Autore Topic: Femminista svedese: "gli uomini sono animali"  (Letto 21601 volte)

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Offline Angelo

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Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« il: Ottobre 24, 2017, 19:15:14 pm »
Il titolo necessita di questo linguaggio, non sempre si può restare calmi quando una pisciasotto femminista svedese dice questo --->
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Alberto1986

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #1 il: Ottobre 24, 2017, 19:22:04 pm »
Molto bene, bravo Angelo per aver postato il video. Questi video sono ottimi per palesare a tutti cos'è l'ideologia femminista.

Online Massimo

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #2 il: Ottobre 24, 2017, 19:32:06 pm »
Da ciò che ne consegue? Ovvio, che debbano essere o sfruttati o eliminati. Se si ha il potere di farlo. Ma queste mentecatte non lo hanno.
Quindi possono solo sognare di porre in essere le legittime conseguenze di questa impostazione. Non esiste un femminismo "buono", è il
momento di mettercelo bene in testa. Esiste un femminismo solo e basta. La misandria, l'avversione per il genere maschile non è il volto
peggiore del femminismo: è il suo unico e vero volto. Per noi è chiaro. Per gli altri, è necessario essere gettati sul lastrico per capirlo. Quando, ovviamente, è tardi.

Offline Sardus_Pater

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #3 il: Ottobre 24, 2017, 19:55:12 pm »
Non avranno potere ma possono lavorare ai fianchi l'opinione pubblica. Sono pericolosissime!
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Online Frank

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #4 il: Ottobre 24, 2017, 20:01:49 pm »
Ci penseranno le "risorse" a sistemarle per benino...

https://www.controinformazione.info/le-femministe-svedesi-costrette-ad-abbandonare-i-quartieri-di-stoccolma-per-le-molestie-dei-mussulmani/

Citazione
Le femministe svedesi costrette ad abbandonare i quartieri di Stoccolma per le molestie dei mussulmani
Da Redazione
Apr 01, 2017
Femministe svedesi


Avevano fatto campagna per accogliere l’immigrazione da tutti paesi, per “abolire le frontiere ed abbattere i muri”, parlavano della necessità dell’integrazione delle altre culture, alcune femministe storiche della Svezia, come Nalin Pekgul, Zelida Dagli, che comparivano di frequente  in TV e parlavano per esaltare i vantaggi della “società multicuturale”, adesso sono costrette a riconoscere che loro stesse devono abbandonare il quartiere di Tensta o di Husbym,  dove risiedevano,  in quanto l’invasione islamica di questi quartieri di Stoccolma ha creato molti problemi ai cittadini svedesi e anche loro, come le altre donne svedesi, non si sentono sicure, sono state minacciate di morte e temono di essere molestate per strada come accade frequentemente a molte donne svedesi.

Le femministe svedesi hanno ricevuto una dose di realtà per mano dell’Islam, religione verso cui erano solite essere timidamente combattive.

Poco a poco stanno abbandonando le aree di Stoccolma controllate dagli immigrati–Husby y Tensta-e riferiscono che i fondamentalisti sono quelli che dettano legge all’interno di questi quartieri.


Nalin Pekgul, è una femminista ed ex membro del Parlamento dove era fra gli esponenti del Partito Socialdemocratico. Per 30 anni ha vissuto nel quartiere di Tensta ed adesso assicura di non sentirsi più sicura in quella zona della città. Lei stessa ha denunciato al network TV, STV, che i mussumani radicali hanno preso il controllo del quartiere e che le risulta impossibile visitare il centro del distretto senza essere molestata.

Secondo la sua testimonianza, la situazione per la donna nella vita pubblica si è deteriorata negli ultimi anni. Nota che si è registrato un aumento del fondamentalismo religioso nella mentalità degli uomini della zona, molti dei quali sono immigrati e figli di stranieri. Pegkul ha riferito anche che lei stessa ha cercato di combattere la situazione organizzando incontri e conversazioni in luoghi pubblici, cafè del quartiere, teatri ma ha dovuto presto smettere.
Manifestazione di mussulmani in Svezia

“Sono un volto conosciuto a Tensta e non voglio creare problemi quando vengo molestata”, si difende, spiegando inoltre che questo è uno dei motivi per cui non si reca da tempo al centro del quartiere. Alla domanda se sarebbe rimasta a vivere nella zona, risponde: “spero che questo finisca. Uno non deve dimenticare che quì la grande maggioranza delle persone non sono fondamentalisti “. Nonostante i desideri, sembra che i mussulmani hanno di fatto imposto la loro legge (la sharia).

Zelida Dagli, una ex politica del Partito della Sinistra, ha finito per traslocare da Husby. La femminista descrive la nascita di una specie di “polizia morale” nel quartiree che pretende di controllare il comportamento delle donne.

Le aggressioni contro le femministe si sono trasformate in un grande problema, sottolinea. “Si sono diffuse voci che noi vogliamo togliere alle donne il velo islamico. Mi hanno detto di fare attenzione, e da quel momento non mi sono più sentita sicura”, ha denunciato.

Da allora vive in una zona centrale di Stoccolma ed afferma di essere molto felice di poter vestire e dire quello che vuole senza paura di subire rappresaglie. La femminista riconsidererebbe di tornare a vivere ad Husby, sempre e quando l’area possa tornare ad essere sicura come lo era prima dell’arrivo della massiccia inmigrazione di islamici.

Attualmente, Husby, come la zona proibita di Rinkeby, è fortemente popolata da migranti, la gran maggioranza provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Lo scorso maggio, i lavoratori di una catena TV norvegese sono stati aggrediti da un gruppo di locali mentre tentavano di intervistare l’ economista Tino Sanandaji.

