Autore Topic: La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA  (Letto 10139 volte)

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La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« il: Ottobre 12, 2017, 19:27:40 pm »
http://www.eastjournal.net/archives/81357

Citazione
Paolo Pantaleo 7 settembre 2017   

La pubblicazione da parte della CIA di oltre 12 milioni di documenti riservati dei dispacci dei servizi segreti americani (anni ’40 – ’90) ha destato particolare interesse in Lettonia. I documenti della CIA offrono uno spaccato molto interessante sulla vita, non solo politica e militare, ma anche quotidiana dei lettoni ai tempi dell’Urss.


La povertà, la mancanza di prodotti alimentari e di prima necessità nei negozi, il cattivo gusto delle mogli dei funzionari russi giunti a Riga, che era una delle capitali più alla moda e sviluppate dell’Europa del Nord prima della II guerra mondiale, e il desiderio di libertà dei lettoni, fra gli argomenti più frequenti dei dispacci dei servizi segreti americani.

“Considerate le condizioni, le informazioni limitate e la cortina che divideva entrambi i blocchi, qualsiasi notizia poteva avere un suo potenziale valore”, sottolinea il ricercatore Mārtiņš Kaprāns. Si può notare come le informazioni venivano raccolte su ogni tema, ma in particolare dettagliati sono evidentemente i tentativi di descrivere le infrastrutture strategiche, le fabbriche, soprattutto elettroniche, chimiche e farmaceutiche. Inoltre, dalle informative si può vedere che il governo americano negli anni ’40 e ’50 aveva informazioni dettagliate sul movimento partigiano nei baltici (i cosiddetti Fratelli della foresta), che attendeva aiuto dall’Occidente nella lotta contro il regime sovietico. Allo stesso modo, notizie dettagliate arrivavano anche sulle deportazioni, e sui luoghi di destinazione dei deportati.

Le informazioni venivano fatte arrivare in Occidente grazie soprattutto ai marinai. La raccolta dei dispacci divenne più intensa grazie al contributo dei cittadini baltici che emigravano. Dagli anni Cinquanta, con il ritorno di un turismo molto limitato e controllato, anche i pochi turisti occidentali iniziarono a riportare informazioni.

Riportiamo di seguito alcuni esempi delle informative inerenti alla Riga e alla Lettonia sovietiche.

“Durante il viaggio circa 200 passeggeri sono saliti senza biglietto, e senza un posto dove sedere, si sono appollaiati sui tetti del vagone. Alcuni hanno viaggiato per 400 km, dalla Russia fino a Riga. Parlando con alcuni di loro abbiamo capito che vengono a Riga per trovare qualcosa da mangiare. Hanno sentito che in Lettonia si possono trovare patate e pane. Fra di loro diverse donne, e anziani, dall’aspetto molto stanco e indebolito”. [Dispaccio di un ufficiale della flotta americana nel 1947]

“I russi che abitano a Riga guardano i lettoni dall’alto in basso, pensano che i lettoni non vogliano considerare la cultura sovietica di gran lunga più alta della loro. Questo atteggiamento offende molto i lettoni, che hanno fondate ragioni per pensare che il livello di vita prima dell’occupazione sovietica era decisamente più alto, nella Lettonia indipendente. Non nascondono il loro odio contro i russi e pensano che persino sotto il regime nazista si viveva meglio”.

“Le persone a Riga sembrano molto depresse, nessuno si ferma a parlare con estranei. Nei caffè e nei ristoranti si possono notare solo soldati e donne. Se provate a invitare una ragazza a ballare, questa lascerà immediatamente il ristorante e per nessun motivo vi rivolgerà la parola. Quelli che conoscevano la Riga di prima della guerra, restano sconcertati da questi cambiamenti, perché si ricordano Riga come una città molto ospitale e prospera.” [Impressioni di un marinaio danese nel 1949]

“Le scarpe più a buon mercato, del materiale più scadente, costano 53 rubli,  ma si rompono già dopo tre mesi. Scarpe di pelle modesta costano almeno 350 rubli, scarpe con soletta di gomma importate dalla Cecoslovacchia 500 rubli. Gli stivali di gomma sono praticamente introvabili. Per la fornitura di stivali ci vuole uno speciale certificato del kolkhoz… Anche i pneumatici delle auto sono difficili da acquistare. Alcuni informatori dicono che molte auto delle fabbriche e dei funzionari sono ferme, perché non hanno le gomme”. [1953]

“Il tipico lavoratore lettone mangia due volte al giorno. Alla  mattina quella che viene in genere chiamata  „Staļina kūka” (la torta di Stalin), ovvero pane nero fritto in olio di soia. Il pasto serale è costituito da una zuppa di verdure, che in genere viene preparata senza grasso né carne, e mangiata insieme a pane nero. Tutta la carne finisce all’esercito, ma nessuno sa esattamente da dove arriva. A volte si può acquistare carne di cavallo per 7-8 rubli al chilo o ossa per la minestra per 6-7 rubli, parti che probabilmente sono rimaste dalle spedizioni di carne all’esercito. Per comprare carne di cavallo si deve fare una coda di due o tre ore”.

