Autore Topic: Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare  (Letto 8647 volte)

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Offline Vicus

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Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« il: Dicembre 03, 2017, 11:32:05 am »
https://www.maurizioblondet.it/perche-gli-italiani-si-piegano-al-sopruso-pubblico/

Che ne pensate? Quali sono secondo voi le ragioni per partire o restare, si può fare di più come cittadini in Italia o andando all'estero?

L'articolo in sintesi dice questo:
A quanto sembra, si stanno moltiplicando gli allarmi sia per le culle vuote che per i giovani che se ne vanno . La cosa buffa di questi allarmi e’ che…. non sono allarmi. Sono inviti ad andare via, rivolti a tutti gli altri.
Lo stato italiano, in tutte le sue istituzioni, manda un messaggio continuo: “non devi reagire al sopruso“.
Lo stato ti dice di non reagire al sopruso quando mostra criminali liberi di circolare: smetti di reagire ai soprusi, chiamare la polizia non serve.
L’intera societa’ italiana ti dice di non reagire al sopruso, quando ti lamenti per le condizioni lavorative disumane di Amazon e i giornali fanno fake news pur di dimostrare che quello sciopero e’ fallito.
Non importa che la reazione al sopruso sia quella di combattere contro l’oppressore o se consiste nel sottrarsi al sopruso stesso: lo stato fara’ di tutto per mostrarti che e’ inutile, che non puoi reagire al sopruso e che non puoi nemmeno sottrarti al sopruso.
Lo stato italiano, in tutte le sue istituzioni, manda un messaggio continuo: “non devi reagire al sopruso”, unito ad un secondo messaggio “non puoi sottrarti al sopruso”.
E’ assolutamente chiaro, quindi, quale sia il tipo di cittadino che lo stato intende combattere. In entrambi i casi, si tratta di coloro che non si rassegnano al sopruso. Non si rassegnano ad una vita di merda da stagisti , a lavori sottopagati, ad umiliazioni continue sotto una classe di imprenditori culturalmente ferma al 1800.
Quelli che non si rassegnano al sopruso sono di troppo.
L’Ex ministro del lavoro potra’ anche incazzarsi quanto vuole, ma c’e’ una cosa che tutti gli expat hanno in comune: “non ci si rassegna al sopruso”. Questo e’ il trait d’union che accomuna tutti. Quando ci incontriamo nelle serate tra expat, quando ci riconosciamo mentre aspettiamo il nostro turno dal dottore, riconosciamo gli uni negli altri una sola spinta: “non rassegnarsi al sopruso”.
Possiamo discutere quanto vogliamo della differenza tra “reagire lottando” o “reagire andandosene”. Personalmente, credo che quelli che “rimangono a lottare” sono funzionali al disegno complessivo: lo stato e la societa’ si occuperanno di perseguitarli sino a quando il loro fallimento sara’ di monito agli altri.
Restate pure “a lottare”, siete quello che vogliono: sarete crocifissi sulla Via Appia.

La verita’ e’ che questo movimento migratorio fa comodo. Fa comodo perche’ toglie alle elite italiane il disturbo di questi personaggi che continuano a non rassegnarsi. Fa comodo anche ai giornali, che vivono di stage infiniti, apprendistati non pagati, schiavi che scrivono un articolo per 5 euro.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline Frank

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #1 il: Dicembre 03, 2017, 11:48:50 am »
Come ho già avuto modo di scrivere, va sempre specificato che "estero" è una parola che può significare tutto e niente, perché, ad esempio, anche Corea del Nord e Somalia sono "estero", ma dubito che qualcuno vorrebbe trasferirsi là.
Inoltre, anche i Paesi che son messi decisamente meglio del nostro - Inghilterra, Australia, Canada, Svezia, Norvegia, etc - sono a dir poco infettati dal femminismo.
In ogni caso, è fuori discussione che esistono Paesi migliori del nostro, ma bisogna sempre mettere in conto il fatto che altrove si è e si resta sempre "stranieri in terra straniera".*

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*Lo dice anche un mio amico che vive e lavora a Londra, il quale è solito aggiungere che pure là gli tocca sopravvivere, considerando lo stipendio di merda che gli danno e il costo della vita a Londra.
Per non parlare di tante altre rotture di palle.
Ergo, il paradiso non esiste.

