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La realtà dei paesi dell'Europa dell'est
Frank:
https://www.eastjournal.net/archives/107600
Dice l'italiano medio, specie se di sesso maschile:
"Siamo sempre i numeri uno!", solo in Italia succedono certe cose!"
Ah no, cazzo!, mi son sbagliato... accade nella locomotiva d'Europa, dove tutto funziona a meraviglia, i lavoratori son sempre ben pagati e rispettati, lo stato ti porta anche l'acqua con le orecchie, e non vi è traccia alcuna di criminalità e corruzione... :doh:
--- Citazione ---Le vite di operai bulgari e romeni nel più grande mattatoio d’Europa
Giorgia Spadoni 2 giorni ago
Situato nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania, l’impianto di macellazione di Gütersloh, proprietà del colosso della carne Tönnies, è il più grande mattatoio d’Europa, nonché attualmente il maggiore focolaio tedesco di Covid-19. Tra gli oltre 7000 impiegati, principalmente bulgari, romeni e polacchi, i casi di contagio accertati sono più di 1300. La sezione bulgara di Deutsche Welle ha pubblicato le esperienze dirette di tre ex-lavoratori dell’azienda tedesca – un romeno e due bulgari – denunciando le disumane condizioni lavorative imposte. Ne proponiamo di seguito la traduzione.
“La notte sentivo i colleghi piangere”
Il 25 giugno è uscita l’intervista all’operaio romeno.
Ho lavorato per due anni nei mattatoi del gruppo Tönnies. Raramente il turno finiva dopo le contrattuali otto ore. Nella maggior parte dei casi lavoravamo dalle 12 alle 13 ore al giorno. Segnavamo le ore aggiuntive, ma non venivano mai conteggiate nello stipendio. Era molto freddo e umido [all’interno del laboratorio, nda], i nastri trasportatori si muovevano molto velocemente. La notte, nell’alloggio comune sentivo i colleghi piangere per i forti dolori e le mani gonfie, ma ci incoraggiavamo a vicenda dicendoci: “Resisti”.
Un mio amico mi chiedeva insistentemente di portarlo con me, voleva lavorare in Germania a tutti i costi. Gli dissi di mettersi da parte soldi sufficienti per potersi comprare il biglietto di ritorno in caso di bisogno. Il mio si è rivelato un ottimo consiglio, poiché dopo un solo giorno di lavoro da Tönnies si arrese e decise di ritornare in Romania.
Quando c’era un controllo, la velocità dei nastri trasportatori veniva rallentata, e il lavoro diventava più semplice. Ma si sapeva in anticipo quando sarebbe stato il controllo. Perché non lo facevano di sorpresa? Solo in quel caso gli ispettori sarebbero stati in grado di vedere quali erano le vere condizioni lavorative. Ci intimavano di non aprire la bocca. Il motto era: “Non appena arriva il controllo, dite che non parlate tedesco”. La situazione peggiorava quando ci ammalavamo – i capi ci gridavano di non presentare certificati medici. Proprio per questo motivo ho deciso di licenziarmi. Avevo preso una brutta influenza, cosa che succedeva spesso dato che lavoravamo tutti al freddo. Mi hanno urlato contro e allora mi sono detto: “Basta, me ne vado”.
Il principale era tedesco, ma il responsabile di produzione era romeno. Doveva fare da interprete, visto che la maggior parte di noi operai non parlava tedesco. Tutti i responsabili di produzione avevano il compito di assicurarsi che i lavoratori non si assentassero per malattia.
Alcune delle abitazioni dove ho alloggiato erano molto pulite, ma c’erano delle eccezioni. E si stava sempre molto stretti – in un appartamento siamo stati in 10, 12, perfino 14. L’affitto mensile era di 200 euro a persona. I condomìni appartenevano a dei subappaltatori. Un subappaltatore romeno aveva comprato un intero stabile e dava le abitazioni in affitto agli operai. Non è umano però comprimere così tanta gente in un’unica abitazione.
[Sono rimasto in contatto] con due colleghi, che adesso sono in quarantena. Dicono di ricevere cibo e acqua a sufficienza, ma sono molto spaventati e agitati perché non hanno la più pallida idea di cosa aspettarsi nell’immediato futuro.
