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La realtà dei paesi dell'Europa dell'est

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Frank:
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--- Citazione ---BALCANI: Un bosniaco nello staff del presidente Biden
redazione 2 giorni ago

di Dino Huseljić e Marco Siragusa

Questo lavoro è frutto di una collaborazione tra East Journal e Nena News.

Elvir Klempić è un nome che ha iniziato a circolare fra i media bosniaci, croati e sloveni pochi minuti dopo che Joe Biden ha vinto le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Klempić ha partecipato attivamente alla campagna elettorale in favore del candidato democratico, gestendo i rapporti con le diverse comunità etniche presenti nel paese. Il suo operato ha contribuito a spostare un importante numero di elettori di origine bosniaca e polacca dalla parte di Biden, che, come lui stesso ha dichiarato, potrebbero essere stati decisivi in Wisconsin e Pennsylvania.

Da Srebrenica alla Casa Bianca

Nel 1995 Klempić aveva quattro anni e si trovava a Srebrenica, dove poco dopo sarebbero iniziate le operazioni di pulizia etnica dell’esercito serbo-bosniaco culminate nel genocidio della popolazione di etnia bosgnacca, cui la sua famiglia appartiene. Insieme alla mamma e alla nonna, Elvir è uscito dalla città su un camion diretto nella zona sicura di Tuzla, dove qualche giorno dopo avrebbe incontrato il padre, fuggito attraverso i boschi in una lunga e pericolosa marcia per sfuggire ai militari.

Dopo sei anni da profugo nella cittadina di Banovići, Klempić è arrivato negli Stati Uniti nel 2001, costruendo la propria vita nell’Iowa, dove si è laureato in Relazioni Internazionali e Scienze Politiche e da dove Biden ha iniziato la campagna che lo ha portato alla Casa Bianca.

Grazie a un importante lavoro di dialogo con le varie comunità etniche del paese e all’intercettazione dei loro interessi, Klempić ha contribuito ad attrarre nell’orbita democratica interi gruppi nazionali che in passato non erano stati molto coinvolti nella vita politica statunitense. Per la prima volta la comunità bosniaca ha partecipato in massa alle elezioni, garantendo importanti voti a Biden in Georgia e Pennsylvania, e altrettanto hanno fatto gli 11 milioni di cittadini di origine polacca che Klempić ha coinvolto nel progetto democratico, allontanandoli da Donald Trump che nel 2016 aveva ottenuto la maggioranza dei voti della comunità.

Klempić ha annunciato un cambio di direzione nella politica statunitense nei Balcani, più attiva e diretta da persone con un’ampia conoscenza della regione, ma anche una continuità nel sostenere l’adesione della Bosnia Erzegovina alla NATO, che sembra però ancora lontana. Il giovane bosniaco ha anche definito Biden un “amico” di Bosnia-Erzegovina, Croazia, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord, non includendo nella lista Slovenia e Kosovo.

Una dichiarazione che forse svela qualche fastidio della parte democratica nei confronti dei governi di Janez Janša, il premier sloveno che ha supportato Trump nei mesi passati e che si è detto favorevole alla sua iniziativa giudiziaria per denunciare presunti brogli elettorali, e di Avdullah Hoti, capo del governo kosovaro che si è probabilmente compromesso fin troppo con il presidente uscente.

L’elezione di Biden è stata invece salutata con entusiasmo a Sarajevo, dove la Vijećnica, la storica biblioteca cittadina, è stata illuminata con la bandiera americana e la figura del nuovo presidente. La parte bosgnacca non ha dimenticato l’impegno dell’allora senatore Biden che, nel 1994, sostenne fortemente le istanze della Bosnia-Erzegovina al Congresso, instaurando legami con il primo presidente del Paese, Alija Izetbegović, e il primo ministro degli anni di guerra, Haris Silajdzić.

La presenza di Klempić nell’entourage di Biden ha soltanto rafforzato questo entusiasmo, espresso soprattutto dall’ala del centro-destra bosgnacco, quella più vicina al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Una convergenza che trova un punto interessante nel passato dello stesso Klempić.