Offline Vicus

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #2 il: Dicembre 03, 2017, 11:59:37 am »
Certo che esiste, per i parlamentari (questo topic fa pendant con l'altro) :lol:
La domanda è rivolta soprattutto a chi all'estero ci vive o ha meditato di andarci: (posto che il paradiso sulla Terra non esiste) all'estero si vive meglio e si può fare di più come cittadini, perché tanto in Italia si resta disoccupati e non c'è niente da salvare?
Oppure all'estero si è "apolidi" e ancor più succubi dello schiavismo globale?
Anche sul sito originale è in corso un vivace dibattito. :cool:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #3 il: Dicembre 03, 2017, 12:12:13 pm »
Citazione
Certo che esiste, per i parlamentari (questo topic fa pendant con l'altro)

Beh, da un punto di vista economico esiste anche per i magistrati (italiani e non), i calciatori, i mafiosi, etc...  :cool2:
Semplicemente parlare di "estero" in maniera vaga è errato, perché la gran parte del pianeta è decisamente messa peggio dell'Italia e consequenzialmente i suoi cittadini, lavoratori, etc.

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In merito e tanto per fare un esempio, basterebbe informarsi sulle condizioni lavorative degli operai ad Abu Dhabi.

http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/abu-dhabi-la-condizione-dei-lavoratori-immigrati-nel?cookie-not-accepted=1

Citazione
Abu Dhabi. La condizione dei lavoratori immigrati nel più ricco degli Emirati

Gli Emirati Arabi Uniti hanno sviluppato una strategia ambiziosa per uscire dalla dipendenza petrolifera, ma inapplicabile senza la mano d'opera straniera, tanto indispensabile quanto umiliata. Una situazione che le organizzazioni non governative continuano a denunciare.

 
Sono una trentina, in piedi, davanti al supermercato Gheysar Ali Dornadeh. Guardano una partita di cricket, lo sport nazionale del loro paese, sullo schermo della televisione in vetrina.

Prima, alcuni di loro hanno partecipato alla grande preghiera del venerdì nell'imponente moschea Cheikh Zayed. Mentre i cittadini locali lasciavano il luogo con gli occhiali neri sul naso, il cellulare in mano e l'aria disincantata, loro si sono messi in posa per le foto ricordo, meravigliati dalla maestosità della costruzione, prima di rientrare nel loro quartiere con un piccolo bus beige e verde.

Questi uomini - pachistani, bangladesi, nepalesi - si possono incontrare ovunque ad Abou Dhabi e a Dubai. Rimangono discreti, ma è difficile non accorgersi di loro, con i loro abiti meno curati se confrontati a quelli dei ricchi del posto, che indossano dishdashas di un bianco immacolato, ghoutra o smakh sulla testa e sandali di cuoio impeccabili.

Abou Dhabi è il più ricco degli Emirati Arabi Uniti, ma la sua opulenza dipende da questi uomini ombra che rappresentano l'88,5% della popolazione (2.120.000 abitanti). Si ritrovano soprattutto nella zona industriale di Mussafah, a venti minuti d'auto dalla scintillante moschea.

Le organizzazioni non governative continuano a dare l'allarme sulle condizioni di vita e di lavoro di questi schiavi dei tempi moderni, in totale contraddizione con l'ambiente e i mezzi di cui dispongono i cittadini emiratini.

 
Il prezzo del lavoro

A Mussafah gli edifici sono bassi, vecchi e la moschea modesta. Si è lontani dalle torri slanciate e dai grandi centri commerciali. Hussein, tassista di un impresa privata, esplode: “siamo tutto il tempo sotto pressione”.

Il suo volto è segnato, il suo corpo, fragile. Ha 34 anni. Sembra ne abbia dieci di più e lo fa notare: “la pressione mi ha fatto invecchiare” dice, accusando le attenzioni eccessive riservategli dal suo datore di lavoro.

“E' un paese solo per i ricchi”, constata - afflitto ma non invidioso - questo padre di due bambini. “Li vedo una volta all'anno. Sono rimasti con mia moglie, in Pakistan”. Prima di arrivare qui, Hussein era già un tassista. “Abbiamo tutto in Pakistan ma i dirigenti sono pessimi, la situazione instabile e non c'è lavoro”. Il suo stipendio qui? 600 euro al mese, con commissioni. Il suo discorso è impetuoso, come quello dei suoi compagni di sorte.