“Lavorare, dormire, lavorare, dormire”
Il 26 giugno sono state pubblicate le testimonianze di due lavoratori bulgari, apparse inizialmente sul quotidiano Aachener Nachrichten, con i nomi di fantasia Stefan e Ivan.
Stefan ha lavorato per cinque mesi nel mattatoio, e per tutto il tempo ha sempre fatto il turno di notte – dalle 17:30 alle 4 del mattino. Più volte ha chiesto di poter lavorare non solo di notte, ma nessuno gli ha dato ascolto. Il 58enne bulgaro ha trascinato per notti intere pezzi di carne da 20 chili per 1200 euro al mese. Nemmeno Ivan lavora più per il mattatoio Tönnies, e nei suoi ricordi regna un’unica sensazione: “Freddo, faceva molto freddo”. Entrambi i bulgari parlano continuamente del freddo del mattatoio.
Stefan e Ivan raccontano che la maggior parte dei lavoratori rimane solo per pochi mesi da Tönnies. Dopodiché o rinunciano, oppure vengono licenziati. Stefan conferma come tutto ciò non avvenga per caso: “Cacciano gli operai prima che terminino i sei mesi di prova”, dice. Così i lavoratori non hanno diritto al congedo completo e possono essere licenziati secondo una procedura più rapida – anche in caso di malattia. Stefan racconta inoltre di come i capi aumentavano di proposito la velocità dei nastri trasportatori per ridurre i tempi dei giri, trasformando il lavoro in un vero inferno.
Per quanto riguarda l’alloggio, Ivan non ha avuto alcun problema, ma solo perché si è subito fatto ospitare da parenti. Non sa come vivevano gli altri, perché al lavoro di tempo per chiacchierare non ne rimaneva. “Lavorare, dormire, lavorare, dormire” – questa era la giornata tipo. Stefan era stato collocato da un subappaltatore in un alloggio condiviso dove tutto era ‘normale’. All’inizio vivevano in due per camera, ma già dopo il primo mese hanno dovuto stringersi, arrivando ad abitare in otto una sola stanza, con una cucina e un bagno a disposizione.
Oggi Stefan vive in un’altra provincia tedesca, cerca un nuovo lavoro e studia tedesco. Ivan si è già sistemato – lavora come corriere. “Almeno non è freddo come nel mattatoio”, dice.
Un muro di silenzio
Il secondo articolo cita un rapporto stilato nel 2019 dal Ministero del lavoro nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in cui si afferma come compiere ingenti sforzi fisici per lunghi periodi a una temperatura sotto i 12 gradi comporti seri danni alla salute. 30 stabilimenti di lavorazione della carne nella zona sono stati ispezionati proprio a causa di questo problema, e nell’85% dei casi sono state riscontrate gravi carenze. I media tedeschi hanno però iniziato solo adesso a rompere il silenzio che ha finora nascosto le scandalose condizioni di lavoro nei mattatoi del paese.
--- Termina citazione ---
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https://www.eastjournal.net/archives/107793
--- Citazione ---ROMANIA: I lavoratori sfruttati dalla mafia della carne
Francesco Magno 3 giorni ago
Negli ultimi giorni i media internazionali hanno dato risalto all’emergere di un nuovo importante focolaio di infezione da coronavirus in un grosso mattatoio di Gütersloh, cittadina tedesca della Renania settentrionale. Sono più di 1.500 i contagiati nella zona, per buona parte lavoratori nell’impianto appartenente al colosso della macellazione Tönnies, quasi tutti di nazionalità romena o bulgara. La diffusione della malattia ha portato alla ribalta dei temi per troppi anni taciuti, come le condizioni di lavoro dei cittadini est-europei all’interno dei mattatoi tedeschi, e il sistema criminale attraverso il quale essi sono reclutati e inviati in Germania. La giornalista di Deutsche Welle Alina Kuhnel sta portando avanti un’inchiesta internazionale tra la Romania e la Germania, che sta facendo emergere i lati più oscuri di quello che si profila sempre più come un vero e proprio traffico di esseri umani.