I legami con la Turchia

Prima di assumere il ruolo di responsabile per le minoranze etniche nello staff di Biden, Klempić è stato infatti Direttore Esecutivo della Turkish Heritage Organization (THO). Formalmente registrata negli Stati Uniti nel 2014 come organizzazione non-profit e non politica con il compito di promuovere le relazioni bilaterali tra USA e Turchia. Nel 2016, prima dell’arrivo di Klempić, la THO è stata al centro di un’indagine dell’FBI per i suoi legami con il regime di Erdoğan. Secondo quanto trapelato da alcune mail pubblicate da WikiLeaks, la THO sarebbe stata creata grazie al coinvolgimento diretto di Berat Albayrak, genero di Erdoğan e ora dimissionario ministro delle Finanze.

Al centro dell’inchiesta, cui Klempić risulta del tutto estraneo, l’attività di lobbying condotta segretamente dagli esponenti della THO, in violazione delle norme che regolano le organizzazioni non politiche. L’allora presidente, Halil Danişmaz, aveva rassegnato le dimissioni dopo esser stato interrogato dall’FBI con l’accusa di lavorare come agente segreto per il governo turco e per il mancato rispetto delle regole sulla registrazione degli agenti stranieri in territorio americano. Il sito della THO riporta tra i principali finanziatori la Turkish Airlines e la Turkish Emlak Bank Investment Company, notoriamente vicine ad Erdoğan e al suo Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP).

Tra i partner con cui la THO ha collaborato in questi anni risulta il Syrian American Council, un gruppo nato nel 2005 e apertamente sostenuto dagli Stati Uniti contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Proprio riguardo alla guerra in Siria, in un’intervista rilasciata all’emittente turca TRT World nel gennaio 2019 Klempić parlava della Turchia come di un “attore chiave per il raggiungimento della pace”, sostenendo un approccio più cooperativo con Washington.

Sebbene Klempić in passato abbia lavorato per avvicinare le due potenze, recentemente è stato costretto a prendere le distanze dalla THO per le posizioni espresse dall’organizzazione contro il riconoscimento del genocidio armeno. In una breve dichiarazione ripresa da The Armenian Mirror-Spectator, Klempić ha affermato di essere totalmente in linea con le dichiarazioni del presidente Biden, favorevole a riconoscere il genocidio, e non con quelle dei suoi precedenti datori di lavoro.

Nonostante i suoi passati legami con la fitta rete internazionale creata da Erdoğan, è difficile ipotizzare che Klempić possa agire come agente del presidente turco. Molto più probabile invece che possa contribuire ad alleggerire le tensioni tra i due presidenti. Biden non ha mai nascosto la sua ostilità nei confronti di Erdoğan, molto vicino al presidente Trump e al suo genero e collaboratore Jared Kushner. Klempić, qualora dovesse esser confermato nello staff presidenziale, potrebbe giocare un importante ruolo di mediazione, per quanto non decisivo nelle scelte di politica estera del futuro presidente.
--- Termina citazione ---

Vicus:
Già la Turchia, una bella gatta da pelare per gli USA e anche l'Europa.

Frank:
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Macedonia-del-Nord/Macedonia-del-nord-amministrazione-gonfiata-ed-equilibrio-etnico-206649


--- Citazione ---Macedonia del nord, amministrazione gonfiata ed equilibrio etnico
aree  Macedonia del Nordita eng

In Macedonia del nord, le istituzioni garantiscono quote etniche nella pubblica amministrazione: un principio che però ha avuto anche ricadute negative e gonfiato il numero degli impiegati nel settore pubblico, che spesso non si recano neanche al lavoro

20/11/2020 -  Aleksandar Samardjiev Tetovo
Con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, la Macedonia del nord conta attualmente oltre 130.000 persone impiegate nell'amministrazione statale: non c'è da stupirsi che l'opinione pubblica e i media sollevino costantemente la questione della reale necessità ed efficienza dei dipendenti pubblici. Da decenni, sebbene i partiti al potere parlino costantemente di riforme, il numero dei dipendenti è in costante crescita: secondo i dati ufficiali del ministero dell'Informazione, Società e Amministrazione di marzo 2020, nel 2019 l'amministrazione statale contava 132.900 dipendenti.

