Stoccata di Marco Tosatti sulle collusioni della Chiesa col Boldrini-pensiero (nomina in particolare S. Egidio e CL). Che ne pensate?
http://www.marcotosatti.com/2018/02/28/appello-di-un-lettore-ai-vescovi-italiani-contro-la-deriva-antropologica-parlino-chiaramente/APPELLO DI UN LETTORE AI VESCOVI ITALIANI: CONTRO LA DERIVA ANTROPOLOGICA PARLINO CHIARAMENTE…
Marco Tosatti
Un amico di Stilum Curiae che non conosciamo personalmente, ma di cui conosciamo un’opera molto interessante di devozione mariana, e che preferisce in questa occasione mantenere l’anonimato, ci ha inviato un contributo che pubblichiamo molto volentieri. In primo luogo perché ci sembra di una chiarezza cristallina, un aiuto prezioso verso la lucidità a ormai pochi giorni da un voto politico di grandissima importanza per le sorti umane e antropologiche del nostro Paese. Poi perché lo condividiamo in larghissima parte; semmai, saremmo ancora più severi dell’autore nei confronti di quello che riteniamo sia una
pesante contiguità dei vertici della Conferenza Episcopale nei confronti di un partito e di un governo responsabili di leggi chiaramente contrarie a quello che la Chiesa insegna e – forse – crede. È un contributo lungo e documentato; ma vale la pena leggero con attenzione, e condividerlo e discuterlo. Buona lettura.
Basta timidezza! Contro la deriva antropologica i vescovi parlino chiaramenteE’ necessario che i pastori tornino a segnalare i punti fermi, quei principi su cui non è possibile scendere a compromesso alcuno senza stravolgere la società perdendo di vista il bene comune e quello della persona.
Perché la Chiesa italiana ha smesso di parlare chiaro ai politici che si dicono cattolici e agli elettori. che si apprestano a votare? Oggi è più che mai
necessario che la Chiesa italiana si pronunci chiaramente, se non vorrà rassegnarsi a raccogliere domani “i cocci” di una società che – in questi ultimi anni – ha visto la maggioranza al governo legiferare indisturbata contro la famiglia e la vita sposando una visione nichilista e relativista e accelerando in maniera spaventosa su quella che viene ben definita una “deriva antropologica”.La questione non è di poco conto, come ha affermato il
cardinale Angelo Bagnasco:
La questione antropologica non è una fissazione o un passatempo accademico: chiama in causa il volto della famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, il bene dei figli che hanno diritto a un padre e una madre, la natura dell’amore e della libertà educativa, il valore della vita e della sessualità (A. Bagnasco, Cose che ricordo, San Paolo 2017, p. 37).Il problema è che il Partito Democratico si presenta alle elezioni apparentemente indebolito nei sondaggi ma rafforzato nella sua ala più radicale (grazie agli alleati Grasso, Boldrini e Bonino) e
pronto ad accelerare sui “temi sensibili” forte delle sue vittorie su divorzio, unioni civili e DAT. Il leader Renzi ha recentemente fatto appello ai cattolici rispolverando la retorica di candidato moderato “contro gli estremisti” per far colpo su quella parte dell’elettorato cattolico priva di consapevolezza sui temi sensibili di vita e famiglia.
E’ per questo che, in piena campagna elettorale, sarebbe bene lasciar da parte l’eccessiva prudenza dietro alla quale troppo spesso si nascondono posizioni equivoche e compromessi col male. Se la Chiesa ha ancora qualcosa da dire all’uomo sulla sua vita, la sua piena realizzazione e la sua felicità, è un dovere di carità affermare con coraggio la verità e
non tirarsi fuori dalla discussione mentre i lupi divorano le pecore, mentre cioè, viene sovvertita l’antropologia cristiana alla luce del sole.