Il reclutamento
La Tönnies, come altre imprese del settore, da anni si avvale di società di intermediazione che hanno il compito di selezionare la forza lavoro direttamente in Romania e Bulgaria e di organizzare il trasferimento in Germania. Il flusso di lavoratori è aumentato in misura considerevole dopo il 2007, anno di ingresso dei due paesi nell’UE. In precedenza, erano soprattutto ungheresi e polacchi ad essere scelti; molti di loro si sono trasformati in intermediari dopo il 2007. Il reclutamento viene portato avanti nelle zone più disagiate e povere di Romania e Bulgaria, avvalendosi del sostegno di influenti politici locali che, secondo la Kuhnel, o sono spesso implicati tramite dei prestanome nella gestione delle società di intermediazione o ricevono delle tangenti commisurate ai lavoratori forniti.
Il salario non viene elargito dalla Tönnies , ma dagli intermediari, che dalla cifra pattuita inizialmente trattengono il denaro per il trasporto in Germania, per l’affitto mensile (dai 200 ai 300 euro al mese) e per le divise da lavoro (fino a 100 euro al mese). Ai lavoratori resta una cifra irrisoria, molto meno dei 9,35 euro l’ora di salario minimo stabilito dalla legge tedesca.
Le condizioni di vita e di lavoro
I lavoratori che raggiungono la Germania sono sottoposti a turni massacranti, senza alcun tipo di tutela. Uno di loro, un bulgaro di 58 anni ex dipendente della Tönnies, ha riferito al quotidiano Aachener Nachrichten di aver lavorato per 5 mesi nel mattatoio, sempre nel turno notturno – dalle 17.30 alle 4 del mattino – trasportando pezzi di carne da 20 kg in ambienti con temperature sempre al di sotto dei 12 gradi. Terminato il turno, gli impiegati tornano agli alloggi forniti dagli intermediari, spesso fatiscenti, angusti e sporchi: otto persone possono vivere all’interno dello stesso monolocale, condividendo un bagno e una cucina. Alcuni non resistono a lungo e tornano indietro dopo poche settimane; molti altri vengono licenziati prima della fine dei sei mesi di prova, in modo che l’azienda possa avvalersi della procedura di licenziamento rapido, che lascia il lavoratore del tutto privo di garanzie. Il governo regionale della Renania settentrionale era da tempo a conoscenza della situazione, come dimostra un rapporto prodotto nel 2019 in cui venivano denunciate le precarie condizioni di lavoro dei mattatoi; da allora, tuttavia, niente è cambiato.
Il risvolto giudiziario
Nel 2017 l’ambigua attività delle società di intermediazione è finita sotto la lente di ingrandimento della giustizia tedesca: la procura di Duisburg ha accusato di evasione fiscale diversi uomini di affari implicati nella gestione di queste società. L’inchiesta, partita da “mere” questioni tributarie, ha scoperchiato il sistema di abusi e malaffare legato all’industria della carne. Il processo si è concluso con diverse condanne, anche di molti romeni con legami in Germania impegnatisi per anni nel traffico di lavoratori. Uno di loro è riuscito a fuggire prima dell’arresto e a cambiare identità; in breve tempo l’Interpol ha scoperto il suo nascondiglio, ma non ha potuto arrestarlo, dal momento che il suddetto intermediario si era impiccato prima di cadere nelle mani della giustizia.
Speranze di cambiamento
Se il Covid-19 non si fosse diffuso con tanta velocità all’interno del mattatoio Tönnies difficilmente la vicenda sarebbe finita sotto i riflettori della stampa internazionale. Il mese scorso il ministro del lavoro romeno, Violeta Alexandru, si è recata a Berlino per discutere con il suo omologo tedesco di possibili cambiamenti legislativi. Tutti sono concordi sulla necessità di eliminare il sistema degli intermediari, dando all’azienda la piena responsabilità del pagamento dei salari e del rispetto delle condizioni di lavoro. Il miliardario Clemens Tönnies si è dichiarato disposto, suo malgrado, ad accettare possibili modifiche normative. Difficile credere, tuttavia, che un sistema di cui molti hanno approfittato per anni possa essere cancellato in breve tempo. Gli unici a patire, come sempre in questi casi, sono i lavoratori romeni e bulgari, molti dei quali si trovano adesso in quarantena nelle loro fatiscenti case tedesche, ambiente ideale per la trasmissione del contagio. Sebbene la normativa preveda che essi continuino a essere pagati integralmente anche durante la convalescenza, l’azienda ha comunicato loro che riceveranno soltanto il 60% della paga ordinaria.