Fonte: La Gaceta.es

Traduzione e sintesi: Luciano Lago

Online Massimo

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #5 il: Ottobre 24, 2017, 20:42:38 pm »
Chi è causa del suo mal pianga se stesso: hanno voluto l'immigrazione selvaggia (guarda caso, come anche la finanza internazionale)?
Adesso si beccano le conseguenze relative. Un effetto collaterale per loro indesiderato sono le molestie degli islamici. Peggio per loro!
Non potendole mandare in esilio nei paesi islamici, come meriterebbero, si beccano l'Islam a casa loro, come meritano: chi di insulti sessisti
colpisce ("gli uomini sono animali"), di oppressione maschilista islamica perisce. Che se la becchino tutta, allora. Questo è l'unico vantaggio
(per quanto importante) dell'immigrazione islamica. Tanto, contro i maschilisti dell'Islam le nostre femministe non sanno e possono reagire!

Online Frank

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #6 il: Ottobre 24, 2017, 20:59:58 pm »
Tanto, contro i maschilisti dell'Islam le nostre femministe non sanno e possono reagire!

Ovviamente, perché "il maschio allo stato brado" (...) divora "la femmina allo stato brado"...  :cool2:

Offline ilmarmocchio

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #7 il: Ottobre 24, 2017, 21:21:49 pm »
il cesso del video è la tipica femminista scandinava : brutta, con evidenti problemi di tipo sessuale , trasuda invidia e odio.
Non mi stupisco :  è una aberrazione  vivente e per lei gli uomini sono ciòl che lei vorrebbe essere ma non è .
Così, dal suo limbo, sputa veleno.
p.s Massimo ha ragione : non esistono femministe buone

Online Frank

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #8 il: Ottobre 24, 2017, 21:34:48 pm »
https://lacittadeimattidomenicoesposito.blogspot.it/2011/05/intervista-ad-antifeminist-giornale.html

Citazione
Giovedì 26 maggio 2011
Intervista ad Antifeminist (giornale antifemminista italiano)
Nella seguente intervista non parleremo di arte o di letteratura, ma di un fenomeno sociale. Sicuramente tutti abbiamo sentito parlare di femminismo, almeno una volta nella vita, ma non tutti si sono chiesti che cosa sia: c'è chi dà per scontato che sia sessismo al femminile, quindi il maschilismo all'inverso (ma non lo ritiene un fenomeno diffuso, bensì solo un'ideologia, magari poco considerata) e chi dà per scontato che sia nato per la lotta per la parità dei sessi. Se esso, dunque, si batte per la parità, che bisogno c'è di creare movimenti maschili che combattono il femminismo? Sono movimenti misogini e maschilisti? A queste domande ci risponderà il responsabile del giornale virtuale antifemminista italiano "Antifeminist".

La prima domanda è questa: se il femminismo nasce come lotta per la parità dei sessi, perché lo combattete? Cosa avete contro la parità dei sessi?

Antifeminist: Il femminismo non è nato come lotta per la parità dei sessi, già le femministe di fine 1800 parlavano di "futuro mondo delle donne", di "partenogenesi", di "distruzione della famiglia", e quindi di Suprematismo Femminile. Ho affrontato la questione nel mio articolo "Il Femminismo Buono, la Prima Ondata". L'espressione "parità dei sessi" è stato un furbo espediente propagandistico, usato a mo' di cavallo di troia per introdurre subdolamente nella società il Suprematismo Femminile. Ora che le femministe si sentono abbastanza sicure della loro presa di potere in questa società, lo stanno annunciando in modo sempre più esplicito e sfacciato. La femminista ebrea-americana Hanna Rosin, autrice di un articolo che ha fatto molto discutere nei media inglesi qualche mese fa ("La fine degli uomini"), è una di queste femministe che finalmente si son tolte la maschera e stanno dicendo apertamente quello che hanno sempre pensato. I "maschi" vanno declassati a cittadini di serie B, e il mondo del futuro dovrà essere il "mondo delle donne".

Online Frank

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #9 il: Ottobre 24, 2017, 21:37:39 pm »
http://www.centriantiviolenza.eu/ilfemminismo/il-femminismo-buono-la-prima-ondata/

Citazione
Il Femminismo “Buono” – La Prima Ondata

Una delle opinioni più ricorrenti riguardanti il femminismo, è quella secondo cui questa ideologia, agli albori della sua storia, fosse niente più che un contenitore di buone idee, persino ingenue nel loro candore, e che poi, non si sa bene come e perchè, nell’andare degli anni sia degenerata, fino ad arrivare alle Valerie Solanas, alle Mary Daly e alle Germaine Greer.

Questa convinzione di parecchie persone deriva molto spesso da pura e semplice ignoranza su cosa è stato il femminismo, ma non di rado capita anche che taluni assumano questo genere di posizione per la paura di venir etichettati come “estremisti”, e quindi “persone poco raccomandabili”.

Limitarsi a condannare solo il femminismo degli ultimi decenni, considerandolo a torto un “femminismo degenerato”, è infatti un ottimo espediente per presentarsi come dei “moderati”, nello stile classico del più untuoso e viscido “politically correct”.

 
In questo articolo cercherò di presentare alcuni cenni sul femminismo storico, quello in particolare della Prima Ondata (dalla fine del 1800 ai primi decenni del 1900), attraverso questioni poco conosciute ai più, compresi alcuni attivisti anti-femministi, che si preoccupano perlopiù della Seconda e Terza Ondata femminista, ritenendole a torto “la causa di tutti i mali”, e non vedendo invece che queste ondate altro non sono che due tessere del domino femminista che mai sarebbero potute “cadere” se la prima non avesse dato il via all’intero processo. E’ quindi di fondamentale importanza arrivare alle radici del male che ancora oggi pervade la nostra società, scoprendo le origini nefaste del femminismo originario, quello della Prima Ondata.

