Autore Topic: Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?  (Letto 4942 volte)

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Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« il: Novembre 01, 2017, 16:13:12 pm »
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Federico Donatiello 5 giorni fa   

In vista del referendum proposto da Coaliţia pentru familie (finalizzato alla modifica della Costituzione romena e all’inserimento del concetto di famiglia naturale nella carta costituzionale), abbiamo contattato Vlad Viski, presidente dell’Associazione MozaiQ. Vlad ha studiato presso la Central European University, laureandosi in scienze politiche con una tesi sui movimenti LGBT in Romania tra il 2001 e il 2012; inoltre collabora con The Advocate, Gay Star News, Vice Romania, Adevarul.

L’associazione di cui Vlad è presidente, MozaiQ, si propone di raccogliere la comunità LGBT romena secondo principi di solidarietà, offrendo una presenza alternativa sulla scena culturale e una maggiore attenzione verso alcuni gruppi più vulnerabili: giovani, anziani, persone affette da HIV, lavoratori del sesso, persone in difficoltà economica, rom e transgender.

Per la prima volta la Romania andrà a votare per un referendum che riguarda direttamente la comunità LGBT. È impressionante il numero di firme raccolte da Coaliţia pentru familie (quasi tre milioni): credi che il risultato dipenda da un’azione di propaganda e da strategie di manipolazione bene organizzate?

Certamente. È chiaro che è stata presa come obiettivo una minoranza marginalizzata e discriminata per concretizzare un’agenda conservatrice che intende imporre il controllo sui corpi degli individui. Sono state raccolte molte firme, questo è vero, ma appoggiandosi alle strutture della Chiesa Ortodossa: oltre diecimila volontari sono stati coinvolti; sono stati firmati accordi con amministratori di condominio. Si è parlato dei pericoli dell’omosessualità (come se ci trovasse in una fortezza da assediare) e si è fatto ricorso inoltre ad azioni illegali, come, ad esempio, la raccolta di firme nelle scuole, fatto criticato apertamente dalle associazioni LGBT.

È interessante il coinvolgimento della Chiesa Battista e di quella Pentecostale. I conservatori americani forniscono risorse finanziarie per questo di referendum, come, del resto, è già accaduto in Slovacchia, in Croazia, in Slovenia ed ora accade in Romania. I gruppi di odio americani come Liberty Council e Alliance Defending Freedom offrono consulenze a Coaliţia pentru Familie e hanno influenzato apertamente con documenti pubblici la Corte Costituzionale della Romania. I conservatori americani hanno una rete transnazionale attraverso cui traviano le menti di milioni di persone con la loro ideologia.

La situazione della comunità LGBT in Romania sembra essere molto pesante. Credi che la campagna di Coaliţia pentru familie abbia peggiorato la situazione? Esiste davvero un sentimento popolare contro gli omosessuali?

Ci sono due cose da sottolineare completamente diverse tra loro. Da una parte assistiamo ad un’accentuazione dell’ostilità verso le persone LGBT, a una crescita dei casi di violenza fisica e a una continua demonizzazione degli omosessuali; dall’altra assistiamo a una mobilitazione senza precedenti a favore della comunità LGBT, ci sono molte persone che fanno coming out, possiamo raccontare la nostra storia per la prima volta, abbiamo sempre più sostenitori e amici, si organizzano manifestazioni, si protesta, abbiamo i social media che ci aiutano ad essere sempre più uniti. Di conseguenza, esiste un cambiamento delle opportunità per la comunità LGBT, sebbene in un contesto di estrema difficoltà: secondo un sondaggio del Pew Research Center, il 28% dei romeni e il 33% dei giovani sostengono l’istituzione del matrimonio gay.

Come presidente dell’associazione MozaiQ credo che tu abbia spesso la possibilità di conoscere da vicino la realtà dei giovani. Perché secondo te l’omofobia è così diffusa anche tra i giovani?

Esiste ancora molta omofobia all’interno della nostra società e ci sono molti problemi con cui ci dobbiamo confrontare continuamente. La Romania non ha una strategia nazionale contro l’HIV, il fenomeno del bullismo è diffuso in tutte le scuole, le persone transgender non possono modificare i loro documenti e circa il 44% delle persone LGBT vive in povertà, secondo uno studio della Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea.

Credo che abbiamo più omofobia e transfobia a causa del fatto che l’omosessualità è stata criminalizzata fino al 2001: la Romania è stata uno degli ultimi paesi europei ad avere depenalizzato le relazioni omosessuali e da allora non abbiamo visto approvata nessuna legge pro-LGBT. Credo che molti problemi vengano dal fatto che pochi romeni conoscono persone LGBT che vivono in modo aperto il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere: la mancanza di visibilità si traduce in ulteriore ignoranza.

