Autore Topic: L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai  (Letto 9577 volte)

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L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« il: Giugno 30, 2018, 12:02:15 pm »
https://www.maurizioblondet.it/lultraricca-casta-tedesca-che-ruba-i-salari-ai-suoi-operai/

Citazione
L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
 Maurizio Blondet  29 giugno 2018  48 commenti
E’ duro a 74 anni, dopo una vita di anticomunismo, riconoscere che aveva ragione Marx. Aveva ragione nell’aspettarsi la rivoluzione comunista non nella  Russia contadina e devota, ma nella Germania industriale, fra la sua base operaia capace e mal pagata.

E’ così anche oggi, in modo sorprendente. “Gli stipendi in Germania sono in stagnazione da più di dieci anni”,  mi scrive un lettore,  uno dei 250 mila  emigrati “di qualità” che ogni anno regaliamo al sistema  produttivo tedesco (“Premetto che sono emigrato in Germania perché a funzione simile mi pagavano il doppio che in Italia”,  scrive il nostro amico), ma lamentando per esempio il sistema pensionistico garantisce “la povertà in vecchiaia” (alle vedove monoreddito, il 25-55 per cento della pensione massima teorica, 2500 euro lordi, cifra che pochissimo raggiungono eppure, anche quando percepita integralmente, pone sotto il livello di povertà in molte città germaniche); per scongiurare la povertà in vecchiaia, il lavoratore  decurtare  dal suo salario fermo da 1° anni (e più) le quote per la pensione privata integrativa,   e conclude: “La  Germania appare un paradiso solo perché pochi italiani capiscono il tedesco” .

Tenere bassi i salari a  scopo competitivo è una politica deliberata. E – come ha spiegato Sergio Cesaratto nel suo saggio  “Chi non rispetta le regole?”,  lo è dal 1951.  Allora, il commercio mondiale era regolato dal regime di Bretton Woods, un sistema di cambi fissi  fra le valute,  come è oggi quello dell’eurozona.  Ludwig Erhard, il”padre del  miracolo economico germanico”,  scriveva: “Se attraverso la disciplina interna siamo capaci di mantenere stabile il livello dei  prezzi [e salari] in misura superiore agli altri Paesi, la forza  delle nostre esportazioni crescerà”. E il banchiere centrale tedesco di allora, Willhelm Vocke: “Aumentare le esportazioni è per noi vitale, e questo dipende a sua volta dal mantenere un basso livello relativo dei  prezzi e dei salari […] al disotto degli altri Paesi.

All’interno della zona euro, la Germania pratica esattamente la stessa politica. “Lascia fare il keynesismo agli altri paesi, sì che essi esportino di più in Germania, mentre essa si mantiene competitiva col rigore interno”, scrive  Cesaratto (p.53): “La Germania è un paese  che vive deliberatamente al disotto dei propri mezzi. Si tratta di una palese violazione delle regole del gioco in un sistema di cambi fissi”.

Questa violazione era riconosciuta – tenetevi forte! – da un economista di nome Giancarlo Padoan, il futuro ministro  piddino, in un saggio del 1986: “Il rifiuto quasi sistematico  della Germania di perseguire politiche più espansive ha ridotto lo spazio disponibile agli altri Paesi membri di crescere. La  strategia restrittiva della Germania è in grande misura responsabile della stagnazione dell’economia europea dell’ultima decade”.  Quindi la stagnazione europea  data dagli anni ’70, e Padoan sapeva benissimo che era causata dai tedeschi.  Il fatto che, da ministro di Renzi e Gentiloni, abbia poi sempre dato ragione alla Germania praticando l’austerità  che essa ci impone, è uno di quei misteri per cui gli economisti hanno una doppia verità quando scrivono testi scientifici, e quando sono messi al potere dal Sistema.

Appena instaurato l’euro, “la Bundesbank ha svolto  il ruolo di guardiano della stabilità dei salari, minacciando i sindacati di generare disoccupazione attraverso politiche restrittive, qualora avessero presentato richieste salariali fuori linea” (Cesaratto,p.55) . Ovviamente i sindacati, essendo tedeschi, hanno  disciplinatamente collaborato,  per patriottismo competitivo, non chiedendo aumenti nemmeno in questi anni di boom in cui la Germania ha accumulato il mostruoso surplus delle esportazioni, squilibrato e squilibrante, esso stesso una violazione delle regole del gioco europee (il surplus non dovrebbe superare il 6% del Pil), il folle 257 miliardi di euro.


Germania: la povertà cresce INSIEME alla crescita economica!
Si può dire che parte di quei 257 miliardi sono gli aumenti mancati ai lavoratori tedeschi, la loro  produttività regalata alla Patria.