Prima di ciò, è d’obbligo comunque una breve premessa: non esiste, in questo pianeta, il “male assoluto”. Anche le ideologie e i movimenti più disastrosi che il Genere Umano abbia mai partorito non possono venir dismessi completamente come “male assoluto”: in ognuno di essi erano presenti anche briciole di bene, che per fortuna in molti casi son rimaste. Lo stesso discorso vale per il femminismo.

Per cominciare con questa breve rassegna sul femminismo storico, partiamo con una delle principali eroine della Prima Ondata Femminista, ovvero la statunitense Elizabeth Cady Stanton, nata nel 1815 e morta nel 1902. La Stanton era nota fra le altre cose per le sue idee razziste sui “negri”, che definiva in modo sprezzante “sambos”, e per il suo malcelato classismo. Quando nel 1868 venne emendato il 14° articolo della Costituzione degli Stati Uniti, che garantiva i diritti civili degli schiavi afroamericani, la Stanton affermò: “Se tutti gli uomini devono votare – neri e bianchi, colti e ignoranti, puliti e sporchi, allora la sicurezza della nazione richiede di bilanciare questa imminente ondata di ignoranza, povertà e vizio, con la virtù, la ricchezza e l’istruzione delle donne del paese”. La Stanton, assieme all’amica Susan B. Anthony (un altro bel soggetto…), fondò allora nel 1869 l’Associazione Nazionale per il Voto delle Donne, che pose la propria base nel Sud del paese, e organizzò un gruppo di sole donne bianche contrarie al diritto di voto per gli uomini afroamericani. Già due anni prima, nel 1867, la Stanton e la Anthony si allearono con il noto razzista George Francis Train, un Democratico contrario al voto dei neri, che finanziò poi la rivista “La Rivoluzione” pubblicata proprio dalle due femministe, e che esaltava le donne bianche, istruite e del ceto medio, come “superiori” alla popolazione maschile afroamericana.

Il pensiero, se così si può definire, della Stanton, è ben illustrato nelle lettere raccolte nel suo diario personale. Questa è datata 27 Dicembre 1890:

    “Ho appena scritto ad una corrispondente: “Tu dici, ‘Perchè siamo nate donne?’ Ti sto inviando assieme a questo messaggio un foglio contenente un mio articolo nel quale mostro la superiorità della donna come un fattore della civilizzazione. Il nostro problema non è la nostra femminilità, ma gli ostacoli artificiali di costume sotto false condizioni. Noi siamo, come sesso, infinitamente superiori agli uomini, e se fossimo libere e sviluppate, sane nel corpo e nella mente, come dovremmo essere in condizioni naturali, la nostra maternità sarebbe la nostra gloria. Questa funzione da alle donne una tale saggezza e un tale potere che nessun maschio potrà mai possedere. Quando le donne potranno sostenersi da sole, avere accesso a tutte le professioni e i commerci, con una casa propria sopra la testa e un conto in banca, allora possederanno il proprio corpo e saranno dittatrici nella vita sociale”.”

Come ben si può vedere, mentre il linguaggio dato in pasto alle masse dalle femministe era di tipo essoterico, e cioè per ingannare il maggior numero di persone si parlava di “parità”, “pari opportunità”, “uguaglianza” e via discorrendo, il linguaggio usato tra di loro era di tipo esoterico, destinato a circoli intimi e ristretti, e si parlava di “superiorità della donna” e altri concetti simili.

L’analisi della Stanton sul fatto che in una società dove le donne si possono sostenere in completa autonomia (la famosa “emancipazione femminile”), queste finiscono per divenire “dittatrici nella vita sociale”, è quanto mai azzeccata, lucida e lungimirante. La Stanton ci aveva visto giusto, e la realtà che aveva immaginato si sta realizzando adesso sotto i nostri occhi. Il mezzo grazie al quale questo processo prende piede, non è la maternità tanto esaltata dalla Stanton, bensì il Potere Sessuale Femminile, che lasciato a “briglie sciolte” è in grado davvero di costituire una dittatura nella vita sociale nel quale gli uomini competono fra di loro, scannandosi per entrare nelle grazie di una femmina, in modo molto più cruento del normale.

Sempre dal diario di Elizabeth Cady Stanton, un pezzo di rara comicità, se non fosse che questo caso psichiatrico di donna venga considerato come un’eroina per le femministe di tutto il mondo:

    Basingstoke, 31 Gennaio, 1891
    “Dopo aver letto per sei mesi sul matriarcato, sono sbalordita di aver scoperto di quanto siamo più indebitati alla donna che all’uomo non solo per l’intelligenza e la moralità della razza, ma per molti dei più grandi passi avanti nel progresso materiale. Due cose sono subito chiare – che la donna non è sempre stata la schiava dell’uomo, e nè che è sempre stata fisicamente inferiore a lui. Nei primi periodi selvaggi lui si prendeva cura solo di sè stesso, mentre lei si prendeva cura di sè stessa e dei figli. Nessuno storico fino a trent’anni fa aveva mai notato per quanto a lungo le donne regnarono supreme, e il grande sviluppo fisico e di forza che possedevano in libertà. La maternità era la fonte e il centro di tutti i primi passi verso la civilizzazione. Per via della varietà di cose che era costretta a fare, la donna necessariamente raffinò varie abilità; per cui era fisicamente più sviluppata dell’uomo al suo fianco; e, costretta a provvedere per gli altri, i suoi sentimenti morali vennero svegliati molto prima di quelli dell’uomo.”

C’è bisogno di analizzare parola per parola un simile delirio allucinatorio ? La Stanton dice che per molto tempo le donne “regnarono supreme”, senza citare le fonti che attestano l’esistenza di questo Impero Perduto, e negando anche uno dei dogmi della religione femminista, cioè l’oppressione millenaria delle femmine da parte dei maschi. In questo Impero Femminile, le donne si svilupparono fisicamente fino a diventare superiori ai maschi: purtroppo però non ci è giunta traccia di questa sfavillante e iper-sviluppata civiltà femminile del passato. Deve trattarsi sicuramente di un complotto degli archeologi maschi. In altre lettere, ugualmente deliranti quanto quella riportata sopra, la Stanton millanta spaventose abilità guerriere delle donne, arrivando a lanciare velate minacce agli uomini che in un futuro non molto lontano potrebbero rivedere all’opera cotanta ferocia sul campo di battaglia.

La Stanton è solo uno dei tanti esempi di femministe della Prima Ondata che parlavano di “superiorità femminile”, mostrando così le vere intenzioni del movimento femminista. Oltre alla superiorità femminile, un altro argomento di cui già al tempo discutevano le femministe era la partenogenesi.

Come si può intuire, già da questi primi esempi, le femministe della Seconda Ondata (il famoso ’68), e più tardi quelle della Terza Ondata (dal 1990 ad oggi), non si sono inventate niente, ma hanno semplicemente appreso le basi del femminismo originario e poi ci hanno ricamato sopra. Si potrebbe anzi dire che, considerando molte questioni demenziali del quale si occupano abitualmente le attuali femministe, le loro antenate erano molto più estremiste nella loro opera di distruzione della società e di aggressione all’Universo Simbolico Maschile.

Si diceva che appunto uno degli argomenti già in voga durante la Prima Ondata era la partenogenesi: l’esempio forse più celebre, in questo caso, è il lavoro della femminista americana Charlotte Perkins Gilman, che nel 1915 scrisse il romanzo utopico “Herland” (la “Terra di Lei”). In Herland tre amici si uniscono ad una spedizione scientifica per esplorare uno degli ultimi luoghi del pianeta ancora sconosciuti, e durante questo viaggio vengono a sapere di una terra nascosta nelle montagne dove esiste una civiltà formata da sole donne. I tre si incuriosiscono, e proseguono la spedizione da soli. Sorvolando con l’aereo la zona interessata, riescono finalmente a trovare il luogo esatto dove vive questa civiltà completamente al femminile.

La caratterizzazione dei tre protagonisti maschili è, ovviamente, tagliata con l’accetta: c’è Vandyck, il maschio-femminista che si ciuccia completamente questo pseudo-paradiso perduto, c’è Jeff, il maschilista inconsapevole, cioè il gentiluomo romantico e sensibile che ha una “visione idealizzata” della femminilità e pretende di prendersi amorevolmente cura della sua compagna, e poi c’è ovviamente il cattivo del gruppo, il misogino Terry, che alla fine abbandona questo paradiso dopo un tentato stupro (poteva mancare lo stupro del porco-maschio in un libro simile ?).

Anche la caratterizzazione dei personaggi femminili non lascia spazio a vie di mezzo: tutte iper-atletiche (fisicamente al pari o migliori dei maschi), tutte intelligentissime, meravigliose, colte e sagge. La Gilman non ci dice se queste creature angeliche pisciano Champagne, cagano gelato alla crema e scorreggiano Chanel N°5, ma il lettore è chiaramente portato ad immaginarsi un simile scenario. I tre protagonisti maschi vengono subito fatti prigionieri dalle donne, ma “con dolcezza”. Molto presto cercano di scappare, e quando quasi ci riescono, poi alla fine si accorgono di esser stati controllati per tutto il tempo da queste amazzoni con il cervello di Einstein, e vengono rifatti prigionieri. La scena è simile a quella di una madre che controlla il proprio figlio piccolo, cioè di un’intelligenza superiore che ha sotto il proprio controllo totale un esserino dall’intelligenza limitata. In questo caso gli esserini stupidi sono i tre protagonisti maschi. Si viene a sapere, però, e questa è solo una delle tante contraddizioni del libro, che queste amazzoni iper-intelligenti hanno vissuto da sole senza uomini per gli ultimi 2,000 anni. C’è da chiedersi come mai, i tre maschi stupidi siano riusciti a raggiungere quel Paradiso Perduto con l’aereo, cioè il prodotto della tecnica avanzata e dell’intelligenza maschile, mentre questa civiltà di sole donne non sia stata in grado di costruire qualcosa di simile, tecnologicamente parlando. Eppure, non son state “oppresse dagli uomini”, non essendocene nemmeno uno.

Le donne raccontano allora la storia della loro terra, e di come 2,000 anni prima una serie di guerre catastrofiche e disastri naturali portarono al completo annientamento degli uomini, lasciando alle donne la possibilità di andare al potere. Dopo un pò di tempo, una ragazza rimase magicamente incinta, e partorì una bambina dotata anche lei di questa miracolosa abilità, quella di procreare senza bisogno dell’apporto maschile: siamo cioè alla partenogenesi, parola introdotta nel romanzo da uno dei tre protagonisti maschili, ma sconosciuta alle amazzoni-cervellone, che credono di rimanere incinta per grazia divina.

