Autore Topic: Ragazze cinesi single, emancipate e in carriera. “Siete lo scarto della società”  (Letto 2957 volte)

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Online Frank

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Ragazze cinesi single, emancipate e in carriera. “Siete lo scarto della società”
Pechino si scaglia contro le ragazze che non si sposano entro i 27 anni

Pubblicato il 17/12/2017
Ultima modifica il 17/12/2017 alle ore 13:12
Francesco Radicioni
Pechino

«Le donne occupano l’altra metà del cielo». Sono passati quasi 50 anni da quando, Mao Zedong «liberava» le donne cinesi dopo secoli di discriminazioni e subordinazione al potere maschile. La tradizione confuciana definiva i ruoli all’interno della famiglia: la donna doveva obbedire al padre, poi al marito e al figlio. «Il posto degli uomini è sociale, quello delle donne domestico», sentenziava una massima. «In Cina - ricorda Maurizio Scarpari, sinologo e autore di “Ritorno a Confucio” - la donna si è sempre mossa entro spazi limitati e con maggiori difficoltà rispetto ad altri Paesi». La retorica maoista fa saltare quel paradigma. «Quel che può fare un compagno, può farlo anche una compagna», ammoniva il Grande Timoniere. Oggi le statistiche raccontano una storia piena di contraddizioni. Lavora oltre il 70% delle donne cinesi, anche se un recente rapporto del World Economic Forum piazza la Repubblica Popolare al centesimo posto su 144 paesi per la parità di genere. Pechino perde posizioni per il nono anno consecutivo, pur piazzandosi meglio degli altri paesi confuciani dell’Asia nord-orientale. 

Sebbene dal 2006 il numero di ragazze iscritte all’università abbia superato quello dei ragazzi, in media guadagnano il 35% in meno rispetto ai colleghi uomini e l’87% dice di aver incontrato qualche forma di discriminazione. La Cina è il paese al mondo con il maggior numero di milionarie, anche se un misero 3% degli amministratori delegati è donna. La situazione non va meglio a livello politico. È donna meno di un quarto dei membri dell’Assemblea Nazionale del Popolo, mentre nel gotha del potere di Pechino - il Comitato Permanente del Politburo - siedono solo uomini. Negli ultimi anni, il Partito Comunista ha iniziato a riscoprire i valori confuciani come uno strumento per consolidare la stabilità sociale. Mentre Pechino metteva in dubbio i risultati di trent’anni di politica del figlio unico, ha preso il via una violenta campagna mediatica contro le cosiddette «donne di scarto»: quelle che mettono al primo posto la carriera e arrivano a 27 anni ancora single. L’anno scorso la legge sul figlio unico è stata mandata in soffitta, anche se si fatica a raggiungere gli obiettivi di nuove nascite nel tentativo di arginare la crisi demografica del paese. «Non importa quanto lavori duramente, se una donna ha meno di due figli è destinata a essere infelice», scriveva sui social Xu Youzhen. Nonostante la pressione delle famiglie e dei media, l’assenza di un sistema di welfare - che fa ricadere sulle donne la cura dei figli e degli anziani - rende la prospettiva di un figlio poco allettante. «Per l’istruzione e la vita di un bambino è necessaria una solida base economica», dice Zhang Yaxin che a 31 anni è convinta che il matrimonio non faccia per lei. 

Secondo una ricerca del portale Zhaopin, oltre il 60% delle donne cinesi è convinta che la nascita di un bambino possa avere un impatto sulla propria carriera. Nei giorni in cui sulla stampa internazionale montava il caso di Harvey Weinstein, ha provocato un’ondata di sdegno un editoriale del China Daily in cui si sosteneva che uno scandalo simile non sarebbe mai potuto avvenire in Cina, perché «contraddice i nostri valori e i costumi». La realtà è diversa. «Violenza sessuale e misoginia sono profondamente radicate in Cina», dice Leta Hong Fincher, autrice di Leftover Women: The Resurgence of Gender Inequality in China. Stando a una ricerca della City University di Hong Kong, l’80% ha subito almeno una volta qualche forma di molestia sessuale sul luogo di lavoro. Difficile che questi casi si trasformino in una denuncia: le leggi in materia sono vaghe e lacunose, mentre la polizia si rifiuta di indagare su questi episodi, soprattutto se coinvolgono personaggi ricchi e influenti. 

