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La realtà dei paesi dell'Europa dell'est
Sardus_Pater:
--- Citazione ---Dipende: se ti riferisci agli ungheresi o ai russi è in gran parte vero, ma se si va a parare verso i rumeni, i moldavi o gli albanesi non lo è affatto, perché quest'ultimi son decisamente più ignoranti degli italiani.
--- Termina citazione ---
A proposito di rumeni, tanto per capire il loro spessore sociale: online c'è la scannerizzazione dell'elenco telefonico del judet di Bucarest del 1937, all'epoca del Regno di Romania: i cognomi ebraici presenti arrivano in certi casi a totalizzare un'intera pagina di elenco. Possono essere cognomi yiddish, originari dell'est o di ebrei romeni, ma il rapporto con quelli "gentili" è impressionante, i romeni purosangue dovevano essere in media ad un livello più basso, considerando l'ovvio fatto che nel 1937 il telefono non l'avevano tutti.
(non è un discorso contro gli ebrei, ovviamente... ma contro i rumeni :shifty: )
Ecco il link: http://lcweb2.loc.gov/service/gdc/scd0001/2007/20078205001ab/20078205001ab.pdf
L'elenco alfabetico è dopo il categorico e comincia a p. 151. Scorrete e ammirate.
Vicus:
--- Citazione da: Frank - Ottobre 23, 2017, 19:13:43 pm ---Vicus, affermazioni del tipo :
"Gli uomini di oggi sono le donne",
le ascolto da quando iniziai ad occuparmi della QM una decina di anni fa.
Personalmente, e nonostante capisca bene cosa intendono le tipe in questione, la reputo una scemenza assoluta, perché come ho avuto modo di scrivere più volte, le donne di oggi fanno semplicemente... le femmine e non gli uomini.
Dipende: se ti riferisci agli ungheresi o ai russi è in gran parte vero, ma se si va a parare verso i rumeni, i moldavi o gli albanesi non lo è affatto, perché quest'ultimi son decisamente più ignoranti degli italiani.
L'Occidente di oggi no, non reggerebbe ad una reale crisi economica, ma solo perché decenni di relativo benessere rammoliscono le persone.
--- Termina citazione ---
L'ungherese intendeva semplicemente dire che le donne giocano a fare gli uomini. Non è una gran scoperta, ma ad oggi non so di occidentali che ci siano arrivate.
Non tutti quelli dell'Est ascoltano Brahms, ma almeno non ci infliggono lo stupidario (specie femminile) imparato a pappagallo dai media e dalla scuola.
E' vero che l'Occidente è rammollito, ma non è l'unica spiegazione.
Frank:
Dice l'italiano medio:
"Certe cose accadono solo in Italia, bla bla bla, etc etc".
Sì, infatti.
http://www.eastjournal.net/archives/86807
--- Citazione ---CROAZIA: Lo scandalo Agrokor, cartina tornasole dell’economia nazionale
Pierluca Merola 2 giorni fa
Ivica Todorić, ex presidente e tuttora proprietario di maggioranza del colosso agroalimentare croato Agrokor è accusato di falso in bilancio e appropriazione indebita. Todorić e i suoi due figli maschi, anch’essi indagati, si trovano però al momento all’estero. La procura di stato croata ha quindi emesso un mandato di cattura europeo nei confronti della persona di Ivica Todorić. Questi, al momento latitante, comunica solo attraverso un blog personale dal quale denuncia una congiura organizzata dal governo croato e istituti finanziari stranieri per privarlo della sua compagnia.
Un passo indietro: il collasso di Agrokor e il commissariamento
Agrokor è la più grande società per azioni dell’Europa sud-orientale e l’undicesima più grande negli stati post-comunisti dell’Unione Europea per fatturato nel 2015. La compagnia è principalmente attiva nella produzione agroalimentare e nella vendita al dettaglio, è presente con le sue controllate in Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Ungheria, Slovenia e Serbia, dove impiega più di 130.000 persone. Con un fatturato di 6,5 miliardi di euro, l’azienda di Todoric rappresenta da sola il 15% del PIL della Croazia e influenza ampi settori dell’economia della regione.