Nel corso del tempo, essendo la società di Herland sotto il controllo completo delle femmine, si andò ad affermare un sistema sociale pacifico, ordinato, senza crimini, senza competizione e assente da comportamenti antisociali. Addirittura in Herland non esiste povertà e nemmeno la spazzatura. Anche la proprietà, ad Herland, è pubblica, tutta in comune, essendo la società una sola “grande famiglia”. Gli uomini ovviamente sono meravigliati da tutto questo splendore, e si ricredono sulla superiorità del sistema sociale Statunitense ed Europeo, che ormai considerano inferiore a quello di questo Paradiso Matriarcale. Ovviamente l’unico scemo dei tre che proprio non vede la superiorità del sistema sociale di Herland è Terry il misogino. Le donne di Herland sono tutte robuste, vestite con abiti che non rassomigliano in alcun modo ai normali vestiti femminili del mondo esterno, portano i capelli corti (i capelli lunghi sono un’imposizione patriarcale) e in sostanza poco si distinguono dai maschi. Terry dice che con i capelli lunghi le donne sarebbero più femminili, mentre Vandyck il femminista ovviamente è pronto a ribattere dicendo che invece lui le trova molto bene con i capelli corti.

Per quanto riguarda la religione, in Herland viene venerata la maternità e la natura, mentre Dio viene visto come una “madre sacra”. In Herland le donne non sono però le uniche creature meravigliose e iper-intelligenti: ci sono anche i gatti, anche loro descritti come sani, bellissimi, intelligentissimi e “cittadini modello”. Questo sarebbe il prodotto di una selezione fatta dalle donne per far riprodurre solo i gatti con il miglior comportamento. Questi gatti sono talmente bravi, che cacciano i roditori ma lasciano in pace gli uccelli. Non si capisce come mai, nel mondo “paritario” di Herland, i roditori vengano visti come animali di serie B. Le abitanti di Herland vengono descritte invece come asessuali, non fanno sesso, e infatti quando verso la fine della storia i tre protagonisti maschi si sposano con tre donne del luogo, tutti incontrano problemi perchè le loro rispettive consorti considerano il sesso (fra maschi e femmine) utile solo per procreare.

Alla fine del libro, Terry il misogino cerca di stuprare la sua compagna, e lui e i suoi due amici vengono esiliati. Vandyck e Jeff, che ormai sono diventati dei perfetti maschi-zerbini femministi, vengono riammessi nel villaggio, mentre Terry è ben contento di andarsene. Il libro termina con Terry, Vandyck, e una delle femmine di Herland che partono per far vedere a quest’ultima il mondo esterno, di modo che lei poi possa ritornare e raccontare alle altre quel che ha visto.

Lungo tutto il libro le donne di Herland vengono presentate come incredibilmente atletiche, e questo tema ricorrente viene descritto dalle “studiose” femministe come la prova che le nostre nozioni circa la “superiorità fisica maschile” sono completamente sbagliate. Infatti, le straordinarie capacità atletiche delle femmine di Herland dovrebbero essere la prova (?) che la “presunta debolezza fisica” delle donne è un prodotto della cultura. Quando i tre protagonisti del libro sono sotto detenzione, durante vari giochi ed esercizi fisici vengono umiliati da donne più vecchie, che corrono più veloce di loro e si dimostrano più atletiche, battendoli facilmente. Più tardi, vengono anche battuti con grande facilità da tre bambine, in un gioco sul lancio delle pietre. Sempre secondo le “studiose” femministe, questi aneddoti di fantasia sarebbero la prova provata che “distrugge il mito” della debolezza fisica femminile.

Non è raro, infatti, trovare femministe che per avvalorare le loro tesi sulla pari o maggior prestanza fisica femminile, citano come prove film di Hollywood o anche videogiochi. D’altronde, anche la già citata Elizabeth Cady Stanton, credeva che il corpo femminile fosse il risultato della cultura, e non della natura, e che in una società paritaria le femmine diverrebbero fisicamente uguali o superiori ai maschi. Spesso le femministe utilizzano l’espressione “cresciuta come un maschio”, riferendosi all’ipotesi che se una femmina venisse “cresciuta come un maschio”, da grande sarebbe fisicamente uguale ad un maschio. Pene compreso, immagino.

C’è un’altra cosa che accomuna la Gilman con la Cady Stanton: anche lei era una bella razzistona, come ben fa intuire in alcuni passaggi del libro, dove descrive la popolazione femminile di Herland come composta solo da donne “bianche”, e probabilmente di origine “Ariana”.

Il tipo di società “ariana” presentata in Herland sarebbe certamente piaciuto a Margaret Higgins Sanger Slee, femminista americana e attivista eugenetica nata a New York nel 1879 (fate sempre ben attenzione alle date: questo dovrebbe essere il “periodo d’oro” del femminismo, secondo i testi scolastici femministicamente corretti).

Anche la Sanger, come le due sue colleghe sopracitate, oltre ad essere misandrica era infatti una gran razzista:

    “La massa di Negri, in particolare nel Sud, continua a procreare con non curanza e in modo disastroso, con il risultato che l’incremento fra i Negri, ancor più che fra i bianchi, è in quella porzione di popolazione che è anche meno intelligente e adatta e meno abile a crescere in modo adeguato i figli.”

In una lettera privata, scrisse invece questo illuminante passaggio che ben spiega il suo modo di pensare e agire:

    “Non vogliamo che circoli la voce che intendiamo sterminare la popolazione Negra, e il ministro è l’uomo giusto che può raddrizzare questa idea se mai dovesse passare per la mente dei loro membri più ribelli.”