Tutto questo non fa che aumentare il senso di frustrazione crescente di Romania e Bulgaria, i cui cittadini sentono sempre più spesso di essere europei di serie B.
Questo articolo è frutto di una collaborazione con OBCT.
--- Termina citazione ---
Vicus:
Ho visto un documentario di un'ora su quell'impianto trasmesso da Arte, con decine di lavoratori intervistati. Una zona ai limiti dela legalità in piena Germania, il "Paese più progredito d'Europa": sfruttamento, mancato rispetto delle norme, licenziamenti. Allucinante.
Per un curioso paradosso, in questo periodo in cui il lavoro arranca vivo grazie al sostegno di un rumeno, tale Sarolescu, che mi invia regolarmente generosi contributi.
Frank:
--- Citazione da: Vicus - Luglio 05, 2020, 14:12:51 pm ---Ho visto un documentario di un'ora su quell'impianto trasmesso da Arte, con decine di lavoratori intervistati. Una zona ai limiti dela legalità in piena Germania, il "Paese più progredito d'Europa": sfruttamento, mancato rispetto delle norme, licenziamenti. Allucinante.
Per un curioso paradosso, in questo periodo in cui il lavoro arranca vivo grazie al sostegno di un rumeno, tale Sarolescu, che mi invia regolarmente generosi contributi.
--- Termina citazione ---
Leggi qua.
https://www.investireoggi.it/forums/threads/corruzione-tedesca-la-germania-e-il-cuore-marcio-mafioso-delleuropa.93839/
--- Citazione ---Corruzione tedesca: fatta la legge sono specializzati a trovare l'inganno
anzi penso che i politicanti crucchi facciano le leggi in modo che siano facilmente aggirabili
e tutto in segreto naturalmente
Die Anstalt e l'esportazione di armi tedesche (sub.ITA)
tontolina
I REGALI DI DEUTSCHE BANK: la strategia tedesca di crescita in Cina
Un’inchiesta della SEC, Security and Exchange Commission, Statunitense rivela la tattica di espansione di Deutsche Bank in Cina, basata essenzialmente su regali ai potenti ai maggiori funzionari di Partito ed assunzioni estremamente compiacenti. [sai la novità.... un po' di corruzione ... è la stessa cosa che ha fatto la Siemens in grecia e la Thyssenkrupp in Italia dove è stata condannata ma la sentenza non viene applicata in Germania]
La Banca fra il 2002 ed il 2014 ha allargato il proprio potere nel paese orientale attraverso doni e favori. Secondo documenti interni sono stati distribuiti doni di valore per un totale di oltre $ 200.000 a importanti funzionari di partito . Ad esempio l’allora leader comunista Jiang Zemin ha ricevuto in dono una tigre di cristallo per circa 15.000 dollari e un impianto stereo da Bang & Olufsen, mentre l’ex primo ministro Wen Jiabao venne omaggiato con un cavallo di cristallo del valore di circa $ 15.000 a completamento della sua collezione dello zodiaco cinese. La Banca ha poi assunto una persona di dubbia moralità, ma vicina allo stesso Premier Wen che ricevette 2 milioni di dollari come compensazione per l’acquisizione della Huaxia Bank, istituto di credito sotto il controllo dello stato.
La banca ha poi assunto più di cento figli di dirigenti di potenziali o esistenti partner , quasi tutte società pubbliche o a partecipazione pubblica, In questo modo nella banca sono entrati membri dell’élité comunista e degli alti quadri del Partito e di membri del Politburo. Ad esempio, le figlie di Wang Yang, prima leader comunista del Guandong e poi vice primo ministro, e di Li Zhanshu, numero tre del Partito ed interlocutore della Merkel a Pechino, hanno trovato un lavoro nella Banca tedesca.
