Innanzitutto va detto che un conto sono le simulazioni in palestra e un conto è la strada, dove subentrano numerosi fattori che possono condizionare una persona aggredita, specialmente se di sesso femminile.
In sostanza, un conto è un combattimento sul tatami, sul ring o in un ottagono con tanto di regole e arbitri e un conto è una rissa, ossia laddove non esistono regole né arbitri.
Perciò non si deve pensare che il krav maga sia la soluzione a ogni male possibile.
Molto dipende anche dalla capacità di reazione di ognuno e dalla prontezza di riflessi.
Doti acquisibili, certo, ma non così scontate.
Saperle mettere in pratica al di fuori di una palestra, infatti, è spesso molto più complicato di quanto si possa pensare.
Per questo uno dei rischi maggiori legati a questa disciplina è quello di sopravvalutarsi e credersi invincibili senza usare quella dose di attenzione e prevenzione necessari in ogni circostanza.
Importante, quindi, è comprendere che il krav maga serve per difendersi e sfuggire a una minaccia nel minor tempo possibile e non per andare a cercare situazioni pericolose per dimostrare di sapersela cavare.
In sostanza una femmina veramente addestrata può picchiare un uomo (medio) non altrettanto addestrato, sfruttando anche il fattore sorpresa e colpendo punti sensibili come i genitali e la gola e in caso di grave pericolo gli occhi; ma nella stragrande maggioranza dei casi è meglio che la suddetta scappi, (*) krav maga o meno, specie se di fronte ha un uomo particolarmente grosso, forte e aggressivo.
Il krav maga ha come massimo pregio la semplicità: si impara infatti a difendersi, se serve, con le mani nude e con oggetti di uso comune.
Un esempio: le chiavi.
Inoltre i corsi prevedono la simulazione di situazioni realistiche, perché è importante allenarsi a reagire con i gesti corretti sotto stress fisico (ad esempio dopo una corsa) e in contesti diversi: seduti, sdraiati, in ascensore o altri luoghi angusti, in auto, sulle scale. Il fattore semplicità e immediatezza di esecuzione è importante anche per potersi difendere sui tacchi a stiletto, quando si ha la febbre o con una caviglia slogata.
Poiché non basta imparare meccanicamente delle mosse per colpire un aggressore, il krav maga prepara anche la mente a reagire: la si deve abituare a valutare l’ambiente in cui ci si trova, ad analizzare ogni situazione, a mostrare all’aggressore che non lo si teme, a prevenire ed evitare sempre lo scontro fisico. Le tecniche di difesa con contatto sono l’ultima spiaggia.
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(*) Lo diceva anche Bruce Lee...