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Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
Frank:
Negli ultimi 10 anni della mia vita ne ho lette a bizzeffe di vaginate del genere; nonostante ciò non posso non evidenziare una volta di più l'assoluta povertà del pensiero femminil/femminista, che altro non è che che un' accozzaglia di puttanate cosmiche, partorite da menti frustratissime e complessatissime.
Dunque:
--- Citazione ---Nella vita mi è successo di tutto, come a tutte. Avrei un #metoo come una guida telefonica. Molestie, soprusi, ricatti sessuali, palpeggiamenti, intimidazioni, svalorizzazione, insulti, ingiustizie e pure botte. Tutto quanto il repertorio, stupro escluso.
Ma in cima alle violenze metterei quell’episodio, quel maschio che pretendeva di sapere meglio di me cos’ero io.
Fino ai 12 anni ero stata una bossy. Avevo un sacco di amici maschi che riconoscevano la mia autorità. Poi mi spuntarono le tette, e pure tante. Da quel momento in poi è cambiato tutto. Da quel momento è cominciata la salita.
Mi rende giustizia, tantissimi anni dopo, un titolo di Rebecca Solnit, “Gli uomini mi spiegano le cose” (Ponte alle Grazie): purtroppo, a dispetto del titolo, nel libro il tema è appena sfiorato.
Gli uomini ti spiegano tutto del mondo, ma ti spiegano anche che cos’è una donna. Direi soprattutto che cos’è una donna. Quello che per lungo tempo ti veniva imposto con la forza, oggi è oggetto di mellifluo ammaestramento. Freud ebbe il pudore di fermarsi di fronte all’enigma, ma tutti gli altri no. C’è un termine per questo: mansplaning. Io li chiamo spiegoni, e ormai è un’epidemia.
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--- Termina citazione ---
Innanzitutto sarebbe interessante sapere quanta violenza - verbale in primis - ha inferto lei, cioè Marina Terragni, perché è chiaro che una tizia che usa un linguaggio del genere - che definire violento è poco - non può essere né è una persona piacevole da ascoltare e frequentare.
Io, come minimo, la manderei affanculo.
Inoltre credo molto poco a queste storie secondo cui fin da piccola "i maschi" avrebbero cercato di spiegarle cos'è lei e cosa sono le femmine - ops!, "le donne"... - in generale.
Credo che chiunque di voi sappia che generalmente chi cerca di spiegare qualcosa all'altro, son proprio le donne, convinte come sono di essere superiori agli uomini.
Perciò di cosa cazzo sta parlando questa deficiente ?
--- Citazione ---All’inizio del femminismo le donne cominciarono a vedersi e fare tra loro, e gli uomini dovettero accettare di farsi da parte. Sottratta al divide et impera maschile, la forza delle donne si manifestò come quello che era, un immane terrorizzante. Quelli che decisero di sostenere questa forza si tennero a latere o in coda, senza mai permettersi di questionare nel merito. L’urto fu violento, nella politica e nelle vite
--- Termina citazione ---
A me questi riferimenti agli "uomini" fanno sempre "morire".
Di quali uomini parla la demente in questione ?
Di quale ceto sociale ?
Di quale etnia ?
Di quale parte del mondo ?
Vogliamo "scommettere" che si riferisce a intellettuali, politici e quant' altro, bianchi e occidentali ?
Scommettiamo che i bianchi dell' Est (intellettuali o meno) non c'entrano una beneamata mazza ?
E scommettiamo che le "risorse" provenienti dall'Africa o da altri luoghi del pianeta c'entrano meno di zero ? :cool2:
Già questo la dice lunga sulla limitatezza mentale delle varie Terragni in circolazione.
Ma poi di quale "forza immane e terrorizzante" parla questa povera disgraziata?
Vada a raccontarlo alle "risorse", ché poi glielo spiegheranno loro quanto può esser terrorizzante la forza maschile "allo stato brado"...
(In merito basterebbe chiedere informazioni alle femministe svedesi...)
Comunque, quello che io mi chiedo, è come facciano queste donne a sposarsi e a mettere al mondo dei figli (mi risulta che Terragni è madre), considerando il disprezzo che le suddette nutrono verso il sesso maschile.
Ma ancor di più mi domando come facciano certi "uomini" a sposare e scopare deficienti ammosciacazzi del genere.
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ps:
http://www.movimentozero.it/marina-terragni-andate-a-lezione-di-tango-e-scoprirete-che-noi-donne-siamo-scomparse-2/
--- Citazione ---Marina Terragni – Andate a lezione di tango e scoprirete che noi donne siamo scomparse
settembre 2, 2015Redazione
Siamo proprio diventate veri maschi. Sogniamo anche il loro stesso sogno, cancellare la differenza sessuata, tenere chiuso il corpo materno nello scantinato, come Norman Bates-Anthony Perkins in “Psycho”. Lo scrive Marina Terragni in un libro bello e importante, che esce oggi e che si intitola “La scomparsa delle donne” (Mondadori, 235 pagine, 16 euro). Un titolo apparentemente iperbolico che racconta una verità concretissima, perché quella scomparsa non è soltanto simbolica, ma attraversa le vite di tante e di tanti.
Essere cadute nell’equivoco di considerare “lavoro, emancipazione e libertà” come modi diversi per dire la stessa cosa, ha fatto sì che il modello di libertà sul quale plasmare se stesse, le proprie ambizioni, i propri desideri, compreso il desiderio sessuale, per tante donne finisse per essere il modello maschile. Per questo appaiono come un grande inganno tutte quelle “spericolate teorie su sesso e genere (Judith Butler, Donna Haraway e così via)” che, scrive la Terragni, arrivano “a concludere che il corpo con cui si nasce conta poco o niente”, perché tutto è cultura e quindi anche la differenza per eccellenza, la differenza sessuale, è un rottame del patriarcato.
La presunta libertà di scegliersi il genere, di costruirlo come un leggero bricolage di identità, porta semplicemente all’azzeramento del femminile: “Quello che mi pare di vedere – dice Marina Terragni – è che ciò che si stacca dal corpo diventa quasi sempre maschio”. Dimenticare il proprio corpo, staccarsene, non è soltanto l’operazione sofisticata e militante di cui parla la Butler. E’, più banalmente, quello che le donne fanno quando negano il materno o lo accantonano fino al momento in cui sarà il corpo a reclamare il “fuori tempo massimo”.
Lo fanno quando cercano di essere più realiste del re, grate per essere state ammesse nella meravigliosa “terra straniera” di un lavoro che è, sempre o quasi, a misura di maschio. Una terra straniera dove per vincere, a volte semplicemente per resistere, è necessario diventare straniere a se stesse. Mentre “di slegarsi dal proprio corpo alla stragrande maggioranza dei maschi è sempre interessato poco. Loro stanno benissimo così, vengono alla luce in un mondo tagliato a misura, trovano la loro lingua bell’e fatta, escono dall’alvo materno per infilarsi direttamente nell’Assoluto, comandano, guadagnano un sacco di soldi e fanno tutto quello che gli pare. Tolta la fatica iniziale di staccarsi dal corpo della madre – fatica che pure nella loro vita non finisce mai –, finora per loro è sempre stato tutto molto più semplice”.
Ma ora, scrive Marina Terragni, è arrivato davvero il momento di scegliere. Ora che l’emancipazione è al suo climax, ora che “stiamo diventando tutte veri uomini senza nemmeno avere saputo come sarebbe stato essere vere donne” è urgente capire come riaffermare quella differenza: “La questione è se ri-legarsi a sé, se salvare la propria differenza femminile o slegarsene definitivamente”.
Ma non è possibile nessuna restaurazione, nessun semplice “tornare indietro”, nessun oleografico “voglio tornare a casa”, come recitava il titolo di un vecchio libro di Christiane Collange, che con una ventina d’anni d’anticipo sul fenomeno delle casalinghe di ritorno decantava le gioie della vecchia femminilità. Si tratta, invece, scrive Marina Terragni, della “più grossa questione politica che abbiamo da affrontare, il più importante lavoro politico che ci tocca: politico perché ha a che fare con la felicità o l’infelicità di tutti – anche degli uomini –, e non c’è definizione di politica che mi convinca di più”.
Si è già visto abbastanza per deciderci, si è visto “quanta solitudine e quanta violenza può esserci in un mondo fatto di soli maschi e di loro omologhi, in cui la speranza costituita dalle donne, dalla loro capacità di fare perdere peso alle cose, di vincere la gravità e la dittatura dell’utile vengono progressivamente meno, in cui le donne spuntano occasionalmente fuori solo come revenant di un’umanità perduta o come un paio di superbe tette di silicone, immagine grottesca della dea negata”.
Di scomparsa delle donne ci parlano “le anoressiche, il loro corpo come campo di battaglia, le sterili inseminate con sperma ghiacciato, la morte del desiderio, le single sfinite, le skeleton mummy e i loro figli affamati, le perverse pluri-rifatte, Lyndie England, tutte quelle che al momento del divorzio vogliono la testa di Garcia”. Ormai sappiamo perfettamente, scrive Marina Terragni “ che cosa significa avere tutti i diritti tranne quello alla propria identità sessuale. La scomparsa delle donne genera la depressione del mondo, perché diminuisce il tasso di compassione e di agàpe circolante”.