In totale ci sono stati 19 casi di assunzioni nepotistiche collegati ad affari per 190 milioni di dollari che avrebbero potuto portare a sanzioni da parte della SEC per corruzione che, se scoperti per tempo, avrebbero potuto portare ad una sanzione fra gli 84 ed i 120 milioni da parte dell’organo di controllo americano. La fortuna vuole che le indagini interne, compiute da più studi legali, abbiano anche scoperto come queste attività siano ormai andate in prescrizione.
Però da un lato si evidenza come sia BaFin, l’autorità di controllo tedesca, sia la BCE, evidentemente “C’avevano Judo” in quel periodo, e d’altro canto mostrano come molte aziende tedesche si siano rapidamente espanse in Cina: a suon di regali e di nepotismo.
--- Termina citazione ---
https://www.panorama.it/economia/tedeschi-mazzettari-incalliti
https://www.truenumbers.it/corruzione-germania-dati/
https://www.firstonline.info/corporate-germania-i-grandi-scandali-che-hanno-scosso-lestablishment-tedesco-prima-di-vw/
--- Citazione ---Corporate Germania: i grandi scandali che hanno scosso l’establishment tedesco prima di Vw
24 Settembre 2015, 5:20 | di FIRSTonline | 0
Lo scandalo delle emissioni truccate della Volkswagen sta scuotendo fortemente la Corporate Germania ma non è la prima volta che la casa automobilistica finisce sotto accusa e altri grandi nomi del business tedesco sono finiti sul banco degli imputati: da Deutsche Post a Deutsche Bank, da Bayer a Lufthansa fino alla Siemens
Corporate Germania: i grandi scandali che hanno scosso l’establishment tedesco prima di Vw
Lo scandalo delle emissioni truccate dalle Volkswagen è terribile ma è solo l’ultimo di una lunga serie che negli ultimi dieci anni ha fortemente incrinato l’immagine e la credibilità della casa autobilistica tedesca ma anche dei più grandi nomi della Corporate Germania. Dalla frode fiscale allo spionaggio e alla corruzione, molti grandi gruppi tedeschi ne hanno fatte di tutti i colori. Ecco quali
VOLKSWAGEN
La casa automoblistica di Wolfsburg ha già attraversato momenti difficili come ai tempi dello scandalo dei manager di circa dieci anni fa. Un vero e proprio caso di corruzione in cui i manager Volkswagen offrivano ad alcuni membri sindacalisti presenti nel cda del gruppo denaro e escort in cambio di voti all’interno dello stesso consiglio.
SIEMENS
Salatissimo il conto da pagare per Siemens per le attività di corruzione per aggiudicarsi appalti in tutto il mondo: 1,5 miliardi di euro. Lo scandalo corruzione in Siemens, emerso nel 2006, ha portato il colosso tedesco a dover sborsare 600 milioni alle autorità tedesche, 800 milioni alle autorità americane e altri 100 milioni a organizzazioni internazionali non profit che combattono la corruzione negli affari.
DEUTSCHE POST
Nel 2008 l’amministratore delegato di Deutsche Post, Klaus Zumwinkel si dimette dopo essere finito sotto inchiesta per frode fiscale per aver trasferito 10 milioni di euro in Liechtenstein.
DEUTSCHE BANK
Per una delle più grandi e importanti banche di Germania due pesantissimi scandali nel giro di pochi anni: nel dicembre 2012 arriva l’accusa di frode fiscale in relazione alla certificazione delle emissioni di carbonio, noto anche come scandalo CO2. A questo si aggiunge anche lo scandalo Libor e cioè il caso legato alla manipolazioni del tasso Libor e di altri benchmark di riferimento per il mercato interbancario per cui dovrà pagare un totale di 2,5 miliardi di dollari di ammenda alle autorità statunitensi e britannica.
BAYER
Il gruppo farmaceutico tedesco è spesso alle prese con cause miliardarie come quella in corso negli Stati Uniti dove sono in ballo 5,6 miliardi di dollari. Nel 2014 sempre negli Usa Bayer ha già sborsato 1,9 miliardi di dollari di indennizzi alle vittime del drospirenone, farmaco presente nelle pillole contraccettive.
LUFTHANSA
Negli anni passati era emerso che i dirigenti della compagnia aerea tedesca controllassero alcuni lavoratori dell’azienda spiandoli nella propria vita privata. A questo si aggiunge anche il disastro Germanwings del volo della compagnia aerea low cost di casa Lufthansa che si schiantò sulle Alpi francesi a causa di un gesto folle da parte del copilota.
