Autore Topic: Piano d'azione di "Non una di meno"  (Letto 2473 volte)

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Offline Angelo

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Piano d'azione di "Non una di meno"
« il: Novembre 25, 2017, 02:57:57 am »
Gentili lettori, questo è il documento di "Non una di meno". Se siete favorevoli, vi ricordo che anche per i maschi (?) femministi come voi è possibile fare il cambio di sesso dato che odiate il membro che avete tra le cosce. Alle "gentili" femministe ricordo che le vostre parole ed i vostri documenti pieni di "amore" saranno sempre la migliore arma da mostrare al pubblico. A perenne memoria della vostra misandria malcelata. In basso il link per il vostro documento. Ma prima, leggetevi l'articolo. 
link + articolo + pdf di "Non una di meno".
http://it.avoiceformen.com/misandria/non-una-di-meno-piano/comment-page-1/#comment-2477


Un gruppo femminista ha pubblicato un piano di azione contro gli uomini.

L’estremismo appare già dal nome della gruppo “Non Una di Meno”, con cui si dicono vittime di femminicidio.  Una delle loro dirigenti è in carcere per aver ucciso per gelosia Araceli, la ragazza di 13 anni che vedete stesa a terra.  Invece di cambiare nome, hanno attacato la stampa che osserva la contraddizione: «informatevi, se una donna uccide un’altra donna non è femminicidio».

Il piano femminista è una via di mezzo fra il tema di un bambino ed il Mein Kampf di Hitler.  Simile è il linguaggio “noi esigiamo”, “noi pretendiamo”, simile è la verbosità, simile è il fanatismo ideologico.  La differenza è il target: Hitler odiava gli ebrei accusandoli di colpe inesistenti; le femministe odiano gli uomini accusandoli di colpe inesistenti.  Fino a vivere in una realtà delirante: il “patriarcato” che opprimerebbe le donne è reale quanto i protocolli dei savi di Sion.

È la strategia di tutte le ideologia dell’odio: dirsi vittime per dare sfogo ai peggiori istinti.

Non ci credete?  Vi fidate del vocabolario che dice che il femminismo è per l’eguaglianza, è contro il sessismo?  Leggete. Questo il link al piano, e questo un estratto:

Capitolo contro i diritti dei padri:

«Pretendiamo modifiche legislative in materia di affidamento condiviso, escludendo la sua applicazione in tutti i casi di violenza e opponendosi ad altre forme di affidamento come quello alternato che svuotano i diritti economici delle donne (diritto all’assegnazione della casa familiare e del mantenimento)».  L’80% delle accuse di maltrattamento fatte da ex mogli sono false: privare un bambino del papà per 5-10 anni (il tempo di un processo in Italia) equivale a rapirlo e maltrattarlo.
«Assicurare l’applicazione di provvedimenti ablativi e/o limitativi della responsabilità genitoriale paterna». Nulla dicono sui figli che rimangono con le mammesantissime anche quando private della (ex) potestà genitoriale e sono sotto processo per lesioni e maltrattamenti sui figli.
«vietare di procedere a valutazione psicologica sulle donne … e sulla loro capacità genitoriale, valutazione che dovrebbe essere centrata sulla sola figura paterna».
Niente misure alternative al carcere per gli uomini: «evitare la patologizzazione dell’uomo violento».
Misure per incentivare alle false accuse di stampo femminista: chi denuncia avrà:

«reddito di autodeterminazione».
«flessibilità di orario, aspettativa retribuita, sospensione della tassazione».
«congedo lavorativo per violenza».
«mettere a disposizione per attività di imprenditoria femminile una percentuale dei beni commerciali confiscati» ai maschi.
«preteniamo contributo quadriennale all’affitto», il che è una novità apprezzabile visto che di solito le femministe occupano case senza pagarlo;
«equiparare la necessità di fuga dalla casa familiare all’essere colpite da una ingiunzione di sfratto» che non si capisce cosa voglia dire, forse che per non pagare l’affitto basta dirsi vittime di violenza?
«contratto facilitato per le donne».
«per le case popolari massimi punteggi per le donne».
«10% del patrimonio pubblico per case di semiautonomia gestiti dai CentriAntiviolenza», ovvero case alle femministe pagate da noi.
«risarcimento del danno ponendo a carico dello stato l’anticipazione di tutte le somme».
«estensione ai reati di genere di strumenti processuali che depotenziano i diritti della persona offesa».  Poche idee ma ben confuse: vogliono l’opposto di quello che hanno scritto: vogliono che la legge del governo PD che depenalizza alcuni reati non sia applicata se la parte offesa è una donna che si dice vittima di un uomo.
Capitolo CentriAntiViolenza, quelle associazioni spesso coinvolte nelle false accuse di donne separate, nell’«aggirare» le leggi, e nella conseguente sparizione dei figli