Lavoro e rappresentanza etnica
Tra i motivi del numero esorbitante di dipendenti nell'amministrazione statale c'è la pratica, risultante dall'accordo quadro di Ohrid  , di impiegare diverse migliaia di persone: cosa che i partiti al governo spiegano con la necessità di raggiungere la cosiddetta “equa rappresentanza” delle comunità etniche secondo la percentuale della popolazione del paese.

Questa politica è in vigore da quasi vent'anni: una delle conseguenze più controverse di questi cosiddetti "lavori quadro" è che molte delle persone assunte non vanno a lavorare, ma ricevono comunque lo stipendio.

Secondo una ricerca condotta dall'Istituto per gli studi sulla comunicazione attraverso la piattaforma online Samoprashaj.mk  , in Macedonia del nord dal 2008 al 2020 questi dipendenti erano registrati nell'ex Segretariato per l'accordo quadro, che un anno e mezzo fa è stato trasformato nel ministero del Sistema politico. Vi erano impiegate esattamente 3.525 persone. Oggi l'istituto ha 1.410 dipendenti, il che significa che molti sono già stati trasferiti in altri ministeri, ma la maggior parte di loro riceve ancora uno stipendio senza lavorare. Alcuni invece lavorano effettivamente nell'amministrazione dei ministeri, delle imprese pubbliche e di altri tipi di istituzioni statali.

Secondo un sondaggio della piattaforma, su 1.410 dipendenti del ministero del Sistema politico, la grande maggioranza proviene dalla comunità etnica albanese (1.231) e 179 appartengono ad altre comunità etniche: turchi (82), rom (61), bosniaci (22) ecc.

Dato che alcuni luoghi di lavoro devono avere quote etniche nello staff, molte persone dichiarano un'affiliazione nazionale diversa da quella segnalata dal proprio nome e cognome. Ad esempio, i macedoni si dichiarano albanesi o rom per ottenere un lavoro per il quale hanno la qualifica professionale e non ci sono altri candidati che soddisfino i criteri etnici.

L'ex ministro delle Finanze Dzevdet Hajredini ha detto ai media locali che, sebbene nell'accordo quadro di Ohrid ci sia una disposizione per un'equa rappresentanza delle comunità, da nessuna parte viene affermato che qualcuno debba ricevere uno stipendio senza lavorare. “Penso che ci sia un pagamento illegale di stipendi dal bilancio dello Stato a chi non va a lavorare: i più responsabili di questa situazione, e quindi i più colpevoli, sono l'ex premier Nikola Gruevski e l'attuale Zoran Zaev".

Ridimensionare l'amministrazione, una necessità
La riduzione dell'amministrazione rimane una delle sfide per il nuovo governo formato ad agosto 2020, che nel suo programma elettorale ha promesso di occuparsi dell'amministrazione sovradimensionata e ridurre il numero dei dipendenti del 20%. La necessità di riforme in questo settore viene discussa da diversi anni e fa parte dei capitoli negoziali per l'adesione all'Unione europea.

Borce Davitkovski, professore della facoltà di Giurisprudenza di Skopje, sostiene che, sebbene l'esistenza di un ministero del Sistema politico non sia problematica da un punto di vista puramente formale, si dovrebbe collocare nel contesto più ampio degli sforzi del governo per un'amministrazione più razionale ed efficiente. Il professore ritiene che la soluzione migliore sarebbe quella di abolire il ministero stesso, o almeno di accorpare molti dei suoi uffici con organi con competenze uguali o simili, al fine di razionalizzare l'amministrazione statale.

"Secondo me, se il ministero [del Sistema politico] dovesse continuare ad esistere, allora quello della Società, dell'Amministrazione dell'Informazione dovrebbe essere abolito, trasferendo la parte amministrativa a questo ministero", afferma Davitkovski.

Le riforme della pubblica amministrazione  sono incluse nel primo nucleo del quadro negoziale sviluppato secondo la nuova metodologia dell'UE. Questo nucleo copre diversi capitoli chiamati "basi", compresa l'amministrazione, ed è considerato il più importante. Copre i capitoli sulla giustizia e i diritti fondamentali, la libertà e la sicurezza, il funzionamento delle istituzioni democratiche, la riforma della pubblica amministrazione, i criteri economici della pubblica amministrazione e degli appalti pubblici, nonché il controllo finanziario, e dura per tutto il processo di negoziazione.