A perdita d'occhio, soltanto uomini. Pakistani, indiani, bengalesi, giovani o meno giovani, più o meno logorati dal lavoro se ne stanno dinanzi al complesso residenziale Icad - che di residenziale ha solo il nome.


Tutti vogliono testimoniare. Si interrompono l'uno con l'altro, si sovrappongono, le parole si mescolano ma si assomigliano tutte: vogliono far conoscere la loro situazione, si lamentano, accompagnando le loro frasi con gesti inequivocabili. La maggior parte non parla né arabo né inglese, o assai poco.

“Tutto è troppo costoso: gli affitti, i trasporti per andare al lavoro. […] ci aspetterebbero almeno due o tre mesi di ferie”, afferma con tono pacato Kassir, 21 anni, arrivato dal Pakistan cinque anni fa. “Siamo dieci per stanza; in tutto, nel palazzo, ci sono 72 camere”, afferma Tulbahadur, un nepalese di 28 anni, mentre mostra il suo alloggio.

Nel cortile, dei vestiti sospesi su un filo: “li abbiamo appena stesi. Facciamo tutto da soli, nelle nostre camere: cuciniamo, laviamo” esclama un uomo dalla t-shirt senza maniche e le braccia tatuate.

L'affitto si aggira tre i 60 e gli 80 euro al mese. Dal 2002 lavora nell'edilizia e guadagna 300 euro al mese, ma si rifiuta di lamentarsi: “Almeno, vengo pagato”. Perché negli Emirati non è una certezza. “Un dirham vale 30 rupie! E' molto per la mia famiglia in Nepal!”.

In mezzo a tutti questi uomini si trova Jubipalishan, 30 anni. Camicia a quadri con le maniche corte, jeans, capelli neri lunghi, questa cassiera di un piccolo supermercato è arrivata dalle Filippine nel 2010 per raggiungere sua sorella. Guadagna 230 euro al mese, deve percorrere un tragitto di due ore per andare a lavorare e vede la sua famiglia ogni due anni. Non è confortata dall'essere l'unica donna fra tutti questi uomini ma “non ha scelta”.

Tra le tante persone ammassate nel quartiere c'è chi è appena arrivato e chi ormai ci vive da una decina di anni. Un caposquadra nel settore edile si fa largo tra la folla. E' negli Emirati da 22 anni. “Lavoriamo sei giorni a settimana, dalle dieci alle dodici ore al giorno e il mio stipendio è passato dai 200 euro iniziali ai 400 odierni”.


Muhammad ha quasi 60 anni. Ha lasciato il Bangladesh per gli Emirati nel 1988. L'uomo ha un andatura fiera e parla perfettamente inglese. “Ero ingegnere elettronico”, afferma. Padre di due ragazze e due ragazzi vuole rapidamente trovare un occupazione: “non posso ritornare subito nel mio paese”. E senza lavoro, non può restare.

 
Regole draconiane per i lavoratori migranti

"Di solito i datori locali che necessitano di manodopera fanno domanda presso le autorità e si incaricano delle pratiche amministrative. Le condizioni per l’ottenimento del visto sono molto severe. Sono soggette alle regole della kafala o del patrocinio, un sistema di controllo migratorio che lega la presenza di uno straniero sul territorio al conseguimento di un contratto di lavoro stipulato con un'impresa, un’amministrazione o un cittadino emiratino” spiega il ricercatore Claire Beaugrand.

Un uomo si presenta timidamente. Racconta che la polizia ha arrestato cinquemila lavoratori e che lui stesso è stato fermato. “Siamo immigrati legali, ma occupavamo un posto di lavoro illegale”, afferma.

Estrae un documento dal suo portafoglio, con l’intestazione del Ministero dell’Interno e poi lo sistema, ansioso. Alcuni suoi compagni hanno passato un mese in prigione e sono stati scarcerati dopo aver pagato una multa di oltre 1000 euro. Gli arresti di massa vengono denunciati costantemente dalle ong, come pure la repressione sugli operai che scioperano, anche loro incarcerati e poi espulsi.

