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La realtà dei paesi dell'Europa dell'est
Duca:
--- Citazione da: Frank - Maggio 14, 2023, 01:09:11 am ---Darsi le martellate sui genitali è una specialità tipica di tantissimi italiani, convinti che al di fuori dei confini nazionali sia tutta una meraviglia e che anche luoghi di M. come il Burkina Faso o la Somalia siano migliori dell'Italia.ì
--- Termina citazione ---
Questo è un dato di fatto.
Secondo me la causa è soprattutto da addebitarsi alla marcata propaganda antinazionale sui media di regime.
Vicus:
Inculcare l'odio di sé è cruciale per far implodere una nazione
Frank:
--- Citazione da: Duca - Maggio 21, 2023, 10:14:15 am ---Questo è un dato di fatto.
Secondo me la causa è soprattutto da addebitarsi alla marcata propaganda antinazionale sui media di regime.
--- Termina citazione ---
A mio parere c'è più di un motivo per cui accade questo.
Le origini sono da ricercare nel passato, ma non c'è dubbio che i media c'entrino molto.
Frank:
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Le-proteste-di-Belgrado-e-la-violenza-nei-reality-show-225382
--- Citazione ---Le proteste di Belgrado e la violenza nei reality show
Dopo le stragi che hanno segnato la Serbia nelle settimane scorse, manifestazioni di piazza contestano il governo, puntando il dito soprattutto sulla situazione dei media nel paese, che secondo i critici hanno creato e fomentato negli anni un clima di intolleranza e di violenza
26/05/2023 - Massimo Moratti Belgrado
Continuano le proteste a Belgrado. Dopo le manifestazioni del 8, 12 e 19 maggio, ci si prepara per un fine settimana ad alta tensione con la manifestazione del governo organizzata per il 26 maggio e un’altra manifestazione organizzata dall’opposizione per il giorno successivo.
Le manifestazioni sono riuscite a portare in piazza decine di migliaia di persone e bloccare le arterie principali della capitale serba. Se inizialmente prevaleva la compostezza e il dolore per le vittime delle stragi che hanno segnato il paese nelle ultime settimane, le proteste hanno pian piano articolato delle richieste precise al governo, sulle quali l'esecutivo fino ad ora si è però rifiutato di pronunciarsi.
Alcune riguardano la situazione dei media in Serbia e la passività delle istituzioni nel contrastare la violenza presente sullo spazio mediatico. Le richieste rivolte al governo chiedono la messa al bando di media e tabloid che promuovono violenza ed odio, e di porre termine ai programmi - come alcuni reality show - che promuovono comportamenti aggressivi, violenti ed immorali e infine si chiedono le dimissioni dell’intero Ente regolatore dei media (REM).
Il nesso tra le stragi e le richieste delle proteste a Belgrado
Mentre al momento appare difficile trovare un nesso causale diretto tra le stragi di massa e le richieste delle persone che protestano, le accuse rivolte al governo sono quelle di aver creato un sistema mediatico che non solo tollera, ma addirittura promuove la violenza.
Questo nesso emerge chiaramente nel caso della seconda strage. L’autore della strage di Mladenovac aveva come proprio idolo un certo Aleksandar “Kristijan” Golubović, noto protagonista di alcuni reality show, tra i quali “Zadruga”, trasmesso dalla televisione Pink.
Il “curriculum” di Golubović la dice lunga: pluripregiudicato per droga e rapine a mano armata, lottatore di MMA, si vantava, a torto o ragione, di amicizie con personaggi come Arkan, famigerato leader paramilitare durante i conflitti degli anni '90 e Ulemek “Legija”, il responsabile dell’uccisione del premier Zoran Đinđić.
Negli ultimi anni Golubović, è diventato una star dei reality show che facevano a gara per contenderselo. Nel corso delle sue partecipazioni ai reality, Golubović si è reso protagonista di numerosi episodi di violenza , insulti, risse. In uno di questi episodi Golubović strangola la sua partner, fino a farle perdere i sensi. Quello di Golubović non è un caso isolato, episodi analoghi sono presenti in abbondanza nei reality e sulla televisione serba. Non solo i delinquenti comuni sono ospiti dei reality tv, anche criminali di guerra vengono regolarmente ospitati in talk shows come esperti di geopolitica o questioni militari in quella che è una vera e propria glorificazione della violenza.