Il professor Temelko Risteski della facoltà di Scienze Sociali è sicuro che la Macedonia del nord sarà sottoposta a pressioni da Bruxelles per riformare l'amministrazione prima di aderire all'UE e poter spendere soldi europei. “L'Europa non permetterà che il proprio denaro vada a un'amministrazione inefficiente e improduttiva. Il sistema europeo non tollera sottosistemi costosi, incompetenti e inefficienti, e la nostra amministrazione infatti diventerà un sottosistema di quello europeo. Penso che l'UE ci costringerà a riformarla prima della fine dell'intero processo negoziale”, ha dichiarato Risteski ai media locali.

Incentivare il passaggio dal pubblico al privato
Una delle misure proposte dal vecchio-nuovo governo, con Damjan Manchevski ministro dell'Informazione, Società e Amministrazione, è il trasferimento dei dipendenti in eccesso dal settore pubblico a quello privato, offrendo alcuni vantaggi alle aziende che vogliono assumere. Sono stati anche annunciati incentivi in vista delle elezioni, in modo che i dipendenti pubblici che firmano un contratto con un'azienda privata ricevano un TFR, mentre il nuovo datore di lavoro riceverà dei sussidi.

Nei citati 132.900 dipendenti dell'amministrazione statale non rientrano le persone assunte tramite agenzie di lavoro interinale, perché non hanno lo status di dipendenti pubblici (3.222 secondo il ministro), né gli 8.800 dipendenti delle società per azioni interamente statali. Sono quindi 144.922 in totale le persone stipendiate dallo Stato.
--- Termina citazione ---

Frank:
Dice l'italiano medio:
"Solo in Italia succedono certe cose!"
Ah no, cazzo!, siamo in Serbia...

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Serbia-malati-di-reality-206694


--- Citazione ---Serbia, malati di reality

Insulti, risse, minacce di morte, pornografia, turpiloquio e simili. I reality in Serbia sembrano sfuggiti di mano. C’è chi li guarda ma c’è anche chi ne chiede la regolamentazione, quanto meno che li si sposti in fasce orarie protette ai minori

09/12/2020 -  Nicola Dotto Belgrado
Il reality show come format televisivo è un esperimento sociale ben noto nella maggior parte dei paesi del mondo, anche in quelli più sviluppati e a tradizione democratica più avanzata che tutelano i diritti fondamentali e le libertà. Ciò che si vede in Serbia è tuttavia lontano dalla sua definizione primaria che punta all’osservazione del comportamento quotidiano di persone conosciute o sconosciute in situazioni reali e non sceneggiate.

Qui infatti, sotto la firma di accordi spesso incostituzionali o discriminatori e false promesse di lauti guadagni, vengono consentiti, anzi incoraggiati, comportamenti di ogni genere a partecipanti perlopiù con un passato o un presente “discutibile”, se non addirittura criminoso. Non solo, ma la messa in onda di tali show su canali a frequenza nazionale a tutte le ore del giorno e senza nessun tipo di censura scuote e divide sempre più le coscienze: tra chi vorrebbe vietarne completamente la messa in onda o almeno limitarne l’orario nelle fasce notturne, e chi non riesce a dire no a un pruriginoso bisogno di osservare le vite degli altri.

In realtà, i motivi per mettere completamente al bando i due reality show serbi più popolari, “Zadruga” e “Parovi”, sarebbero molti: violazioni dei diritti umani, scene di violenza gratuita, favoreggiamento della prostituzione, incitamento all’uso di droghe, turpiloquio… La decisione, anche a metà del guado e più blanda per non scontentare nessuno, come la limitazione nella programmazione alle fasce d’orario notturne perché più protette, spetterebbe al Consiglio dell’Organo Regolare dei Media Elettronici (REM  ), che però al momento decisivo ha sempre fatto spallucce.