Per un ex diplomatico, che ha accettato di rispondere in forma anonima, la presenza di tanti stranieri “è oggetto di grande preoccupazione”. “E’una minaccia all'identità nazionale”, sostiene quest'uomo di 60 anni, che esprime la posizione della maggioranza dei cittadini emiratini nei confronti dei lavoratori immigrati, che devono affrontare il razzismo, gli abusi e le violenze.

Si stanno preparando espulsioni di massa, come in Arabia Saudita? Quali relazioni hanno questi operai con i locali? “Nessuna”, rispondono all’unisono l’ex diplomatico e i lavoratori.

La popolazione emiratina è incoraggiata a sposare altri compatrioti e ad avere “numerosi bambini” per invertire il rapporto di forza demografico. “Queste famiglie beneficiano di ampie agevolazioni statali: istruzione, cure e alloggi gratuiti”, afferma con orgoglio.

“Temo però che i nostri giovani diventino pigri. Prima, i nostri cittadini facevano tutti i tipi di lavori, ora non è più così” conclude l’ex diplomatico, che ha visto questo pezzo di deserto trasformarsi radicalmente in qualche decennio. Grazie a chi continua a lavorare e ad essere sfruttato, nell’ombra.

 

* Per leggere la versione in lingua originale, pubblicata sul sito Orient XXI, clicca qui. Traduzione a cura di Chiara Angeli.

Offline Vicus

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #4 il: Dicembre 03, 2017, 12:36:27 pm »
Il topic non riguarda il Kenya ma i posti dove gli italiani scelgono di andare per vivere meglio.
Solleva la questione essenziale della "cittadinanza sparsa nel mondo", non più legata al territorio: si può essere popolo italiano all'estero e agire efficacemente per migliorare l'Italia?
« Ultima modifica: Dicembre 03, 2017, 14:54:57 pm da Vicus »
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline krool

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #5 il: Dicembre 03, 2017, 14:21:50 pm »
Bello questo commento:

A quanti scrivono che lasciare l’Italia equivale a fuggire diventando un apolide, posso garantire che mi sono sentita più apolide in Italia che in Estonia, dove mi trovo attualmente – persino considerando i primissimi giorni, sbarcata dal volo senza mai averci messo piede prima, quando per fare la spesa mi affidavo alle figure e alle dimensioni delle confezioni, perchè le scritte sono tutte in estone e in russo, e non avevo idea di cosa avrei messo in tavola per cena. Era lo scorso inverno. Mesi dopo, in primavera inoltrata, ero ai Vanalinna Päevad, la festa del centro storico di Tallinn. Mi trovavo nella piazza del municipio. C’era un bel sole tiepido, e sul palco della manifestazione un gruppo musicale cantava un repertorio patriottico e folkloristico (qui, terra della Singing Revolution, non se ne vergognano). La piazza era gremita, come può esserlo la piazza di una città nordica da mezzo milione di abitanti. I più anziani erano seduti, molte coppie si tenevano per mano, alcune erano abbracciate. I più giovani erano in piedi, i meno timidi accennavano passi di danza. C’era chi indossava un copricapo tradizionale, chi fiori tra i capelli, chi sventolava una bandierina; mamme con i passeggini, bambini col monopattino, e i camerieri dei locali circostanti a battere le mani nei loro costumi medievali che spesso si portano dietro l’odore della cannella. Non sono riuscita a frenare le lacrime di commozione. Commozione e gratitudine per essere lì, per poter essere una piccolissima parte di quel momento perfetto, colmo della grazia, della modestia, della tenacia silenziosa e orgogliosa degli Estoni. Non ricordo l’ultima volta che ho pianto di commozione in Italia, e se sono fuggita, l’unico rammarico è di non averlo fatto prima.



Io stesso non vedo scene così in Italia da molti anni.

Offline Frank

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #6 il: Dicembre 03, 2017, 15:14:31 pm »
Vicus, lo so che non si parla del Kenya, bensì dell' "estero",
Citazione
Che ne pensate? Quali sono secondo voi le ragioni per partire o restare, si può fare di più come cittadini in Italia o andando all'estero?
che però per noi italiani è "estero" (il Kenya), come lo è qualsiasi Paese che non sia l'Italia.
So bene di essere un "rompi"; ma il fatto è che di questa storia dell' "estero" ne sento parlare da quando ero un ragazzino...


Offline Frank

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #7 il: Dicembre 03, 2017, 15:20:33 pm »
Io stesso non vedo scene così in Italia da molti anni.

La differenza tra gli italiani e gli altri popoli europei (sia dell'ovest che dell'est), sta anzitutto nel fatto che nella grandissima maggioranza dei casi i primi sono degli inguaribili esterofili disfattisti anti-nazionalisti, al massimo campanilisti (e non sempre), sempre pronti ad autoflagellarsi e a darsi le martellate sui genitali, nonché perennemente convinti che l'erba del vicino sia sempre più verde; mentre i secondi sono fortemente nazionalisti e pertanto molto legati alla propria terra, ed ai propri usi e costumi.
Tutto il resto è consequenziale.

Offline Vicus

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #8 il: Dicembre 03, 2017, 15:51:04 pm »
So bene di essere un "rompi"
Eh! :D
La differenza tra gli italiani e gli altri popoli europei (sia dell'ovest che dell'est), sta anzitutto nel fatto che nella grandissima maggioranza dei casi i primi sono degli inguaribili esterofili disfattisti anti-nazionalisti, al massimo campanilisti (e non sempre), sempre pronti ad autoflagellarsi e a darsi le martellate sui genitali, nonché perennemente convinti che l'erba del vicino sia sempre più verde; mentre i secondi sono fortemente nazionalisti e pertanto molto legati alla propria terra, ed ai propri usi e costumi.
Tutto il resto è consequenziale.
Può anche starci che l'Italia ha una classe dirigente corrotta che opprime il popolo, "piove governo ladro" ecc. ma quando la gente comune fa il gioco del potere comportandosi da st***** senza alcun tornaconto personale, garantisco che si cambia radicalmente idea sul proprio Paese che si dà letteralmente la zappa sui piedi.
Gli italiani sani agiscono in un vuoto, possono darsi da fare quanto vogliono ma non cambia nulla di nulla.

Chi ha passato un certo periodo all'estero (non in Kenya :cool:) capisce cosa voglio dire. E' come levarsi la proverbiale scarpa stretta, pare di rinascere.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #9 il: Dicembre 03, 2017, 16:11:04 pm »
Chi ha passato un certo periodo all'estero (non in Kenya :cool:) capisce cosa voglio dire. E' come levarsi la proverbiale scarpa stretta, pare di rinascere.

Tranquillo, Vicus, che pure io conosco chi ha passato lunghi periodi nel famoso estero,  :cool: ma non tutti son così entusiasti, tantomeno rinascono, anche perché bisogna vedere cosa vai a fare all' estero, quindi che professione svolgi, quanto guadagni,* etc.

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* Tanto per restare in tema di femmine: sai quanto costa, come minimo, una prostituta a Londra ? (non in strada, perché di norma lì non ce ne sono; si trovano negli appartamenti).
260 sterline. :alien:
Perciò il pinco panco italiano che lavora nel settore della ristorazione** o svolge altri mestieri da 1200 sterline al mese (poco più o poco meno), se non ha una pinco panca che glie la dà, non può nemmeno scaricarsi con le puttane, perché troppo esose (ci sono le spese per l'affitto - che è alle stelle - e tutto il resto).

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** La gran parte si trova lì, nella ristorazione, così come la grandissima maggioranza dei maschi rumeni lavora nel settore edilizio, mentre le femmine rumene o lavorano sempre nel settore della ristorazione, oppure fanno le puttane.
I negri, invece, fanno soventemente i mantenuti dallo stato inglese, oltre a rompere  costantemente le palle al prossimo.

Offline Vicus

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #10 il: Dicembre 03, 2017, 16:26:40 pm »
Di lavoro se ne trova mediamente di più, specialmente in Germania e Inghilterra dove assumono con paghe italiane, con gran disappunto degli inglesi che restano disoccupati :lol:

Quanto alle donne, a paragone dell'Italia è una pesca a strascico, la maggior parte delle storie le ho avute con straniere (il confine non è lontano; la prima proprio in Inghilterra) e senza faticare.* Lo dico non come risibile vanteria da tastiera, ma per spiegare che non parlo per astrazioni e sentito dire.