E dove è finito  questo regalo dei lavoratori? Non precisamente alla Patria. E’ finito nella “enorme concentrazione di ricchezza in mano alle elites tedesche”, come rivelava un articolo a firma “Mitt Dolcino”(pseudonimo sotto cui si cela un manager di multinazionali) apparso su Scenari Economici il  2 dicembre 2014.

Vale la pena di rileggerlo, anche se è un po’ per addetti ai lavori.

https://scenarieconomici.it/lenorme-concentraione-ricchezza-tedesca-dirige-plasma-gli-indrizzi-delleu-vantaggio-proprio-paese-ed-scapito-dei-periferici-analisi-ricchezza-privata-in-eu/

Qui gli ultraricchi sono denominati UHNWI  (sigla inglese per “Individui con ultra-reddito netto, ossia sopra i  30 milioni di dollari). Le tabelle, di non facile lettura  ma affascinanti e su cui vale la pena soffermarsi, dicono che:


La fonte è UBS X-Wealth, studio della Union des Banques Suisses sugli ultraricchi, con almeno 30 milioni di dollari dei rendita personale  ciascuno.
della ricchezza totale privata tedesca, che ammonta a 11.700 miliardi di dollari,  la casta degli ultraricchi tedeschi  ne accaparra per sé il 20 per cento! Ossia 2345 miliardi!

Al confronto, gli ultraricchi italiani si prendono solo il 2,3  % della ricchezza privata. Persino gli ultraricchi francesi si prendono “solo” il 4%;  anzi, financo i veri stramiliardari degli USA, ritenuto il paese più iniquo del mondo, in fondo si accaparrano “solo” il 15%  delle ricchezze private nazionali.  Il prelievo dei miliardari tedeschi sul proprio popolo è scandaloso:  da lotta di classe.

E non solo:  gli ultraricchi tedeschi, che prelevano più di tutti al loro paese,  sono pochissimi rispetto alla popolazione, e “ciò significa che le elites tedesche sono proporzionalmente poche, unite e potentissime”.  Superati in questo solo dalla Svezia –il paese che noi crediamo massimamente  egualitario, poveri ingenui.

Risulta anche che “ l’Italia ha una delle migliori  (meno ingiuste)  distribuzioni di ricchezza del mondo occidentale, molto meglio della Germania. Il paese di Goethe sembra anzi un paese in cui le elites sono ricchissime e la popolazione vive senza infamia e senza lode, governata come bestia politica dalla Bild per muovere sfide popolari nelle direzioni che via via più servono a chi dirige. In fondo in Germania esiste un patto sociale, da secoli: è permesso ai super ricchi di essere tali ma a condizione che la gente abbia da che vivere discretamente, ossia deve esserci lavoro possibilmente di qualità.

Ovviamente  “le elites tedesche abbienti sono le stesse che rappresentano la Germania a Bruxelles, spesso dietro le quinte, ad es. nelle vesti degli esportatori e della Bundesbank”.

Mitt Dolcino continua: “E’ chiaro che,  con queste sproporzioni,  è assolutamente necessario tenere calma la massa, ossia dargli lavoro. Ecco perchè al di là del Gottardo si è dovuti essere estremamente aggressivi nel trattare male i periferici dopo la crisi del 2008 al fine di spostare lavoro e ricchezza in Germania a fronte del disastro che stava travolgendo il mondo tedesco (fallita Opel, Porsche, Gruppo Merkle, con problemi enormi anche per ThyssenKrupp e salvataggi bancari a iosa)”.

Dunque, la spoliazione  dei periferici (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) è diventata anche più necessaria per risucchiare lavoro e salari ai lavoratori tedeschi, contenti dei loro stipendi non eccezionali, mentre la loro casta dei miliardari si accaparra il 20 per cento della ricchezza. Ma alla lunga questo modello è insostenibile: i paesi che la Germania impoverisce sono anche i suoi clienti, e adesso la minaccia di Trump di imporre dazi in risposta allo squilibrato surplus tedesco, mette in pericolo anche i posti di lavoro.

I lavoratori tedeschi sono addormentati, cullati dalla semi-pornografica  Bild nella loro idea di superiorità produttiva e morale, convinti delle loro virtù, e ignari che loro miliardari, potentissimi e riservati, zitti zitti prelevano dalle loro tasche la fetta più  grossa della ricchezza che producono. La  critica  sociale,  compresa all’ingiusto sistema sociale – sempre storicamente malvista dal tedesco medio – è ai minimi. I loro media sono persino più  ottusi di nostri,  e mancano persino i blog alternativi e critici che fioriscono in Italia, Francia, Usa.  Temo che le loro elite siano pronte a spolpare fino al midollo noi mediterranei, per tenere addormentati i loro operai. Con  il patriottismo competitivo.   Essi non si risveglieranno fino a  quando la crisi e i dazi produrranno centinaia di migliaia di disoccupati in Germania …

Viene da dare ragione a Marx: gli interessi dei lavoratori sono comuni al di là delle frontiere,  per loro il patriottismo è un inganno indotto dalle elites degli sfruttatori, devono solo riconoscere “Il nemico di classe”. E vien voglia di esortare i lavoratori tedeschi  proprio come Marx:

“Lavoratori di tutto il mondo unitevi, non avete nulla da perdere se non le vostre catene”.