Nel corso della sua espansione spericolata, Agrokor ha accumulato un ingente debito. Le stime più recenti lo conteggiano in 7,4 miliardi di euro. Il 6 aprile scorso, con una legge ad hoc, il governo è venuto in soccorso della compagnia a rischio fallimento. La legge ha previsto la nomina di un commissario straordinario da parte del governo e un periodo di 15 mesi in cui sono state vietate le procedure giudiziarie per il rientro dei crediti nei confronti della compagnia. A capo di Agrokor è stato quindi nominato Ante Ramljak che, in questi sei mesi, ha avviato delle indagini interne e commissionato a una società esterna una revisione totale della situazione finanziaria.
La revisione della situazione finanziaria di Agrokor
La revisione della situazione finanziaria 2015-2016 ha svelato diverse falsificazioni nei libri contabili, con l’obiettivo di mascherare la situazione drammatica delle finanze aziendali. Al netto delle diverse malversazioni, risulterebbe l’intento di nascondere la perdita di 1,9 miliardi di euro nel biennio 2015-2016. Il valore capitale delle controllate dell’azienda sarebbe stato inoltre gonfiato di 1,2 miliardi di euro. Ne conseguirebbe un valore totale di Agrokor di 2,9 miliardi di euro minore rispetto a quanto precedentemente dichiarato. Da tutto ciò risulterebbe che il debito reale dell’Agrokor, pari a 7,4 miliardi di euro, fosse già a inizio 2017 di 1,9 miliardi di euro superiore al suo capitale totale, pari a 5,5 miliardi di euro (precedentemente gonfiato fino a 8,4 miliardi). A inizio 2017, il conglomerato agroalimentare croato Agrokor non era a rischio fallimento. Era già insolvente.
Infine, risulterebbe che in questo periodo 133 milioni di euro della compagnia siano stati spesi per il lussuoso stile di vita della famiglia Todorić. Ma a questo punto, castelli, yacht e elicotteri rappresentano solo il contorno della vicenda, buono per il gossip.
Le accuse nei confronti di Todorić
Il 9 ottobre, Ramljak ha quindi sporto denuncia per falso in bilancio contro la vecchia gestione. Pochi giorni dopo, la polizia ha arrestato dodici ex-dirigenti per interrogarli, mentre ha perquisito il castello dei Todorić alla ricerca dei verbali mancanti dei consigli d’amministrazione. Tra i dirigenti chiamati a comparire, mancano all’appello Ivica Todorić e i suoi figli Ivan e Ante che si ritiene si trovino tra Londra e la Svizzera. Per la persona di Ivica Todorić è stato emanato un mandato di cattura europeo e richiesta la misura cautelare onde limitarne i contatti con possibili testimoni. Attraverso un suo blog personale, Todorić ha dichiarato che tornerà in Croazia solo quando avrà raccolto prove sufficienti per dimostrare l’esistenza di una congiura organizzata dal governo croato e da alcuni partner americani per privarlo di Agrokor.
Recentemente, il quotidiano Jutarnji List ha rivelato l’esistenza di un contratto stipulato a luglio tra il commissario straordinario e due partner americani, notizia poi confermata da Ramljak stesso. Secondo l’accordo, il fondo d’investimento Knighthead Capital Management ha comprato il 56% delle obbligazioni Agrokor divenendone il creditore di maggioranza (superando i crediti detenuti dalla banca russa Sberbank), in cambio la società di consulenza in salvataggio d’impresa Alix Partner è stata associata alla gestione della compagnia.
In parlamento invece l’Unione democratica croata (Hdz) e l’opposizione guidata dal Partito social-democratico hanno raggiunto un accordo per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso Agrokor. Va qui ricordato che i due maggiori partiti politici hanno alternativamente sostenuto l’espansione di Agrokor. Se questa cresce negli anni ’90 e 2000 grazie al sostegno accordategli dall’Hdz, l’operazione più spericolata – l’acquisto della concorrente slovena Mercator – è stata avallata nel 2014 dal governo social-democratico di Zoran Milanović.
Agrokor e Croazia, una transizione sbagliata
La presente situazione rivela il fallimento del sistema economico croato originatesi dalla transizione, caratterizzato da nepotismo, corruzione ed eccessive compenetrazioni tra potere politico, potere economico e istituzioni dello stato. Nel lontano 1971, in Jugoslavia, Ante Todorić, padre di Ivica e manager di una compagnia di proprietà sociale, finì in carcere per aver sostenuto con il denaro della compagnia il futuro primo presidente della Croazia indipendente Franjo Tuđman. Cinque anni di prigione che garantirono ai Todorić un posto nella futura nomenklatura tuđmaniana, e da lì fu una scalata continua.