Il ruolo delle TV private
Le televisioni private RTV Pink e Happy TV sono quelle maggiormente indiziate per la trasmissione dei reality show e per la programmazione violenta. Ciò nonostante, queste due televisioni, lo scorso luglio si sono viste assegnare per la seconda volta consecutiva una frequenza nazionale che consente loro di trasmettere sull’intero territorio della Serbia.
L’assegnazione di tali frequenze è stata criticata dalla società civile e dalle associazioni di categoria: il fatto che a suo tempo vi fossero state numerose denunce per incitamento all’odio e alla violenza di alcune trasmissioni non era stato tenuto in conto dal REM che aveva per l’appunto assegnato di nuovo le frequenze a RTV Pink, a Happy TV oltre che a B92 e Prva TV, due altre TV private, sempre vicine al governo ma i cui contenuti non hanno attirato le stesse critiche di RTV Happy e Pink.
Tale decisione è stata criticata anche nel progress report sull’adesione della Serbia all'UE e dal rapporto ODIHR sulle elezioni del 2022, che avevano sottolineato come il REM avesse tollerato le violazioni delle regole sulla campagna elettorale da parte delle quattro televisioni a frequenza nazionale.
In questi anni, le televisioni Happy e Pink sono state spesso al centro di polemiche e scandali ma non sono mai state soggette a sanzioni significative. La ragione per questo, molto probabilmente, è che queste emittenti hanno un legame molto stretto con la politica e sono considerate sostanzialmente degli strumenti personali del potere politico in Serbia ed in particolare del presidente Vučić che è un ospite regolare di tali trasmissioni: una delle prime apparizioni in TV di Vučić dopo le stragi è stata proprio sugli schermi di Happy TV.
In quest’ottica, come sottolineato dai docenti della Facoltà di Scienze politiche Jelena Đorđević e Rade Veljanovski in un’intervista per Radio Slobodna Evropa , la violenza nei toni e contenuti delle televisioni non è nient’altro che il riflesso del discorso della politica e allo stesso tempo, queste televisioni sono i pilastri su cui si appoggia il regime di Vučić, in un modo analogo a quanto accadeva negli anni '90 con la televisione di stato.
I commenti del REM e delle televisioni in questione
Viste le richieste delle proteste, il REM si è arroccato su posizioni difensive. In una dichiarazione rilasciata l’11 maggio, la presidente Olivera Zekić ha detto che mentre si dovrebbe discutere delle loro dimissioni in Parlamento, bisognerebbe anche discutere di come una parte della società e dei media vogliano presentare il REM come il colpevole di queste terribili tragedie in Serbia.
Zekić ha poi ribadito che gli attacchi ripetuti contro il REM non solo sono vergognosi, ma addirittura potrebbero produrre ulteriore violenza. Alle dichiarazioni della presidente hanno fatto seguito dichiarazioni simili da parte del vicepresidente del REM, Milorad Vukašinović alcuni giorni dopo: “Temo che gli ispiratori degli attacchi contro l’integrità del REM […] si trovino nei quartieri generali di qualche media”. Incalzato in seguito sul ruolo di Kristijan Golubović in televisione, la risposta di Vukašinović è stata che gli enti regolatori dei media non possono limitare i diritti dei cittadini che hanno già scontato delle condanne, a meno che ciò non sia previsto da tali condanne.
Più critica è stata però un’altra componente del REM, Judita Popović, che ha ammesso che da anni i media hanno favorito incitamento all’odio, violenza e discriminazioni e che nessuno ha reagito, ma che anzi certi media sono stati premiati dall’assegnazione di frequenze nazionali. Le dimissioni non sono sufficienti ha detto la Popović, i membri del REM dovrebbero esser responsabili per certe situazioni.
Alle parole dei componenti del REM ha fatto eco anche il ministro dell'Informazione, Mihailo Jovanović che ha respinto come inaccettabili le richieste della piazza di chiudere sia RTV Pink che Happy TV, dato che tali richieste sarebbero contrarie alla libertà di espressione, pilastro fondamentale di ogni società democratica.
Un accenno di autocritica arriva da Željko Mitrović il proprietario di Pink che è entrato nella casa in cui si tiene il reality “Zadruga” e ha annunciato che questa è l’ultima stagione del reality show, che dal prossimo anno si cambierà. Successivamente lo stesso Mitrović ha annunciato che “Zadruga” cesserà di essere trasmessa entro dieci giorni al massimo e che questa è stata una richiesta fatta dallo stesso Vučić. Si vedrà se alle parole faranno seguito i fatti.
Conclusioni
Le proteste stanno creando parecchio nervosismo in seno al governo serbo e sembrano aver puntato l’indice contro la passività del REM e dell’approccio sensazionalistico delle televisioni private a frequenza nazionale, che sono spesso e volentieri il palcoscenico preferito dello SNS, il partito del presidente Vučić.
Il REM e il ministro dell’Informazione si sono trincerati dietro un approccio formale di difesa delle istituzioni e di libertà del diritto d’espressione, senza però sottolineare come lo stesso diritto d’espressione debba essere regolamentato all’interno della società serba. In questo senso è illuminante un articolo del Centro per il giornalismo investigativo in Serbia (CINS) che spiega che i problemi non sorgono dal fatto che le normative non siano adeguate ma dal fatto che non vengano applicate.
Per fare un esempio, solo a gennaio di quest’anno, all’interno del famoso reality “Zadruga”, vi sono stati più di dieci episodi controversi come documentato in una denuncia presentata dall'Istituto per i media e la diversità (MDI). A tale denuncia non è stato dato seguito: negli ultimi 5 anni il REM non ha disposto alcuna misura contro RTV Pink per i suoi contenuti problematici e ciò succede perché la legge non viene applicata adeguatamente e le trasmissioni con alti indici d’ascolto come i reality sono considerate intoccabili. Come dimostrato dal CINS, il REM ha mantenuto il silenzio in questi casi. Ed è proprio contro tale silenzio che i cittadini ora protestano.
--- Termina citazione ---
Frank:
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/La-lenta-scomparsa-della-Bosnia-Erzegovina-225201
--- Citazione ---La lenta scomparsa della Bosnia Erzegovina
La Bosnia Erzegovina potrebbe perdere la metà dei propri abitanti entro i prossimi 50 anni. È ciò che emerge dai report statistici. Uno Stato che si svuota lentamente, soprattutto dei giovani, fino a rischiare di diventare un agglomerato di città fantasma
25/05/2023 - Sara Varcounig Balbi
Il “World Population Prospect” stilato dalle Nazioni Unite nel 2022 parla chiaro. Nonostante si assista ad un calo demografico all’interno di tutta l’area balcanica, in Bosnia Erzegovina la situazione è fra le più allarmanti. Secondo i dati diffusi dal rapporto ONU, ogni anno lo stato perde circa l’1,5% dei propri abitanti. Osservando solo i dati relativi all’emigrazione, si profila una vera emergenza demografica. Negli ultimi 10 anni infatti si è assistito ad un forte incremento di coloro che lasciano la BIH: solo dal 2013 sono partite quasi mezzo milione di persone. Per fare un confronto, questa cifra equivale a più di tutta la popolazione del cantone di Sarajevo (413.593 abitanti secondo il censimento 2013 ).
Oltre ad una forte emigrazione, il paese ha anche uno dei tassi di natalità più bassi al mondo, rendendo difficile il rinnovamento naturale della popolazione. Difatti, il report segnala il progressivo invecchiamento della società. Osservando il grafico che pone a confronto lo sviluppo demografico delle diverse fasce d’età della popolazione, si può notare un netto incremento della curva dei cittadini di età superiore ai 65 anni e un forte calo di quelle riguardanti le fasce 0-15 e 15-24. Dati confermati anche dall’Agenzia di statistica della Bosnia Erzegovina (BHAS), che prevede nel 2070 una maggioranza relativa nella popolazione da parte dei cittadini più anziani (circa il 40% degli abitanti).
Si prospetta quindi un quadro tetro: da una parte una popolazione sempre più anziana, dall’altra una società gravata da un esodo di massa.
La fuga dei giovani
Kerim è uno studente di Sarajevo di 23 anni ed è un attivista per i diritti umani. Ha deciso di andare a studiare a Berlino perché il sistema educativo bosniaco non gli offre gli strumenti necessari per ciò che vorrebbe fare, come riporta ISPI: “La più grande ragione per cui me ne vado è acquisire le conoscenze e le capacità per imparare a lottare per i diritti della nostra gente qui”. Kerim è tra coloro che sono costretti ad andarsene, ma vorrebbero invece poter restare.
Secondo l’Istituto per lo sviluppo giovanile (KULT) di Sarajevo, la condizione di Kerim è condivisa da molti giovani. Dal rapporto del 2021 emerge che circa il 50% dei giovani bosniaci ha intenzione di andarsene in maniera temporanea o permanente. Dato condiviso anche dall’Agenzia dell’Onu per la salute sessuale e riproduttiva (UNFPA) che nel 2021 riporta come ogni anno siano circa 23 mila i giovani tra i 18-29 anni che migrano dalla Bosnia Erzegovina, per lo più studenti universitari o lavoratori altamente qualificati.
La causa è legata alla mancanza di prospettive future nel paese. In entrambi i report emerge che i giovani lamentano la situazione interna, caratterizzata da un alto livello di corruzione e criminalità endemica, e da una situazione economica precaria. Gli intervistati hanno dichiarato che la BIH non è un ambiente adatto per costruire una famiglia o crescere professionalmente. Lasciare il proprio paese non è facile, ma diventa necessario quando non si vedono speranze per il proprio futuro.
Le conseguenze di questa “fuga di cervelli” potrebbero ripercuotersi negativamente sulla società per anni. Da una parte viene perso l’investimento delle risorse impiegate nell’istruzione di coloro che poi decidono di emigrare e che sfruttano altrove le conoscenze acquisite. Dall’altra, il paese viene abbandonato per lo più da giovani laureati e/o professionalmente qualificati, perdendo così la parte della popolazione che stimola la crescita e l’imprenditorialità necessarie per lo sviluppo socio-economico.
Future città fantasma
Gli effetti più gravi si rilevano nei comuni dell'entroterra bosniaco, dove il calo di popolazione è più incisivo e mette a rischio la sopravvivenza delle città stesse. Ad esempio il caso di Glamoč , comune situato nella parte più occidentale della Federazione BiH. Ex centro turistico e regione industriale jugoslava, negli ultimi anni la cittadina ha perso il 75% degli abitanti e i locali temono che in futuro si svuoterà completamente.
Glamoč è già oggi una città vuota, con edifici abbandonati, serrande chiuse e attività che continuano a chiudere i battenti. L’età media dei residenti è di 60 anni e i pochi giovani rimasti scappano verso le città più grandi dopo aver finito le scuole. Blagoja Soldat, a capo di “Pučka kuhinja” (Mensa dei poveri), definisce la città come un “microcosmo di tutti i problemi che attanagliano la BIH”: mancanza di opportunità di lavoro, inquinamento, servizi pubblici carenti. Spera che i suoi figli una volta cresciuti se ne vadano altrove, ha raccontato a Balkan Insight.
Le cause di questo svuotamento progressivo sono multifattoriali, tra le quali una chiara responsabilità politica. Secondo Draško Marinković, professore di demografia presso l’Università di Banja Luka, un elemento del crollo demografico potrebbe essere legato all’impotenza politica creatasi con gli Accordi di Dayton del 1995. I principi di decentralizzazione e di bilanciamento tra i tre popoli costituenti avrebbero creato un sistema congelato, in cui risulta difficile creare una strategia comune e condivisa su questioni riguardanti lo sviluppo demografico.
Rispetto alle responsabilità politiche Željko Trkanjec, corrispondente di Euractiv per la Bosnia Erzegovina e la Croazia, è ancora più critico. Secondo Trkanjec i diversi governi non hanno mai spinto per il cambiamento, perché il loro interesse principale è restare ancorati al potere: “Le persone istruite se ne vanno e diventa quindi più facile per loro governare. E nei cittadini con livelli inferiori di istruzione, riescono a mantenere vive le retoriche nazionaliste”.
Per ora la situazione resta drammatica e l’instabilità politica bosniaca non sembra far sperare in una risoluzione nel breve periodo.
--- Termina citazione ---
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