E’ dura, dopo una vita da anticomunista.

Online Massimo

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #1 il: Giugno 30, 2018, 14:19:17 pm »
Ho sempre pensato che la Germania unita è un pericolo per tutti. Questo articolo (che non mi stupisce) ne costituisce l'ennesima conferma
Da sempre (fin dal Medioevo) le èlite tedesche erano ricchissime e potentissime. Si potevano permettere libertà, soprusi e abusi in altri posti semplicemente inconcepibili. Si pensi che ancora nel '700 il langravio d'Assia vendeva i suoi sudditi maschi in età militare come carne da cannone per l'esercito di Sua Maestà britannica che li utilizzava come mercenari per combattere gli insorti americani e il nostro bravo langravio si intascava il ricavato dell'ingaggio. I sudditi erano di sua proprietà. Il Re di Prussia Federico Guglielmo (padre di Federico II) non si vergognava di dire: "Dei miei sudditi a Dio lascio solo la loro anima. Tutto il resto, beni, proprietà, corpi e vita deve essere mio". Non è un caso che i cambiamenti in Germania sono sempre stati pilotati dall'alto, mai imposti dal basso. Come disse il ministro prussiano Hardenberg: "dobbiamo fare una rivoluzione addomesticata dall'alto per evitare che le classi subalterne ci costringano a subire quelle vere, quelle loro". La Germania è nata così, poche balle. E' stata così la Germania di Bismarck, la Germania di Hitler, la Germania Ovest di Adenauer e infine la Germania riunificata di Kohl fino alla Germania di Angela Merkel. E' sempre la solita Germania retta dalle èlite che fanno i loro interessi fingendo di fare gli interessi della Germania dando a intendere che fanno anche gli interessi delle altre classi sociali e quindi di tutto il popolo tedesco, tenuto e costretto al risparmio e all'austerità sentendosi pure dire che queste sono delle autentiche "virtù tedesche" contrapposte ai comportamenti "spendaccioni" di europei "meridionali". I tedeschi ci credono, da quel popolo di fessi che sempre è stato e che sempre si fa fregare dalle èlite che lo governano. Le quali usano sempre le esportazioni come mezzo di guadagno e di potere a spese del loro popolo e di altri paesi. Solo che questa volta il giochino non potrà durare ancora a lungo: già Trump ha dichiarato guerra commerciale alla Germania che è il vero nemico (altro che la Russia di Putin). Poi dovrebbe decidersi anche l'Italia a dichiarare guerra (per il momento commerciale) alla Germania, visto che gli interessi della Germania sono esattamente contrari ai nostri ed è per colpa della Germania e della sua creatura, l'Unione Europea, che l'Italia è in recessione da più di un lustro e sta perdendo il suo potenziale industriale (dall'ingresso nell'Eurozona è stato perso un quarto delle imprese italiane).
Se non si sveglia, il nostro paese rischia di perdere il restante 75%. Comunque, c'è qualcosa che tra poco devasterà la Germania e molto di più dei bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale: lo scoppio della bolla dei derivati dei quali le banche tedesche sono infarcite. E prima o poi accadrà. E quando accadrà, allora nemmeno il Fondo Monetario Internazionale potrà salvare la Germania e si vedranno gli illustri membri della "razza superiore" rovistare le immondizie in cerca di cibo come negli anni Venti. Già ora la Deutsche
Bank non ha superato gli stress test fatti negli USA appunto per l'elevata esposizione in derivati (è notizia recente). Buon inizio!

Offline Vicus

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #2 il: Giugno 30, 2018, 17:00:32 pm »
alla Germania che è il vero nemico (altro che la Russia di Putin)
E' così.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #3 il: Gennaio 01, 2019, 17:50:35 pm »
Comunque, c'è qualcosa che tra poco devasterà la Germania e molto di più dei bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale: lo scoppio della bolla dei derivati dei quali le banche tedesche sono infarcite. E prima o poi accadrà. E quando accadrà, allora nemmeno il Fondo Monetario Internazionale potrà salvare la Germania e si vedranno gli illustri membri della "razza superiore" rovistare le immondizie in cerca di cibo come negli anni Venti. Già ora la Deutsche
Bank non ha superato gli stress test fatti negli USA appunto per l'elevata esposizione in derivati (è notizia recente). Buon inizio!



Mesi fa mi ero dimenticato di rispondere...
Sì, anch'io mi auguro che la Germania vada a fondo.
Pochi popoli mi stanno sui maroni come i tedeschi.

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #4 il: Gennaio 01, 2019, 18:37:28 pm »

Sì, anch'io mi auguro che la Germania vada a fondo.

