Auspicare che non siano le donne a difendere gli uomini penso sia giusto. Per una questione di orgoglio di genere ma direi anche di opportunità: la loro difesa sarà sempre interessata e di parte, dunque perché affidarsi a loro? Ma per una volta che finalmente ne azzeccano una festeggiamo!
Per quanto comprenda il disgusto di alcuni: che ne saprà mai una donna di uomini? Niente. I discorsi delle donne sugli uomini sono più superficiali di un porno, e non servono neanche a qualcosa.
Premesso ciò, vorrei evidenziare queste benedette parole condivisibili o no della Deneuve.
https://www.ilfoglio.it/societa/2018/01/10/news/appello-monde-deneuve-172508/Lo stupro è un crimine. Ma rimorchiare in maniera insistente o imbarazzante non è un delitto, né la galanteria un’aggressione machista.
Qui per esempio apprendiamo che si dice machismo o alternativamente maschilismo ogni comportamento maschile che non piace o non conviene alle donne. Infatti la galanteria, che conviene, non è machista. Un cambio di paradigma però bisogna riconoscerlo: la galanteria insieme all'amor cortese tutto fu bandito dal femminismo come orrenda manifestazione di dominio.
Dopo l’affaire Weinstein c’è stata una legittima presa di coscienza delle violenze sessuali esercitate sulle donne, specialmente nell’ambiente professionale, dove alcuni uomini abusano del loro potere. Era necessaria.
La Deneuve chiaramente non poteva esimersi dal riconoscere l'importanza del movimento metoo. Dunque oggettivamente non potrà mai essere nostra amica.
ci dicono che bisogna parlare in un certo modo, di tacere su ciò che può urtare, e le donne che rifiutano di piegarsi a queste regole sono guardate come delle traditrici, delle complici!
Qui la Deneuve ci informa che esiste una regia: CHI vi dice cosa dire/pensare/comportare? Mistero.
Ora, è proprio del puritanesimo prendere in prestito, in nome di un preteso bene generale, l’argomento della protezione delle donne e della loro emancipazione per incatenarle meglio a uno statuto di vittime eterne, di povere piccole cose in balia di demoni fallocratici, come ai bei vecchi tempi della stregoneria.
Qui la Deneuve si rivolge alle francesi secondo me: da quando siamo diventate così puritane? Il "puritanesimo" sarebbero gli USA. Non saprei dire se la libertà sessuale è declinata diversamente dalle femministe francesi e americane ma a questo punto direi di sì. Chi se ne frega, direte? In effetti...
Di fatto, #MeToo ha dato vita nella stampa e sui social network a una campagna di delazioni e di messa in stato d’accusa pubblica di individui che, senza che gli sia lasciata la possibilità né di rispondere né di difendersi, sono stati messi esattamente sullo stesso piano di aggressori sessuali. Questa giustizia sommaria ha già fatto le sue vittime, gli uomini sanzionati nell’esercizio del loro mestiere, costretti alle dimissioni, eccetera. Il loro solo torto è aver toccato un ginocchio, rubato un bacio, parlato di cose “intime” durante una cena professionale e inviato dei messaggi a connotazione sessuale a una donna che non era reciprocamente attratta.
L'avrei detto in altro modo ma non si può essere in disaccordo. Condivido.
Questa corsa a inviare i “porci” al mattatoio, al posto di aiutare le donne a diventare autonome, fa il gioco in realtà dei nemici della libertà sessuale, degli estremisti religiosi, dei peggiori reazionari che credono, in nome di una concezione vittoriana del bene e della morale, che le donne siano degli esseri “a parte”, delle bambine col viso da adulte che reclamano di essere protette.
Questa cosa qui è una paraculata orrenda. Innanzitutto direi che se le donne hanno bisogno di andare a scuola di "autonomia" stanno messe proprio male. Che però il gioco della vittima convenga nientemeno che ai "reazionari" è una affermazione orrenda: fosse mica di nuovo colpa del Patriarcato?
Di fronte a loro gli uomini sono costretti a mostrare la loro colpa e dissotterrare, andando al fondo della loro coscienza retrospettiva, un “comportamento oltremisura” che avrebbero potuto tenere dieci, venti o trent’anni fa, e pentirsene. La confessione pubblica, l’incursione di procuratori autoproclamati nella sfera privata, installa un clima da società totalitaria
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Sottoscrivo in toto soprattutto sulla puzza di totalitarismo che si respira oggi.
L’ondata purificatrice non sembra conoscere alcun limite. Da una parte si censura un nudo di Egon Schiele su una pubblicità, dall’altra si chiede il ritiro di un dipinto di Balthus da un museo perché costituirebbe un’apologia della pedofilia. Confondendo l’uomo e l’opera, si chiede il divieto della retrospettiva di Roman Polanski alla Cinémathèque e si ottiene il rinvio di quella consacrata a Jean-Claude Brisseau. Un’universitaria giudica il film “Blow-Up” di Michelangelo Antonioni, “misogino” e “inaccettabile”. Alla luce di questo revisionismo, John Ford (“La prigioniera del deserto”) e anche Nicolas Poussin (“Il ratto delle sabine”) iniziano ad avere paura.
Come non convenire? Ma penso qui la Deneuve difendesse qualche amico.
Alcuni editori chiedono ad alcune di noi di rendere i nostri personaggi maschili meno “sessisti”, parlare di sessualità e di amore con meno dismisura o ancora di fare in modo che “i traumi subiti dai personaggi femminili” siano resi più evidenti! Prossimo al ridicolo, un progetto di legge in Svezia vuole imporre un consenso esplicitamente notificato a ogni candidato a un rapporto sessuale! Ancora uno sforzo e due persone adulte che avranno voglia di andare a letto insieme subito prima dovranno, tramite una app del loro smartphone, firmare un documento nel quale le pratiche che accettano e che rifiutano saranno debitamente specificate.
Tutto giusto. Rilevo il ruolo degli editori. Una regia dunque c'è: ma CHI?
Il filosofo Ruwen Ogien difendeva la libertà di offendere in quanto indispensabile alla creazione artistica. Allo stesso modo difendiamo la libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale. Siamo oggi sufficientemente avvertite per ammettere che la pulsione sessuale è per natura offensiva e selvaggia, ma siamo anche sufficientemente perspicaci per non confondere un rimorchio imbarazzante con un’aggressione sessuale. Soprattutto siamo coscienti che la persona umana non è un monolite: una donna può, nella stessa giornata, dirigere un’équipe professionale e gioire di essere l’oggetto sessuale di un uomo senza essere né una “troia” né una vile complice del patriarcato. Ognuna di noi può fare attenzione al fatto che il suo stipendio sia uguale a quello di un uomo, ma non sentirsi traumatizzata per uno “struscio” nella metro, anche se questo è considerato come un reato. Può anche immaginare un comportamento del genere come l’espressione di una grande miseria sessuale, o comunque come un non-avvenimento.
Cioè... capite che alle donne c'è bisogno anche di spiegare che certi fatti sono un
non-avvenimento?
Poi si dice che uno è misogino... ma che genere misero è questo femminile?
In quanto donne, noi non ci riconosciamo in questo femminismo che, al di là delle denunce degli abusi di potere, prende il viso di un odio degli uomini e della sessualità.
In quanto donna la Deneuve si riconosce in un altro femminismo, che ovviamente sarebbe quello "buono".
Assodato quindi che la Deneuve non potrà mai essermi amica. Forse neanche nemica, ma sicuramente non amica.
Pensiamo che la libertà di dire no a una proposta sessuale non esista senza la libertà di importunare.
Questa è molto bella
E consideriamo che bisogna rispondere a questa libertà di importunare in altro modo che trincerandosi dietro il ruolo della preda.
Qui la Deneuve ammette candidamente che per la maggior parte delle donne il ruolo di preda è molto comodo e conveniente, e sopratutto che non ci pensano proprio a mettersi in gioco. Altro che girl power! "Diamo la libertà agli uomini di importunarci" infatti è il loro slogan. Avrebbe dovuto aggiungere: "altrimenti come ce la giostriamo la situazione che non ne siamo capaci?" "E tutto quel potere che perderemmo, non ci pensate?". Candidamente ipocrita.
Quelle tra noi che hanno deciso di avere dei bambini, credono che sia più giudizioso educare le nostre figlie in modo che siano sufficientemente informate e coscienti per poter vivere pienamente la loro vita senza lasciarsi intimidire né colpevolizzare. Gli incidenti che possono toccare il corpo di una donna non inficiano necessariamente la sua dignità e non devono, per quanto siano duri, necessariamente fare di lei una vittima perpetua. Perché non siamo riducibili al nostro corpo. La nostra libertà interiore è inviolabile. E questa libertà che noi abbiamo cara non esiste né senza rischi né senza responsabilità.
Il manifesto si conclude così.
Tutto sommato penso sia in buona parte condivisibile, ma amici mai