Negli ultimi anni, tra le maglie della censura, ha cercato di farsi largo un piccolo gruppo di attiviste – alcune poco più che ventenni – che sui social animano la prima rete femminista del Paese: hanno protestato contro la violenza domestica, replicato un adattamento dei «Monologhi della Vagina» e ridicolizzato la propaganda sulle «donne di scarto». Fino a quando nel marzo 2015 cinque di loro sono finite in carcere: il femminismo era diventato un pericolo per la sicurezza dello Stato.

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Citazione
Ragazze cinesi single, emancipate e in carriera.

Ci fosse un giornalista in grado di scrivere nubili anziché "single".
Niente di niente: sono "mentalmente colonizzati" ad ogni livello.

Online Frank

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Altro articolo scritto dal solito maschietto.

http://www.lastampa.it/2017/12/17/esteri/straordinari-massacranti-e-troppa-competizione-non-c-tempo-per-lamore-9FbajKHMSPKymndAP43rZP/pagina.html

Citazione
Straordinari massacranti e troppa competizione: non c’è tempo per l’amore
Crescono i cda al femminile, ma crollano le relazioni
Pubblicato il 17/12/2017
Cristian Martini Grimaldi
Tokyo


Da almeno un quinquennio il Giappone sta mettendo in atto politiche efficaci per conseguire una maggiore partecipazione femminile nella forza lavoro. Grazie alle misure introdotte sin dal primo governo Abe nel dicembre 2012, circa un milione di donne sono entrate nel mercato del lavoro e il numero di componenti femminili nei cda delle aziende del Paese è aumentato di circa il 30%. Secondo le agenzie di rating il beneficio della riduzione del divario di genere potrebbe fare crescere il Pil del 13%.
 
Ma se da una parte media e politica esortano le donne a trovarsi un’occupazione a tempo pieno dall’altra resiste la decennale supplica per far sì che queste trovino un partner per mettere al mondo quei figli di cui il Paese ha disperatamente bisogno. Così non ci si può sorprendere se in un sondaggio si scopre che il 60% delle donne giapponesi afferma di non sentirsi abbastanza riposate, mentalmente e fisicamente, per intraprendere un renai (una relazione amorosa). Insomma se le donne devono competere con gli uomini sullo stesso piano, ovvero omologarsi alla schiera dei salaryman con l’obbligo di straordinari che rendono nullo qualunque altro impegno o hobby extra-ufficio, incontri romantici compresi. 

Allo stress della routine diurna si aggiunge poi quella serale, che per le nuove reclute rappresenta una sorta di straordinario dopo lo straordinario. È infatti un’abitudine che i capi delle aziende (joshi) e i senior (senpai) invitino tutto il team di impiegati a cena in un izakaya (le osterie dove si beve più che mangiare). Un modo per rendere il gruppo affiatato, ma anche una prassi che patiscono soprattutto le donne più giovani, costrette in spazi spesso angusti a sorbirsi i predicozzi di brillocci superiori anziani. 

Ecco dunque che in quei rari giorni in cui una ragazza si ritrova senza il dovere degli straordinari o non è costretta a bere con i colleghi certamente l’ultimo pensiero che avrà nella testa sarà di uscire con qualche ragazzo conosciuto in rete (anche in Giappone le app di incontri stanno spopolando) con un’alta probabilità di non ricavarne una serata memorabile. Perché perdere tempo con un mezzo sconosciuto quando puoi finalmente rilassarti in pigiama a guardare Nigeru wa hagi da ga yaku ni tatsu (una serie tv tra le più popolari in questo momento)? Ecco che se da una parte le giapponesi sembrano pian piano rinunciare all’amore non hanno invece rinunciato al matrimonio, nel sondaggio emerge che quasi l’80% nutre serie intenzione di sposarsi. 

La cosa sorprendente è che i numeri sono invertiti quando si tratta di uomini. Il 60% degli intervistati afferma infatti di non essere interessato al matrimonio, ma quasi l’80% vuole una relazione sentimentale poco impegnativa. Questi uomini guardano al matrimonio con diffidenza, consapevoli che porterà impegni che non sono pronti ad affrontare: costruire una famiglia significa prima di tutto andare ad intaccare il loro reddito consolidato dunque il loro stile di vita.

Sembra quasi che i concetti di relazione amorosa e matrimonio siano diventati due entità separate nella mente dei giovani uomini e donne in Giappone. 

Ecco che il governo giapponese nell’ansia di ripulire la sua «fedina» in termini di parità di genere (il Giappone ancora quest’anno risultava 114esimo su 144 Paesi) ovvero far sì che donne e uomini godano degli stessi diritti in tutti i settori della società prima delle prossime Olimpiadi di Tokyo nel 2020, sta forse concentrando troppi sforzi al fine di ottenere un maggiore contributo da parte delle donne negli orari d’ufficio trascurando invece tutto quello che potrebbero realizzare durante il loro prezioso tempo libero (relazioni amorose incluse). A patto ovviamente che non debbano essere costrette a seguire il capoufficio per un aperitivo.