Accadrà molto prima di quanto tu non immagini. Forse già in quest'anno 2019 che inizia oggi. Una bolla di derivati di 2 milioni di miliardi non può non scoppiare che assai presto. E tra le banche che andranno a fondo, in prima fila ci sarà la Deutsche Bank infarcità di 5.000 miliardi di Euro di derivati, strumenti finanziari speculativi e tossici, pari cioè a 13 volte il PIL tedesco. E con essa colerà a picco la Germania stessa.

Offline gluca

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #5 il: Gennaio 01, 2019, 20:47:35 pm »
L' euro vale, oggi, un dollaro e 15.
Un ipotetico nuovo marco tedesco, è stato calcolato che varrebbe tra un dollaro e 60 e un dollaro e 70 (addio export faraonico).
Quest'anno scadrà il mandato di Draghi, e pare che, al suo posto metteranno un crucco, cioè uno che, per definizione, è astuto come un cervo, al punto di segare il ramo su cui sta seduto.
Se questo dovesse accadere, ovviamente, l' euro guidato da un crucco duro e puro, implode nel giro di 6 mesi, ma non per via dell'Italia: per via della Francia, che a livello di fondamentali macroeconomici sta messa nettamente peggio di noi (da cui le misure draconiane che ha messo in campo Lolito).
Ho la netta impressione che di qui a un paio di anni avremo di nuovo in tasca le lire (lo volesse Cristo...)

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #6 il: Gennaio 02, 2019, 00:27:55 am »
Citazione
Il club dei miliardari tedeschi
Nel bilancio federale 2017 il governo tedesco avrebbe previsto uno stanziamento di 21 miliardi di euro per i 6,4 milioni di cittadini beneficiari di Hartz IV e Sozialgeld: poco più della metà, nota Susan Bonath su Die junge Welt, del patrimonio di cui disporrebbe il tedesco più ricco, il fondatore della “Lidl”, Dieter Schwarz e che, stando alla rubrica Bilanz, ammonterebbe a oltre 37 miliardi di euro.

Solo nello scorso anno, il gruppo Schwarz ha totalizzato 94 miliardi di euro, 15 miliardi in più rispetto al 2015, con circa 10.000 filiali in più di 20 paesi. Secondo Bilanz, Schwarz fa parte del “club” dei 195 miliardari tedeschi (erano 170 nel 2016), seguito a ruota dai vari Reimann (30 mld: Jacobs, cosmetici, Wella, ecc.), Schaefflers (25,5 mld: costruzioni meccaniche, pneumatici, maggioranza azionaria della Continental), i fratelli Klatten e Quandt (BMW: 18 mld ciascuno), gli Albrecht (discount: Aldi süd, 21 mld e Aldi Nord, 18 mld). E poi le società farmaceutiche Boehringer (41 mld) e Merck (34 mld; manager-magazin.de la qualifica come la più antica casa farmaceutica del mondo), Henkel (31 mld), Porsche (18 mld), Siemens (8 mld) , Freudenberg (8 mld) e una serie di nomi, poveretti, con meno di 10 miliardi ciascuno.

Secondo Bilanz, i 1.000 tedeschi più ricchi possiedono oltre 900 miliardi di euro; contando gli oltre 170 miliardi dei 13 più ricchi tra i più ricchi, si ha un totale di oltre 1 trilione di euro, più di un terzo del PIL tedesco e Bilanz sottolinea come gli ultimi dodici mesi siano stati “un buon momento per le famiglie ricche nella maggiore economia d’Europa”, con un aumento del 12% dei loro beni.

Si accumula ricchezza a un polo per aumentare la povertà all’altro polo, diceva Karl Marx. “Allo stesso modo che la riproduzione semplice riproduce costantemente lo stesso rapporto capitalistico, capitalisti da un lato e salariati dall’altro, la riproduzione su scala allargata, ossia l’accumulazione, riproduce il rapporto capitalistico su scala allargata: più capitalisti o più grossi capitalisti a questo polo e più salariati a quell’altro”.


E infatti, scrive Susan Bonath, va molto meno bene ai poveri. Secondo la relazione federale su povertà e ricchezza, due anni fa la metà più povera della Germania possedeva solo l’1% del totale della ricchezza. Il 40 per cento dei lavoratori dipendenti riceveva un salario reale inferiore a quello di metà anni ’90. Secondo le più recenti indagini di associazioni sociali, circa il 13 milioni di cittadini tedeschi vivono al livello di sussistenza.


Si è puntualmente avverato quanto scriveva tre anni fa Neues Deutschland e cioè che sempre più pensionati già allora erano occupati in minijob: 137.000 persone di età superiore ai 74 anni. A giugno 2013 erano 829.173 i minijobbers di almeno 65 anni: circa 36.000 in più rispetto al 2013 e quasi 270.000 più del 2003. Era in aumento anche il numero di dipendenti di oltre 65 anni di età soggetti all’assicurazione sociale: 183.435 persone, ovvero quasi 19.000 in più rispetto al 2012.