Si parla molto, è vero, di “femminilizzazione” degli uomini, di “tutti questi homme mou, questi maschi mammi, lisci, depilati, palestrati, eleganti, abbronzati, piagnucolosi, metrosexual”. Ma quello della femminilizzazione maschile è “un epifenomeno buono per le allodole, non lasciamoci incantare.
Lo dice benissimo Luce Irigaray: il maschio ‘accetterà perfino di diventare un po’ donna, piuttosto che confrontarsi con una rivoluzione di pensiero oggi inevitabile”, cioè piuttosto che ammettere l’irriducibile alterità dell’Altra. Si rassegnerà a inglobarla, che poi è un altro modo di ridurre l’Altra all’identico a sé”. Ma anche il maschio, in questo gioco, perde. Perché negare l’alterità è distruggere la possibilità stessa dell’amore, è perdere se stessi. “Provate a prendere qualche lezione di tango e vi renderete conto che oggi per una donna la cosa più difficile è abbandonarsi come una dolce zavorra, lasciarsi sbatacchiare, cedere con fiducia.
Ma per gli uomini è anche più dura: stanno lì, come sacchi di patate, non guidano, non prendono iniziative, cercano di scaricarti addosso ogni responsabilità”. Non solo per ballare bene il tango, ma per continuare a esistere come donne e come uomini, per non patire la lontananza da sé che affligge le une e gli altri, oggi “la questione è far ritornare le donne. Tornare donne. Tornare in noi e fare festa”. Perché, conclude Marina Terragni, quello si può fare per gli uomini “è onorare la mia, di differenza. Quello che posso fare per loro è semplicemente essere una donna”. Ed è tutto quello che le donne possono fare per sé.
Il Foglio – 08/05/2007
--- Termina citazione ---
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Warlordmaniac:
Siamo semplicemente allo scontro derbystico tra due branche del femminismo. Lo scontro alla base è quello tipico sulla linea innatismo-culturalismo.
Ma il bello è che il centro commerciale, dal quale mi collego, censura il sito, avendolo messo in blacklist.
Frank:
Perle di Marina Terragni.
--- Citazione ---Mentre “di slegarsi dal proprio corpo alla stragrande maggioranza dei maschi è sempre interessato poco. Loro stanno benissimo così, vengono alla luce in un mondo tagliato a misura, trovano la loro lingua bell’e fatta, escono dall’alvo materno per infilarsi direttamente nell’Assoluto, comandano, guadagnano un sacco di soldi e fanno tutto quello che gli pare. Tolta la fatica iniziale di staccarsi dal corpo della madre – fatica che pure nella loro vita non finisce mai –, finora per loro è sempre stato tutto molto più semplice”.
--- Termina citazione ---
Quanti, fra di voi, "comandano" e hanno "un sacco di soldi" ?
Quanti ricconi conoscete?
E fra questi quanti ce ne sono che mantengono delle donne...?
Al contrario conoscete donne che mantegono degli uomini ?
Inoltre, quanti uomini conoscete che "comandano" veramente in famiglia ed esercitano un reale potere (o "dominio"...?) sulle donne, "risorse" a parte ?
Perché è chiaro che, nello specifico, mi riferisco ai nostri connazionali, ragion per cui parlare di "uomini che comandano" fa veramente ridere; anzi, fa scompisciare dalle risate, considerando che oggi, anno 2017, son proprio le donne a fare il bello e il brutto tempo e consequenzialmente a fare quel che cazzo gli pare.
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ps: personalmente ho, ed ho sempre saputo di avere, un solo reale potere sulle donne: quello fisico-muscolare, che però, a meno che non sia costretto dagli eventi (oppure mi trovo in un palestra di judo...), non posso usare.
Ma per il resto, e al pari di altri milioni di uomini, quali poteri ho ?
Ripeto: di cosa cazzo parlano queste deficienti ?
Vicus:
Parlano della finzione necessaria al potere per sussistere.
Frank:
Da ragazzo mai avrei pensato di dovermi occupare, da adulto, di certe puttanate, ed invece è andata diversamente.
Infatti ora mi occupo del "Nulla", perché questa roba è realmente il nulla assoluto.
Scrive Marrina Terragni:
--- Citazione ---Mi rende giustizia, tantissimi anni dopo, un titolo di Rebecca Solnit, “Gli uomini mi spiegano le cose” (Ponte alle Grazie): purtroppo, a dispetto del titolo, nel libro il tema è appena sfiorato.