Ormai le donne son diventate un'ossessione mondiale.

Online Frank

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http://www.lastampa.it/2017/06/03/esteri/giappone-record-negativo-per-i-beb-nel-sotto-quota-un-milione-FinmsmN5wxEoaTiRIwYbmO/pagina.html

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Giappone, record negativo per i bebé: nel 2016 sotto quota un milione
Record positivo per l’isola di Okinawa, dove la media è di 1,95 figli per donna, quello negativo si registra a Tokyo (1,24)


Pubblicato il 03/06/2017
Ultima modifica il 03/06/2017 alle ore 08:47
Tokyo

Per la prima volta dal 1899, quando sono iniziate le statistiche, nel corso del 2016 le nascite in Giappone si sono assestate sotto quota 1 milione: un calo della popolazione che continua da dieci anni consecutivi, mettendo a confronto i nuovi nati - 977mila bambini - e i decessi nello stesso periodo di riferimento. L’ultima indagine del ministero della Salute nipponica rivela che il tasso di fertilità nel 2016 (ovvero il numero medio di figli per donna) si è assestato a 1,44, in calo dello 0,01. La flessione è più accentuata tra le donne più giovani e all’inizio dei 30 anni, mentre è in leggero aumento per le donne alla fine dei 30 anni e le madri over 40. L’isola di Okinawa, sud ovest, è il posto dove nascono più figli nel Paese, con una media di 1,95, mentre la capitale Tokyo ha il più basso tasso di natalità del Giappone, pari a 1,24. Le nascite sono calate progressivamente in Giappone a partire dal baby boom degli anni ’70, quando si registrava una media di oltre 2 milioni di nascite l’anno. 

Online bluerosso

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Altro articolo scritto dal solito maschietto.

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Ormai le donne son diventate un'ossessione mondiale.




Frank, come fai a dire che questo è il solito maschietto...?  :blink:


(e se l'Osservatore Romano ha uno così come corrispondente...siamo messi proprio bene)

Alberto1986

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....
(e se l'Osservatore Romano ha uno così come corrispondente...siamo messi proprio bene)

2+2 fa sempre 4.  ;)

Online Frank

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Frank, come fai a dire che questo è il solito maschietto...?  :blink:


(e se l'Osservatore Romano ha uno così come corrispondente...siamo messi proprio bene)

Nemmeno avevo mai visto la faccia di quest'altro imbecille.
Dico: tra questi (pseudo) giornalisti, trovarne uno che sia veramente maschio nell'aspetto, nei modi e nel parlare è praticamente una missione impossibile.

Alberto1986

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Corrispondente dell'osservatore romano (giornale di proprietà del Vaticano), ma sembra appena uscito da una manifestazione LGTB.  :doh: Ecco perchè dicevo che 2+2 fa sempre 4. Bergoglio e la sua schiera catto-femminista vede e provvede.  :sick: :sick:

Offline ilmarmocchio

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Frank :    Ci fosse un giornalista in grado di scrivere nubili anziché "single".
Niente di niente: sono "mentalmente colonizzati" ad ogni livello.

neanche una traccia di autonomia : lavaggio del cervello completo.
A proposito, che giovanottone il Christian maria...un omaccione :D

Online bluerosso

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neanche una traccia di autonomia : lavaggio del cervello completo.
A proposito, che giovanottone il Christian maria...un omaccione :D


...però sul coordinamento papillon-sciarpa non gli si può fare nessun appunto.

Impeccabile.

Online bluerosso

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«Violenza sessuale e misoginia sono profondamente radicate in Cina», dice Leta Hong Fincher, autrice di Leftover Women: The Resurgence of Gender Inequality in China. Stando a una ricerca della City University di Hong Kong, l’80% ha subito almeno una volta qualche forma di molestia sessuale sul luogo di lavoro.

Questa frase proprio non si può più sentire....: e guarda caso, continua a sentirsi.
Anche qui da noi (Italia).

Assomiglia sinistramente alle formule dei saldi commerciali: SCONTI FINO AL 90%!!
Poi entri in negozio e…si...in effetti lo sconto del 90% c’è.
Ed è applicato ad un solo prodotto. Che costa 2 euro a prezzo pieno.

Il resto dei saldi invece non supera il 15% di sconto.

Specchietto per le allodole...