, si potrebbero programmare intere culture al fine di migliorare il clima emozionale, allo stesso modo in cui stiamo imparando a mantenere l'equilibrio fra le economie concorrenziali del mondo.