La Sanger stava tentando di portare avanti il “Negro Project”, un programma per il controllo demografico della popolazione afroamericana, e per evitare che qualcuno si ribellasse, vennero ingaggiati dei “ministri” neri da infiltrare nelle comunità afroamericane per placare efficacemente ogni possibile ribellione. Da brava eugenetista e fondatrice di Planned Parenthood, la Sanger vedeva il controllo delle nascite come uno dei metodi utili per “migliorare la razza“, in una corsa verso “l’eliminazione degli inadatti“, che chiamava anche “igiene razziale“. Tra le razze inferiori da sterilizzare, c’erano i neri, gli ebrei, gli Slavi e gli Italiani. Nel 1926, come era d’abitudine al tempo anche per molte altre femministe, venne invitata come oratore in una manifestazione del Ku Klux Klan che si tenne nel New Jersey. Nel suo libro “Il Fulcro della Civiltà”, la Sanger raccomanda l’estirpazione dal pianeta delle “erbacce umane“, e la sterilizzazione delle “razze geneticamente inferiori“.

Per quanto riguarda il matrimonio, la Sanger lo definiva come una “noiosa pozza di vita domestica”. Betty Friedan (vero nome “Betty Naomi Goldenstein” [1]) ovvero la femminista che definì il matrimonio come “un confortevole campo di concentramento”, e che diede il via alla Seconda Ondata Femminista, cita più volte nei suoi libri proprio la Sanger, dimostrando qualora ce n’è fosse ancora bisogno la continuità tra le ideologhe femministe della Prima Ondata con quelle delle ondate successive.

Non c’è da stupirsi quindi che avendo avuto come predecessori simili squilibrate, scioviniste e misandriche, poi le femministe della Seconda Ondata e quelle della Terza abbiano semplicemente continuato a percorrere la stessa strada, inventandosi ben poco di più rispetto a quello che venne tramandato loro dalle femministe della Prima Ondata.

Germaine Greer, è una delle femministe della Seconda Ondata che ha assimilato tutto l’odio misandrico e lo sciovinismo femminista delle sue antenate, e l’ha riversato sulla società tanto per dare il suo personale contributo alla distruzione del tessuto sociale e a fomentare la Guerra fra i Sessi. In un suo articolo pubblicato il 16 Novembre 2002 nel Guardian, la Greer scrive:

    “…gli uomini son sempre stati di troppo […] le donne e i bambini se la sono sempre cavata senza di loro, facendo finta nel frattempo che fossero indispensabili.”

La Greer continua dicendo che l’inutilità maschile deriva dalla propria biologia, dal fatto che un uomo può ingravidare facilmente un numero enorme di femmine, mentre una donna ci mette 9 mesi per fare un figlio. Proseguendo su questo ragionamento, la femminista australiana cita la vita di vari tipi di animali, tra cui i leoni. Secondo la Greer, i leoni maschi sono dei “toyboy” [2] nelle mani delle leonesse, che dopo esser state ingravidate, gli fanno credere di essere necessari, e “lo fanno per amore”. A parte la follia di un simile ragionamento applicato a delle bestie (la Greer penserà forse che le leonesse leggono Donna Moderna ?), evidentemente questa demente-femminista non ha mai visto documentari sui leoni, dove dopo aver catturato una preda, questa viene sottratta alle leonesse da un branco di iene, salvo poi venir recuperata da un possente leone maschio che da solo le mette in fuga tutte, recuperando il cibo che poi verrà consumato (dopo di lui generalmente) anche dalle leonesse e dai piccoli.

L’articolo prosegue con simili sparate senza senso:

    “Le donne son sempre state capaci di sopravvivere senza uomini. E per di più, le autorità hanno sempre saputo che le donne potevano sopravvivere senza uomini, e hanno rimosso i loro uomini ogni qualvolta servisse, per il commercio, la guerra o altri motivi.”

La parola chiave in questa frase è: “sopravvivere”, che è molto diverso da “vivere in modo decente e confortevole”. Ma la Greer, che utilizza un computer che è frutto del genio maschile, e vive circondata da comodità varie anch’esse frutto al 99% del genio maschile, adesso che la “civiltà” sembra essersi stabilizzata in uno stato di agiatezza, sicurezza e benessere diffuso, dice che “le donne possono anche fare a meno degli uomini”. Ci vuole un gran coraggio e soprattutto una grande ipocrisia per rivendicare, ora, la propria “emancipazione” dal Genere Maschile.

Continua la Greer:

    “Gli uomini si arrabbiano quando li descrivo come ‘scherzi della natura, fragili, fantastici, bizzarri’, e come ritardati mentali, ‘pieni di stravaganti ossessioni su attività feticistiche e obiettivi arbitrari, condannati alla competizione e all’ingiustizia non solo verso le femmine, ma verso i bambini, gli animali e gli altri uomini.”

Dev’essere davvero un’umiliazione insormontabile, per le femministe, descrivere un passato (e un presente), di terribile oppressione maschile: c’è forse un’umiliazione più grande che venir dominati e oppressi da esseri “fragili”, “scherzi della natura” e “ritardati mentali” ?

Chi può venir dominato da questi esseri inferiori, se non esseri ancora più inferiori ?

Ovviamente la Greer, che si è fatta un’idea della storia leggendo i testi femministi, e del rapporto fra maschi e femmine basandosi sulle proprie psicosi misandriche e degenerate, si sbaglia di grosso, per cui l’intera equazione salta e tutte queste domande perdono di significato.