“Il maggior motivo che muove i lettoni al desiderio di riconquistare l’indipendenza, è un fondamentale odio nei confronti del dominio russo. I lettoni più giovani odiano i russi semplicemente perché sono russi e vivono in Lettonia. I lettoni più anziani hanno nostalgia dei tempi dell’indipendenza, perché quei tempi per loro significano libertà, proprietà private e imprenditorialità. Se in Lettonia si svolgessero libere elezioni, in cui partecipassero solo i lettoni, i comunisti sarebbero senza alcun dubbio spazzati via. Ma in queste condizioni attuali, con una Lettonia così russificata, con famiglie russe trapiantante nel paese, basi militari russe, il risultato sarebbe del tutto diverso”.

“Gli abitanti di Riga sanno vestir bene. Gli uomini indossano abiti dignitosi, cappotti, cravatte, scarpe buone. Scarpe e accessori migliori sono quelli importati dalla Cecoslovacchia. Nel complesso il lettone preferisce risparmiare qualcosa sul mangiare, piuttosto che mostrarsi trasandato per strada.” [1951]

“La permanente le parrucchiere la fanno ancora coi vecchi strumenti di prima della guerra, che spesso finiscono per bruciare i capelli della cliente. Nei saloni di bellezza si discute soprattutto della moda estera. Le donne sanno di essere ascoltate, per questo non parlano di politica, o delle attività dei propri mariti”. [1953]

“Non appena il corteo ha raggiunto la destinazione finale, la gente abbandona per strada i manifesti e corre a casa. Il giorno dopo i giornali sottolineano invece con quale incrollabile convinzione i lettoni hanno dimostrato la loro fedeltà a Stalin e al partito e quanto grande sia stata la parata di celebrazione.” [Celebrazioni della Vittoria, maggio 1951]

Fonte Lsm.lv

Offline ilmarmocchio

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #1 il: Ottobre 13, 2017, 14:54:32 pm »
non se la passavano tanto bene :cry:

Offline Frank

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #2 il: Ottobre 15, 2017, 07:59:50 am »
non se la passavano tanto bene :cry:

All'epoca in nessun Paese dell'Europa orientale se la passavano bene.
In merito leggi questo post scritto mesi fa, da una rumena di mia conoscenza, attualmente residente in Inghilterra.

Citazione
Dupa 27 de ani politicienilor le mai trebue data o lectie !! Am fost obligati de circumstante a pleca din tara si a asista la batjocura lor..acum e randul lor sa fie obligati de a-si abandona scaunele in care dormeau atunci cand nu furau, si furau cand nu dormeau !!!!

Credo tu capisca il rumeno, tuttavia la rumena in questione si riferisce a certe manifestazioni* che ci sono state l'inverno scorso in  Romania, contro i loro politici.
Sostanzialmente dice che dopo 27 anni i politici rumeni hanno avuto una lezione, ed aggiunge che tanti rumeni son stati costretti a lasciare il loro Paese e per questo hanno subìto anche la derisione da parte dei medesimi politici; ma ora tocca a loro essere costretti ad abbandonare le sedie dove dormivano.
Conclude dicendo che i suddetti rubavano quando non dormivano e dormivano quando non rubavano.

@@

*
http://www.eastjournal.net/archives/80718
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ROMANIA: La lunga stagione dello scontento romeno. Cinque anni di proteste

Matteo Zola 3 febbraio 2017   

E’ il quarto giorno di proteste in Romania. Le manifestazioni, assai imponenti, hanno portato in strada circa 300mila persone. Tutto è cominciato la notte del 31 gennaio, quando il governo guidato da Sorin Grindeanu, ha licenziato una legge che prevede la depenalizzazione per i reati di corruzione contro lo stato, siano essi commessi da pubblici ufficiali, politici o privati cittadini. La legge introduce una pericolosa distinzione tra reati: i “piccoli” abusi saranno leciti, o comunque perseguibili solo in sede civile, implicitamente tollerati. Questa legge sconcertante andrà a vantaggio di molti politici attualmente agli arresti per corruzione, ma soprattutto gioverà a Liviu Dragnea, leader del partito socialista al governo, attualmente a processo per abuso di potere. Il governo ha infatti deciso che corruzione e abuso di potere saranno punibili solo se è dimostrabile un danno per lo stato superiore a 44.000 euro: la vicenda che riguarda Liviu Dragnea è sotto quella cifra.

Da quattro giorni i cittadini romeni scendono in strada dando vita alla più grande manifestazione di piazza dalla caduta del comunismo. Tuttavia queste proteste, così imponenti, non arrivano dal nulla. E’ ormai cinque anni che i romeni protestano, spesso nell’indifferenza del resto d’Europa.

La lunga stagione dello scontento

La stagione dello scontento romeno inizia infatti nell’inverno 2012 quando gli studenti decisero di occupare piazza Università, il cuore di Bucarest, luogo simbolo delle manifestazioni contro il regime comunista e delle proteste degli studenti che, nel 1990, si ribellarono alla restaurazione di Iliescu, l’uomo che mascherò da democrazia un regime brutale e repressivo.

Ma nel 2012 l’incantesimo della paura si spezzò all’improvviso, cortei e striscioni occuparono nuovamente la piazza e anche la polizia, che sembrava pronta a soffocare nel sangue anche quella rivolta, simpatizzò con i manifestanti. Le proteste, che durarono due mesi, furono pacifiche e trasversali: in piazza Università accorsero anziani, giovani, di destra e di sinistra. Il risultato furono le dimissioni del governo guidato da Emil Boc e appoggiato dall’allora presidente Traian Basescu, vero padre padrone del paese.

Allora il presidente Basescu decise di nominare quale nuovo primo ministro Mihai Ungureanu, già capo dei servizi segreti. La piazza comprese che si trattava di un’intimidazione. Nel paese in cui la Securitate aveva seminato morte e terrore, una nomina del genere non poteva che agitare vecchi fantasmi. Ma alla paura subentrò il coraggio, e dopo altri tre mesi di proteste, nel giugno 2012 anche il governo Ungureanu cadde. Con lui precipitò anche il presidente Traian Basescu, costretto alle dimissioni e accusato di impeachment. Un’era sembrava chiudersi. Intanto una nuova consapevolezza e maturità si diffondevano nel malcontento romeno, come dimostrato anche dalla vicenda di Rosia Montana che da fenomeno nimby diventò presto il simbolo di una nuova sensibilità ambientalista e democratica.

Tuttavia la fase che seguì le proteste portò a un riequilibrio della forze politiche che in nulla mutarono le proprie abitudini: abuso, corruzione, nepotismo, confermarono il carattere cleptocratico della classe dirigente romena. Una convulsa fase politica,contraddistinta da una serie di maneggi, segnò la vita politica del paese. Così, nel 2015, la rabbia riesplose. La miccia fu la tragedia del Colectiv Club, una discoteca il cui crollo causò la morte di 64 persone, la cui responsabilità fu attribuita alla corruzione politica. Le manifestazioni che seguirono la tragedia portarono alle dimissioni di Victor Ponta, primo ministro socialista. Un’altra vittoria della piazza.

Dall'indifferenza all'Europa
Chi scrive ricorda l’indifferenza con cui molti colleghi giornalisti affrontarono le proteste del 2012, senza comprenderne l’importanza. L’ignoranza in merito alle vicende dell’Europa orientale, e l’idea che queste non fossero da inserirsi in un più ampio quadro europeo, consegnò le proteste di quell’anno all’oblio. Fu per noi, costretti a questo piccolo lavoro, all’epoca dei fatti ancor più piccolo, un grande dispiacere. Oggi non è più così, queste proteste sono finite su tutti i media. Un segno della consapevolezza che le vicende europee ci riguardano tutti, e possono avere ricadute continentali. Anche così l’Europa si unisce.
Dopo un anno di governo ad interim, si è arrivati alle elezioni di dicembre, quelle che hanno segnato la vittoria del partito socialista guidato dal già citato, e condannato per frode, Liviu Dragnea.

Togliere le virgolette

Alla luce di queste vicende, è facile immaginare che lo scontento romeno non avrà facile soluzione. Non basta ottenere le dimissioni del governo in carica. La classe politica continua a segnare il passo rispetto alle esigenze e alle richieste dei cittadini. Esigenze che vanno molto al di là dei singoli casi che scatenano le proteste. Il malcontento romeno si origina nella mancanza di prospettive, di lavoro, di dignità. La disoccupazione e l’emigrazione dei più giovani restano problemi insoluti. Tutto questo si unisce a un’esigenza di democrazia sempre più urgente, alimentata dal fatto che finalmente i romeni hanno compreso di essere stati vittime di un raggiro storico: dopo la caduta del comunismo, non si è passati a un regime democratico ma a una restaurazione autoritaria travestita da libertà. Una democrazia tra virgolette. Oggi i romeni vogliono togliere quelle virgolette.

Perché non nasce un’alternativa politica?

Dopo cinque anni di proteste, sarebbe lecito attendersi che dalla società civile nasca e si sviluppi un progetto politico alternativo. Tuttavia questo non accade. Perché?

Da un lato, a impedirlo, c’è l’impermeabilità del potere. Fare breccia in un sistema così autoreferenziale non è affatto facile, se non compromettendosi. Dall’altro, è il diffuso clima di sfiducia verso la politica – ritenuta cosa “sporca” – a tenere le persone lontane dall’impegno politico o, meglio, da un impegno politico che si traduca nella creazione di un nuovo partito. Significativo, in tal senso, è l’insuccesso di Nicusor Dan, matematico e attivista, il cui partito doveva intercettare proprio i malumori della società civile ma che alle ultime elezioni ha ottenuto solo il 9% dei consensi.

Inoltre occorre considerare che il carattere spontaneistico delle proteste è anche un limite allo sviluppo politico delle proteste stesse. Le persone si organizzano tramite social-network, senza una piattaforma condivisa, senza un ente (associativo, partitico, sociale) che le unisca e avanzi concrete proposte. A tenerle insieme è la rabbia, a rappresentarle è un hashtag. Troppo poco per passare dalla protesta alla proposta. La rete è quindi un utile strumento di organizzazione ma rischia di essere una trappola, impedendo uno sviluppo off-line delle istanze portate avanti durante le manifestazioni. Uscire dalla rete sarà un passo necessario per non restarne impigliati.

La riscoperta della piazza

Durante il regime comunista, la piazza era il luogo del consenso obbligatorio. Per questa ragione il passaggio alla democrazia è stato segnato anche dal rigetto della piazza come luogo “politico”. Solo con la nuova generazione, quella che non ha conosciuto le adunate di regime, la piazza è tornata ad essere il luogo dell’incontro e, necessariamente, dello scontro. Ma prima che questa generazione passi dalla protesta alla proposta bisognerà forse attendere ancora un po’ di tempo, ma l’esigenza di democrazia dimostrata dai romeni fa ben sperare per il futuro.


Citazione
L'attuale quadro politico romeno
L’attuale primo ministro, Sorin Grindeanu, è stato nominato appena un mese fa. Ci sono voluti due mesi per arrivare alla sua nomina poiché il partito socialista, uscito vincitore dalle elezioni parlamentari dello scorso dicembre, non riusciva a indicare un nome adatto a ricoprire la carica di primo ministro. Carica che sarebbe dovuta andare al leader del partito socialista, Liviu Dragnea, fautore del successo elettorale. Ma Liviu Dragnea non poteva in quanto precedentemente condannato per frode elettorale e per questo interdetto da ogni incarico pubblico. Egli indicò allora il nome di Sevil Shadeh, donna di origine tatara e religione musulmana, ritenuta da molti un “pupazzo” nelle mani dello stesso Dragnea. Anche per questo il presidente della repubblica, Klaus Iohannis, rifiutò di conferirle l’incarico. Così, a inizio gennaio, si è giunti alla nomina di Sorin Grindeanu, uomo di cui la piazza oggi chiede le dimissioni.

Offline bluerosso

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #3 il: Ottobre 15, 2017, 11:42:34 am »
Tutto l’est europeo ha vissuto la devastazione di un’ideologia, quella comunista, che ben fa capire la pericolosità dei meccanismi ideologici.
Una élite di pensatori (sempre espressione della classe dominante) elabora un’ipotesi di cambiamento radicale e la da in pasto alle masse.
Il meccanismo è quello dell’indottrinamento, attraverso la persuasione.
Spesso la contraffazione della realtà. La menzogna sistematica. L’odio verso la controparte.
Il risultato immediato è quello di un’élite di potere che si sostituisce ad un'altra élite di potere.
Normalmente invece, le masse li erano…e li rimangono.
I vantaggi per loro, sono di solito di gran lunga inferiori a quanto promesso, e spesso parzialmente controbilanciati dagli svantaggi che la nuova "Era" porta.

Da questo punto di vista che differenza c’è col femminismo?

Offline Frank

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #4 il: Ottobre 15, 2017, 20:43:23 pm »
Tuttavia, pur essendo attualmente migliore (rispetto ad allora) la situazione dei paesi dell'est, va pure detto che nemmeno oggi i sopracitati paesi sono diventati i "paradisi" che tanti italiani credono siano.
Un esempio:
http://www.truenumbers.it/stipendi-russia/

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In Russia un minatore guadagna come un bancario
Posted 21 settembre 2017 In Crisi&Ripresa

Circa mille euro al mese: il doppio della media. Si allarga la forbice tra operai e statali

In Russia, la busta paga mensile di un operaio che lavora nell’industria dell’estrazione di metalli e minerali si aggira sui 60mila rubli, più o meno il salario di un impiegato in banca, un consulente finanziario o un agente assicurativo. Stesso stipendio, cambia solo il posto di lavoro.
Stipendi bassi in Russia

In entrambi i casi stiamo parlando di circa 800 euro al mese. Non sono tanti, ma comunque sempre più della media nazionale: secondo i numeri forniti dall’ufficio statistiche di Mosca, infatti, lo stipendio medio di chi vive e lavora in Russia si aggira oggi sui 450 euro al mese. E se sembrano pochi bisogna pensare che fino a pochi anni fa erano la metà, 290 euro nel 2010 per la precisione.
Vivere con 200 euro al mese


Nella classifica del tenore di vita, tra i lavori meglio pagati, dopo la finanza e l’industria estrattiva, ci sono quelli degli impiegati pubblici in Russia: 574 euro al mese. All’ultimo posto ci sono invece gli agricoltori (guadagnano l’equivalente di 261 euro al mese), seguiti dagli imprenditori nel settore del turismo (281 euro). I professori possono invece contare su una mensilità di 370 euro, più o meno come i commercianti.

Si potrebbe pensare che 100 euro, fatte le dovute proporzioni, valgano molto di più in Russia e forse è così. Fatto sta che il potere d’acquisto dei cittadini russi continua a calare: – 8% nel secondo quarto del 2015, se paragonato con l’anno precedente, secondo gli ultimi dati forniti dalla Banca Centrale Russa.
Diseguaglianze in Russia


Ma quello che colpisce non è solo il livello degli stipendi medi in Russia, ma il fatto che la forbice tra gli operai, gli agricoltori e gli impiegati e i redditi dei dirigenti dello Stato si è allargata fino ad assomigliare moltissimo alle diseguaglianze tipicamente “occidentali”. Nel 2015, infatti, il primo vice-capo dell’Amministrazione presidenziale, Vjačeslav Volodin, ha dichiarato un reddito di 87,1 milioni di rubli ovvero 24 in più rispetto all’anno prima. Vladimir Putin ha dichiarato un reddito di 8,9 milioni, cioè 10 volte di meno.

I dati si riferiscono al: 2015

Fonte: Servizio Statistiche dello Stato Federale Russo

Offline Vicus

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #5 il: Ottobre 15, 2017, 22:44:31 pm »
Non esistono paradisi sulla Terra, ma Paesi in declino e Paesi in ascesa (o in recupero). Nel lungo periodo meglio vivere nei secondi.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #6 il: Ottobre 22, 2017, 01:36:51 am »
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/26897-struttura-salariale-in-romania-la-meta-dei-lavoratori-rumeni-guadagna-meno-di-200-euro-al-mese

Citazione
Struttura salariale in Romania: La metà dei lavoratori rumeni guadagna meno di 200 euro al mese
20 Maggio 2016 15:43 Internazionale - Europa


Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Come si evince dai dati del Ministero di Lavoro, pubblicati dal quotidiano ZF, il 44% dei lavoratori salariati rumeni sopravvive con meno di 1.000 lei lordi al mese, cioè, circa 185 euro netti (parliamo di 2 milioni di lavoratori).

D'altra parte, il 28% vive con un salario tra i 185 ai 310 euro lordi, 1.000-1.700 lei netti (in questo caso parliamo di 1,3 milioni di persone).

Al di sopra di questi, un 19% riceve per il suo lavoro tra i 1.700 e i 3.000 lei, circa 310-600 euro netti, mentre nel reddito fino a 4.000 lei lordi entra solo un 4% (entrambi i gruppi contano circa 1,1 milioni di salariati, più vicini al valore più basso che a quello più alto).

Infine, solo un 5% (250.000 persone) guadagna di più, cioè circa 800 euro netti.



Il numero di lavoratori raggiunge attualmente i 4,75 milioni di persone il cui salario medio, che non è la media, molto più bassa, è di 1.700 lei netti al mese, cioè, 310 euro lordi.

La situazione in realtà è ancora peggiore, dato che sotto il salario medio si trovano il 72% dei rumeni, il che mostra che la media (cioè, il salario più usuale) è parecchio più bassa. In altre parole, più del 72% dei lavoratori della Romania capitalista percepisce una paga inferiore al salario medio ufficiale.


Non bisogna dimenticare, per finire, che la distruzione dell'industria produttiva nazionale in questi 26 anni di terapia d'urto neoliberale, fa si che i prodotti di prima necessità siano, per la maggiore parte, da importare, la qual cosa fa si che raggiungano un prezzo vicino o superiore a quello dei prezzi in Europa Occidentale.

Offline Frank

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #7 il: Ottobre 22, 2017, 01:41:47 am »
https://ungherianews.com/2017/09/01/stipendio-medio-tra-i-piu-bassi-della-ue/

Citazione
Stipendio medio tra i più bassi della UE
Aron Coceancig / 1 settembre 2017   


L’Ungheria sta vivendo un periodo di forte crescita economica con il PIL che nel primo quarto del 2017 è cresciuto del +4,1% superando le stime già ottimistiche delle varie istituzioni economiche. A crescere significativamente è stato anche il salario medio ungherese che a giugno ha registrato un +14,4%. Secondo il Ministro dell’Economica Mihály Varga il salario medio continuerà a crescere a ritmi importanti per tutto l’anno, come anche il numero degli occupati.

Non è però tutto oro quello che luccica. Infatti il salario medio ungherese continua ad essere uno dei più bassi all’interno della UE. Secondo i dati dell’Istituto di statistica ungherese (KSH) lo stipendio medio netto in Ungheria è pari a 649 euro al mese. Pochi, molto pochi, in particolare se confrontati con un costo della vita che in alcune aree ha raggiunto livelli quasi da “Europa occidentale”.

Uno stipendio medio così basso pone l’Ungheria al terzultimo posto tra i paesi aderenti alla UE, sopra solo a Romania e Bulgaria. La crescita degli stipendi ungheresi, che nel 2017 dovrebbe attestarsi al 12%, è un segnale positivo ma che non inciderà in maniera significativa sugli standard di vita dei lavoratori.

La forte crescita economica ungherese infatti rende evidente ogni giorno di più come alla crescita portentosa del PIL corrisponda non un generale innalzamento del livello di vita della maggioranza della popolazione, ma anzi una divaricazione sociale sempre più marcata tra una fetta di popolazione che può godersi standard di vita “occidentali”, o forse anche di più, e la maggioranza degli ungheresi che continua a faticare non poco per arrivare a fine mese, dovendo in numerosi casi affrontare un secondo o un terzo lavoro.

Ad incidere sulla crescita del salario medio vi è inoltre la carenza di lavoratori. Infatti nonostante i dati ufficiali parlino di un tasso di disoccupazione pari al 4,3% in numerose categorie, e specialmente a Budapest, si registra ormai una cronica carenza di lavoratori. Fattore che porta all’aumento dell’offerta salariale, ma che a lungo andare potrebbe essere un problema non indifferente per l’economia magiara.

Negli ultimi anni l’economia del paese danubiano è cresciuta a ritmi sostenuti. A favorire questa crescita è stata sia la politica economica del governo (politica monetaria e di investimenti pubblici e privati in primis) che la disposizione di manodopera a basso prezzo, oltre allo stretto legame economico con l’economia trainante del continente, quella tedesca. La crescita economica ha portato quasi all’annullamento della disoccupazione, un sostenuto aumento del costo della vita ma in particolare ha portato ad un aumento delle diseguaglianze nel paese.

Offline Vicus

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #8 il: Ottobre 22, 2017, 04:01:53 am »
L'articolo è stato apparentemente scritto da snowflakes politicamente corretti della generazione Erasmus,* orientati a sinistra e non lontani, almeno idealmente, dalle posizioni di Soros, cioè della CIA di cui appunto parla questo topic. Occorrerebbe controllare altre fonti. :lol:

Come che sia, dire che i salari sono bassi all'estero quando da noi la classe media rovista sempre più nei cassonetti, è come dire quanto si sta bene in prima sul Titanic mentre in terza saltano inspiegabilmente sulle scialuppe... :P

* Claudia Patricolo: Giornalista emigrata, nata a Palermo, ho studiato Scienze Politiche :doh: a Roma per poi specializzarmi in Giornalismo e Comunicazione  :sick: :sick: sempre nella capitale. Ho iniziato ad occuparmi di politica internazionale in alcune redazioni romane,  per poi spostarmi a Parigi dove ho lavorato presso la redazione infografica di Le Monde [il giornale della sinistra al caviale]:doh: Sono arrivata in Ungheria per caso, prima a Debrecen grazie a un progetto europeo:mad: e adesso a Budapest dove scrivo di economia per una testata inglese. :sick: :sick: :sick:

Conclusione: questa è andata in Ungheria a far danni per conto di qualche ONG tipo Open Society e dintorni, pronta a dar man forte in caso di "spontanea" rivoluzione colorata.

L'Europa è piena di studentelli fancazzisti che girano da una università all'altra e da una ONG all'altra, lavorando da Mc*** e partecipando a manifestazioni fasulle (Indignados e affini) che una volta spente le fotocamere si sciolgono come un flashmob.
« Ultima modifica: Ottobre 22, 2017, 04:13:58 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #9 il: Ottobre 22, 2017, 09:07:54 am »
Vicus, non è che bisogna "saltare in aria" ogni volta che uno evidenzia le problematiche dell' Ungheria e buttarci inevitabilmente dentro il solito Soros del menga, eh...  :cool2:
Dire o scrivere che pure lì esistono forti diseguaglianze sociali non equivale a sostenere che da noi funziona tutto a meraviglia.
Dove hai letto questo?
In questa discussione si parla dell' Europa dell'est, non dell' Italia e dell' Europa dell'ovest.
Inoltre, delle rogne italiane se ne parla ad ogni pié sospinto e in ogni dove, perciò non è necessario che pure io mi metta a parlarne.*
Casomai è delle problematiche dell'est che si parla poco, il che è ben diverso.
Ora, che anche nell' Ungheria odierna una buona fetta della popolazione abbia i propri guai è un dato di fatto e non una tesi campata in aria dalla tizia in questione, di cui a me frega meno di zero.
Sappi che l' Ungheria non è solo Budapest; l' Ungheria è pure "altro".
Ragion per cui sarebbe il caso di non idealizzarla oltre il dovuto.

http://it.euronews.com/2015/06/15/ungheria-poverta-in-crescita-aiuti-alimentari-per-l-infanzia-insufficienti

Citazione
Ungheria: povertà in crescita, aiuti alimentari per l'infanzia insufficienti
da Euronews
ultimo aggiornamento: 15/06/2015

Bambini dall’aria felice che giocano in un piccolo villaggio ungherese: scene di tutti i giorni, che non farebbero sospettare la fame. L’ente

Bambini dall’aria felice che giocano in un piccolo villaggio ungherese: scene di tutti i giorni, che non farebbero sospettare la fame. L’ente statistico nazionale quest’anno non ha pubblicato dati sulla povertà, ma Eurostat ha effettuato una ricerca.
Ne risulta che tra il 2009 e il 2013 la povertà estrema è cresciuta dal 20,3% al 26,8%. E nel 2014 oltre il 42% dei bambini ungheresi di meno di sette anni vive in povertà. L’Ungheria sarebbe quindi tra i cinque Paesi con la maggior povertà nell’Unione europea.

“Meno persone ricevono aiuto, e ne ricevono di meno. E in più cresce un sentimento ostile ai poveri. Questo ovviamente spinge certe decisioni politiche, che in pratica puniscono i poveri, quindi le loro condizioni si deteriorano ulteriormente”, commenta la presidente di Eurochild.

La corrispondente di euronews ha incontrato due famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà. Abitano in una regione rurale, dove non si trova lavoro. Per l’intera famiglia di quattro persone possono spendere in cibo circa 50 euro al mese. Coltivano un po’ di verdura e hanno delle galline, ma non è abbastanza per un’alimentazione normale o per comperare i medicinali in caso di necessità.

“Quando le mie due figlie hanno iniziato ad andare al nido, in effetti passavano più tempo a casa ammalate. Andavano al nido 2-3 giorni, magari una settimana, poi si ammalavano e stavano a casa. Nella primavera appena passata, sono state a casa ammalate per nove settimane. Biborka ha un’intolleranza al lattosio, quindi ha bisogno di formule speciali per i bambini e questo pesa, se devi pagare dodici euro per una dose di cinque giorni o se costa invece un euro e venti o niente, con l’aiuto del Fondo per i pasti dei bambini”.

Il Fondo per i pasti dei bambini, un’organizzazione non governativa, ha lanciato lo scorso ottobre il programma Farmacia per i Poveri a Bátmonostor, in via sperimentale. È un piccolo paese vicino alla frontiera meridionale dell’Ungheria. Da luglio, qualsiasi villaggio con una popolazione tra i 1500 e i tremila abitanti, che ha un medico e una farmacia, può richiedere i 100.000 fiorini al mese, circa 320 euro, di aiuti per i medicinali e i prodotti per l’infanzia, come ci ha spiegato il presidente del fondo:

“Il programma Farmacia per i poveri è molto semplice: diamo il denaro ai medici, così il dottore lo usa per acquistare i medicinali per i bambini o le donne incinte che non abbiano risorse sufficienti. In questo modo la farmacia può fornire il medicinale e le persone possono essere curate”.

La dottoressa Magdolna Gyulai, che coordina il programma a Bátmonostor, dice che quelli che si trovano in maggiori difficoltà tendono a nascondere i propri problemi, e quindi è una sfida difficile convincerli a presentare una richiesta per gli aiuti.

“La gran parte di queste persone prova vergogna, preferirebbero nascondre il fatti di non potersi permettere le medicine prescritte per i loro bambini, perché i bambini sono la cosa più importante per noi. Se non possiamo dare loro nulla, allora non valiamo nulla, non siamo abbastanza bravi come genitori. I bambini che hanno fame, ma che hanno un peso più o meno accettabile, imparano con maggiore fatica, non possono concentrarsi, sono più lenti a risolvere un problema di matematica, imparano più tardi a leggere. Spesso la fame è la causa delle minori capacità. Se parliamo con i genitori sì, riusciamo a intuire la verità. Quando ci dicono ‘oh, non ho avuto il tempo di dargli la colazione’ è che in realtà non avevano nulla da dare per colazione”.

“Penso che i miei figli più piccoli non abbiano notato i problemi, forse hanno abbastanza o semplicemente non se ne accorgono”, spiega una madre. “Ai più grandi devo spiegare che mi dispiace, ma non abbiamo i soldi per comperare questo o quello, forse più tardi, se avremo i soldi”.

Il governo ungherese quest’estate fornisce aiuti alimentari per l’infanzia per tre miliardi di fiorini, cioè più di nove milioni e mezzo di euro, ma questo, pur riducendo l’emergenza, non risolve il problema alla radice.


http://znetitaly.altervista.org/art/20499?doing_wp_cron=1508656543.4305911064147949218750

https://www.dirittiglobali.it/2016/07/criminalizzare-la-poverta-ungheria-un-caso-europeo/

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Per meglio rendere l'idea: in questo forum noi ci occupiamo della violenza femminile o della violenza maschile ?
Ovviamente della prima, perché della seconda ne parlano ogni nanosecondo tutti i media, mentre di quella femminile non se ne occupa quasi nessuno.
Ma questo non significa certamente negare che esiste la violenza maschile.
Vicus, son cose ovvie, no ? :cool:

Offline Vicus

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #10 il: Ottobre 22, 2017, 13:25:06 pm »
Ma chi salta in aria? :ablow: :lol:
Il curriculum di questa parla chiaro, motivo per cui ho consigliato di controllare altre fonti. E' pieno di giornali di "laureate in scienze politiche" che dicono che Putin è un dittatore (come no), che in Russia non hanno più nemmeno l'acqua corrente e via di questo passo.
Altre fonti più indipendenti dimostrano una evidente ripresa economica e demografica.

Il problema delle diseguaglianze sociali, esito della speculazione finanziaria è tipico di tutti i Paesi dell'Est. Ma si dà il caso che Orban sia uno dei pochi ad opporsi al globalismo (per coincidenza di Soros), e stia cercando di fare l'interesse del suo Paese, pare anche bene visto che è rieletto da un bel po'.
A partire dagli immigrati che dopo il lavoro cominciano a prenderci le donne (anche senza molestie :D), che l'Italia va a prendere dalle loro coste garantendo loro un alloggio migliore del mio, vitto, Wi-Fi, sigarette e cellulare gratis tutto a spese del furbo maschio italiano.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #11 il: Ottobre 22, 2017, 15:09:48 pm »
Ma chi salta in aria? :ablow: :lol:
Il curriculum di questa parla chiaro, motivo per cui ho consigliato di controllare altre fonti. E' pieno di giornali di "laureate in scienze politiche" che dicono che Putin è un dittatore (come no), che in Russia non hanno più nemmeno l'acqua corrente e via di questo passo.
Altre fonti più indipendenti dimostrano una evidente ripresa economica e demografica.

Il problema delle diseguaglianze sociali, esito della speculazione finanziaria è tipico di tutti i Paesi dell'Est. Ma si dà il caso che Orban sia uno dei pochi ad opporsi al globalismo (per coincidenza di Soros), e stia cercando di fare l'interesse del suo Paese, pare anche bene visto che è rieletto da un bel po'.
A partire dagli immigrati che dopo il lavoro cominciano a prenderci le donne (anche senza molestie :D), che l'Italia va a prendere dalle loro coste garantendo loro un alloggio migliore del mio, vitto, Wi-Fi, sigarette e cellulare gratis tutto a spese del furbo maschio italiano.

Lascia stare il curriculum della tizia in questione, perché non ha nessuna importanza, visto e considerato che la suddetta non ha fatto altro che rifarsi ad altre fonti. :cool2:
Poi, che in molti paesi dell'est ci sia una ripresa economica lo so benissimo (ma non sempre demografica... dipende di quali paesi dell'est parliamo),

Riguardo ad Orban noto che stiamo qui a dire sempre le stesse cose.
Anche a me piace, come mi piace Putin, ma a differenza di te non idealizzo né "mitizzo" alcun capo di stato.  :cool:

Altro particolare da evidenziare: se io aprissi una discussione riguardante l' Italia, la camorra, la mafia, ecc, son sicuro che non mi "contrasteresti" neppure di striscio.
Anzi, evidenzieresti ancor di più le magagne del nostro Paese, evitando accuratamente di far paragoni con altri paesi, dell' est o meno.

Senza offesa, Vicus, ma in questo (ripeto: in questo) somigli ad altri milioni di nostri connazionali, malati di esterofilia e convinti che l' erba del vicino sia sempre più verde.

@@

ps:
Citazione
A partire dagli immigrati che dopo il lavoro cominciano a prenderci le donne (anche senza molestie :D),

Per me possono pure prendersele tutte, mia sorella compresa.
Figurati quanto me ne frega. :alien:

Vicus, io son più vecchio di te, fra poco più di 3 anni avrò 50 anni, perciò credi veramente che, a livello personale, possa interessarmi se gli immigrati "ci rubano le donne" ?
Ma anche a livello "non personale" dovrei forse preoccuparmi, considerando quanto acide sono le nostre connazionali ?
Che se le prendano pure.
Amen.

Offline Vicus

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #12 il: Ottobre 22, 2017, 15:53:55 pm »
Frank, questa meravigliosa Italia così meno corrotta della Nigeria mi ha tolto la possibilità di un lavoro qualificato, discriminato negli studi, rovinato le mie potenziali mogli (le nostre nonne non erano come le acide italiane di oggi) e vessato in mille altri modi che non sto a precisare qui.
L'Italia non è il Congo o l'Ungheria, è vicina a nazioni come Germania, Francia, Svizzera.
Quello che mi fa più schifo di questa nazione è la sua infinita capacità di farsi corrompere (la frase è di Federico Zeri che di queste cose sapeva bene) al punto da fare la guerra per conto terzi (proxy war diremmo oggi) alla sua parte più sana, meritevole e produttiva, esattamente come le repubbliche delle banane del Sudamerica.
Ora, la Russia e l'Ungheria (per tacere dell'Asia) possono avere tutta la criminalità e la corruzione che vuoi, ma non sono serve giurate (e accreditate di un voto robotico) dei poteri globali, per cui almeno non fanno la guerra ai propri cittadini e sono in ripresa anziché in declino.

Le rogne in cantiere con gli albanesi sono quasi un privilegio a paragone di un ufficio governato da un capo psicopatico (https://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=14926.msg174920#msg174920),  che mette i sottoposti uno contro l'altro, si fa bello col merito degli altri ricompensandoli con un calcio nel sedere, il tutto condito da donne onnipresenti come rane in uno stagno.
« Ultima modifica: Ottobre 24, 2017, 01:11:14 am da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #13 il: Ottobre 22, 2017, 16:08:32 pm »
Vicus, lascia stare il discorso degli automobilisti, perché in paesi come la Russia accade ben di peggio che in Italia.
Informati meglio.
Ma, a parte questo, noto che anche in questa occasione non fai che ripetere come un mantra la solita solfa, che peraltro ascolto da decenni e di cui io stesso son consapevole.
In merito colgo l' occasione per ricordarti che io, pur essendo un nazionalista, ho scritto innumerevoli volte che detesto e disprezzo profondamente la gran parte dei miei connazionali, perciò di cosa stiamo parlando?
Ciò non mi impedisce di vedere le magagne altrui né di parlarne e scriverne, contrariamente al 99,99% degli italiani, specie se di sesso maschile.
In ogni caso, caro Vicus, la soluzionea tutto ciò esiste ed è la seguiente: andarsene dall' Italia.
Un consiglio, però: scegli bene la destinazione, perché "là fuori" non son tutte rose e fiori.

Offline Vicus

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Re:La Lettonia sovietica nei dispacci della CIA
« Risposta #14 il: Ottobre 22, 2017, 16:16:13 pm »
In Russia gli automobilisti rispettavano semafori e strisce, potevo attraversare la strada senza rischiare la sedia a rotelle.
Sono stato in vari Paesi anche per lunghi periodi quindi so di cosa parlo, a partire dalle donne, intrise di femminismo ma molto più frequentabili (e meno scroccone) delle bisbetiche connazionali.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.