Cioran al Museo di Storia NaturaleVisitare il Museo di Storia Naturale con [gli occhi di] Cioran non significa fare i turisti giapponesi del cacchio.
Significa vivere una magnifica esperienza filosofica… Un giorno d’autunno, un acquazzone improvviso mi spinse ad entrare per qualche minuto nel Museo di Storia Naturale.
Andò a finire che vi rimasi un’ora o due,forse tre.
Diversi mesi mi separano da quella visita fortuita,eppure non dimenticherò presto quelle orbite, più insistenti a guardarvi che se fossero state occhi, quella fiera di crani, quel ghigno automatico a tutti i livelli della zoologia.
In nessun altro luogo ci vengono servite dosi maggiori di passato. [...]
Si ha l'impressione che la carne si sia dileguata sin dal suo primo apparire, anzi che non sia mai esistita, che non abbia mai potuto appiccicarsi a quelle ossa così solenni, così piene di sé.
Essa è come un'impostura, un inganno, un travestimento che non copre niente.
Era dunque soltanto questo? [...]
Ho sempre avuto una predilezione per coloro che sono stati assillati dalla sua nullità, che le hanno dato grande importanza: Baudelaire,Swift,Buddha…
Benché così evidente, essa è un'anomalia: più la consideriamo, più ce ne distogliamo con orrore; e a furia di scrutarla ci si incammina verso il minerale, ci si pietrifica.
Per sopportarne la vista, o l'idea, ci vuole più che coraggio: ci vuole cinismo.
Ci si inganna sulla sua natura quando, come quel Padre della Chiesa, la si dice
notturna; e le si fa anche troppo onore; non è né strana né tenebrosa, è deperibile fino all'indecenza, fino alla demenza; non solo è sede di malattie, è essa stessa malattia, incurabile niente, finzione degenerata in calamità.
La visione che ne ho io potrebbe averla un becchino che ha un'infarinatura di metafisica. [...]
All’ingresso, l’uomo
eretto;tutti gli altri animali curvi, avviliti, oppressi, perfino la giraffa, nonostante quel collo, perfino l’iguanodonte, grottesco nella sua volontà di raddrizzarsi.
Più vicino a noi, l’orangutan, il gorilla, lo scimpanzé – tutte le pene che si son prese per tenersi dritti sono in pura perdita.
I loro sforzi non hanno avuto successo e se ne restano lì, miserevoli, fermi a mezza strada, contrariati nella loro ricerca di verticalità.
Gobbi, insomma.
È certo che saremmo ancora come loro, se non avessimo avuto la fortuna di fare un passo avanti decisivo.
Da allora, ci si ingegna a cancellare ogni traccia della nostra
bassa estrazione; di qui, quell’aria provocante, così peculiare dell’uomo.
Accanto a lui, con quel suo modo di stare e le arie che si dà, perfino i dinosauri appaiono timidi.
Ma poiché le sue vere sconfitte sono appena cominciate, avrà tutto il tempo di mettere giudizio.
Tutto lascia prevedere che, tornando alla sua fase iniziale, ritroverà questo scimpanzé, questo gorilla, questo orangutan, e sarà di nuovo simile a loro, e gli sarà sempre più malagevole traballare nella sua
verticalità.
Anzi, può darsi che, stremato dalla stanchezza, diventi ancora più curvo dei suoi compagni di un tempo.
Giunto alle soglie della senilità, forse si ri-scimmierà: e non si vede che altro di meglio potrebbe fare.
Cioran - Il funesto demiurgo