Da notare che “l’ingiustizia degli uomini”, oltre che alle donne, per la Greer si rivolge anche verso i bambini e gli animali: un classico del polpettone propagandistico femminista, che cerca di mettere tutte le “vittime” in unico calderone, e indica come colpevole l’onnipresente Orco Maschio. La Greer non può non essere a conoscenza delle statistiche sui maltrattamenti sui minori, che vedono proprio le femmine come principali responsabili, e non può nemmeno far finta di niente quando per strada vede una donna con la borsetta in pelle di coccodrillo o la pelliccia di visone.

La Greer continua dicendo che, comunque, per tutte le cazzate bizzarre che gli uomini fanno quotidianamente, l’audience è sempre composto da donne, e che anche se i maschi “sono di troppo”, l’esistenza umana “non ha comunque uno scopo”, quindi in questo contesto caotico e senza senso anche i dementi maschi ci stanno bene.

L’articolo chiude con la Greer che, dopo aver sputato parecchio veleno, dice che “non sono le donne che sognano un mondo senza uomini; ma gli uomini che sognano un mondo senza donne“.

Ci vuole una gran bella faccia di bronzo per sostenere, alla fine di un articolo intero che parla di inutilità maschile, che “gli uomini sognano un mondo senza donne”. Ci vuole una gran bella faccia di bronzo, per far parte di un movimento che ha prodotto dozzine di scrittrici che prefigurano un mondo tutto al femminile, e poi affermare che “gli uomini sognano un mondo senza donne”.

Questa, in psicologia, si chiama “proiezione” [3], cioè “il meccanismo con cui una persona proietta i propri desideri personali, stimoli, sentimenti e pensieri indesiderabili su altre persone o gruppi di persone“. La Greer, come tante altre sue colleghe femministe, pensa effettivamente ad un mondo tutto al femminile, lo desidera, fa intendere che sarebbe il migliore dei mondi possibile, ma alla fine del processo, in un fugace attimo di presa di coscienza sulla negatività dei suoi pensieri, li rigetta “proiettandoli” sui maschi, spaventata dal pensiero che anche questi possano intrattenere simili elucubrazioni mentali.

Germaine Greer ha dimostrato questo suo modo di pensare già in passato, su altri temi, come nel suo libro “L’Eunuco Femmina”, dove cerca di spiegare come le donne non capiscano quanto gli uomini le odiano. Anche qui, la parola chiave è “proiezione”: l’atto del riversare sul prossimo un pensiero proprio che, in fondo, si sente essere ingiusto, e genera quindi la paura che anche il prossimo intrattenga gli stessi pensieri.

La Greer e le altre femministe si mettano l’anima in pace: gli uomini non sognano di vivere in un mondo senza donne, e gli uomini non odiano le donne.

Si chiedano, invece, queste femministe esperte di proiezione, perchè loro odiano tanto gli uomini e sognano un mondo senza di essi.



[1]
Era ebrea, come ebree erano anche tutte le principali femministe della Seconda Ondata: oltre a Betty Friedan, l’agente della CIA Gloria Steinem, Susan Brownmiller, Andrea Dworkin e Susan Sontag. Quest’ultima durante i suoi studi universitari prese lezioni anche da Leo Strauss […].

[2]
Termine in slang utilizzato per descrivere aitanti e giovani uomini che vengono usati come passatempo da donne più vecchie o più ricche. Notare la demenza nel fare del male-bashing non solo verso i maschi del Genere Umano ma… anche verso gli animali, utilizzando gli stessi termini usati per denigrare gli uomini.

[3]
“L’operazione di espulsione di sentimenti o desideri che l’individuo trova completamente inaccettabili -troppo vergognosi, troppo osceni, troppo pericolosi- e l’attribuzione di questi a qualcun altro” -Peter Gay

Offline Vicus

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #10 il: Ottobre 24, 2017, 22:56:00 pm »
Bravo Angelo. :fiocco:

Ci penseranno le "risorse" a sistemarle per benino...

https://www.controinformazione.info/le-femministe-svedesi-costrette-ad-abbandonare-i-quartieri-di-stoccolma-per-le-molestie-dei-mussulmani/
Infatti. Ma saranno le femministe stesse a gettarsi nelle loro braccia, all'inizio.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Massimo

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #11 il: Ottobre 24, 2017, 23:41:42 pm »
Dovesse ritornare il patriarcato, le teologhe femministe sarebbero le prime ad accettarlo e a rassegnarvisi. Soprattutto a quello islamico.

Offline Vicus

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #12 il: Ottobre 24, 2017, 23:48:30 pm »
Dovesse ritornare il patriarcato, le teologhe femministe sarebbero le prime ad accettarlo e a rassegnarvisi. Soprattutto a quello islamico.
Questo prova che il vero nemico del femminismo non è il patriarcato, ma il maschio occidentale (v. recente illuminante intervento di doppler effect).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #13 il: Ottobre 25, 2017, 01:20:44 am »
Infatti. Ma saranno le femministe stesse a gettarsi nelle loro braccia, all'inizio.

Ah beh, anche questa è oramai una storia vecchia.

http://www.libreriadelponte.com/det-articolo.asp?ID=141

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Nell’ideologia femminista però vi è un aspetto ancora più inquietante, che non sfugge ad Alessandra Nucci: solo i maschi occidentali vengono messi sotto accusa e stigmatizzati fin dalla più tenera età. Le femministe non spendono una parola di critica nei confronti degli uomini che appartengono a culture molto più oppressive e “patriarcali” di quella occidentale. Nel 2002 la femminista svedese di idee marxiste Gudrun Schyman, il cui usuale grido di battaglia è “morte alla famiglia nucleare!”, ha affermato che gli uomini svedesi non sono differenti dai talebani, e ha proposto una tassazione collettiva per legge a carico di tutti gli uomini svedesi, in riparazione delle loro presunte violenze sulle donne.

