Non votare non serve a nulla. Anzi, avvantaggia quei partiti che hanno portato la distruzione di questo paese. Che nessun partito si interessi di QM non è un buon motivo per disinteressarsi del futuro di questo paese. Le cose vanno costruite pian piano e forse, un giorno, arriveranno ai piani alti anche le nostre ragioni.
Proprio perché i partiti (tutti) hanno trascinato alla distruzione questo paese…non voto.
Non essere complici di questa distruzione è il più alto grado di civiltà a cui essere umano possa ambire di questi tempi.
Stante l’attuale offerta elettorale, pensare che fare politica si esaurisca nell’infilare una scheda elettorale in un urna, è quantomeno stravagante.
Rispetto assoluto per chi lo fa. Ma pure per chi non ne ha la benché minima intenzione.
Poche cose ho capito, ma una su tutte. I partiti non risolveranno alcun problema. I partiti SONO il problema.
I partiti si basano e prosperano sul mantenimento dei problemi (debito pubblico in primis).
E sulla parvenza della loro risoluzione, una volta acquisito il potere.
I partiti si fondano sul consenso. E il consenso per sua natura, prevede come effetto collaterale, attraverso uno scambio, la perpetuazione dello status quo.
Rappresenta la base di ogni “regime” democratico. Forma politica tra le molte possibili e pure di recentissima sperimentazione.
Credi che la civiltà occidentale sia stata costruita con le elezioni a suffragio universale? Suvvia...
La questione di fondo è dar vita al cambiamento autentico. Profondo.
E non è dagli schieramenti partitici che potrà avvenire.
Pensi davvero che il femminismo in Italia (e nel mondo) si sia imposto per quelle quattro dementi in parlamento sedenti?
Loro tutt’al più ne sono il riflesso. Il premio per la vittoria.
Il femminismo in Italia ha rivoluzionato il corpo legislativo con una rappresentanza di parlamentari donne non superiore a 8/10% (divorzio, aborto, diritto di famiglia…).
Cosa ne sarebbe stato senza l’ausilio di tutta quella poderosa macchina da combattimento che il potere politico lo telecomanda da fuori? Media in primis.
La vera politica oggi si fa stando fuori dai parlamenti e in generale dai consessi rappresentativi.
Dire che non votare non serve a nulla è una teoria superficiale.
Maggiore è il tasso d’astensione e maggiore è l’appeal verso i partiti che un non votante ha, rispetto a chi il voto lo da in modo scontato e continuato.
Il voto è sostanzialmente controllato, basti osservare la raffinatezza dei modelli che analizzano i flussi elettorali, o le battaglie sulle leggi elettorali in tema di collegi e circoscrizioni.
Paradossalmente gli astensionisti influenzano gli indirizzi politici dei partiti molto più che i militanti.
Molto più del voto d’affezione o di quello d’opinione.
L’affannosa ricerca di recupero del corpo elettorale non votante, assieme all’utilizzo esasperato dei metodi demoscopici da parte degli analisti e spin doctors, stanno li a dimostrarlo.
L’obiettivo a cui credo è l’elaborazione di istanze proprie.
Veicolarle, farle crescere. Darsi una visibilità. E mi pare che siamo qui per questo.
Poi eventualmente, porsi come potenziale elettorale.
Il contrario porta all’irrilevanza.
Ecco. Diciamo che oggi in Italia votare o non votare è parimenti irrilevante.
Ma tra le due irrilevanze opto per la seconda.
Mi procura meno frustrazioni. Anzi, nessuna.
Ripeto: io la politica la faccio scrivendo qui, e non solo.
Non la delego a qualcuno.
Chi lo fa, ha il mio rispetto. Ma io scelgo altro.