Quanto hanno pesato le posizioni identitarie e anti-occidentali in questa ondata ideologica anti-gay? E quanto sono diffuse in Romania ideologie di estrema destra?

La Romania è uno dei paesi con il più grande sostegno verso l’Unione Europea da parte della popolazione; tuttavia, si parla molto spesso dei problemi dell’Occidente, di decadenza, di rivoluzione sessuale. Le ideologie nazionaliste e conservatrici sono accettate da parte di tutti i principali partiti politici: non abbiamo un partito di estrema destra, ma abbiamo ideologie di estrema destra in tutti i partiti politici. Gli intellettuali conservatori parlano spesso di “sesso-marxismo”, in sostanza, un attacco alle minoranze sessuali. Fortunatamente abbiamo anche una serie di voci pubbliche che si sono pronunciate contro il referendum. Nonostante questo, non possiamo non osservare un trend illiberale in Romania, dove diversi gruppi lottano per il controllo del paese con lo scopo di sviarlo dal suo percorso di integrazione europea.

Che idea hai del mondo politico romeno? La maggior parte dei partiti romeni voterà per modifica della Costituzione: per quale motivo, secondo te? Come è possibile che il Partito Socialdemocratico, appartenente al Partito Socialista Europeo, abbia potuto sostenere questa linea?

I partiti politici romeni sono eminentemente conservatori e la Chiesa Ortodossa esercita una grande influenza su di loro. La maggioranza dei partiti (con l’eccezione di un partito nuovo, cittadino, contro la corruzione) si è dichiarata a favore della modifica della Costituzione e ha firmato i protocolli di collaborazione con Coaliţia pentru Familie. Il Partito Socialdemocratico è tale soltanto di nome perché molte campagne elettorali sono state basate sull’idea di tradizione: per noi è disgustoso che un partito membro del Partito Socialista Europeo sia disposto a limitare alcuni diritti civili per una vittoria illusoria dell’elettorato omofobo. In ogni caso, la classe politica romena non si è interessata alle questioni LGBT per sedici anni e ora intende innestare odio nel cuore della nostra Costituzione, la carta fondamentale del Paese.

Le associazioni LGBT andranno a votare?

Noi di MozaiQ abbiamo deciso di non andare a votare. La decisione non viene da un calcolo dovuto al fatto che almeno il 30% dei cittadini deve presentarsi al voto per rendere valido il referendum. Noi non intendiamo legittimare con il nostro voto un referendum anti-democratico, che ci isolerebbe e sottrarrebbe i nostri diritti. I diritti dell’uomo non si sottomettono al voto e pertanto non possiamo legittimare questo. Molte voci della società civile sostengono questa posizione.

Quali nuove strategie adotteranno le associazioni LGBT se i cittadini romeni voteranno per la modifica della Costituzione?

Cerchiamo di non dare per scontato di perdere: La lotta andrà avanti indifferentemente dal risultato del referendum. Per la comunità LGBT romena possiamo parlare di una lotta senza sosta per la depenalizzazione dell’omosessualità, per i Gay Pride, per una vita quotidiana normale, in opposizione ad altri tentativi di cambiamento della Costituzione (nel 2007 e nel 2013). Siamo abituati con questo genere di lotta. Per noi di MozaiQ l’obbiettivo è mobilitare le persone, di riunirle e di creare reti di solidarietà tra individui.

Online Frank

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #1 il: Novembre 01, 2017, 16:16:19 pm »
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Romania: Verso un referendum anti-LGBT sulla famiglia naturale
Federico Donatiello 22 giorni fa   

Tra qualche mese i cittadini romeni verranno chiamati a esprimersi su un referendum dal forte significato simbolico. Si tratta di una novità assoluta per la Romania in quanto il quesito è di natura squisitamente “etica” e riguarda l’adozione di una definizione di famiglia più restrittiva rispetto a quella del dettato costituzionale, che impedisca un’eventuale istituzione del matrimonio omosessuale nel paese.

Coaliţia pentru familie

Il referendum di modifica della costituzione è sicuramente un evento senza precedenti per la storia della giovane democrazia romena. La proposta di modifica è arrivata “dal basso” grazie ad una raccolta firme che ha coinvolto quasi tre milioni di persone.

Il consorzio di associazioni che ha promosso questa mobilitazione, Coaliţia pentru familie (“Coalizione per la famiglia”), è nata nell’autunno del 2015 per difendere i valori della famiglia tradizionale. Al suo interno collaborano numerosi gruppi di carattere confessionale e religioso: alcuni di essi sostengono la necessità dell’insegnamento della religione ortodossa nelle scuole del paese, la limitazione dell’aborto oppure vi sono associazioni che propongono cure contro l’omosessualità, etc. La raccolta firme è stata apertamente sostenuta dalla Chiesa Ortodossa e da quella cattolica.