Ma c’è una parte della Germania in cui, all’accumulazione di miseria a un polo della società, si aggiunge anche l’accumulazione di povertà a un polo geografico, quello rappresentato dai territori che costituivano una volta la Repubblica Democratica e in cui, da oltre 25 anni, si è tirato solo a “lucidare” i maggiori centri turistici, desertificando, per il resto, regioni un tempo altamente industriali.

Nei giorni scorsi, la Confederazione dei sindacati (DGB) di Sassonia-Anhalt ammoniva sulla crescente povertà, scrive Die junge Welt. Circa un quarto degli occupati nella parte orientale del paese – quella annessa dopo il 1989, con una deindustrializzazione che ancora oggi impressiona, per il numero di edifici industriali in rovina sul territorio della ex DDR – lavora per salari minimi e le donne quasi solo part-time. “Non ho una pensione che mi consenta di vivere”, dice Susanne Wiedemeyer, a capo del DGB di Land.

A inizio agosto, riporta ancora Susan Bonath, la Fondazione Hans Böckler si è concentrata sulla crescente povertà infantile, cresciuta nel 2016 dal 19,7 al 20,3%: circa 2,7 milioni di bambini, circa un quinto del numero complessivo, vivevano a livello del minimo garantito o poco più. Soprattutto nella parte orientale, secondo mdr.de, aumenta la percentuale di bambini che vivono in famiglie a livello di sostentamento. Ancora in Sassonia-Anhalt, ad Halle, 1/3 di minori di 18 anni vive in famiglie che beneficiano del Hartz IV; a Magdeburgo, il problema riguarda il 30% dei minori, a Lipsia oltre il 25%. Complessivamente, circa due milioni di bambini dipendono da Hartz IV.

Non che le cose vadano molto meglio anche in altre parti della Repubblica Federale. Pochi giorni fa, neues-deutschland.de scriveva che in Bassa Sassonia il 20% degli occupati lavora con un “minijob”: 11% in più rispetto a dieci anni fa. Secondo le cifre fornite dal governo federale in risposta a un’interrogazione di Die Linke, nel 2016 erano circa 765.000 le persone occupate con un “mini lavoro”: il 2,6% più del 2015. Con il 22,6% di lavoratori dipendenti, la Bassa Sassonia è poco al di sotto della quota federale del 23% e il 61% dei “minijobbers” è costituito da donne; quasi 1/3 di questi minijobbers è occupato nel commercio al dettaglio o nella ristorazione.

Il tratto più appariscente, scrive l’ex organo della SED, è che nei minijobs siano occupati sempre più anziani. In Bassa Sassonia, quasi 1/3 (31,4%) degli occupati in lavori non qualificati ha un’età superiore ai 55 anni: il 50% in più di dieci anni fa. Jutta Krellmann, portavoce di Die Linke per le questioni sindacali, ha dichiarato che “è uno scandalo che tante persone della Bassa Sassonia abbiano bisogno di un mini-lavoro per assicurarsi il sostentamento”.

In generale, scrive oggi Die Linke, il 20% dei tedeschi non può permettersi di andare in vacanza. Più di due milioni e mezzo di persone sono costrette a svolgere un secondo lavoro. La Germania ha il più grande settore europeo di bassi salari. Vero è che quei bassi salari hanno poco a che vedere con i bassi salari “mediterranei”; ma, in ogni caso, il minimo salariale di 8,84 euro, in Germania non salva dalla povertà. Il salario minimo stabilito per legge, dice Die Linke, deve essere “portato a 12 euro. Dobbiamo spezzare il cerchio diabolico dalla povertà infantile, salariale e della vecchiaia”.

Questo accade “nella maggiore economia d’Europa”


29 agosto 2017

Fonte: Contropiano

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #7 il: Febbraio 23, 2019, 15:45:32 pm »
Lo posto qui per non aprire un'altra discussione.

Fonte: il Sole 24 Ore

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I pregiudizi che separano Italia e Germania
di Carlo Bastasin 20 febbraio 2019

Chi ha familiarità con la cultura tedesca o con la vita in Germania conosce diverse declinazioni del pregiudizio nei confronti dell’Italia che possono culminare in odio o amore, ma non le vuole considerare un linguaggio reale. Non può credere cioè che il pregiudizio sia davvero il cardine delle controversie, la grammatica sottostante agli scambi tra le due culture e le due società. Eppure, proprio la recente mancanza di sintonia tra italiani e tedeschi sembra troppo profonda per non nascondere giudizi reconditi.

