MILANO - Era incapace di intendere e di volere Marcella Sardeni, la dirigente d'azienda di 35 anni di Parabiago, nel milanese, che il 20 luglio scorso aveva strangolato con il filo del caricabatteria del telefono cellulare il figlio Lorenzo di 4 anni. Lo ha accertato la perizia disposta con la formula dell'incidente probatorio. Oggi c'e' stata l'udienza preliminare. Nella prossima udienza, fissata per il 30 giugno, i legali della donna dovrebbero chiedere il rito abbreviato.
Io invece sono incapace di comprendere la giustizia italiana.
C'era da aspettarselo !
Come non comprendi la giustizia italiana?
Guarda qui sotto:
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Uccise con l'ascia il marito ubriaco e violento. Assolta
Aveva ucciso con tre colpi d'accetta il marito, un uomo violento e spesso ubriaco, che costringeva lei e i figli ad una vita d'inferno. Ma a distanza di un anno da quella tragedia, Angela Nichele, una donna vicentina di 44 anni, e' stata assolta con rito abbreviato dal gup perche' il fatto non costituisce reato. Una sentenza che fara' probabilmente discutere. Lo stesso Pm aveva chiesto l'assoluzione della donna, ma perche' l'aveva ritenuta "non imputabile", in quanto incapace di intendere e volere al momento dell'omicidio. Il giudice Barbara Maria Trenti, del Tribunale di Bassano del Grappa, e' andata piu' in la', ipotizzando in sostanza - bisognera' attendere le motivazioni della sentenza - che la 44enne abbia agito in uno stato di legittima difesa.
La perizia
Decisivi gli esiti della perizia psichiatrica chiesta dalla difesa: la sera dell'omicidio, quando il marito, Matteo Zanetti, 46 anni, rientro' a casa ebbro d'alcol, Nichele era convinta che l'uomo rappresentasse un pericolo immediato per la propria vita e per quella dei suoi figli. Il fatto era avvenuto a Rossano veneto (Vicenza), il 13 marzo del 2008. Quella sera, dopo l'ennesima lite con il consorte, Angela Nichele aveva aspettato che questi si addormentasse. Era andata nella legnaia, aveva preso l'accetta e tornata in casa aveva colpito con tre fendenti mortali alla testa quell'uomo 'ubriacone' con il quale da tempo non andava piu' d'accordo.
L'omicidio
La donna aveva spiegato di aver agito al colmo dell'esasperazione contro il padre dei suoi quattro figli, tre maschi e una ragazza fra i 17 e i 22 anni. Svegliati di soprassalto, i giovani si erano trovati davanti alla tragedia: il padre riverso sul letto in un lago di sangue e la madre sotto choc. Nonostante la disperazione, i figli della coppia si erano divisi i compiti: due erano usciti per andare dai carabinieri a denunciare la madre, gli altri due erano rimasti a casa per stare vicino a lei. Quando i carabinieri erano arrivati nella casa della famiglia Zanetti, in via San Paolo, la donna aveva confessato subito, raccontando che il marito la costringeva a una vita infernale. A provocare la tragedia non sarebbe stata infatti solo l'esasperazione della donna per la dipendenza dall'alcol del marito.
Le indagini
Dopo le prime indagini, emerse il quadro di un rapporto familiare particolarmente teso. Stando alle testimonianze dei vicini di casa, lui si ubriacava, la picchiava e maltrattava anche i figli. Angela Nichele era stata accusata di omicidio volontario aggravato. Dopo un anno la sentenza giudiziaria, per molti versi inattesa, che riapre la strada della liberta' per la 44enne vicentina. Con l'assoluzione, il gip Barbara Maria Trenti ha disposto anche la revoca degli arresti domiciliari della donna nella casa della madre, a Cittadella.
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Per la cronaca pochi giorni fa il processo d'Appello ha confermato l'assoluzione variando leggermente lo schifo del primo grado: "la donna , in quel preciso momento non era in gradio di intendere e volere" Capito no???