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La realtà dei paesi dell'Europa dell'est
Frank:
--- Citazione da: ilmarmocchio - Novembre 22, 2017, 08:41:49 am ---bisognerebbe spiegare al Di Matteo che in USA ci sono certe manovrine sanitarie che in confronto quelle dell' est Europa fanno ridere.
La corruzione c'è ovunque
--- Termina citazione ---
Sì, ilmarmocchio, questo è chiaro; del resto io stesso l'ho scritto in numerose occasioni e in riferimento a tutti quegli italiani convinti che l'Italia sia "il Paese più corrotto del mondo".
Ma questa discussione è dedicata all'Europa dell'est e consequenzialmente alle magagne di quei paesi, alle quali nessun quemmista - passato e presente - fa mai cenno.
Frank:
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Romania/Romania-ricchi-e-poveri-184506
--- Citazione ---Romania: ricchi e poveri
Una crescita del Pil dell'8,6%: è quella registrata in Romania negli ultimi mesi. Dietro a questo dato – il migliore nell'Ue – si nasconde però un paese con gravi problemi strutturali e dove il rischio povertà colpisce larghe fette della popolazione
07/12/2017 - Mihaela Iordache
La Romania è il paese con la più alta crescita economica dell’Unione europea e tra i primi nel mondo. L’Istituto Nazionale di Statistica rumeno ha reso nota a novembre la crescita record nel terzo trimestre 2017: +8,6% del Pil. Di conseguenza anche la Commissione europea ha migliorato le previsioni di crescita economica per il 2017 passando dal 4,3% fornito in primavera al 5,7% attuale (per il 2018 ci si aspetta una crescita del 4,4%).
Davanti a questi dati l’AFP non ha tardato a definire l’ex paese socialista ”la nuova tigre dell’UE”. Gli economisti rumeni hanno sottolineato come il dato del terzo trimestre sia dovuto in particolare all'aumento degli stipendi e di conseguenza del consumo. Lo stipendio medio ha raggiunto infatti il valore record degli ultimi 10 anni, attestandosi sui 533 euro al mese. Si guadagna meglio nella capitale Bucarest, seguita da Cluj, in Transilvania.
Che il lato della domanda sia sempre più rilevante lo hanno capito anche molte multinazionali: sono decine i centri commerciali moderni (da far concorrenza ai mall americani) sorti a Bucarest. Ai supermercati non mancano clienti ed i prezzi in alcuni casi sono più alti che in Occidente.
Bucarest vs. resto della Romania
Tutto questo è vero soprattutto per Bucarest, metropoli di circa 2 milioni di abitanti che ha conosciuto negli ultimi anni un notevole sviluppo: si sono colorati molti dei palazzi grigi costruiti da Ceaușescu; il suo centro storico, Lipscani, è ormai un luogo ricercato par le sue terrazze, bar e in genere per la vita notturna. Nella capitale si organizza poi ogni anno con orgoglio il festival internazionale di musica classica dedicato a George Enescu e poi diversi festival di teatro e mostre, nei suoi 30 musei. E poi vi sono le più grandi e moderne terme d’Europa e i grandi parchi.
Grandi investimenti privati hanno anche portato alla nascita di tante cliniche private che però non sono alla portata di tutti, nemmeno nella capitale: Bucarest alterna infatti a quartieri nuovi e lussuosi quartieri poveri dove domina il degrado, come ad esempio quello di Ferentari.
In Romania si vive meglio e si consuma molto nelle principali città del paese, che comprendono naturalmente la capitale e poi quelle delle contee di Cluj, Timis, Prahova, Costanza, Brasov o Sibiu. Ma nelle restanti regioni - la Romania ha 41 contee - domina spesso la povertà. Quelle di Vaslui, Botosani e Teleorman sono talmente povere che sono in molti a vivere di sussidi sociali. Qui scarseggiano inoltre sia gli investimenti pubblici che privati.
Corruzione e stipendio minimo
Non è un caso che la serie televisiva più seguita del paese è “Las Fierbinti” - trasmessa da PROtv - nella quale un sindaco corrotto utilizza per scopi personali fondi destinati per le riparazioni della scuola del paese mentre il prefetto della contea aspetta ogni mese “la sua parte” in denaro, spiegando al sindaco che anche a lui tocca dare le mazzette più in alto: al partito, ai ministri, ai parlamentari.
Un telefilm che si ispira alla cronaca quotidiana che vede quasi 1.300 funzionari rinviati a giudizio lo scorso anno in Romania per reati di corruzione che avrebbero arrecato un danno di 260 milioni di euro alle casse del paese. Tra questi anche casi di alto livello: 3 ministri, 17 parlamentari, 16 magistrati e 20 dirigenti di aziende statali.
A giugno, alla fine della sua missione come direttore della Banca Mondiale in Romania, Elisabetta Capannelli aveva spiegato per Wall-street.ro che dal punto di vista economico la Romania sta bene, ma vi sono tuttavia molte debolezze generate dal fatto che gli ultimi anni sono stati dominati da misure pro-consumo mentre poca attenzione è stata data ad iniziative a favore degli investimenti oppure dell’assorbimento dei fondi europei. Dinamiche sembra confermate anche per il 2018: il governo social-democratico del premier Mihai Tudose ha annunciato di voler aumentare a partire da gennaio 2018 lo stipendio minimo lordo a 1900 lei (a circa 413 euro), il che significherebbe secondo quando hanno messo in rilievo gli analisti sui media rumeni superare Lettonia e Lituania (circa 380 euro) e raggiungere l’Ungheria.
La Romania ha registrato comunque il più alto indice di crescita dello stipendio minimo nell’UE nel periodo 1 gennaio 2016-febbraio 2017: circa il 38% di crescita. Valentin Lazea, economista della Banca Nazionale della Romania (BNR), ritiene che uno stipendio minimo netto di circa 300 euro potrebbe essere sostenibile per l’economia rumena e contribuirebbe a ridurre il divario tra ricchi e poveri. La crescita dello stipendio minimo "è stata utile e necessaria in passato”, ha spiegato Lazea per AGERPRES ma, per il momento, sulla questione si dovrebbe rallentare. Lazea ha poi sottolineato che la Romania ha ora un potere d’acquisto del 59% della media UE. Nel frattempo è però aumentato anche il debito pubblico, del 38% negli ultimi 25 anni.
Povertà
La Romania ha di certo ancora molta strada e strade (il paese ha solo 750 km di autostrade) da fare: sviluppare le sue infrastrutture, modernizzare scuole ed ospedali, dotarli di materiali medici e di medicine, sviluppare le zone rurali dove mancano anche le fognature. Bucarest dovrebbe inoltre investire di più sull'infanzia, in un paese dove - secondo i dati Eurostat - quasi la metà dei bambini (0-17 anni) sono a rischio povertà. Dati confermati anche da quelli resi pubblici di recente dal Collegio Nazionale degli Assistenti sociali secondo cui ogni sera in Romania 200.000 bambini vanno a dormire senza mangiare. Ed è anche per questo che quattro milioni di romeni sono stati costretti ad emigrare per poter assicurare una vita migliore alle loro famiglie. Secondo le più recenti statistiche dell’Eurostat, aggiornate ad ottobre 2017, il 38,8% dalla popolazione romena è a rischio povertà ed esclusione sociale.
Del resto la Romania, assieme al primato di crescita economica in Europa, ha paradossalmente anche quello, in negativo, di equità sociale nell'Ue: è infatti su questo tra i paesi europei con i risultati peggiori.
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--- Citazione ---Ed è anche per questo che quattro milioni di romeni sono stati costretti ad emigrare per poter assicurare una vita migliore alle loro famiglie. Secondo le più recenti statistiche dell’Eurostat, aggiornate ad ottobre 2017, il 38,8% dalla popolazione romena è a rischio povertà ed esclusione sociale.
--- Termina citazione ---
Circa venti giorni fa, un mio ex operaio (un muratore italiano specializzato 47enne; uno dei migliori che abbia mai conosciuto, sia dal punto di vista lavorativo che umano), che attualmente lavora in un'altra ditta, ha "stoppato" e minacciato di botte un muratore rumeno 37enne che, tanto per cambiare, * se ne era uscito fuori con una frase che tanti stranieri di merda son soliti ripetere, cioè questa:
"Italia di merda".
Allorché, Paolo (il muratore italiano) al rumeno in questione ha fatto notare che oltre ad essere un imbecille, è un ospite e che non è obbligatorio vivere in Italia; pertanto è libero di tornare immediatamente nella sua Romania di merda (sue testuali parole), oppure di trasferirsi nuovamente in Inghilterra, dove il rumeno dice di esser stato meglio che in Italia.
Il tutto "condito" dalla minaccia di massacrarlo di botte se lo avesse nuovamente sentito pronunciare certe parole sull'Italia.
Beh, che dire... non sono solo. :cool2:
Qualche italiano in grado di sturare le orecchie a questi stronzi ingrati, ancora esiste.
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* Certi pensieri e parole sono frequenti nella stragrande maggioranza degli stranieri dell'Europa dell'est (ma anche del Nord Africa) residenti in Italia, ovvero gente soventemente ingrata e culturalmente inferiore (albanesi e rumeni per primi).
Gente che scambia spesso la gentilezza e le buone maniere per coglioneria e debolezza.
Gente convinta che gli italiani siano tutti dei poveri imbecilli.
Loro, che fino pochi lustri fa vivevano sotto una dittatura comunista e che ora fanno finta di non ricordare in quale merda nuotavano e cercavano di non affogare.
Frank:
Bene, a quanto pare anche l'Albania è oramai impegnata a seguire le orme dei paesi occidentali.
https://albaniainvestimenti.com/2017/08/27/albania-premier-rama-presenta-nuovo-governo/
--- Citazione ---Albania: premier Rama presenta nuovo governo
Tirana, 27 ago 14:05
Riconfermato alla guida del paese per un secondo mandato dopo la vittoria alle elezioni politiche dello scorso 25 giugno, il premier socialista Edi Rama ha presentato oggi il suo nuovo esecutivo. Numerose le novità, a partire dal numeri dei ministeri, ridotti da 16 a 11. Nominati inoltre due segretari di Stato, uno per la Diaspora e l’altro per le Relazioni con le imprese. Il 50 per cento degli incarichi di governo saranno ricoperti da donne, mentre sono quattro i nuovi nomi che entrano a far parte dell’esecutivo per la prima volta, tra cui il vicepremier Senida Mesi e il ministro della Giustizia, Etilda Gjonaj. Riconfermato invece il ministro degli Esteri Ditmir Bushati, al quale è stato affidata anche la delega per il processo d’integrazione europea, finora affidata a un apposito dicastero. Alla guida del ministero dell’Interno torna invece Fatmir Xhafa, mentre alla Difesa al posto di Mimi Kodheli è stata nominata un’altra donna, Olta Xhacka, che in passato ha ricoperto l’incarico di ministro del Welfare. Ad Arben Ahmetaj è stato affidato nuovamente il ministero delle Finanze, al quale viene accorpata anche l’Economia. Riconfermata anche Lindita Nikolli al dicastero dell’Istruzione, Sport e Gioventù, mentre a Damian Gjiknuri – che per 4 anni ha guidato il ministero dell’Energia – è stato affidato l’incarico alle Infrastrutture. L’ex vicepremier Niko Peleshi passa invece al ministero dell’Agricoltura, mentre ministro del Turismo e dell’Ambiente è stato nominato Blendi Klosi, ex ministro del Welfare. Alla Cultura rimane l’attuale ministro Mirela Kumbaro, mentre alla Sanità ritorna un’altra donna, Ogerta Manastirliu. Segretario di Stato per la Diaspora sarà Pandeli Majko, ex premier all’inizio degli anni 2000, mentre segretario di Stato per le Relazioni con le imprese sarà Sonila Qato.
Vice Primo Ministro – Senida Mesi
Ministero dello Stato per la Diaspora – Pandeli Majko
Ministero dello Stato per gli Imprenditori – Sonila Qato
Ministero degli Esteri – Ditmir Bushati
Ministero degli Interni – Fatmir Xhafaj
Ministero della Difesa – Olta Xhaçka
Ministero della Giustizia- Etilda Gjonaj
Ministero della Cultura – Mirela Kumbaro
Ministero delle Finanze, Economia e Lavoro – Arben Ahmetaj
Ministero dell’Istruzione, Sport e Gioventù – Lindita Nikolla
Ministero della Salute – Ogerta Manastirliu
Ministero dell’Energia – Damian Gjiknuri
Ministero dell’Agricoltura e Sviluppo Rurale – Niko Peleshi
Ministero del Turismo e Ambiente – Blendi Klosi.
Per informazioni e consulenze su investimenti, internazionalizzazione e delocalizzazione in Albania:
albaniainvestimenti@gmail.com
info@italian-network.net
--- Termina citazione ---
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--- Citazione ---mentre alla Difesa al posto di Mimi Kodheli è stata nominata un’altra donna, Olta Xhacka
--- Termina citazione ---
Mimi Kodheli
(Soldati albanesi con i capelli corti; soldatesse albanesi con i capelli lunghi.)
https://3.bp.blogspot.com/-GjuW5qDB8rA/WEQSZkgsHRI/AAAAAAAAMCA/9ov9ydEmUiE5egN9WRdiM8X8Z1iRkofsQCPcB/s1600/wtewt.jpg
Olta Xhacka
http://gazeta-shqip.com/lajme/wp-content/uploads/2016/05/Olta-Xhacka.jpg
Mah...
Frank:
Anche il nuovo Procuratore generale della Repubblica albanese è una donna.
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/Albania-nomine-e-fumogeni-in-Parlamento-184943
--- Citazione ---Albania: nomine e fumogeni in Parlamento
Arta Marku giura in Parlamento tra i fumogeni
I socialisti di Edi Rama scelgono a maggioranza il nuovo Procuratore generale della Repubblica, e in aula si scatena il caos. Una rassegna
21/12/2017 - Gjergji Kajana
Il 18 dicembre il Parlamento albanese ha votato la nomina di Arta Marku a nuovo Procuratore generale provvisorio. I voti a favore sono stati 69 (del Partito Socialista del premier Edi Rama), quelli contrari 2. Il momento del voto e il giuramento di Marku si sono svolti in un clima di estremo ostruzionismo da parte dell’opposizione, i cui deputati hanno tentato di interrompere la seduta con tentativi di occupare lo scranno degli oratori, hanno tentato di sottrarre le schede di voto ai loro colleghi socialisti e hanno lanciato fumogeni verso i banchi del governo e della presidenza del Parlamento. Particolarmente aggressiva la leader del Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) nonché moglie del Capo dello Stato Iliri Meta Monika Kryemadhi, scagliatasi fisicamente contro Rama durante il caos. Fuori dall’aula i sostenitori di LSI e del Partito Democratico (PD), chiamati in protesta a “difesa della democrazia”, si scontravano con la polizia.
Marku, che va a sostituire Adriatik Llalla, lavorava da 15 anni come procuratore presso la procura distrettuale di Scutari, dove si era trasferita dopo una breve esperienza a Fier. Al momento della presentazione della sua candidatura presso la commissione parlamentare aveva dichiarato di sentirsi pronta a dare una scossa al sistema investigativo albanese e di essere abbastanza forte caratterialmente da non cedere a indebite pressioni politiche. Così come accaduto durante il voto di nomina, l’opposizione PD-LSI aveva boicottato le audizioni dei candidati presso la commissione, bollando tutto il processo come incostituzionale.
Da dove origina il caos
Nel sistema giuridico albanese la Procura generale , branca del sistema giudiziario, è l’organo costituzionale abilitato all'azione penale e a rappresentare l’accusa in nome dello stato. Secondo l’articolo 148/a della Costituzione il Procuratore generale è eletto dal Parlamento con i voti dei 3/5 dei suoi membri tra una terna di nomi proposta dall’Alto Consiglio della Procura (ACP) . Il suo mandato è di 7 anni e non è previsto un secondo incarico. Questo articolo della Costituzione rientra tra quelli modificati all'unanimità nel luglio del 2016, il problema è che prevede come proponente dei candidati un'istituzione non ancora istituita come l’Alto Consiglio della Procura.
Essendo inapplicabile alla lettera il dettato costituzionale (a causa della mancata costituzione dell’ACP) ed essendo Llalla a fine mandato da due settimane (la sua durata in carica era di 5 anni a partire dal dicembre 2012), il Partito Socialista, forte della maggioranza parlamentare e dell’opinione favorevole delle delegazioni di USA e UE nel paese, ha optato per applicare alla nomina di Marku le disposizioni della legge ordinaria 97/2016 . La legge ha per oggetto l’organizzazione e il funzionamento della Procura generale. L’articolo 109.2 della legge afferma testualmente: “Nel caso in cui il mandato del Procuratore generale finisca prima del termine, prima della costituzione dell’ACP, le funzioni del Procuratore generale, su decisione del Parlamento, sono provvisoriamente delegate a uno dei procuratori con più esperienza in seno agli altri procuratori e che adempie alle condizioni e criteri elencati da questa legge”. Secondo la versione della maggioranza socialista, la costituzione dell’ACP dovrebbe ultimarsi entro i primi mesi del 2018, dando luce verde al voto parlamentare sul successore di Marku. La riforma della giustizia rende la Procura generale meno verticale di quanto lo era prima delle modifiche costituzionali, togliendo di fatto poteri discrezionali al Procuratore generale. Questi non potrà più togliere la competenza delle indagini ai procuratori distrettuali e verrà affiancato da un vice, che avrà un mandato di due anni e lo sostituirà provvisoriamente in caso di necessità.
Cosa sostiene l'opposizione
Per PD e LSI la nomina di Marku è “un colpo di stato costituzionale” che consegna lo stato albanese nelle mani del premier Rama. I due partiti miravano al prolungamento del mandato di Llalla fino alla costituzione dell’ACP. Hanno però rinunciato a contestare la nomina di Marku di fronte alla Corte Costituzionale, ritenendo la Corte non-operativa. Per loro il nuovo “procuratore politico” potrebbe tentare di ostruire le indagini sul caso Tahiri, l’ex-ministro degli Interni del primo governo Rama, da due mesi indagato con l’accusa di appartenere a una organizzazione criminale.
Nei confronti di 10 deputati dell’opposizione la polizia ha chiesto il procedimento penale per disturbo alla quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale. Al termine della seduta l’ex-premier Berisha, deputato del PD, ha caldeggiato a titolo personale la consegna del mandato parlamentare dai deputati dell’opposizione, idea contrastata da Monika Kryemadhi, leader del partito d'opposizione LSI. I due principali partiti di opposizione si sono però accordati per organizzare a partire da gennaio continue proteste di piazza per chiedere le dimissioni di Rama.
Cosa sostiene il governo Rama
Dal canto suo, il primo ministro ha definito le violenze dell’opposizione un tentativo per far deragliare la riforma della giustizia e l’apertura dei negoziati con l’UE. In qualità di promoter della riforma della giustizia, anche USA e UE hanno condannato le violenze del 18 dicembre. Particolarmente pungente nella sua dichiarazione l’ambasciata di Washington, che – sicuramente memore di alcune frizioni - ha definito Llalla “il Procuratore generale che si rifiutava di perseguire penalmente i politici”, alludendo al contempo alla paura dei politici albanesi dinanzi ai nuovi organi previsti dalla riforma della giustizia, votata, va ricordato , sempre sotto forti pressioni degli internazionali. Questi nuovi organi sono l’Ufficio del Procuratore Speciale (SPAK) e il Bureau Nazionale delle Investigazioni (BKH), braccio operativo delle indagini sui reati contestati agli alti funzionari dello stato, modellati secondo l’esperienza croata e rumena.
In attesa degli sviluppi, agli osservatori della politica albanese è chiaro che dell’accordo pre-elettorale tra Rama e Basha (leader del PD) – che certamente dava più “garanzie” al PD, ma che è stato superato dal successo elettorale del PS e dalla nascita di un governo monocolore - non rimangono nemmeno le ceneri. Sarà dunque tutto a carico dell’esecutivo il tentativo di convincere Bruxelles ad aprire i negoziati di adesione all'Ue entro il 2018.
--- Termina citazione ---
Frank:
http://www.eastjournal.net/archives/87376
--- Citazione ---UCRAINA: La porta si sta chiudendo, di nuovo
Oleksiy Bondarenko 12 giorni fa
E’ difficile credere che, quattro anni dopo il sanguinoso epilogo di Maidan, la situazione in Ucraina possa essere tornata più o meno al punto di partenza. No, non si tratta dell’imminenza di una nuova ‘rivoluzione’ – per quella non c’è la forza e la società rimane divisa – ma delle dinamiche politiche che continuano a soffocare il paese. L’Ucraina non cambia mai e continua sempre a stupire i pessimisti e a deludere gli ottimisti, quelli che nei fatti del 2013 – 2014 avevano visto il definitivo addio al passato fatto di oligarchia e corruzione.
Ovviamente per trasformare un sistema come quello dell’Ucraina post-sovietica non possono bastare quattro anni. Quattro anni in cui, tra l’altro, il paese è stato depredato di una fetta del proprio territorio e ha visto scoppiare una guerra intestina gestita da curatori esterni. Il sistema oligarchico e cleptocratico che continua ad affondare i propri denti nelle viscere del paese ha radici profonde, eredità del passato sovietico e dei difficilissimi anni di transizione. Anni in cui, complice una privatizzazione selvaggia, sono nati i vari clan di oligarchi che, come nella vicina Russia di El’cin, oltre al sistema economico hanno iniziato a spartirsi e contendersi anche quello politico. Kučma è stato il primo vero padre del sistema oligarchico ucraino, rappresentando per due mandati presidenziali l’anello di congiunzione tra clan e politica. Il resto è storia più recente. Due ‘rivoluzioni’ in 10 anni, la guerra nel Donbass e la terribile sensazione che i clan continuano ancora a spartirsi l’economia e, soprattutto, la vita politica del paese.
È una provocazione, ma guardando agli avvenimenti delle ultime settimane, il dubbio viene quasi spontaneo. È per caso tornato Yanukovich e nessuno se n’è accorto? Cos’è cambiato, oltre al regime visa free e a un ideologico, che negli ultimi giorni suona ancora più retorico, avvicinamento alla grande famiglia europea?
Il problema qui non è nelle singole personalità. Poco importa, infatti, se Poroshenko in fondo non è altro che un oligarca, sostenuto da altri oligarchi. Quello che più preoccupa è la mentalità, la cultura politica e la radicata convinzione che le trame sotterranee siano il miglior modo per mantenere il potere. L’accentramento del potere, che piaccia o no ai sostenitori internazionali dell’Ucraina post-Maidan, è stato infatti il principale risultato ottenuto dal presidente. Il lento ma progressivo smantellamento dello stato di diritto ne è la principale conseguenza. Certo, ci sono state riforme positive e passi avanti, ma i tre principali poteri dello Stato rimangono, come ai tempi di Yanukovich, sotto fermo controllo del presidente. Dopo un primo periodo d’instabilità, il parlamento è stato praticamente addomesticato con l’ascesa al posto di Primo Ministro di Volodymyr Groysman – uomo fidato di Poroshenko – e con la cooptazione di forze politiche in teoria all’opposizione ma che in parlamento votano esclusivamente insieme alla maggioranza (come il Blocco d’opposizione, erede del Partito delle Regioni di Yanukovich). La guida dei Servizi di Sicurezza (SBU) dopo una lunga diatriba politica è stata affidata a Vasyl Hrytsak ex-capo della scorta personale di Poroshenko (2010 – 2014). Nel settore giudiziario, invece, la nomina a procuratore generale di Yuri Lutsenko, uomo senza nessun tipo di esperienza nel settore (fattore che aveva richiesto modifiche alla legislazione) e capo della fazione parlamentare del partito presidenziale, ha segnato la definitiva centralizzazione del potere e, non sorprendentemente, il lento sgretolamento degli istituti impegnati nella lotta alla corruzione nati sull’onda di Maidan.
Gli attriti di lunga data tra la Procura ed i Servizi di Sicurezza da una parte e il NABU (National Anti-Corruption Bureau of Ukraine), organo teoricamente indipendente e sostenuto da finanziamenti occidentali, dall’altra, hanno portato ad un epilogo tragicomico. Anche chi aveva minimizzato l’entità delle pressioni dell’amministrazione presidenziale sull’organismo anti-corruzione negli ultimi mesi, riesce difficilmente a tenere gli occhi chiusi dopo che la Procura Generale ha deliberatamente sabotato una complessa indagine del NABU (in cooperazione con l’FBI) sulla corruzione nei Servizi di Migrazione. Il colpo finale, però, è arrivato con il voto del Parlamento che ha deciso di sollevare dall’incarico, Yegor Soboliev, il capo del Comitato Anti-Corruzione, organo parlamentare che coordina le attività proprio con il NABU. A nulla possono servire le note di preoccupazione provenienti da Bruxelles o da Washington. La strada è ormai tracciata.
Il campanello d’allarme suona ormai da alcuni anni anche per quanto riguarda la libertà dei media. Una prima percezione la si può avere guardando, ad esempio, a quanto poco spazio è stato dedicato dai principali canali televisivi alle nuove rivelazione legate ai conti off-shore del presidente. Ma è solo la superficie. Nelle ultime settimane, mentre alcuni ‘attivisti’ bloccavano l’accesso al canale televisivo News One e il suo proprietario veniva accusato di separatismo per aver definito la ‘rivoluzione di Maidan’ un colpo di stato, non possono non tornare alla mente l’incendio nella sede del tele canale Inter, le perquisizione di Radio Vesti e del quotidiano Strana o le storie di giornalisti detenuti con accuse di separatismo. Poroshenko, intanto, dalle tribune internazionali che ancora lo accolgono come un riformatore progressista, continua a parlare dei progressi nella libertà di espressione in Ucraina. Sarebbe solo comico se non si considerasse il fatto che c’è ancora qualcuno che ci crede (o semplicemente finge di farlo), nelle illuminate cancellerie europee.
Il teatrino di Saakashvili, così, non arriva come un fulmine a ciel sereno, ma rappresenta probabilmente solo l’ennesimo atto nella lotta politica intestina e la cartina di tornasole di un sistema che sembra aver definitivamente perso ogni contatto con la realtà. E anche se si fatica ancora ad ammettere, la storia in Ucraina sembra ripetersi, ancora una volta. La porta che si era aperta nel febbraio 2014 si sta inesorabilmente chiudendo. No, Yanukovich non è tornato, è semplicemente Poroshenko che sta consolidando il proprio regime. A meno che non si voglia credere che sia sempre e solo colpa di Mosca.
--- Termina citazione ---
--- Citazione ---Chi è Oleksiy Bondarenko
Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico. E’ Research Fellow per l’area Russia e Asia Centrale presso OPI - Osservatorio di Politica Internazionale. Per East Journal si occupa di Ucraina.
--- Termina citazione ---
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