Da questo punto di vista sono stati più volte sottolineati dall’associazione ACCEPT di Bucarest, impegnata da anni nella difesa dei diritti degli omosessuali in Romania, casi di abusi da parte di esponenti della Chiesa Ortodossa o addirittura di insegnanti che hanno raccolto le firme nelle scuole.

La modifica costituzionale proposta è semplice ma essenziale. I sostenitori del referendum chiedono la sostituzione della frase contenuta nell’articolo 48, “la famiglia è fondata sul matrimonio libero e consensuale tra gli sposi”, ritenuta troppo vaga, con un più esplicito “tra uomo e donna”. Il suo inserimento eliminerebbe un preteso vuoto legislativo, che però è stato più volte messo in dubbio da giuristi e commentatori.

Le reazioni del mondo politico romeno

Il 23 maggio 2016 tre milioni di firme sono state deposte presso il Parlamento romeno e il 20 luglio 2016 la Corte Costituzionale ha dato il via libera tecnico (non entrando nel merito del dibattito). A conclusione della prima parte dell’iter, il 9 maggio 2017 la Camera dei Deputati ha adottato (con 232 voti a favore, 22 a sfavore e 13 astenuti) la modifica costituzionale.

Il sostegno è venuto dal Partito Socialdemocratico romeno (centro-sinistra), dal Partito Movimento Popolare (di centro-destra) e dal Partito Alleanza dei Liberali e Democratici (Centro-destra), vedendo coinvolti sia partiti di governo che di opposizione come sostenitori dell’iniziativa. La modifica adesso dovrà essere approvata dal Senato in autunno e dal referendum popolare di conferma, che avrà luogo tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Per essere valido e per una definitiva messa in atto della modifica della Costituzione, il referendum deve superare un quorum del 30%.

Una necessità di autoaffermazione identitaria?

L’esperienza di Coaliţia pentru familie è indice di una situazione particolarmente preoccupante dal punto di vista della comunità LGBT in Romania. I rapporti più recenti di ILGA (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) offrono un quadro particolarmente preoccupante sebbene in linea con altri paesi dell’Est Europa. Anche i dati raccolti da ACCEPT nello studio “Un liceo sicuro per tutti” fanno emergere una diffusa omofobia proprio tra i più giovani.

La Romania ci ha colpito recentemente grazie alle proteste delle giovani generazioni all’inizio del 2017, mostrando una società civile matura e contraria alla corruzione politica. Tuttavia, quasi in concomitanza, con la mobilitazione di Coaliţia pentru familie, è nato un movimento convintamente contrario all’allargamento dei diritti civili e all’accettazione delle minoranze sessuale.

La rivendicazione della superiorità della famiglia naturale sembrebbe parte di un processo di difesa dell’identità nazionale rispetto alle ingerenze culturali occidentali. Non a caso, un grande numero di intellettuali che hanno avuto grande importanza nella fase di transizione dal comunismo, come Andrei Pleşu, Horia-Roman Patapievici, la stessa Ana Blandiana, si sono mostrati piuttosto accondiscendenti verso la campagna di Coaliţia pentru familie, sostenuta da numerosi docenti e dirigenti di istituzioni culturali.

Il leader socialdemocratico Dragnea, da cui ci aspetteremmo ben altre posizioni in merito, ha dichiarato il 5 settembre „A me interessa dare un segnale molto serio all’interno del paese perché io sono ancora romeno, rimarrò romeno e voglio che questa decisione venga presa dai romeni e da nessun altro”. Discorsi elettoralistici, forse; ma l’opposizione a quello che è considerato un attentato alla cultura nazionale è un fatto reale e probabilmente consegnerà a Coaliţia pentru familie una vittoria schiacciante al referendum. Un’ulteriore messa in dubbio di un disegno culturale europeo comune?

Alberto1986

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #2 il: Novembre 02, 2017, 00:35:44 am »
Interessante. Non ero al corrente di questo referendum. Un'ulteriore conferma che i paesi dell'est europa e dell'ex "blocco sovietico" non pare abbiano proprio intenzione di sprofondare nella stessa merda sociale femminista/genderista in cui riversano i paesi occidentali. Se riusciranno a porre paletti chiari e precisi, come dal canto suo ha già fatto la Russia, eviteranno tutti i grossi problemi che stiamo avendo qui da noi. Sempre che l'esito del referendum confermi tutto ciò.
Ps: la dottrina della chiesa cristiana ortodossa conferma, ancora una volta, di non aver nulla da spartire con le disastrate e disastrose dottrine delle pseudo chiese cristiane occidentali.