La storia corrente dei due Paesi, in particolare all’inizio della crisi dell’euro, è esemplare. Gli imbrogli greci sui conti pubblici sono stati identificati come origine anche della fragilità italiana e l’intera crisi è stata inquadrata come una “crisi dei Paesi indebitati”. La sfiducia ha motivato regole sempre più stringenti, che a loro volta hanno indotto ulteriori infrazioni e un circolo vizioso di sfiducia. Almeno in parte, giudizi preordinati sulla natura di un popolo – infido, dissipato e indisciplinato, nel caso italiano; arrogante, egoista e ottuso, nel caso tedesco – hanno contribuito a degradare le sorti politiche dell’Europa intera.

Il lavoro di Klaus Bergdolt (Kriminell, korrupt, katholisch? Italiener im deutschen Vorurteil) docente di Storia ed etica della medicina all’Università di Colonia, porta alla luce un retroterra culturale tedesco carico di preconcetti nei confronti dell’Italia. Come altri, ne trova una radice soprattutto, ma non solo, nella riforma luterana e nell’identificazione della corruzione cattolica con Roma e quindi con l’Italia. La rassegna ci dice molto dell’ambiguo moralismo tedesco, ma altrettanto della storica amoralità italiana fotografata nell’arretratezza del Paese negli ultimi secoli. Tutto ciò, moralismo tedesco e arretratezza culturale italiana, sono ancora attuali, invisibili agli uni e agli altri finché si guardano allo specchio, ma non ascoltati se denunciati l’uno all’altro.

Ho sempre pensato che l’Italia avesse un ruolo figurato nel discorso pubblico dei Paesi avanzati. Fosse, cioè, un necessario esempio di vizio e instabilità, monito e alibi al tempo stesso, che consente ad altre società di accettare regole di comportamento rigorose, ma anche di scusare le proprie deroghe. L’enfasi sui mali dell’Italia proviene d’altronde prima di tutto dagli italiani, in parte per convenienze individuali e quindi ancora una volta per amoralità (affiora non appena si esprimono all’estero sul loro Paese); in parte perché corrisponde alla realtà. Tuttavia la dimensione del pregiudizio anti-italiano nella cultura tedesca remota assume toni agghiaccianti.

All’anti-cattolicesimo si affiancano le teorie dei popoli eletti, l’idealismo schilleriano, l’immagine hegeliana dello spirito del mondo o l’idea wagneriana dell’arte tedesca, distinguendo tra popoli superiori e inferiori. Anche se i giudizi ostili sull’Italia risalgono a prima della Riforma, è Lutero a diffondere l’immagine negativa e un’attitudine al monito e alla critica altrui che diventano regola, cioè moralismo, e di cui tuttora l’opinione pubblica tedesca non è nemmeno cosciente, proprio come non pensiamo alle regole della grammatica quando parliamo. Eppure, in un certo senso, l’essere tedeschi si può definire in rapporto al giudizio sull’Italia. L’etica protestante, in particolare, mettendo in relazione status sociale, successo economico e grazia divina, ha nell’Italia, cattolica e povera, l’antagonista più conveniente, al punto che alcuni visitatori tedeschi o inglesi, ancora nell’Ottocento, descrivono gli italiani del meridione come una via di mezzo tra uomini e animali.

Possiamo consolarci con le elegie di Goethe, ma nella rassegna di Bergdolt esse rappresentano il margine, non il centro dei fatti. Bergdolt denuncia l’arrogante convinzione con cui gli intellettuali tedeschi attribuivano a se stessi l’esclusiva capacità di dare significato all’arte italiana, senza rinunciare «ad argomenti cripto-razzisti». Questa retorica aveva qualcosa di contagioso e gli italiani diventarono per gran parte di tedeschi e inglesi «inaffidabili, superstiziosi, potenzialmente criminali» e moralmente inferiori. Non è una scusa, sostiene Bergdolt, che dal Risorgimento i piemontesi avessero gli stessi pregiudizi nei confronti del Sud. Perfino Freud nel Novecento visitando Napoli fa ricorso a giudizi di totale disgusto e rifiuto.

Con acutezza, Bergdolt vede nel pregiudizio una forma convenzionale per consolidare l’essere tedesco. Cita corrispondenze dei giornali di Francoforte come esempi ottusi di abuso del pregiudizio per compiacere il lettore tedesco. Un esempio che oggi non ha perso interesse.

La lettura del saggio è fino a tre quarti traumatizzante. Ma anche il messaggio, poco esplicitato, è potente. Abbiamo sempre pensato che l’integrazione europea avrebbe uniformato le istituzioni, le norme e i comportamenti. I livelli di vita si sarebbero avvicinati e quindi le preferenze sociali e culturali. Tuttavia, arrivata la crisi, i comportamenti cooperativi sono stati spazzati dalla diffidenza. Una definizione di solidarietà è quella di uno scambio intertemporale (ti do oggi, così un giorno sarai tu a dare a me) che richiede fiducia. Oppure, richiede una reiterazione di comportamenti virtuosi così protratta nel tempo da creare un “pregiudizio” della fiducia: so che posso fidarmi.

Chi conosce la realtà possibile dei rapporti italo-tedeschi, sa che sarebbe sufficiente non cedere ai pregiudizi per creare una spirale virtuosa. Inoltre, decine di migliaia di giovani vanno nei due Paesi per libera scelta. Quello che manca completamente è l’autocritica dei media e dei politici, entrambi preoccupati solo del proprio bacino di lettori/elettori, esclusivamente nazionale. Un primo passo per il disvelamento del pregiudizio è stato fatto, bene o male, da un libro tedesco.


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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #8 il: Febbraio 24, 2019, 14:25:08 pm »
Il popolo tedesco dovrebbe una buona volta rendersi conto che il pregiudizio anti-italiano altro non è che un depistaggio attuato dalla èlite tedesca la quale, per arricchirsi a spese del suo stesso popolo, impadronendosi del surplus ottenuto con i profitti delle esportazioni senza farne partecipe le masse popolari tedesche, fa credere al tedesco credulone della strada che ad impoverirlo non è la sua stessa èlite ma i popoli "spendaccioni" dell'Europa meridionale, soprattutto il popolo italiano il quale per essere tenuto a galla nel'eurozona hanno bisogno del contributo pecuniario del contribuente tedesco che così se la prende con gli italiani e non con la sua classe dirigente che così può continuare a fare bellamente soldi a palate a spese del Volk tedesco essendo persino apprezzata e rispettata dallo stesso. Del resto i nobili tedeschi, gli Junkers, si sono sempre arricchiti esportando il loro grano tolto al popolo che doveva cibarsi di rape e patate dicendo loro che questa era la "virtù" tedesca contrapposta al parassitismo degli altri popoli che invece "pretendono" di vivere dignitosamente e non di vegetare piuttosto nella miseria come invece i "pezzenti" dovrebbero. Quando mai questo popolo di citrulli si sveglierà? Non sono molto ottimista in questo: storicamente, i tedeschi si sono sempre assoggettati ai loro governanti senza fiatare. L'unica rivoluzione che i tedeschi sono stati capaci di fare nella storia è quella nazista. Ed è tutto dire.

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #9 il: Febbraio 24, 2019, 20:42:10 pm »
Il popolo tedesco dovrebbe una buona volta rendersi conto che il pregiudizio anti-italiano altro non è che un depistaggio attuato dalla èlite tedesca la quale, per arricchirsi a spese del suo stesso popolo, impadronendosi del surplus ottenuto con i profitti delle esportazioni senza farne partecipe le masse popolari tedesche, fa credere al tedesco credulone della strada che ad impoverirlo non è la sua stessa èlite ma i popoli "spendaccioni" dell'Europa meridionale, soprattutto il popolo italiano il quale per essere tenuto a galla nel'eurozona hanno bisogno del contributo pecuniario del contribuente tedesco che così se la prende con gli italiani e non con la sua classe dirigente che così può continuare a fare bellamente soldi a palate a spese del Volk tedesco essendo persino apprezzata e rispettata dallo stesso. Del resto i nobili tedeschi, gli Junkers, si sono sempre arricchiti esportando il loro grano tolto al popolo che doveva cibarsi di rape e patate dicendo loro che questa era la "virtù" tedesca contrapposta al parassitismo degli altri popoli che invece "pretendono" di vivere dignitosamente e non di vegetare piuttosto nella miseria come invece i "pezzenti" dovrebbero. Quando mai questo popolo di citrulli si sveglierà? Non sono molto ottimista in questo: storicamente, i tedeschi si sono sempre assoggettati ai loro governanti senza fiatare. L'unica rivoluzione che i tedeschi sono stati capaci di fare nella storia è quella nazista. Ed è tutto dire.
Secondo me sta storia risale ai tempi di Lutero

Offline Davide

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #10 il: Febbraio 24, 2019, 21:36:26 pm »
Non capisco cosa ve ne freghi di quello che i crucchi pensano di noi...

Offline gluca

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #11 il: Febbraio 24, 2019, 23:08:23 pm »
Quello che intendo dire è che dal mio punto di vista è stato per via della riforma di Lutero che si son messi in testa di essere meglio di noi.
Il loro moralismo a due pesi e due misure, ipocrita e bacchettone, nei nostri confronti, per me nasce da lì.
Poi va detto pure che parliamo di un popolo che i conti con la propria storia recente non i ha fatti manco per il cazzo, difatti la denazificazione dopo la guerra fu poco più di una barzelletta (nel primo gabinetto Adenauer c'erano più ex nazisti di quanti fossero i nazisti nel primo gabinetto Hitler), e questo già spiega molte cose.
Tra l'altro, il maggior astio sembrano riservarlo ai due popoli che in Europa sono i più ricchi di storia e che rappresentano le fondamenta della civiltà occidentale, ovvero noi e i Greci (invidia? complesso di inferiorità?), completamente incuranti del fatto che, quando, ad esempio, Pericle, in Grecia, faceva erigere il Partenone, loro erano nell'età del ferro e non avevano manco la minima idea di cosa fosse la scrittura, ergo, probabilmente, comunicavano con grugniti (a sentire la loro lingua di oggi, in effetti, sembrerebbe derivare da quello).

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #12 il: Febbraio 24, 2019, 23:39:33 pm »
Quello che intendo dire è che dal mio punto di vista è stato per via della riforma di Lutero che si son messi in testa di essere meglio di noi.
Il loro moralismo a due pesi e due misure, ipocrita e bacchettone, nei nostri confronti, per me nasce da lì.
Poi va detto pure che parliamo di un popolo che i conti con la propria storia recente non i ha fatti manco per il cazzo, difatti la denazificazione dopo la guerra fu poco più di una barzelletta (nel primo gabinetto Adenauer c'erano più ex nazisti di quanti fossero i nazisti nel primo gabinetto Hitler), e questo già spiega molte cose.
Tra l'altro, il maggior astio sembrano riservarlo ai due popoli che in Europa sono i più ricchi di storia e che rappresentano le fondamenta della civiltà occidentale, ovvero noi e i Greci (invidia? complesso di inferiorità?), completamente incuranti del fatto che, quando, ad esempio, Pericle, in Grecia, faceva erigere il Partenone, loro erano nell'età del ferro e non avevano manco la minima idea di cosa fosse la scrittura, ergo, probabilmente, comunicavano con grugniti (a sentire la loro lingua di oggi, in effetti, sembrerebbe derivare da quello).

"Trenta secoli di storia ci consentono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'oltralpe formulate da gente che viveva in capanne di fango quando noi avevamo già Virgilio ed Augusto!". In questo Mussolini aveva perfettamente ragione. Peccato che poi con "certa gente" si sia alleato. Con esiti disastrosi, peraltro. Le guerre le vinciamo quando abbiamo contro la Germania. Quando invece ci alleiamo con la Germania, le guerre le perdiamo. Dovremmo deciderci una buona volta a contemplare l'uscira dall'euro.  E sarebbe ora.

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #13 il: Febbraio 24, 2019, 23:46:27 pm »
"Trenta secoli di storia ci consentono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'oltralpe formulate da gente che viveva in capanne di fango quando noi avevamo già Virgilio ed Augusto!". In questo Mussolini aveva perfettamente ragione. Peccato che poi con "certa gente" si sia alleato. Con esiti disastrosi, peraltro. Le guerre le vinciamo quando abbiamo contro la Germania. Quando invece ci alleiamo con la Germania, le guerre le perdiamo. Dovremmo deciderci una buona volta a contemplare l'uscira dall'euro.  E sarebbe ora.
Più che altro, sarebbe ora SCOSSA di mandarli DEFINITIVAMENTE affanculo, loro e tutta la corte dei miracoli  bluorostellata che ci hanno ammannito (anche se fu la CIA a volerla, ma poi se ne sono impossessati loro), compresa quella patacca bimetallica che non è altro che il loro fottutissimo marco con qualche stelletta sopra, e che il povero Leonardo starà rivoltandosi nella tomba pensando in che mani sia finito quel suo povero uomo vitruviano.
Dopo 75 anni, ormai è ora di dirlo: aveva ragione Morgenthau.
Un immenso campo di broccoli e patate, bisognava farla diventare, dato che manco dividerla in due con un muro è bastato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Morgenthau

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Re:L’ultraricca Casta tedesca che ruba i salari ai suoi operai
« Risposta #14 il: Febbraio 25, 2019, 00:20:45 am »
"Trenta secoli di storia ci consentono di guardare con sovrana pietà a talune dottrine d'oltralpe formulate da gente che viveva in capanne di fango quando noi avevamo già Virgilio ed Augusto!"
Il discorso esatto era:
"Il popolo italiano ha dato, nella sua tre volte millenaria storia, esempi formidabili di organizzazione giuridica, politica e sociale.
Il Mediterraneo è un mare certamente meridionale. È sulle rive del Mediterraneo che sono nate le grandi filosofie, le grandi religioni, la grande poesia e un impero che ha lasciato tracce incancellabili nella storia di tutti i popoli civili.
Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà talune dottrine di oltr'Alpe, sostenute dalla progenie di gente che ignorava la scrittura, con la quale tramandare i documenti della propria vita, nel tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio e Augusto."
Proprio paro paro quello che dicevo io.
Chissà chi glielo aveva scritto quel discorso al mascellone...   :shifty:
Lui no di sicuro, tanto che con l'imbianchino dell' Oberösterreich poi furono pappa e ciccia per 20 anni, con i risultati che abbiamo visto (e dei quali ancora subiamo le conseguenze)  :dry: