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La realtà dei paesi dell'Europa dell'est
Vicus:
Territori prevalentemente tedeschi?! E il Triveneto dove lo mettiamo? Venezia e Trieste erano austriaci, il redattore se l'è dimenticato?
--- Citazione ---oltre ad essere un (non) popolo disunito da 159 anni. al contrario (ad esempio) di quello francese, che è un popolo unito da 1500 anni.
--- Termina citazione ---
Curiosamente un intellettuale italo-francese, tale Condemi, ha detto esattamente il contrario: i francesi non sono più un popolo, perché la loro memoria storica è stata cancellata, e il 10-20% della popolazione non è di cultura francese.
E' quanto stanno cercando di fare anche da noi, ragione perché non mi stanco di insistere sul nostro retaggio culturale, messo ovunque in discussione.
Frank:
--- Citazione da: Vicus - Giugno 21, 2020, 01:21:31 am ---Curiosamente un intellettuale italo-francese, tale Condemi, ha detto esattamente il contrario: i francesi non sono più un popolo, perché la loro memoria storica è stata cancellata, e il 10-20% della popolazione non è di cultura francese.
--- Termina citazione ---
Eh, ma ce ne vorrà ancora di tempo prima di raggiungere i livelli italiani...
Vicus:
Indubbiamente la Francia è unita da un tempo dieci volte superiore al nostro, ragion per cui siamo ampiamente colonizzati da quel Paese, a partire dalla nostra classe politica che risponde a Parigi non al popolo italiano.
Frank:
https://www.eastjournal.net/archives/107354
--- Citazione ---Dietro l’omicidio Caruana Galizia: le tangenti dell’energia dall’Azerbaigian al Montenegro
Andrea Zambelli 12 ore ago
Il 16 ottobre 2017, Daphne Caruana Galizia veniva assassinata in un’autobomba davanti a casa sua, a Malta. Tre anni dopo, l’allora premier maltese Joseph Muscat ha dovuto lasciare il comando, ma il suo entourage – coinvolto direttamente nell’omicidio – resta al potere, mentre il processo a killer e mandanti va a rilento. Solo la settimana scorsa, i giudici hanno chiesto di indagare sull’ex capo della polizia, che avrebbe passato informazioni relative all’indagine ai presunti assassini.
Al momento dell’omicidio, Caruana Galizia indagava su una rete di corruzione internazionale che girava attorno alla società offshore 17 Black Limited, registrata negli Emirati Arabi Uniti. La giornalista era certa che tale compagnia servisse per incanalare le tangenti agli uomini del governo maltese, come scrisse già allora nel suo blog. Non ne aveva però le prove.
L’anno scorso, la polizia maltese ha incriminato come mandante dell’omicidio Caruana Galizia uno degli affaristi più ricchi di Malta, Yorgen Fenech, che la Reuters aveva rivelato essere il proprietario di 17 Black. Ora, una nuova indagine di Reuters e Times of Malta getta luce sulle attività di tale società offshore.
Gli affari energetici maltesi in Montenegro
Nel novembre 2015, la società pubblica maltese dell’energia, Enemalta, decideva di investire nell’eolico in Montenegro. Il parco eolico di Možura, sulle colline sopra Ulcinj, era stato lanciato nel 2010 come primo grande programma di energia rinnovabile nel paese adriatico, e dato in concessione alla società spagnola Fersa Renovables. L’acquisto, in consorzio con la cinese Shanghai Electric Power nell’ambito della Belt and Road Initiative, arriva dopo vari viaggi del ministro dell’energia maltese, Konrad Mizzi, in Montenegro.
La compravendita passa per un intermediario: Cifidex Ltd, società registrata alle Seychelles. Cifidex acquista le azioni di Možura da Fersa il 10 dicembre 2015 per 2,9 milioni di euro; due settimane dopo, le rivende a Enemalta per 10,3 milioni di euro – oltre tre volte il prezzo originale. Nello stesso periodo, 17 Black registra un utile di 4,6 milioni di euro.
Nello stesso mese, i contabili di Mizzi e dell’allora capo di gabinetto del premier maltese, Keith Schembri, scrissero in una e-mail che Schembri e Mizzi avrebbero ricevuto pagamenti da 17 Black per servizi non meglio specificati. Tale e-mail, già segnalata da Reuters e altri, si trova all’interno del dossier relativo all’apertura di una società offshore a Panama da parte dei due dirigenti pubblici maltesi.
Schembri – oggi sotto inchiesta per l’omicidio Caruana Galizia – aveva confermato a Reuters nell’aprile 2018 di avere un piano aziendale con 17 Black, poi mai andato in porto. Mizzi ha negato ogni coinvogimento, sostenendo di aver agito solo nelle sue funzioni di ministro. Non è noto cosa 17 Black abbia fatto dei fondi provenienti da Enemalta.
La connessione azera
Fonti direttamente coinvolte nella transazione hanno spiegato a Reuters che Cidifex avrebbe ottenuto i tre milioni per l’acquisto tramite un prestito da 17 Black, rimborsando quindi i 3 milioni assieme a un “profit share” da 4,6 milioni entro maggio 2016.
A chi appartiene Cidifex? Secondo le fonti di Reuters, il proprietario sarebbe Turab Musayev, cittadino britannico e dirigente della filiale svizzera della compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian, la Socar. Musayev e Fenech erano soci in affari nel consorzio che nel 2017 ha costruito una nuova centrale elettrica a gas da 450 milioni di euro a Malta – con un accordo monopolistico d’intermediazione sul prezzo del gas che fa perdere a Malta milioni di euro l’anno, come rivelato dal Daphne Project. Socar ha negato ogni coinvolgimento o conoscenza dell’affare Možura.
La rete corruttiva internazionale dell’energia
La costruzione delle pale eoliche sopra Ulcinj è iniziata a novembre 2017, e il parco eolico di Možura è stato inaugurato nel novembre 2019 alla presenza dei due primi ministri, Joseph Muscat and Duško Marković. I 23 generatori eolici dovrebbero produrre 112 GWh all’anno, che il governo montenegrino si è impegnato a comprare a un prezzo fisso di 95.99 €/MWh, oltre a fornire 115 milioni in incentivi per 12 anni. Il terreno del parco eolico, ceduto in leasing fino al 2035 al consorzio sino-maltese International Renewable Energy Development Ltd (IRED), dovrebbe quindi tornare di proprietà del governo montenegrino.
Compravendite a prezzo gonfiato di progetti in “energia verde” tramite intermediari offshore che riversano poi gli utili a mò di tangente in altre società offshore vicine ai dirigenti pubblici che approvano l’acquisto: Daphne Caruana Galizia era sulle tracce di una rete internazionale di corruzione nel settore energetico che operava in tutte le giurisdizioni offshore, da Malta al Montenegro, da Panama agli Emirati e alle Seychelles. Forse anche per questo la sua voce è stata fatta tacere.
--- Termina citazione ---
Frank:
https://www.eastjournal.net/archives/107296
--- Citazione ---RUSSIA: Il Cremlino dietro le dimissioni collettive di alcuni giornalisti
Amedeo Amoretti 4 giorni ago
Lunedì 16 giugno, cinque redattori storici del giornale russo Vedomosti hanno rassegnato le dimissioni. La decisione presa da Dmitrij Simakov, Boris Safronov, Filipp Sterkin, Kirill Charatjan e Aleksandr Gubskij segue la nomina di Andrej Šmarov come neo-direttore della testata. Gubskij lavorava per Vedomosti dal 1999, anno di fondazione del giornale, mentre gli altri quattro giornalisti da circa quindici anni.
Le motivazioni delle dimissioni collettive
Secondo quanto riportato da Reuters, i cinque giornalisti dimissionari non avrebbero affatto apprezzato lo scarso rispetto mostrato da Šmarov nei confronti delle regole del giornale e delle persone stesse. Essi denunciano, in particolare, un regime di censura che sarebbe stato adottato dal neo-direttore nei confronti di articoli critici riguardo alla figura del presidente russo Vladimir Putin.
Demjan Kudrjavtsev, il precedente proprietario che aveva acquistato il quotidiano nel 2015, ha annunciato nel marzo 2020 la volontà di vendere Vedomosti. Tuttavia, nonostante il formale passaggio di proprietà ai due imprenditori Konstantin Zjatkov e Aleksej Golubovič non fosse stato ancora ultimato, Šmarov è stato nominato nuovo direttore di Vedomosti nello stesso mese.
L’inchiesta sull’acquisto e la vendita di Vedomosti
Il 12 maggio 2020, giornalisti di Meduza, Forbes, The Bell e dello stesso Vedomosti avevano pubblicato un’inchiesta sulle transazioni economiche e le negoziazioni per l’acquisto del quotidiano Vedomosti. Le accuse sono numerose, ma è necessario citarne almeno due.
Innanzitutto, l’acquisto di Delovoi Standard Ltd, società offshore proprietaria di Vedomosti, da parte dell’imprenditore Demjan Kudrjavtsev nel 2015 sarebbe stato guidato dal governo russo, in coordinazione con l’imprenditore Dmitrij Bosov, deceduto un mese fa. Tra il 2015 e il 2016, il trasferimento di proprietà di Vedomosti da Delovoi Standard Ltd ad Arkan Investment (società in mano alla moglie di Kudrjavtsev) avrebbe valso all’imprenditore un guadagno di circa 14 milioni di euro in pochi mesi. Tuttavia, la somma necessaria per il passaggio di proprietà (circa 24 milioni di euro) sarebbe stata finanziata in toto da fonti esterne, e per la maggioranza da Bosov.
In secondo luogo, le negoziazioni per la vendita di Vedomosti ai due imprenditori nel marzo 2020 sarebbero state gestite da Michail Leontev, portavoce di Rosneft, compagnia petrolifera in mano al governo russo. Infatti, secondo l’inchiesta, Rosneft controllerebbe Vedomosti tramite una concatenazione di debiti che coinvolgerebbe la Russian Regional Development Bank (RRDB), la cui proprietà appartiene a Rosneft, Konstanta LLC, Arkan Investment (unico azionista di Vedomosti) e Business News Media (la casa editrice del giornale). In questo modo, Rosneft avrebbe avuto voce in capitolo nella scelta del nuovo direttore, un uomo che fosse vicino alla presidenza russa e che, di conseguenza, potesse censurare qualsivoglia articolo non gradito al Cremlino. Infatti, secondo Meduza, Šmarov sarebbe “il candidato dell’amministrazione Putin”.
Il caso di Kommersant
Non è la prima volta che giornalisti russi si dimettono per protestare contro un regime di censura nei loro confronti. In particolare, a maggio 2019, a seguito del licenziamento di due giornalisti della testata Kommersant – rei di aver pubblicato indiscrezioni su un possibile cambio di timone alla presidenza del Consiglio federale russo – una decina di colleghi rassegnò le dimissioni in loro solidarietà. Alle accuse di censura, un portavoce di Ališer Usmanov, proprietario del quotidiano, affermò che il licenziamento non fosse il frutto di una decisione politica e che Usmanov non interferisse nella linea editoriale di Kommersant.
Le dimissioni dei cinque giornalisti di Vedomosti, esattamente come quelle che hanno coinvolto la testata Kommersant un anno fa, rappresentano un atto simbolico nei confronti del settore editoriale russo. Essi chiedono semplicemente la libertà di esercitare la propria professione senza alcuna censura.
--- Termina citazione ---
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