--- Termina citazione ---
Il bello, però, è che un oceano di italiani è realmente convinto che quel paese sia immune dalla corruzione...
Vicus:
Pazzesco. Sapevo di Volkswagen e della speculazione finanziaria ma non ero al corrente di tutto ciò. Credo che la globalizzazione abbia enormemente accentuato questi fenomeni.
Frank:
Comunque, tornando ai paesi dell' est, di recente mi è toccato nuovamente di sentire una rumena 38enne (residente in Italia dal 2002) di Galati, che intonava un peana alla società comunista... :sick: :doh:
Ovviamente le ho fatto notare che la summenzionata società non era affatto 'sto paradiso terrestre...
Questa gente è veramente incredibile, nega pure l'evidenza.
Per dire, questo è ciò che accadeva in Romania ai tempi del comunismo.
--- Citazione ---ROMANIA
Proibito piangere
di Rossella Simone
Grazie a Elena Ceausescu, moglie del conducator Nicolae, in Romania soffia un
ponentino a favore dell'emancipazione della donna. Donne ai vertici delle industrie,
capo-fabbrica, docenti all'Università, in carriera politica. In effetti Elena Ceausescu,
69 anni, laureata in chimica nel 1976, quando era già first lady, si fregia di ben 26
titoli accademici acquisiti a tempo record.
Nella vita lavorativa la donna rumena è equiparata in tutto all'uomo. L'orario di lavoro
è di quarantasei ore e gli operai e operaie sono portate sui posti di lavoro in fabbrica
o nei campi con un camioncino malandato che li va a riprendere anche dopo quattro o
cinque giorni.
I giorni di festa e le domeniche sul calendario non sono segnati in rosso.
Alla sera, quando è possibile, marito e moglie si ritrovano nella penombra - è consentita
solo una lampadina da 45 watt per casa - e preparano insieme la cena. Cavoli e pomodori.
Non c'è gas per bollire un uovo e poi nelle città un uovo non lo si trova nemmeno.
I termosifoni non raggiungono i dieci gradi e l'energia viene erogata casualmente per poche
ore al giorno. In una notte di meno dieci gradi nell'inverno del 1985, la professoressa di
statistica Gabriela Cressi e suo marito Grigore Hagiu, popolare poeta, si sono addormentati
vicino al fuoco. Durante il sonno il gas è mancato e poi ha ripreso a uscire. Non si sono più
svegliati. Molti sono i divorzi causati dai disagi del vivere quotidiano e poi non si riesce a
mettere qualcosa sotto i denti nemmeno con due stipendi. I più fortunati hanno i genitori
oppure i suoceri che verso le tre di notte, escono di casa con la loro inseparabile bisaccia,
per trovare qualcosa da mangiare.
La politica economica di Ceausescu ha infatti ridotto il paese alla fame. Tutta la produzione
economica della Romania, che è una immensa distesa di campi coltivati e di pascoli, sparisce
per l'esportazione o per le tavole della nomenklatura - più di centoventi sono i parenti della
famiglia del conducator nei posti di potere - oppure viene venduta a prezzi esorbitanti
al mercato nero. Le donne più anziane con i bambini più piccoli rimangono in coda per ore,
pazienti, lavorando all'uncinetto. Le più giovani con discrezione si avvicinano ai turisti per
pagare con i loro leva, la moneta rumena, caffè, scatolette di carne, qualcosa da mangiare
per i loro figli. In silenzio perché parlare con uno straniero è vietato e la securitate, la
polizia politica di stato, sorveglia su tutto.
Ma, Se è proibito piangere, come dice il titolo di un libro della rumena Maria Mailat da due
anni esule in Francia, le donne non perdono la speranza e la voglia di lottare.
Molte tentano di scappare verso il campo di Debrecen in Ungheria attraverso interminabili
paludi, altre verso la Iugoslavia a nuoto sul Danubio.
Molte ce la fanno, altre come Vasilica Bruta e Emilia Popescu vengono catturate dalle guardie
di frontiera, picchiate e spedite per almeno un anno e mezzo nella prigione di Oradea.