Comunque per rinascita intendo soprattutto la possibilità di fare qualcosa di utile agli altri, al proprio Paese, di esprimere il proprio potenziale, cosa (anche qui non sono teorie) quasi impossibile in Italia dove non tutti forse, ma molti si trovano letteralmente il deserto attorno (con annessi serpenti).

* Con le tolosane è una strada in discesa, anche se verso gli inferi considerate le conseguenze del divorzio.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #11 il: Dicembre 03, 2017, 16:33:51 pm »
Di lavoro se ne trova mediamente di più, specialmente in Germania e Inghilterra dove assumono con paghe italiane, con gran disappunto degli inglesi che restano disoccupati :lol:

Quindi anche lì sfruttano gli stranieri, giusto ? :cool2:


Citazione
Quanto alle donne, a paragone dell'Italia è una pesca a strascico, la maggior parte delle storie le ho avute con straniere (il confine non è lontano; la prima proprio in Inghilterra) e senza faticare.* Lo dico non come risibile vanteria da tastiera, ma per spiegare che non parlo per astrazioni e sentito dire.

Vicus, tu porti sempre come termine di paragone te stesso, mentre la realtà dell'italiano medio (maschio) in Inghilterra o in Germania è ben diversa.
Ci sono parecchi italiani (e non solo) che si ammazzano di seghe, altro che "straniere facili".


Citazione
* Con le tolosane è una strada in discesa, anche se verso gli inferi considerate le conseguenze del divorzio.

Una strada in discesa... per chi, Vicus ?
Per l'italiano medio ? :cool:

Siam sempre lì: ci si basa sul proprio vissuto per fare una statistica generale e propagandare la tesi secondo cui "le straniere te la sbattono in faccia".
Magari fosse così, Vicus.

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #12 il: Dicembre 03, 2017, 16:55:50 pm »
Quindi anche lì sfruttano gli stranieri, giusto ? :cool2:
Danno loro un lavoro a disoccupati con paghe italiane e contributi, lasciando disoccupati i connazionali. Non male (per gli italiani).
Ci sono parecchi italiani (e non solo) che si ammazzano di seghe, altro che "straniere facili".
Per forza, non sanno la lingua, non conoscono gli usi locali e se incontrano una femmina parlano solo della Juve!
Ma non sempre, so di un elettricista che vive con una tedesca niente male (trovata dopo aver imparato il tedesco).
Una strada in discesa... per chi, Vicus ?
Per l'italiano medio ? :cool:
Siam sempre lì: ci si basa sul proprio vissuto per fare una statistica generale e propagandare la tesi secondo cui "le straniere te la sbattono in faccia".
Magari fosse così, Vicus.
Ripeto, se si comunica a gesti non si pesca :D Ma basta sapere la lingua, avere un fisico presentabile e saper intavolare uno straccio di conversazione e la barca si riempie. :cool:
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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« Risposta #13 il: Dicembre 03, 2017, 16:58:35 pm »
NB Molti italiani commettono l'errore di essere in soggezione con le straniere, invece bisogna essere capaci di comportarsi con una top model come con l'ultimo "scaldabagno" della compagnia.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline CLUBBER

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Re:Dedicato a chi vive all'estero e a chi ha deciso di restare
« Risposta #14 il: Dicembre 03, 2017, 17:38:32 pm »
su questo argomento la penso esattamente come Frank.
aggiungo una cosa,gli unici paesi dove le donne sono facili sono i paesi poveri (dove guarda caso abbonda anche la prostituzione),paesi come la Cambogia,la Tailandia,le Filippine,il Madagascar e via dicendo.
per molte donne di quei posti lo straniero è un facile metodo per fare gratis delle belle serate e magari accalappiare il pollo che se le sposa e le regala una vita agiata.
parlo per esperienze personali non per sentito dire.
Germania,Inghilterra o Svezia non sono il paese dei balocchi per gli italiani.
se poi mi si dice basta avere un fisico prestante,conoscere la lingua,dedicarci tempo e si rimedia...be' e tante grazie...
con bell' aspetto,dedizione e reddito si rimedia anche in italia.

il paese estero che conosco meglio è il Giappone,ci vado tutti gli anni per un mese.
Vivo da solo
Mi alleno da solo
E vincero' il titolo da solo