E' nota la storia di un'altra "brava" ragazza di "buona" famiglia che ha voluto sposare a tutti i costi il parricida e il matricida Maso, attratta da lui. Il fenomeno non è nuovo. Nell'antica Roma molte donne aristocratiche, mogli di senatori erano attratte dai gladiatori, uomini dannati e condannati ad una vita infernale, costretti a combattere per il sollazzo della folla. Ogni giorno per loro poteva essere l'ultimo. E appunto era proprio questo che le affascinava: essendo così vicini alla morte, erano paradossalmente vicini anche alla vita, perchè la vivevano così intensamente da assaporare ogni istante di essa perchè poteva finire (tragicamente) da un momento all'altro. Lo stesso discorso vale per il delinquente: egli sfida la società, il potere costituito, mette a rischio la propria libertà, si mette in gioco. E questo attira e fa impazzire le donne, tanto da farle prendere in considerazione un rapporto sentimentale o almeno fisico perchè in tal
modo ravvisano in questa scelta di vita una prova di vitalità che il "bravo" ragazzo che non sfida, che non rischia, che non si mette in gioco invece non ha. Certo, il futuro di questi uomini è incerto. Ma la vitalità che nel frattempo dimostrano è irresistibile. Poi c'è il lato storico da non sottovalutare: chi era l'unico che osava ribellarsi al signorotto che faceva il bello e il cattivo tempo? Il brigante, il quale ne sfidava il potere, vendicava i torti, si faceva giustizia da sè. Ecco come è iniziata l'ammirazione, tutta italiana, per i delinquenti. Cominciò così. Ma su una cosa le femmine non transigono: una simile vitalità loro l'apprezzano sì, ma solo dai maschi. Si guardano bene dall'averla e dimostrarla loro stesse. Non rischiano e non vogliono rischiare. Sono troppo "vitali" per mettere a repentaglio la loro, di vita.