Autore Topic: Desocializzazione e condizione maschile  (Letto 11580 volte)

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Offline Vicus

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #45 il: Novembre 02, 2017, 06:41:52 am »
Dello stesso processo fa parte anche lo smascherare le false antropologie post-moderne [femminismo incluso] per quello che sono: errori. Parimenti bisogna ripudiare i comportamenti generati dal paradigma materialista.
In secondo luogo va chiarito che le persone vivono in un contesto culturale più ampio che di per sé esercita su di loro un grande influsso; devono essere rese consapevoli della loro ecologia antropologica. Va sottolineato che in seno alla società dovrebbe vigere un accordo condiviso da tutti che miri a esprimere e promuovere il benessere spirituale, e che il raggiungimento di questo stato di salute dovrebbe costituire il progetto comune alla base della cultura collettiva. Bisognerebbe continuamente ricordare il fatto che le persone hanno una loro incidenza sull'ambiente degli altri, il quale a sua volta incide su di loro. Tale sollecitazione della consapevolezza culturale deve condurre le persone a comprendere i mali di buona parte del contesto attuale e ad impegnarsi nel comune tentativo di creare un ambiente sociale che operi a loro autentico beneficio.
In terzo e ultimo luogo bisogna attirare l'attenzione sull'intensità della solitudine e sui danni provocati dalla condizione di anonimia. Questa realtà, così come il ruolo del rapporto fra anima e cultura nel determinarla, va messa in risalto, spiegando che un accordo per il ritorno alla salvaguardia della nostra spiritualità potrà rigenerare la nostra cultura e respingere gli effetti dell'atomizzazione.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Vicus

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #46 il: Novembre 03, 2017, 23:48:47 pm »
Per fare del nostro viaggio qualcosa di più nobile, dovremo compiere un atto di umiltà, da due punti di vista. Per prima cosa, occorre riconoscere che nonostante la nostra potenza e capacità abbiamo molto da imparare e molto da rimpiangere. Nonostante il progresso in campo scientifico e tecnologico, siamo colpiti da un notevole regresso spirituale. Riconoscere il fallimento dovrebbe condurre a una profonda autoanalisi. Per nostra consolazione, e nonostante ciò che l'ambiente umano post-moderno ci vuole così spesso infliggere, non siamo soli. Diversamente detto: solo coloro che non adorano se stessi sono capaci di migliorarsi, e accettando la spiritualità autentica — come fa il girasole con il sole — riceveremo energie nuove e molto speciali. Per queste ragioni, ed altre ancora, le parole di Solzenicyn suonano ancora in tutta la loro imperiosa opportunità:
«L'umanità comprese l'erroneità della deviazione verso l'intolleranza del tardo Medioevo e se ne allontanò; ora noi dobbiamo capire la pericolosità degli eccessi del tardo Illuminismo. Siamo stati travolti da un culto servile dei beni di consumo, del piacere e della comodità materiale. Riusciremo a scuotere via questo giogo, a riaprire le ali dello Spirito che fin dalla nascita ci è donato ed è ciò che unicamente ci distingue dal regno animale?»
In questi giorni post-moderni, invece di aggredire l'anima dovremmo imparare ad amarla.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Desocializzazione e condizione maschile
« Risposta #47 il: Settembre 30, 2020, 01:02:35 am »
Ritengo rilevante aggiungere questo documento nella discussione. Descrive tecniche un tempo usate sui prigionieri di guerra ed oggi divenute strategia di governo della popolazione civile:

La Carta della Coercizione di Biderman

Maurizio Blondet

Adesso è metodo di governo.

“Negli anni Cinquanta, lo psicologo Albert Biderman sviluppò un modello descrittivo detto “Diagramma di Biderman”: uno strumento che illustra i metodi coercitivi della pressione manipolatoria esercitata sui prigionieri di guerra, e non solo: anche dai capi delle sette “religiose” e persino dai perpetratori di abusi domestici. Lo scopo è distruggere la volontà degli assoggettati ed esercitare il controllo mentale totale”.


Isolamento
“Distanziamento sociale”, mascherine, allontanamento dalle famiglie
Le sette pseudo-religiose [ma non solo quelle] “lavorano per isolare le persone dagli amici e dalla famiglia”
Biderman: I gruppi settari [ma non si pensi solo alle sette] ” possono rimuovere i bambini dai loro genitori, controllare tutti i soldi del gruppo, organizzare matrimoni, distruggere oggetti personali dei membri “.

Monopolizzazione della percezione
Frustra tutte le azioni non coerenti con la conformità, punisce l’indipendenza e la resistenza.

Umiliazioni degradazioni
Rende la resistenza più costosa che la conformità


Esaustione indotta
“….C’è la sensazione di camminare sulle uova
. Tutto diventa importante in termini di come il gruppo o i suoi leader risponderanno… privazion del sonno, del cibo… serve a indebolire la capacità mentale e fisica di resistere.

Minacce anche vaghe e imprecisate
Es. minacce di chiuderti in quarantena e non poter lavorare
Vi ricordiamo che dovete avere paura, quando vi svegliate e anche quando dormite, di ogni cosa. Finché non vi sarete sbarazzati di questa irresponsabile libertà” (E. Pennetta).

Indulgenze Occasionali
Fornisce motivazione alla conformità sociale
I leader di gruppi coercitivi possono improvvisamente offrire una sorta di indulgenza, amore o affetto, attenzione dove prima non c’era. La vittima spera che la situazione cambierà o si dubita di se stessi (“Forse sto solo immaginando che la situazione sia così brutta“)…

Dimostrazioni di onnipotenza
Crea sentimenti di impotenza
Sviluppa mancanza di fiducia nelle capacità individuali
“… ridurre tutti a una sorta di minimo comune denominatore in cui nessun dono o abilità naturale viene valutato o apprezzato, ma sono molto più apprezzati il servizio, l’obbedienza, la sottomissione all’autorità e le prestazioni che non esaltino doni o abilità individuali. [es. università, come confermato da vari autori come M. McLuhan e J. Jacobs].


https://www.maurizioblondet.it/la-carta-della-coercizione-di-biderman/
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.