3. La secolarizzazione dell’amore
Lo spirito capitalistico si distingue per la dialettica del razionalismo imprenditoriale 23 e per la presenza di elementi irrazionali che lo “incrementano”, tal ché è possibile considerarlo, significativamente, «figlio legittimo dell’amore illegittimo». 24
Amore, lusso e capitalismo racchiude in sé il significato proprio della tesi sombartiana, per come l’autore stesso la anticipa nella prefazione al volume, Lusso e capitalismo. Sombart precisa che è sua intenzione mostrare come «il rapporto tra i sessi si è modificato in seguito agli sconvolgimenti della società europea dal tempo delle Crociate in poi; [come in] conseguenza di questo mutamento è cambiata l’intera condotta di vita delle classi dominanti; [come] questa nuova configurazione ha esercitato un’influenza essenziale sulla formazione del moderno sistema economico».25
20 Sombart non si riferisce solo agli immigrati in Germania, ma anche a coloro che si trasferiscono nel“Nuovo Mondo”, gli Stati Uniti; cfr. Sombart 1975; 2006.
21 Sombart 1978, p. 243.
22 Cfr. Sombart 1994, Libro secondo. Le fonti dello spirito capitalistico, pp. 149-287.
23 Cfr. Pizzorni 1950-1951; Segre 1997; Crispini 1998.
24 Ibid.
In questo senso l’autore pone in primo piano l’importanza delle modalità relazionali, soprattutto quelle derivanti dai rapporti tra i sessi, che insieme allo sviluppo dei consumi voluttuari e edonistici, delle arti e della letteratura modificheranno, nel corso dei secoli, l’idea dell’amore e del rapporto amoroso: «Non saprei quale avvenimento sia stato più importante, per l’intera configurazione della vita dell’antica e nuova società, dei mutamenti verificatisi nei rapporti tra i sessi dal Medioevo in poi, fino all’epoca del Rococò».26 Dunque il problema storico dell’amore non può essere considerato in modo autonomo, ma è legato da un rapporto di interdipendenza alla visione moderna del mondo che si va affermando nella storia.
L’idea dell’amore è, del resto, un terreno di osservazione privilegiato – basti pensare all’importanza che assume nella letteratura e nell’arte; un indicatore,27 si potrebbe dire, che consente di esaminare, attraverso le micro-relazioni interpersonali, i mutamenti relativi ai macro-rapporti sociali, specialmente dove la struttura sociale è modellata sulla base dell’istituto familiare “tradizionale”. Due differenti visioni del mondo, dunque: «Il Medioevo europeo aveva messo al servizio di Dio il fenomeno cosmico dell’amore tra i due sessi, così come con tutto il genere umano. Questo, sia in modo che i sentimenti d’amore terreno ricevessero immediatamente la loro consacrazione religiosa e fossero rivolti a fine ultraterreni (come nel culto di Maria), sia che l’amore fosse vincolato istituzionalmente, e che tale istituto, il matrimonio, fosse riconosciuto come disposizione voluta e benedetta da Dio (dunque, come un sacramento). Tutti gli amori sessuali non consacrati da Dio o vincolati istituzionalmente vennero marchiati con lo stigma del “peccato”».28
L’amore cantato nel Medioevo maturo non è l’amore coniugale, ma l’amore “impossibile” o comunque “grazioso” – nel senso della concessione straordinaria. È un amore in cui si svincola la possibilità della realizzazione sessuale dall’inquadramento ufficiale nell’ordine ecclesiastico e giuridico del matrimonio, restituendole il posto nel nesso che esiste tra bellezza, attrazione fisica, erotismo, piacere fine a se stesso. È così che la tematizzazione della bellezza e della sensualità diventa fine in sé – e da qui parte il recupero rinascimentale delle concezioni neoepicuree,29 accanto alla più ortodossa “sublimazione” platonica.
Ma già molto prima le classi colte sviluppano un’elaborazione letteraria della relazione amorosa che non può trovare compimento (se non “per accidente”) nella relazione coniugale. Lo trova, piuttosto, nella forma della sublimazione, nell’idealizzazione della dama (non a caso Madonna, e ma-dame, sono titoli che 25 Sombart 1998, pp. 31-32.
26 Ivi, p. 75.
27 Cfr. Duby 1986.
28 Sombart 1998, pp. 77-78.
29 Ivi, pp. 75-78.
vengono assegnati alla donna nobile), tipica della letteratura dei trovatori e dell’amor “cortese”.30 Concezioni che, d’altro lato, andavano modificandosi radicalmente, dopo il Mille, quando inizia la secolarizzazione di ogni dominio dell’esistenza e «risuonarono dapprima gli accenti di un amore libero, terreno, nei canti dei trovatori (troubadours) che avevano avuto inizio attorno al 1090, con il momento di massima fioritura tra la metà del XII e la metà del XIII secolo».31 A questa letteratura, come sappiamo, seguono i Minnesänger tedeschi e i poemi lirici italiani, dando inizio all’amore moderno, con i loro canti in cui si manifesta l’esaltazione degli amanti.32
Sombart riconosce proprio all’Italia il primato «del culto dell’amore e della bellezza»,33 poiché nel Trecento con Boccaccio e nel Quattrocento con i grandi pittori (su tutti Perugino e Botticelli) l’amore assume i connotati del godimento sensuale.
Appare in tutta la sua bellezza la visione della donna e del suo corpo nudo, fonte di beatitudine, in cui l’amore vince contro i timori della castità e della purezza: «l’amore si apre virtuosamente un varco verso il corpo femminile e verso la sua bellezza».34 In questo senso «la concezione edonistico-estetica della donna e dell’amore [...] si contrapponeva, non conciliata, al legame religioso istituzionale entro il quale era compresa in altri tempi […]. Ma ciò a cui questa mai avrebbe potuto rassegnarsi era la “vestizione” istituzionale della vita dell’amore nel matrimonio. L’istinto amoroso cosmico si attiene altrettanto poco, come il raffinato piacere d’amore, a un limite tracciato dalla legge: esso è, secondo la sua natura, illegittimo o, più giustamente, “a-legittimo”».35
Non è attraverso il matrimonio che la donna guadagna né perde la sua caratteristica di bellezza o di dignità d’amore, ma ciò si riflette nel giudizio che può essere dato della donna che ama l’amore. Le “maestre dell’amore” portarono, secondo Sombart, a un cambiamento nelle aspettative della vita della donna influenzando anche le donne dei ceti politicamente dominanti del tempo.
È nella corte dei príncipi e dei papi che se ne rintraccia la causa prima: la diffusione del lusso. Sombart introduce pagine dense di cifre per convalidare la teoria secondo la quale l’alto costo dei consumi lussuosi ha innescato l’aumento delle richieste di beni e quindi la necessità di cambiare le regole economiche, ma anche la “valorizzazione” dell’eros e l’incremento della prostituzione. A tale riguardo, si cita 30 la letteratura tardo medievale e pre-umanistica segna uno snodo importantissimo per l’elaborazione della nuova idea della relazione amorosa; ma occorre attendere la disponibilità sovrabbondante di beni e l’apertura culturale che prende avvio dopo la scoperta dell’America – e che Sombart fa iniziare, invece, già con l’età delle Crociate – per l’avvio della secolarizzazione amorosa. Nella prima metà del XV secolo avviene una vera e propria svolta, poiché per quanti avevano conseguito la libertà e si erano dimostrati capaci di guadagnare beni il piacere diventava l’obiettivo primario, sino a rovesciare la stessa logica tra terra e cielo, come esposto dagli autori del Rinascimento ai quali si è ispirato Sombart.
Tra questi, Lorenzo Valla, per il quale il Paradiso è il compimento perpetuo della raffinata voluttà che si persegue per se stessa già in terra.
31 Sombart 1998, p. 79.
32 Ibid.
33 Ivi, p. 83.
34 Ivi, pp. 80-81.
35 Ivi, p. 84.
Come esempio di “corte lussuosa” quella dei papi di Avignone, durante la forzata residenza in Francia, in cui è evidente il ruolo della donna oggetto di amore illecito. Il cambiamento dei costumi (ed economico) che si produce è tale che la città «è sommersa da una vera e propria marea di puttane, [come] lamenta Petrarca nel suo splendido latino».36 Si sottolinea così come il nascere dell’amore libero (quello orientato al puro erotismo) e dell’amore illegittimo (che ha scopo in se stesso) e la loro diffusione comporti, a livello sociale, la nascita di un nuovo tipo umano che «si inserisce tra la femme honnête e la putaine; un nuovo strato di donne, per definire le quali le lingue romanze dispongono di numerosi termini; “cortigiana”, concubina, maîtresse, grande amoureuse, grande cocotte, femme entretenue, e così via».37 Per queste donne l’amore «è divenuto un’arte esercitata liberamente, esce dallo stato del dilettantismo, diviene compito delle professioniste».38 I rapporti d’amore illegittimi diventano una caratteristica presente in ogni corte. Non fa eccezione quella papale, «dove forse è nata la moderna cortigiana, [e dove] viveva una cerchia di donne colte e belle».39
Nella seconda specie di lusso rientra l’esigenza di raffinatezza, rispondente a pretese “egoistiche”. Essa concorre ad arricchire la vita delle persone con vani ornamenti40 e si sviluppa principalmente nell’epoca del Rinascimento. L’esigenza del godimento sensoriale, il gusto raffinato, il desiderio di divertimento e di tutto ciò che può produrre piacere rientrano nello spazio dello spreco lussuoso in cui i cinque sensi vengono alimentati; e una parte significativa spetta alla vita erotica e sessuale, tanto che dove questa si sviluppa, esiste una società dominata dal lusso.41
L’incremento del lusso deve quindi essere valutato secondo questa idea di fondo: l’amore illegittimo ha alimentato la vita pubblica moderna, determinando lo stretto legame tra nuove e sempre più “estreme” richieste e aumento inarrestabile dei costi per soddisfarle: così approdano lo sfarzo e il lusso nelle corti e, più tardi, nelle case dei nobili. L’incremento dei costi di vita nella società moderna non sembra essere disgiunto dalla presenza di una donna, moglie o prostituta che sia: le donne, così, si prendono il ruolo di promotrici della trasformazione sociale, accelerando il passaggio dall’economia del lusso a quella propriamente capitalistica, poiché l’incremento delle esigenze di lusso richiede una nuova organizzazione capitalistica, del commercio e dell’industria.
Per Sombart, legittimare questo movimento significa parlare di «vittoria della donna»,42 anche se sarebbe meglio tradurre questo concetto con l’espressione “trionfo della donna”.