Come affermava mons. Bregantini nel 2016, (unico vescovo sceso in piazza in occasione del Family Day),
molti vescovi non si espongono perché è «comodo non esporsi». Pare che col tempo i successori degli apostoli stiano subendo una metamorfosi mortifera che da sentinelle e profeti depositari del mandato di annunciare la verità agli uomini del proprio tempo li sta portando a diventare dei “nonni”, onesti, gentili, educati e aperti al dialogo.Se infatti Renzi si dice “moderato” bisognerà constatare che i vescovi italiani lo sono ancora di più. Con la vittoria della coalizione democratica e un nuovo governo di sinistra i danni per la società italiana saranno irreparabili. Ma alla maggioranza dei vescovi non sembra destare particolare preoccupazione l’ipotesi che a guidare il paese sia una coalizione ancora più agguerrita di quella precedente.
L’importante – così pare – è non alzare i toni del dibattito, non alzare muri.A parlare di valori non-negoziabili all’interno della gerarchia italiana sono rimasti in pochi. Oltre a mons. Crepaldi (fin troppo discreto e lontano dai riflettori mediatici) e ai cardinali Ruini e Bagnasco (l’uno passato alla storia e l’altro non più al vertice della CEI)
il resto dell’episcopato italiano sembra anestetizzato e incapace di offrire ai cattolici indicazioni precise (che esulino da generici appelli alla “moderazione” e al “buon senso”) per la costruzione di una società equa, giusta e attenta ai valori della vita e della famiglia. Eppure siamo in un momento cruciale per il paese. Un bivio dove gli italiani – e solo gli italiani – potranno decidere se continuare sulla via segnata dai governi scelti da Napoletano oppure voltare definitivamente pagina.
COSA LA CHIESA NON HA FATTO.Se Renzi si assegna la medaglia di moderato lo fa forte del sostegno della gerarchia ecclesiastica italiana che in questi anni ha dimostrato la sua incapacità di opporsi alla deriva antropologica messa in atto dalla sinistra cercando compromessi e aggiustamenti piuttosto che denunciare fermamente la deriva.
Più che un atteggiamento di prudenza, la posizione dei vescovi è quella del compromesso politico e (per alcuni prelati) di connivenza di intenti. Sappiamo che alcuni vescovi nutrono piena fiducia nei confronti di Renzi (primo tra tutti mons. Paglia di S. Egidio legato al segretario da sentimenti di amicizia) e che
molti altri (come ad es. mons. Galantino e mons. Forte) si sono espressi a favore delle Unioni Civili per le persone omosessuali. I vescovi italiani non si sono pronunciati con fermezza mentre il governo legiferava sul simil-matrimonio omosessuale (legge Cirinnà) lasciando ai laici l’incombenza di alzare la voce per guadagnarsi l’etichetta di integralisti (intolleranti, farisei, costruttori di muri, ecc…).Stessa cosa su altri temi sensibili come l’ingerenza dello stato nell’educazione dei figli (attraverso corsi impartiti da associazioni LGBT in obbedienza ai dettami dell’OMS), la decurtazione di fondi alle scuole paritarie (finanziaria 2018), il divorzio breve (legge dal 2015), la liberalizzazione della pillola dei “5 giorni dopo” (2015) e del “giorno dopo” (2016), la spinta verso l’utero in affitto e l’adozione a coppie omosessuali (che molti parlamentari avrebbero voluto legalizzare), la legalizzazione delle droghe “leggere” e la legge anti-omofobia (DDL Scalfarotto), queste ultime proposte felicemente respinte grazie anche alle forze di opposizione presenti in parlamento.
