estratto da L'Unità, si parla di madri lavoratrici e di solidarietà femminile.
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http://www.unita.it/news/italia/98936/solidariet_femminile_latitante_se_sei_mamma[...]
Né mi spiego come le principali accusatrici delle mamme lavoratrici siano donne. Donna la rampante sostituta di Emanuela, donne le onorevoli progressiste purché “not in my backyard”, quasi che i figli fossero pericolose scorie nucleari.
Quelle a loro volta con figli, in una guerra tra povere dove il nemico non è lo Stato che non fornisce adeguate politiche per l'infanzia, le pari opportunità e il reinserimento delle lavoratrici (dagli asili nido ai congedi parentali effettivamente fruibili anche dal padre), bensì l'”altra”, la rivale, la titolare di una scrivania da occupare. Quelle senza figli perché se loro non li hanno avuti (per caso o per scelta) e si sono concentrate sulla professione, le altre facciano viceversa senza rompere le scatole. Quelle che fanno le casalinghe perché se a loro è toccato così, non è giusto che altre abbiano miglior sorte.
Ha purtroppo ragione Emanuela: prima del rispetto dei diritti, manca il rispetto. Di scelte che non si condividono.
Ma latitano anche la solidarietà femminile, il coraggio di sfidare i veri poteri, la generosità di concedere ad altre quel doppio ruolo che a se stesse è stato precluso, la lucidità di ammettere che si può essere buone madri lavorando con passione come è vero il contrario.
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