Il collasso di Agrokor è ora visto come uno spartiacque per il sistema economico croato. Alcuni vi vedono una sorta di crisi creativa che liberalizzerà il sistema economico croato. Altri, invece, guardano alla fine dell’unica azienda croata in grado di rivaleggiare con la concorrenza europea e lamentano la totale sottomissione al capitale straniero. Altri ancora, memori dei processi all’ex-premier Ivo Sanader, sottolineano come in Croazia si faccia sempre un gran chiasso quando cadono i giganti, col rischio che i rumori di fondo rimangano inascoltati.
Foto: Cropix
--- Termina citazione ---
Frank:
http://www.eastjournal.net/archives/57002
--- Citazione ---La corruzione nell'Europa dell'Est? Soprattutto nella sanità
Giuseppe Di Matteo 31 marzo 2015
L’allarme arriva dall’Europa dell’est. In quasi tutti i Paesi dell’ex cortina di ferro la corruzione è una piaga sociale. Un’idra dalle sette teste che divora non solo la politica ma anche un settore molto delicato come quello della sanità. Un sistema che si regge soprattutto sulle mazzette e i pagamenti in nero, ma non disdegna nemmeno gli “additional payment”, i regali da offrire per ottenere un favore o un trattamento privilegiato. E che si alimenta anche nella crisi. In una congiuntura economica sfavorevole, e in tempo di bassi salari, molti medici sottopagati accettano o sono costretti a far parte del gioco.
La corruzione nel mondo della sanità è un problema diffuso anche in Occidente, ma secondo i dati dell’European Commission survey 2013 – pubblicato nel 2014 e riportato anche dal settimanale britannico The Economist – i Paesi ex comunisti sono quelli che se la passano peggio. Dando un’occhiata ai numeri, in Romania il 28% degli intervistati dichiara di aver effettuato pagamenti non in regola, mentre in Lituania la percentuale si attesta intorno al 21%. Un’enormità se paragonata alla media europea del 5%. Seguono Grecia (11%), Ungheria (10%), Slovacchia (9%), Germania e Bulgaria (8%) e Lettonia (7%). Non va meglio nemmeno in Polonia, la locomotiva economica dell’Europa orientale. Stando ai dati dell’Economist, il 15% del campione dichiara di aver pagato mazzette. Fino a casi emblematici come quello estone, dove un direttore di ospedale è stato licenziato per aver chiesto ad un paziente una bottiglia di Cognac e 4000 corone (360 dollari) in cambio del prolungamento della degenza. E che dire del medico slovacco William Fischer, uno dei cardiologi più rinomati in patria (nel 1998 fu autore del primo trapianto di cuore nel suo Paese) denunciato per aver accettato 3000 dollari (oltre che una certa quantità di pollame) per fare un’operazione? Una vicenda incredibile, soprattutto se si pensa che era arrivato addirittura candidarsi per la presidenza.
A ben vedere, quello della corruzione è un problema anche di tipo culturale. Dal rapporto si evince che il 73% degli europei ritiene che comportamenti di tipo corruttivo e disporre di determinate conoscenze siano elementi indispensabili per destreggiarsi nel settore pubblico. Un modus vivendi che tocca punte esponenziali in Grecia (93%), Cipro (92%), Slovacchia e Croazia (89%). In Occidente risalta invece il primato dell’Italia (88%). Un’isola latina in un mare slavo se si considera che la percentuale è la stessa anche in Lituania, Repubblica Ceca e Slovenia. E non sembra nemmeno un caso che in tutti questi Paesi, inclusa la Spagna, la corruzione sia percepita come una piaga che coinvolge le istituzioni. Tutt’altra storia quella dei Paesi scandinavi, da sempre modelli virtuosi, nei quali la percentuale oscilla tra il 35 e 40%.
Ma al di là dei numeri, e anche se il problema rimane, non tutto è perduto. Dando un’occhiata ai dati del Corruption Perceptions Index elaborato da Transparency International nel 2014, I paesi dell’ex blocco sovietico, Romania e Bulgaria a parte, confermano una lenta ma costante risalita verso le prime posizioni, spesso appannaggio dei Paesi scandinavi e dalla Nuova Zelanda. Un passo in avanti che fa ben sperare, ma c’è ancora molto da fare. Soprattutto nella sanità.
--- Termina citazione ---
ilmarmocchio:
bisognerebbe spiegare al Di Matteo che in USA ci sono certe manovrine sanitarie che in confronto quelle dell' est Europa fanno ridere.
La corruzione c'è ovunque
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