Offline Vicus

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #3 il: Novembre 02, 2017, 01:16:18 am »
Ps: la dottrina della chiesa cristiana ortodossa conferma, ancora una volta, di non aver nulla da spartire con le disastrate e disastrose dottrine delle pseudo chiese cristiane occidentali.
Quando iniziative del tutto simili (es. Manif', Marcia per la Vita) vengono proposte in Italia, nessuno le appoggia in questo forum. Mi sa che ha ragione Frank :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Alberto1986

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #4 il: Novembre 02, 2017, 01:20:52 am »
Quando iniziative del tutto simili (es. Manif', Marcia per la Vita) vengono proposte in Italia, nessuno le appoggia in questo forum. Mi sa che ha ragione Frank :lol:

La Manif non mi pare sia una rappresentanza nè del Vaticano nè della Cei. Mentre esponenti della Chiesa Ortodossa parlando chiaro, in prima persona, su certi temi.

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #5 il: Novembre 02, 2017, 01:41:44 am »
Sono comunque iniziative cattoliche, molte delle quali presenti da decenni. Inoltre tutti i Papi hanno sempre parlato chiaro su questi temi, Bergoglio no ma persino lui ha condannato pubblicamente il gender.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #7 il: Novembre 02, 2017, 01:55:44 am »
Ha fatto tutt'e due. Si sa, è Bergoglio. Ma gli altri Papi sono stati chiari, iniziative ce ne sono tante da decenni, quindi ricadiamo nella tesi di Frank! :lol:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #8 il: Novembre 02, 2017, 09:14:14 am »
il punto è assai semplice : in Romania, ma in generale, nell' est europeo, il senso generale della popolazione è contro l' ipotesi gender, mentre da noi la cultura cattocomunista che ha impestato la scuola ha purtroppo sdoganato queste follie.
Riguardo questo forum, la sua posizione antigender è indubbia.

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #9 il: Novembre 02, 2017, 09:46:03 am »
Il gender è molto più avanzato in UK che non è né cattolico né comunista. Si potrebbe quindi dire che viene dalla cultura anglocapitalista (come l'Unione Europea, che promuove attivamente il gender ed è serva dichiarata di Soros e degli angloamericani).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #10 il: Novembre 02, 2017, 11:56:22 am »
Il gender è molto più avanzato in UK che non è né cattolico né comunista. Si potrebbe quindi dire che viene dalla cultura anglocapitalista (come l'Unione Europea, che promuove attivamente il gender ed è serva dichiarata di Soros e degli angloamericani).

si, ma noi lo abbiamo assimilato  prontamente e in questo la cultura 68ina, per l'appunto cattocomunista, ha giocato un ruolo primario

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #11 il: Novembre 02, 2017, 12:15:08 pm »
Dunque, il '68 l'hanno fatto i "cattocomunisti" e abbiamo assimilato il gender come i Paesi anglosassoni e scandinavi. Vabbe'... :doh:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Jason

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #12 il: Novembre 02, 2017, 12:28:31 pm »
si, ma noi lo abbiamo assimilato  prontamente e in questo la cultura 68ina, per l'appunto cattocomunista, ha giocato un ruolo primario

Il '68 non l'hanno promosso i cattocomunisti a dire il vero .

La politica è molto più complessa di quanto appare dalla superficie : non facciamo l'errore di identificare la sinistra con "comunisti e cattocomunisti" e la destra come "liberali e fascisti" . Non è solo questo .
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #13 il: Novembre 02, 2017, 12:34:29 pm »
Anche il Maggio Francese l'hanno fatto i cattocomunisti, guidati dall'euro-gender-pedofilo Cohn Bendit, oggi eurodeputato in un partito simile a SEL (ma sempre cattocomunista :rolleyes:).
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Re:Romania: cosa pensano le associazioni LGBT del referendum?
« Risposta #14 il: Novembre 02, 2017, 17:38:15 pm »
Dunque, il '68 l'hanno fatto i "cattocomunisti" e abbiamo assimilato il gender come i Paesi anglosassoni e scandinavi. Vabbe'... :doh:

il 68 è nato negli USA , è arrivato in Europa e nel giro di una anno ha declinato, ma da noi è durato 10 anni.
L'a mbiente culturale è stato la sinistra e quella parte di cattolicesimo  che con la sinistra ha sempre flirtato e che oggi , a quanto pare, è meggioritaria.
Vale la pena ricordare che brigate rosse & C provenivano da ambienti cattolici, v. l' università di Trento, Padova, ecc.
Sono fatti, non opinioni