In tutti questi casi, nel breve spazio di dibattito lasciato aperto dal Governo (che ha posto fiducia su Unioni Civili e sbrigato la pratica sulle DAT senza un reale dibattito),
la Chiesa italiana non ha fatto sentire la sua voce in maniera ferma ed autorevole limitandosi a qualche considerazione prudente, ad appelli al dialogo e all’invito ad abbassare i toni del dibattito. E’ anche per questo che oggi la chiesa italiana rappresenta una voce marginale e poco influente nel dibattito pubblico, utilizzata e strumentalizzata solo quando parla di temi cari alla cultura dominante come l’accoglienza dei migranti e il dialogo con l’islam.COSA LA CHIESA ITALIANA HA FATTO
Ciò che la Chiesa ha fatto in questo periodo è stato concentrarsi sui temi sociali insistendo, ad esempio, sul lavoro, sull’inclusione, sul dialogo, sull’accoglienza agli immigrati e sull’attenzione nei confronti dei poveri. Una scelta che ha alimentato un’importante convergenza con le posizioni Partito Democratico, anche nello stile sobrio, nel linguaggio politicamente corretto e nelle frequente condanne dei “populismi” e di chi si appella alle “paure verso il diverso”. Così viene letta la svolta nella stampa italiana:
…Dopo quasi cinque anni l’episcopato italiano ha cambiato volto, nei vertici, nei molti vescovi-pastori nominati da Jorge Mario Bergoglio, e nelle tematiche. E una Chiesa più attenta alle questioni sociali, dall’immigrazione alla povertà, meno ossessionata (ma non dimentica) dalle questioni bioetiche, convinta di una salutare distanza dalle dinamiche parlamentari, rappresentata dal volto cordiale dell’arcivescovo di Perugia, si avvicina alle elezioni in modo ben diverso da cinque anni fa. (Today, 23/01/2018)
Ma anche nel 2013 la “strategia cattolica” fu fallimentare tanto che il giornalista cattolico Riccardo Cascioli commentava così:
E’ vero che nessun partito coinciderà totalmente con la Dottrina sociale della Chiesa, ma c’è una bella differenza tra chi permette che quei princìpi vengano difesi e chi li nega nel suo programma. Come è possibile, tanto per fare un esempio, conciliare quei criteri con un partito (Pd) che conta entro un anno di approvare una legge che equipari le unioni di fatto ai matrimoni? O con un movimento (5 stelle) che tra le prime cose da fare vorrebbe statalizzare tutte le scuole?
Da parte sua, il nuovo presidente della CEI, mons. Bassetti ha affermato che il compito della Chiesa è quello di «ricostruire, ricucire, pacificare l’Italia». Questa è l’obbiettivo che la Chiesa italiana si pone in questi tempi di confusione e smarrimento. Tirandosi, di fatto, fuori dal dibattito sui temi messi in ballo dalla politica ed elevandosi al ruolo di arbitro super partes in nome della imparzialità e della non-interferenza politica,
la Chiesa lascia fare, restando a guardare e limitandosi ad esprimere la propria opinione (una delle tante) attraverso qualche comunicato senza più la volontà di incidere nel dibattito pubblico.Oggi (che la difesa della vita viene considerata una battaglia “divisiva” da molti ecclesiastici) tra le cose che la Chiesa italiana ha fatto, è degno di rilievo il sostegno offerto al partito Radicale che continua a perseguire battaglie contrarie alla vita e alla famiglia.
Il riconoscimento pubblico fatto da papa Francesco (pur sempre il Primate d’Italia) all’abortista Emma Bonino («Una delle grandi d’Italia») ha destato stupore e molte polemiche; in nome del dialogo alla Bonino sono stati concessi pulpiti delle Chiese per parlare ai cattolici destando sconcerto e malumore; infine l’elogio di Pannella fatto da mons. Paglia («lo Spirito di Marco Pannella ci guidi…») resta un monumento alla resa di alcuni vescovi allo spirito del mondo. [Tralasceremo – per motivi di spazio – il fatto che il suddetto monsignore è stato posto da papa Francesco a capo della Pontificia Accademia per la Vitae dell’Istituto Giovanni Paolo II].
COSA LA CHIESA POTREBBE (TORNARE A) FARE
Non staremo qui a dire cosa la Chiesa dovrebbe fare (in Italia siamo tutti allenatori ma – ultimamente – siamo anche tutti papi). Quello che potremmo suggerire – mossi solo da una sincera volontà di risvegliare le coscienze – è cosa si potrebbe tornare a fare.
Per il bene della società e dei suoi cittadini è necessario che
i pastori tornino a segnalare i punti fermi, quei principi su cui non è possibile scendere a compromesso alcuno senza stravolgere la società perdendo di vista il bene comune e quello della persona. Non sarà certamente una posizione comoda e popolare per i vescovi, ma è quanto mai necessario che si denunci il male che i “cattolici” al governo stanno mettendo in atto, mostrando il limite che non è bene valicare se veramente si ha a cuore il bene della società e degli uomini. Ne va la dignità della persona, ma anche la tenuta democratica della società, come ha affermato A. Bagnasco:
Rischiamo che venga a mancare la forza valoriale della nostra tradizione, che è stata un argine all’
imporsi di quell’individualismo che assolutizza il mercato, a scapito della dignità della persona, della solidarietà e della stessa democrazia. (A. Bagnasco, Cose che ricordo, San Paolo 2017, p. 45).
Per farsi un’idea basterebbe rileggersi il discorso rivolto da papa Benedetto XVI ai partecipanti del Convegno del Partito Popolare Europeo dodici anni fa, esattamente il 30 marzo del 2006 quando affermava che:
Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nella vita pubblica si centra sulla protezione e sulla promozione della dignità della persona e per questo presta particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili.
Benedetto XVI ricordava che se la Chiesa interviene nel dibattito pubblico ricordando i “principi” non negoziabili, non lo fa per una forma di intolleranza o interferenza in affari politici ma per cercare di «illuminare le coscienze, affinché le persone possano agire liberamente e con responsabilità, in base alle autentiche esigenze della giustizia, anche se questo può entrare in conflitto con situazioni di potere e di interesse personale». Negare o fraintendere questi principi significherebbe provocare «un’offesa alla verità della persona umana, una grave ferita provocata alla giustizia stessa».
SVEGLIARE LE COSCIENZE DEI CATTOLICI DI SINISTRAI vescovi dovranno parlare chiaro, non solo ai politici di sinistra ma anche a quegli elettori cattolici che, pronti a sostenere la candidatura del governo uscente, non si curano dei principi non negoziabili considerandoli elementi di secondo piano, temi “divisivi” e oggetto di mera disquisizione teorica.
Così la Comunità di San Egidio (di Riccardi e mons. Paglia) ma così anche Comunione e Liberazione che in nome di un non meglio specificato dialogo, ha disertato le piazze del Family Day additandole ingenerosamente come battaglie “divisive”. Così molti altri ambiti dell’associazionismo cattolico come gli Scout sempre più fluidificati e imbevuti di una mentalità laicista e – nel migliore dei casi – assistenzialista.È per amore della verità e per amore dell’uomo e della donna dei quali sono chiamati ad essere pastori e maestri che i vescovi debbono chiamare le cose per nome ricordando
che nascere è un diritto e uccidere nel grembo della madre un omicidio; che l’unica forma di famiglia è tra un uomo e una donna; che la teoria gender (con tutti i suoi corollari) è una grande menzogna e che propinarla ai bambini è un abuso e una violenza fisica e psicologica (oltre che un’indebita ingerenza nell’educazione dei figli; che l’omosessualità è un peccato grave e che le coppie omosessuali vivono in situazione moralmente disordinata;
che ogni figlio ha diritto ad avere un papà e una mamma, che la separazione è un dramma da scongiurare (non una pratica da facilitare e snellire; che la denatalità una piaga preoccupante che minaccia il futuro del paese, che rinnegare le radici cristiane è un male per l’europa, che il cristianesimo non è una religione come e alla pari delle altre, che l’uomo non dispone della sua vita ne della sua morte. Se la Chiesa sarà capace di affermare con coraggio queste verità abbandonando il buonismo dialogante e il linguaggio politicamente e religiosamente corretto, a chi ancora troverà dei motivi per votare Bonino, Boldrini, Grasso, ma anche Renzi, Cirinnà, Fedeli e Del Rio, non resterà poi altro che fare i conti con la propria coscienza.CON QUALE AUTORITA’?
In conclusione. Sembrerebbe che la “ritirata” della Chiesa dalla scena politica faccia trapelare un’ammissione di colpa: il sentirsi incapace di offrire alla società un insegnamento valido per tutti, al di fuori delle sacrestie. O forse il ritenersi priva della necessaria autorità per farlo. Resterebbe dunque da capire con quale autorità i vescovi possano e debbano offrire una parola al mondo, non come un precetto religioso da osservare per volere divino, ma come una verità sull’uomo valida per la costruzione di una nuova società improntata al bene comune. Se la chiesa ha l’autorità (e il dovere) per farlo è perché la verità che annuncia è ragionevole e comprensibile da tutti gli uomini “di buona volontà”. Se la Chiesa ha la pretesa di insegnare qualcosa a chi detiene il potere politico non è per pura presunzione ma per rispondere alla sua profonda vocazione, quella di annunciare agli uomini la verità, la verità su se stessi, sulla sessualità e sulla famiglia, mettendosi dalla parte dei più deboli, in difesa della vita contro una cultura di morte che pervade il pensiero della cultura dominante.
Ma com’è possibile che la fede abbia titolo per intervenire nel dibattito pubblico? Secondo il filosofo Stefano Fontana le ragioni dell’equivoco secondo cui la Chiesa può parlare soltanto nelle sacrestie e non si debba immischiare nei problemi sociali sono di natura filosofica. Esiste oggi in Occidente – afferma Fontana – una nuova forma di persecuzione dei cattolici, che consiste nel vietare loro la presenza della fede nello spazio pubblico. Se la fede è “irrazionale” non ha diritto di parola nella società. Ma se la fede è “razionale” (coerente con la ragione) la Chiesa ha il diritto, e il dovere di parlare in pubblico in forza di una ragione illuminata dalla fede e non di una fede irrazionale (così l’Islam e il Protestantesimo) rivelata direttamente da Dio a cui è richiesta la piena sottomissione della ragione.
Così difatti affermava Benedetto XVI parlando dei “principi non negoziabili”:
[…] Questi principi non sono verità di fede, anche se sono illuminati e confermati dalla fede; sono insiti nella natura umana, e pertanto sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nella loro promozione non è quindi di carattere professionale, ma si dirige a tutte le persone, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa. (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno del Partito Popolare Europeo, 2006).
E’ per questo motivo che la Chiesa è chiamata a svolgere un ruolo profetico all’interno della società, a guardare lontano per denunciare tutto ciò che – ad uno sguardo miope – sembra dettato da esigenze del progresso ma che a lungo andare provocherà danni difficilmente riparabili nella società. Per questo la Chiesa deve alzare la voce, senza timidezza, senza complessi, certa che la sua parola è oggi – come in ogni epoca – necessaria per la piena realizzazione dell’uomo e per il bene della poleis in cui è chiamato a vivere.
Se il profeta è colui che disturba perché guarda un po’ più lontano dello stretto presente, è giusto che la voce della Chiesa continui a levarsi alta e chiara:
più che arrenderci all’arroganza del pensiero unico, dobbiamo ricordare che lo Stato non è necessitato a impegnarsi con ogni desiderio individuale, ma soltanto con quelle realtà che hanno rilevanza per la vita del corpo sociale. (A. Bagnasco, Cose che ricordo, San Paolo 2017, p. 42).
CITAZIONI
«Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi». (Catechismo della Chiesa Cattolica n° 890)
«Se la Chiesa acquista sempre più chiara coscienza di sé, e se essa cerca di modellare se stessa secondo il tipo che Cristo le propone, avviene che la Chiesa si distingue profondamente dall’ambiente umano, in cui essa pur vive, o a cui essa si avvicina». (Paolo VI, Ecclesiam suam, 60)
«Per compiere la sua missione, essa dovrà anche continuamente prendere le distanze dal suo ambiente, dovrà, per così dire, essere distaccata dal mondo. […] Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria: quella cioè di una Chiesa soddisfatta di se stessa, che si accomoda in questo mondo, è autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Non di rado dà così all’organizzazione e all’istituzionalizzazione un’importanza maggiore che non alla sua chiamata all’essere aperta verso Dio e ad un aprire il mondo verso il prossimo». (Benedetto XVI, Viaggio Apostolico in Germania, 25/09/2011)
«Certamente, a livello sociale è più facile raccogliere consensi sul terreno della carità piuttosto che in quello assai più contrastato della bioetica e di certi principi dottrinali. In realtà, il punto germinale di entrambe le tensioni – carità e verità – è il medesimo e rivela la cifra inconfondibile di ogni esistenza umana». (A. Bagnasco, Cose che ricordo, San Paolo 2017, p. 45)