Il problema, amici miei, oramai è diventato di origine culturale.
Siamo diventati schiavi del "tutto e subito".
Questo modo di ragionare si è talmente radicato nella nostra società (e nel nostro modo di vivere e pensare), che difficilmente riusciremo a tornare sui nostri passi.
E' forse questo un punto di non ritorno?
Come ha detto ilvaccaro, si cerca la "via più facile" per risolvere i problemi, o per meglio dire la "via meno dolosa" o addirittura "indolore".
Siamo come un popolo che invaso da un nemico scappa dalla sua terra, cercando un nuovo spazio in cui poter vivere felice, senza problemi, per rinascere dalle sue ceneri.
Ma dovunque andremo, i problemi prima o poi riaffioreranno, perchè bene e male saranno sempre presenti in egual misura... e in ogni dove.
L'orgoglio maschile dovrebbe risollevare il genere e spingerlo a combattere, anche con grande "sacrificio", per ristabilire l'ordine (o l'equilibrio) che è venuto meno, invece di scappare come un coniglio impaurito.
Ma appena sentiamo parlare di lotta, sacrificio, virtù... ecco che gli animi si disperdono, come foglie al vento.
Come dice Animus, oramai abbiamo interiorizzato e metabolizzato "la strada degli errori".
Tutto il resto sono solo scuse, cucite su misura da chi a tutti i costi vuole evitare ogni tipo di fatica.
Perchè ristabilire un equilibrio (combattere) costa fatica, tanta fatica, troppa per il maschio moderno... non più maschio, e quindi cosa?
Siamo ancora degni di definirci "il genere maschile"?
Oramai accettiamo anche i compromessi inaccettabili... Cosa siamo diventati?