Nel 2004, sul maggior quotidiano svedese Aftonbladet, la femminista Joanna Rytel ha scritto un articolo intitolato “Non darò mai vita a un bambino bianco”, nel quale affermava che i maschi bianchi sono tutti egoisti, sfruttatori, presuntuosi e sessuomani, concludendo con l’avvertimento “uomini bianchi, statemi lontani!”. Le femministe norvegesi stanno cercando di far approvare una legge che impone la chiusura di tutte le imprese che non assumano almeno il 40 per cento di donne nei loro consigli di amministrazione; inoltre hanno chiesto anche quote per gli immigrati musulmani.

L’attacco al maschio occidentale potrebbe produrre però un inatteso effetto boomerang: la progressiva islamizzazione culturale e demografica del continente europeo. Distruggendo la famiglia e la figura paterna e maschile, le femministe stanno spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne. Partendo dalla brillante analisi di Alessandra Nucci, vorrei spiegare perché la vittoria del femminismo potrebbe paradossalmente favorire l’avvento dell’Eurabia.


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La ragione principale, tuttavia, ha a che fare con l’influenza delle idee fortemente antimaschili che le femministe scandinave hanno diffuso negli ultimi decenni. L’istinto protettivo maschile non si manifesta perché le donne nordiche hanno lavorato senza sosta per sradicarlo, insieme a tutto ciò che fa parte della mascolinità tradizionale. In questo modo il femminismo ha indebolito mortalmente la Scandinavia, e probabilmente l’intera civiltà occidentale.

Dal punto di vista femminista questa situazione ha una sua logica: se tutta l’oppressione del mondo proviene dai maschi occidentali, il regno di pace e di eguaglianza sognato dalle femministe potrà essere raggiunto solo quando gli uomini bianchi verranno messi in condizione d’impotenza. La soppressione e la ridicolizzazione degli istinti maschili, tuttavia, non sta conducendo al paradiso femminista, ma all’inferno islamista. Una società in cui gli uomini sono stati “femminilizzati”, infatti, è destinata a cadere preda delle più aggressive civiltà tradizionali. Invece di “avere tutto”, le femministe rischiano di perdere tutto, e la crescente violenza degli immigrati contro le donne occidentali è un sintomo del crollo dell’utopia femminista. Cosa faranno le femministe quando si troveranno di fronte bande di giovani musulmani armati e violenti come quelli che spadroneggiano in Palestina, in Afghanistan e in tutto il mondo musulmano? Gli diranno che “il corpo è mio e lo gestisco io” o gli leggeranno l’ultimo libro di Catharine McKinnon?

La vita, la libertà e la proprietà possono essere protette solo con la forza o con una credibile minaccia di applicazione della forza, altrimenti sono lettera morta. Per questa ragione la responsabilità principale della difesa dei diritti individuali, anche delle donne, spetterà sempre in larga misura agli uomini. Raramente le teorie femministe tengono conto di questo fatto sociologico fondamentale. Le doti e le capacità delle donne sono indispensabili, ma nessuna civiltà vitale può fare a meno della forza e dell’energia maschile.


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Come si spiega allora l’ammirazione delle donne progressiste occidentali per l’islam, quando non esiste un solo paese musulmano in cui le donne godano di diritti lontanamente paragonabili a quelli dell’uomo? Le attiviste occidentali che a casa propria attaccano duramente “l’arretratezza” e “la mentalità patriarcale” della Chiesa cattolica sono le stesse che si sottomettono con più voluttà alla sharia quando si recano nei paesi musulmani. Di recente la giornalista Lilli Gruber, la cantante Gianna Nannini e la speaker del Congresso americano Nancy Pelosi, che in Occidente fanno quotidianamente professione di femminismo, progressismo e trasgressione, hanno ostentato con orgoglio le loro foto con il chador scattate durante i viaggi in Medio Oriente.

Quando si comportano così, ha ironizzato qualche commentatore “maschilista”, le femministe tradiscono i propri desideri più nascosti. Lo scrittore danese Lars Hedegaard ha scritto, in un articolo intitolato “Il sogno della sottomissione”, che “quando le donne occidentali spalancano le porte alla sharia, presumibilmente lo fanno perché vogliono la sharia”. La scrittrice inglese Fay Weldon ha rincarato la dose affermando che “molte di queste donne trovano sessualmente attraente la sottomissione" e poco seducenti e noiosi gli uomini femminilizzati dell’Europa Occidentale, rispetto ai virili sceicchi del deserto.

Offline Vicus

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Re:Femminista svedese: "gli uomini sono animali"
« Risposta #14 il: Ottobre 25, 2017, 02:03:46 am »
E' storia vecchia ma ancora ci sono sedicenti QMisti che dicono che le "risorse" sono coinvolte dalla QM, quando sono in realtà usate insieme alle femministe per demolire la società occidentale.
Citazione da: FRank
Distruggendo la famiglia e la figura paterna e maschile, le femministe stanno spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne.
La vita, la libertà e la proprietà possono essere protette solo con la forza o con una credibile minaccia di applicazione della forza, altrimenti sono lettera morta. Per questa ragione la responsabilità principale della difesa dei diritti individuali, anche delle donne, spetterà sempre in larga misura agli uomini. Raramente le teorie femministe tengono conto di questo fatto sociologico fondamentale.
La gente vive a tal punto nella "realtà virtuale" creata dai media, da non capire le cose più ovvie ed evidenti.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.