Nel campo di Padinska Skela, vicino a Belgrado, è arrivato in agosto un rumeno disperato.
La moglie era stata uccisa di notte mentre a nuoto cercavano di raggiungere la riva iugoslava
di Kladovo. La Militia spara a tutto quello che si muove. Molte donne invece combattono
in patria per i loro diritti ma Ceausescu non ama le critiche. La moglie di Dimitru Mircescu che
insieme al marito chiedeva il rispetto dei diritti dell'uomo, è morta lanciata da una finestra di
casa sua dalla polizia, nell'ottobre del 1986. Dimitru è internato da due anni in un ospedale psichiatrico e di lui non si sa più nulla.
Doina Cornea, insegnante di francese all'Università di Cluj, è diventata nel 1982 la figura
emblematica dell'opposizione al regime. Nell'agosto 1988 ha indirizzato una lettera aperta,
firmata da altre 28 persone tra cui nove donne, a Ceausescu, per protestare contro la
"sistematizzazione territoriale" varata all'inizio dell'anno.
Tale piano prevede la distruzione di più di metà dei 13mila villaggi rumeni e il trasporto
forzato dei loro abitanti in 558 "centri agroindustriali", casermoni fatiscenti di cemento,
addossati alle città, con la cucina in comune e il cesso in cortile.
Tutto questo sradicamento per recuperare il tre per cento di terreno agricolo, per alzare
l'indice di urbanizzazione e soprattutto per assimilare le minoranze magiare, tedesche, slave
e zingare "all'uomo nuovo rumeno con una unica nazionalità".
Da allora Dorina Cornea ha perso il lavoro, è agli arresti domiciliari, il suo telefono è isolato,
la corrispondenza intercettata, non può ricevere visite. Sotto la sua casa stazionano agenti
della securitate. Ma, con ostentato orgoglio la rivista ufficiale Femeia - la donna -
continua a mostrare donne e bambini che appaudono Ceausescu, "artefice della grandiosa
epoca in cui viviamo".
--- Termina citazione ---
--- Citazione ---ABORTO
ASSOLUTAMENTE VIETATO
Nel 1966 Ceausescu ha lanciato una campagna per l'aumento demografico secondo
cui ogni famiglia deve avere almeno cinque figli. Per questo in quell'anno sono stati
vietati tutti i contraccettivi. La prima domanda alla frontiera infatti è:"armi, munizioni,
preservativi?". E' stata introdotta nelle scuole e nelle fabbriche una visita ginecologica
obbligatoria e senza preavviso per tutte le donne dai 14 anni in avanti, alla presenza
del dottore e del maestro dello sport. L'aborto assolutamente vietato. La pena per il
medico che lo praticava era 10 anni di prigione. E così dalle 273.687 nascite del 1966
si è passati alle 527.764 del 1967. Quasi il doppio, un grande successo del regime.
Le statistiche però nascondevano il tasso di mortalità infantile in quegli anni.
83 morti per stenti e malnutrizione su mille nati, come in Cambogia.
Nel 1984 il regime ha rafforzato le pene per i medici che aiutano le donne ad abortire.
25 anni di prigione e, se recidivi, anche la pena di morte.
E se una donna arriva all'ospedale a causa di un aborto spontaneo, il medico non può
intervenire se non in presenza di un funzionario statale che autorizzi il suo operato.
Di sovente però questo ritarda ad arrivare e la donna muore senza nessuna assistenza.
Ciò nonostante le donne continuano ad abortire. Le statistiche non ufficiali raccontano che
ogni anno ci sono 1311 interruzioni di gravidanze note per mille nati vivi.
--- Termina citazione ---
Ma il bello è che stavano talmente bene da decidersi di andarsene dal proprio paese...
Son veramente l'esatto contrario degli italiani, che invece i peana li intonano a tutto ciò che italiano non è!
Poi, ovviamente, esistono pure delle (rarissime) eccezioni, tipo un albanese di mia conoscenza, che anni fa si prese di petto un moldavo che stava magnificando il comunismo...
Ricordo che gli disse anche di star zitto e di raccontare meno cazzate, perché lui "si ricordava bene di cosa era stata realmente la società comunista".
Di povertà ce n'era a palate... per non parlare di tutto il resto.
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