Divieto di ingresso ai maschi: «luogi di elaborazione politica femministi al cui interno operano esclusivamente donne».  Eccetto la fondatrice Erin Pizzey, che venne cacciata con la violenza dalle femministe che le ammazzarono il cane, in quanto diceva che sia uomini e donne possono essere violenti, e aiutava sia uomini che donne.
«I finanziamenti pubblici devono prevedere contratti a tempo indeterminato», e un mare di altre richeste di mantenimenti pubblici.  Occorre invece chiudere tutti i centri anti-violenza perchè uno stato serio non dovrebbe permettere che le separazioni siano gestite da fanatiche avvocate femministe che odiano la famiglia.  Occorre che siano sostituiti da strutture non sessiste, gestite da uomini e donne, che aiutino le coppie in crisi a superare le difficoltà o a separarsi in maniera pacifica, per il bene dei figli.
«Divieto di mediazione familiare e soluzioni alternative nelle controverse giudiziarie»: vogliono che le donne che per rabbia o vendetta sono ricorse ad un’avvocata femminista non siano libere di tornare indietro.
Capitolo cultura:

Stampa obbligata a «fare riferimento ai Centri Anti Violenza e associazioni femministe come principali fonti di informazioni».  Goebbels docet.
Imposizione delle «facoltà di studi di genere» nelle università.
Capitolo mantenimento di stato per le donne:

«Un salario minimo europeo per contrastare i bassi salari, i meccanismi di gender pay gap»;
«Un reddito che noi definiamo di autodeterminazione, slegato dalla prestazione lavorativa, dalla cittadinanza e dalle condizioni di soggiorno […] per le donne […] per tutte e tutt@» (nel linguaggio femminista tutt@ sono lesbiche).
Si oppongono al Reddito di Inserimento varato dal Governo «perchè … rivolto alla famiglia – come sappiamo origine della violenza, condizionato ad un percorso di “inclusione lavorativa”».  Per le femministe il lavoro e la famiglia sono oppressione patriacale.
«Un welfare universale gratuito e accessibile a tutt@, non basato sul modello familistico, capace di riconoscere diritti non solo alle donne ma alle migranti, alle soggettività lesbiche».
Capitolo «violenza ostetrica», new entry:

«Un milione di donne ha dichiarato di aver vissuto violenza ostetrica».  «L’insistenza sul parto naturale è da considerarsi una violenza ostetrica».
Non potendo denunciare Dio chiedono di «accedere all’aborto farmacologico fino a 63 giorni».  E pazienza se il “farmaco” provoca emorragie: quello che conta è abortire i bambini.
Capitolo invasione islamica/africana:

«Procedure semplificate e requisiti ridotti per la cittadinanza alle donne migranti».
«Esigiamo inoltre che il permesso di soggiorno per sfruttamento lavorativo sia svincolato dall’accertamento di reati in sede penali»: ovvero vogliono che basti accusare falsamente senza prove il datore di lavoro per avere il permesso di soggiorno.
«pretendiamo … protezione internazionale per le donne che si sottraggono ad ogni forma di violenza», «approggio femminista per le richiedenti asilo», «permesso di soggiorno per le donne che subiscono qualsiasi forma di violenza anche episodica svincolandolo dal percorso giudizario/penale». Ovvero: basta accusare falsamente qualcuno in Kenya per farsi mantenere dagli italiani.
Il piano femminista contro gli uomini è stato gioiosamente approvato dal Manifesto: un uomo che vota a sinistra è oggi come un ebreo che vota per i nazisti.


https://drive.google.com/file/d/1r_YsRopDAqxCCvyKd4icBqbMhHVNEcNI/view
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton