C'è tutta l'autoreferenzialità femminile in questa esperienza: la possibilità di fare ciò che è funzionale al benessere e alla felicità senza
dover e poter essere criticate per questo, la mancanza di doveri e il potere che deriva dalla bellezza fisica unitamente alla certezza di
poter contare su una fonte di reddito cospicua senza avere alcuna capacità professionale da mettere in campo, la sensazione di essere
speciale solo per il fatto che uomini facoltosi (e deficienti) sono disposti a pagare un mucchio di soldi per avere la disponibilità del proprio
corpo, la consapevolezza di essere destinata solo a pochi eletti danarosi (sai che soddisfazione; ovvio, se una si prostituisce a certi livelli).
Lo stesso tipo di autoreferenzialità che il femminismo mira ad ottenere per le donne in Occidente, sia chiaro. E non è un caso che negli
ultimi anni un certo femminismo (o forse tutto) sta rivalutendo la prostituzione femminile come esempio di autodeterminazione femminile (?)
sul proprio corpo (capirai!). Logico: constatando che la prostituzione femminile VOLONTARIA non solo non sta scomparendo ma è in piena
fioritura bisogna in qualche modo sdoganarla e attribuirla ad una motivazione positiva. Con in più un obiettivo strategico: se si abitua gli uomini a rispettare le donne che si prostituiscono, TUTTE le donne verranno rispettate, qualunque cosa facciano. E così si quadra il cerchio.