--- Termina citazione ---
Bene, andiamo a vedere le brillanti conclusioni di questa ennesima e incompresa scienziatessa, guarda caso statunitense.
https://it.wikipedia.org/wiki/Men_Explain_Things_to_Me
--- Citazione ---Men Explain Things to Me
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Men Explain Things to Me
Titolo originale Men Explain Things to Me
Autore Rebecca Solnit
1ª ed. originale 2014
Genere saggio
Lingua originale inglese
Men Explain Things to Me è una raccolta di saggi brevi di Rebecca Solnit, pubblicata nel 2014 da Haymarket Books. La prima edizione del libro conteneva sette saggi per un totale di 130 pagine, mentre nel settembre 2015 è stata pubblicata una seconda edizione che include due nuove saggi dell'autrice, portando le pagine a 176[1].
Men Explain Things to Me (2008)
Men Explain Things to Me (Gli uomini mi spiegano le cose) è il saggio che dà il titolo alla raccolta, in cui l'autrice descrive la pratica di alcuni uomini di spiegare con un atteggiamento arrogante e paternalistico un concetto ad una donna come se lei non ne fosse a conoscenza oppure un qualcosa di ovvio o cui l'interlocutrice già sappia bene cosa sia o ne sia competente e specializzata. Secondo la Solnit questo atteggiamento, che svilisce la professionalità e la credibilità delle donne, è una delle cause che portano alla violenza contro le donne, alle molestie e persino allo stupro.
Sebbene nel saggio non venga mai utilizzato,[2] da questo saggio deriva il neologismo mansplaining[3] che definisce l'atteggiamento utilizzato da alcuni uomini durante una conversazione se l'interlocutore è una donna.[4] Il termine è una parola macedonia ottenuta dall'unione delle parole inglesi man (uomo) e explain (spiegare)[5], ed è stato incluso nei dizionari a partire dal 2014.[6][7] Il New York Times ha inserito il termine tra le parole dell'anno del 2010.[8].
The Longest War (2013)
The Longest War (La guerra piú lunga) si focalizza sulla violenza contro le donne, in particolare sul femminicidio. This essay focuses on the violence against women, Solnit descrive come le comunitá online siano terreno fertile per questi comportamenti violenti, e analizza lo stupro e l'omicidio di Jyoti Singh a Nuova Delhi come esempio di quello che molte donne sono chiamate ad affrontare durante la loro vita.
Worlds Collide in a Luxury Suite: Some Thoughts on the IMF, Global Injustice, and a Stranger on a Train (2011)
Worlds Collide in a Luxury Suite: Some Thoughts on the IMF, Global Injustice, and a Stranger on a Train (Il mondo si scontra in una suite di lusso: Alcuni pensieri sul FMI, Ingiustizie Globali, e uno straniero su un treno) Questo saggio è incentrato sulla figura di Dominique Strauss-Kahn e la sua reazione alle accuse di stupro della cameriera Nafissatou Diallo. Solnit paragona il modo in cui il Fondo monetario internazionale sfrutta i paesi in via di svilippo al modo in cui gli uomini sfruttano le donne in posizioni di debolezza, approfittando del loro potere.
In Praise of the Threat: What Marriage Equality Really Means (2013)
In Praise of the Threat: What Marriage Equality Really Means (Elogio della minaccia: Cosa significa realmente un matrimonio fra uguali) In questo saggio l'autrice sostiene che i matrimoni fra persone dello stesso sesso sono osteggiati e considerati una minaccia all'idea tradizionale di matrimonio, perché questi matrimoni si svolgono fra "uguali", senza distinizione di ruolo e di genere, mentre nel matrimonio tradizionale la donna é sempre subalterna all'uomo.
Grandmother Spider (2014)
Grandmother Spider (Nonna ragno) esamina come la memoria delle donne è stata sempre annichilita nel corso della storia, portando come esempio la legislazione di matrimonio inglese che vede la donna come "proprietá" del marito, e che non riporta i nomi delle consorti all'interno degli alberi genealogici.
Woolf’s Darkness: Embracing the Inexplicable (2009)
Woolf’s Darkness: Embracing the Inexplicable (L'oscuritá di Virginia Woolf: Abbracciare l'inesplicabile). Il saggio è centrato sulla figura di Virginia Woolf e la sua influenza. In particolare l'autrice riflette sull'aforisma “Il futuro é oscuro, che penso sia la cosa migliore che il futuro possa essere", considerando come l'incertezza del futuro non sia da temere ma anzi consenta una serie infinita di possibilitá da esplorare.
--- Termina citazione ---
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