“Zadruga” e “Parovi”
“Zadruga” (Cooperativa), sicuramente il più seguito e costoso reality show della storia serba, va in onda dal settembre 2017 sul canale “Pink” di proprietà del discusso magnate serbo Željko Mitrović. Lo spettacolo, grandioso, e per la cui preparazione sono stati coinvolti specialisti da Hollywood, viene trasmesso da Šimanovci, un sobborgo di Belgrado; qui su oltre due ettari di terreno, i partecipanti o soci della cooperativa, vengono rinchiusi e isolati dal resto del mondo per nove o dieci mesi ingolositi da un premio finale di 50.000 euro; della scenografia, imponente e che impegna ogni giorno decine di maestranze, fanno parte un lago artificiale, una sorta di enorme ”Casa Bianca”, casinò, bar, cinema, teatro, ristoranti e saloni di bellezza. Naturalmente, come in tutti i reality che si rispettino, ogni settimana il pubblico da casa ha la facoltà di decidere le nomination o le eliminazioni dei partecipanti.

Fin qui niente di strano, ma se scorriamo il curriculum del format di questi anni c’è da rabbrividire: un partecipante arrestato perché sospettato di aver ucciso la moglie, una minorenne coinvolta nel giro della prostituzione prima di entrare nella casa, un altro concorrente squalificato perché reo di aver attaccato fisicamente dei partecipanti e condannato a un anno di domiciliari. Infine, proprio pochi giorni fa, l’entrata nel gioco di un uomo finito in carcere per risse e problemi di droga. Come se non bastasse in questi mesi lo show non si è fermato nemmeno durante la pandemia da Covid-19 scoppiata a marzo, sebbene vari concorrenti eliminati dal gioco e gli stessi addetti ai lavori avessero prima negato e poi ammesso di essere stati contagiati dal virus durante la loro permanenza.

“Parovi” (Coppie) è l’altro reality show che va in onda (24 ore al giorno), con successo dal dicembre 2010, sul canale “Happy”. Le dinamiche sono più o meno le stesse. I concorrenti vivono insieme, sotto costante sorveglianza, in una grande villa che si trova nella municipalità di Zemun; hanno a disposizione una grande camera da letto da 24 posti, una cucina attrezzata, un ampio soggiorno, una stanza segreta, tre stanze di isolamento, una grande piscina e un ampio cortile. Per le prime due stagioni il reality ha visto la partecipazione di coppie vere, ma dalla terza stagione il format è cambiato a causa delle difficoltà nel trovare delle coppie nella realtà. “Parovi” non ha purtroppo un curriculum migliore: molestie, intimidazioni, violenza, discorsi osceni, razzismo, violazione dell'integrità fisica e mentale sono solo alcune delle accuse rivolte alla TV che ne possiede i diritti, la quale ha ricevuto ammonimenti, diffide e una volta anche un divieto di andare in onda.

I tentennamenti dell’Organo regolatore dei media (REM)
L’unico Organo che potrebbe fermare o almeno limitare questa rappresentazione umiliante, mistificatoria e pericolosa della società serba è il REM (Organo Regolare dei Media Elettronici), il cui Consiglio più volte è stato chiamato a una decisione sull’opportunità della messa in onda di questi spettacoli nelle tv a frequenza nazionale durante le ore del giorno. Vida Petrović Škero, ex presidente dell’alto tribunale serbo, sostiene che “le leggi e i regolamenti esistono già. Molti problemi sarebbero stati risolti finora se gli atti normativi, che abbiamo, fossero stati applicati in modo coerente e se ci fosse una reale volontà da parte dell’Organo di applicarli”.

La procedura prevede che il Consiglio in riunione decida prima sulla bozza da adottare, la quale viene poi mandata al ministero della Cultura e dell'Informazione per una valutazione di legalità e passa a un dibattito pubblico della durata di 15 giorni dopodiché lo stesso Consiglio deve decidere. L’ultima sessione, in ordine di tempo, era prevista verso la fine di ottobre, e dopo l’ennesimo rifiuto di maggio, sembrava certa una decisione per lo spostamento della programmazione dei reality alle ore notturne, cioè dalle 23 alle 6 di mattina.

Tuttavia, il 2 novembre arriva il colpo a sorpresa e il documento finale non viene approvato dalla maggioranza del Consiglio dell'Organo: sono infatti quattro i voti a favore e quattro quelli contro tra cui quello di Aleksandra Janković, la quale ritiene che l’atto “risulterebbe illegale e porterebbe a una sorta di censura della tv”. Le colleghe Višnja Aranđelović e Judita Popović, di parere opposto, invece ribattono che “non si può reagire a risse, insulti e violenze dicendo solo ai cittadini di cambiare canale” e che “nessuno parla di cancellare un programma, ma di spostare i reality show alla fascia notturna. Secondo la legge sui media elettronici, è un obbligo dell’Organo regolatore proteggere i minori in tutti i modi possibili”.

Un altro membro votante, Zoran Simjanović, afferma che “i reality show dovrebbero essere limitati ad alcune fasce orarie perché hanno un effetto negativo sui minori”, e Aleksandar Vitković, pur d’accordo con lui, vota però contro a “un documento che non è legalmente valido". Aleksandra Janković e Radoje Kujović alla fine della sessione propongono quindi un ulteriore monitoraggio dettagliato dei reality show per prendere eventuali nuove decisioni dopo averne esaminato i risultati, dimenticando forse che l’Organo li monitora già da otto anni.

I minorenni quelli più a rischio
Dal 2015 esiste nel paese un regolamento sulla protezione dei minori e dei diritti umani nei media, il che significa che avvertimenti, divieti temporanei di trasmissione e persino revoche della licenza all'emittente, dovrebbero poter essere applicabili uniformemente a tutti. Tuttavia, il “REM” è accusato da molti di debolezza  per non aver utilizzato negli anni scorsi le possibilità legali atte a punire le varie emittenti e avviare procedimenti dinanzi alla magistratura.

Maja Divac, esperta di regolamenti dei media, ritiene che anche l’ultima non-decisione danneggi i cittadini e violi i regolamenti a favore delle emittenti televisive: “La decisione purtroppo era attesa, conoscendo la pratica vergognosa di lunga data di questo Organo di non lavorare nell'interesse dei cittadini ma di potenti gruppi che difendono i loro ristretti interessi economici e politici attraverso il REM. È ovvio che nel Consiglio dell'Organismo di vigilanza ci sono forze dispiegate secondo la volontà politica dell'attuale regime”.

Goran Petrović, che ne è il vicedirettore, è accusato di aver cambiato idea all’ultimo; lo stesso, pur ammettendo che i programmi di reality sono quelli in cui vengono mostrati più spesso contenuti che possono danneggiare lo sviluppo dei minori, pensa che “un simile atto verrebbe annullato dopo la valutazione di costituzionalità e legalità ed è inoltre contrario alla direttiva europea”.

Secondo Zoran Gavrilović, rappresentante dell'Ufficio per la ricerca sociale (BIRODI - Biro za društvena istraživanja  ), la decisione di non spostare la programmazione di questi reality nelle ore notturne consentirà alle televisioni di trasmettere a tutte le ore del giorno immagini che potrebbero portare a lungo tempo a disturbi sui comportamenti, sugli atteggiamenti, sui valori della popolazione, soprattutto tra i minorenni e pone una domanda importante: “Oltre al monitoraggio che il REM dovrebbe assolutamente fare, sarebbe importante avere un’analisi dell'impatto che hanno i programmi di reality sul comportamento delle persone; la questione cruciale è se diventiamo più aggressivi guardando dei programmi che promuovono violenza, sesso, insulti, turpiloquio e simili”.

Una lettera a Maja Gojković
L’ultima iniziativa civica in ordine di tempo è stata lanciata pochi mesi fa sul sito “Kreni-promeni” (Agisci-cambia) e chiede al parlamento, tramite una petizione  , di adempiere all'obbligo costituzionale di deliberare su un disegno di legge sostenuto da 30.000 cittadini e decidere consapevolmente e responsabilmente sulla questione dei reality; la lettera è indirizzata alla (ex ormai) presidente del parlamento serbo, Maja Gojković, e conclude così: “Ogni giorno di attesa è un giorno in più verso la distruzione di generazioni di giovani. Violenza, attacchi e insulti alle donne, privazione della libertà; non sono questi i valori che dovrebbero far parte della nostra società. Lei ha la possibilità di scegliere, di contribuire alla restrizione dei reality show o di schierarsi dalla parte della violenza e della distruzione della società. La scelta ora è sua”.

--- Termina citazione ---

Vicus:
Che sia in Italia o in Serbia, i galeotti femmine comprese fanno parte del palinsesto.

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